Sono le 17,00 quando
arriviamo ad Ofer, difronte alla prigione e ai territori del '48
rubati ai Palestinesi.
Sulle colline ci sono un
centinaio di shebab, difronte e sull'altra collina ci sono un
centinaio di soldati. Poi ci accorgiamo che hanno piazzato due
cecchini all'interno di un appartamento in un palazzo davanti a noi.
C'è una famiglia con 4
figlie femmine piccole che deve attraversare la strada, lo fanno
terrorizzati.
Gli shebab, come al
solito, tirano le pietre e i soldati nazisti israeliani rispondono
con sound bombs, rubber bullets, gas. I due cecchini però sono
pronti con i proiettili veri.
All'improvviso gli shebab
da un'altra collina iniziano ad urlare: i soldati stanno arrivando
verso di noi con le jeeps e a tutta birra.
Iniziamo a correre su
quella strada in salita, gli shebab sono abituati, noi no. Mi ritrovo
in fondo con la stampa presente e i soldati attaccati al culo.
Ci infiliamo dentro al
cimitero perchè non ce la facciamo più a correre. Abbiamo il
fiatone, un giornalista si mette la mano sul petto... gli chiedo se
si sente bene e lui annuisce. Tempo 20 minuti a stare nascosti fra le
tombe e i soldati si allontanano.
Ritorniamo su quella
strada, i soldati e i cecchini sono ancora lì e hanno sparato ad un
ragazzo. Gli hanno sparato una rubber bullet sulla guancia, che l'ha
trapassata e gli è entrata in bocca. Lo portano via in ambulanza.
Non passa molto tempo,
circa altri 20 minuti nei quali stiamo fotografando e io filmo; ma
gli shebab si rimettono ad urlare: arrivano ancora con le jeeps e
questa volta con la jeeps per arrestare persone.
Iniziamo a correre in
salita, ma siamo stanchi, facciamo fatica e mentre gli shebab sono
davanti a noi che corrono ci ritroviamo noi 3 della stampa e il
paramedico sul fondo. Io vado correndo verso destra, verso il
cimitero, gli altri 3 non fanno in tempo ad attraversare la strada..i
solati sono già arrivati in mezzo fra me e loro. Sono a due metri
dietro di me e mi sparano una sound bomb. Non mi colpiscono, ma ce li
ho troppo vicini e sono troppo lontana dal cimitero, dove nel
frattempo sono arrivati gli shebab. Così mi butto a terra, sulla
sinistra della strada e mi copro la testa, ma loro mi tirano una
sound bomb, quando sono a terra e di schiena. Sento G e gli altri che
gli urlano “kalas, kalas” (basta, basta), Ma G. mi ha detto che
erano soldati con la faccia di pietra.
Mi ero chiusa le orecchie
e quindi non mi ha causato danni, sulla schiena avevo lo zaino che
forse mi ha protetta. Ma, ora o mi muovo o mi prendono. Ho deciso di
rischiare e di muovermi. Davanti a me c'è un salto da fare, un muro
di circa un metro e mezzo, e salto. Salto con le gambe che mi tremano
perchè in quel momento in cui sono in piedi potevano spararmi alla
schiena, salto su dei rovi, quindi con scarso appoggio. Quando
atterro, mi si piega il ginocchio sinistro male e sento “crack”.
Cerco di rialzarmi per allontanarmi, ma non riesco a camminare, così
striscio e mi sposto di solo qualche metro. Mi chiudo a riccio per
terra e rimango lì per un po', fino a quando sento la voce di G. che
mi cerca “shebab, shebab”.
Mi trova G., arriva il
paramedico Ahmed, arrivano gli shebab. I soldati sono andati via.
Piango per il male, ma ho vinto, non mi hanno presa. E allora inizio
a ridere.
Mi caricano
sull'ambulanza e mi portano all'ospedale di Ramallah, mi accoglie la
polizia palestinese che mi chiede come mi chiamo, gli dico “Sofia
Loren” e cosa mi è successo, gli rispondo che sono caduta.
io e lo shebab ferito da rubber bullet in bocca |
Poi, però, dentro che
aspetta di essere curato c'è lo shebab con la rubber bullet nella
guancia che mi è vicino e arrivano anche gli altri shebab. Così il
medico e la polizia gli fanno le domande...e capiscono che eravamo ad
Ofer. Mi mettono una sigla sulla cartella di ricovero “HBS, hit by
soldiers”.
Il ginocchio mi fa un
male pazzesco. Mi fanno la lastra, non è rotto e da una prima visita
sommaria sembra che nemmeno i legamenti siano rotti, ma questo al
momento non è certo. Gli shebab di Ofer, il paramedico Ahmed e G.
sono tutti lì con me, anche quando inizio a rompere per uscire a
fumare e così gli shebab spingono l'intero lettino da ricovero fuori
dall'ospedale e fumiamo tutti, compreso il ferito alla bocca che si è
beccato due punti di sutura.
Torno a Nablus, a casa.
Per due settimane non posso muovere un passo. Avrò, poi, la visita
di controllo per verificare se è solo una forte distorsione o se
c'è altro. Chiedo a voi tutti di esprimere la solidarietà a G.
perchè mi dovrà sopportare per due settimane ed accudire, spero ne
abbia la forza. Ahmed mi dice che non camminerò per mesi, spero si
sbagli.
Ringrazio l'ospedale di
Ramallah, Ahmed, tutti gli shebab e G, ovviamente.
In culo a quei soldati
nazisti israeliani di merda, non mi hanno presa nemmeno oggi su
quelle colline partigiane.
Allego foto, c'è il
video, ma non ovviamente di quando mi hanno inseguita, non stavo
riprendendo e pensavo ad altro.
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