sabato 22 marzo 2014

LETTERA A UN SENZA NOME

Mi chiamo Samantha Comizzoli.
Ho fondato un'associazione animalista/ambientalista in provincia di Ravenna che in un breve periodo ha partecipato alla chiusura di un allevamento lagher di pointer, portato a processo il nazista che creava la razza eletta dei cani; ma tu, senza nome, tu non c'eri.
Ho iniziato a parlare di mafia a Ravenna, ospitando chi ne poteva parlare e depositando circa 200 denunce in Procura; ma tu senza nome, tu non c'eri.
Ho portato a Ravenna persone autorevoli, che stimo, a volte prendendo degli abbagli, ma ho comunque dato la possibilità a tutti di poter ascoltare temi mai toccati prima; ma tu senza nome, tu non c'eri.
Ho scoperto il culo alla Regione Emilia Romagna quando ho scoperto che aveva stipulato una convenzione dimenticandosi di richiedere il certificato antimafia dal '78 nell'ambito della sanità privata. Per averne dato notizia e chiesto gli atti sono stata portata a processo (che ho vinto) e di conseguenza ho subito una paresi temporanea alla parte sinistra del mio corpo. Gian Antonio Stella ne fece un articolo; ma tu, senza nome, tu non c'eri.
Ho lottato contro alcuni episodi che rasentavano il fascismo da parte della Questura di Ravenna diffidando il Questore in persona, più volte (successivamente è stato trasferito e quindi non so il seguito.....); ma tu, senza nome, tu non c'eri.
Ho co-organizzato una manifestazione nazionale a Ravenna contro un devastatore dell'etica, un intoccabile, la CMC, cooperativa rossa; ma tu, senza nome, tu non c'eri.
Ho lottato per 8 anni contro l'apertura dello zoo a Ravenna, rallentandogli i lavori, facendogli prendere una multa da capogiro e creandogli un danno d'immagine e mettendo assieme diverse associazioni (cosa ardua in Italia); ma tu, senza nome, tu non c'eri.
Ho diffidato la Forestale, il Ministero dell'Ambiente, l'Ispettorato del Lavoro, denunciato il Sindaco e la Polizia Municipale, Giorgio Napolitano (due volte); ma tu, senza nome, tu non c'eri.
Ho contestato tutti i politicanti di turno, tutti, nessuno escluso e partecipato attivamente al boicottaggio elettorale, mi sono anche candidata non facendo campagna elettorale e dando messaggi senza speranza per il futuro cercando di mandare in vacca le elezioni e chi ci credeva (battaglia persa questa perchè ancora ci credono); ma tu, senza nome, tu non c'eri.
Ho contestato Simon Perez ad Assisi, trovatami là con un compagno perchè pensavo di trovare un fiume di gente, ma eravamo solo in due a contestare e solo in due trattenuti in Questura tutto il giorno; ma tu, senza nome, tu non c'eri.
Ho iniziato a parlare di Palestina e di diritti umani e di coinvolgimenti con il nostro Paese, per questo ho un processo che mi vola sopra alla testa e che da diffamazione aggravata potrebbe diventare ben altro; ma tu, senza nome, tu non c'eri.
Ho iniziato la mia esperienza in Palestina come attivista con l'ISM, raccolto materiale, fatto un film che ha girato l'Italia (e che ora sta girando le scuole) invitato i Palestinesi a parlare della loro condizione, senza appoggi politici, solo di volontari che hanno creduto in tutto questo e si sono sbattuti per appoggiarlo; ma tu, senza nome, tu non c'eri.
Sono tornata in Palestina, ancora una volta come attivista per i diritti umani e ancora una volta con mio nome e cognome, perchè visto che per anni sono stata al centro delle pubblicazioni locali e non, visto che per anni ero stata in prima linea con la mia faccia, il mio nome e il mio culo non aveva alcun senso usare un “nikname”, ma soprattutto, quella popolarità che avevo raggiunto andava sfruttata per portare la Palestina a chi mi seguiva da anni per tutte le lotte che avevo fatto e che non conosceva la terra occupata dal nazismo.
E qui arrivi tu con il tuo nome e cognome, che non hai mai avuto, a scrivere una mail a terzi per buttare merda su di me, su Rosa Schiano e sull'ISM, benchè tu non mi conosca. Lamenti il fatto che vedi il mio nome dappertutto davanti ad attivisti che con nikname fanno attivismo in Palestina e che non hai nemmeno un account facebook e non lo fanno per protagonismo come, invece, insinui nei miei confronti.
Oltre ad essere un infame perchè io stavo con il culo al caldo e stavo sui giornali prima (e non ora), sei anche bugiardo perchè i problemi che hai avuto in passato erano nati proprio per ciò che avevi pubblicato su facebook ed inoltre, dimmi, come fai a vedere il mio nome dappertutto se non ci sei su facebook? Dove lo vedi il mo nome? Sui giornali che non pubblicano un cazzo sulla Palestina?
Ti vanti di fare tutto senza usare il tuo nome perchè non è importante il nome di una persona... cazzo, però per fare l'infame il nome l'hai usato!
Se sei in Palestina, ma anche se non lo sei, mi dici come ti è venuto il mal di pancia davanti a tutto quello che succede e tutto quello che c'è da fare qui, di scrivere per infamare me?
Ok, allora tutto questo te lo dedico senza fare il tuo nome, perchè per me sei un senza nome non per scelta, ma perchè non hai i coglioni per avere un nome, per “essere”. Per me gli infami non meritano di essere nominati. Questo perchè non sono un infame.


p.s.: mi reputo allo stesso livello di coraggio di ogni attivista ISM che viene qui, Vik e Rachel hanno pagato il prezzo più alto, sono stati uccisi. Vanno ricordati e nominati per Giustizia non per moda.


p.s. 2: non ho elencato i fatti qui sopra per dimostrare alcune cose che ho fatto, ma per farti capire che non solo non avevo bisogno di venire qui per “prendere luce”, ma che addirittura in questo momento sai quanta gente c'è che si sfrega le mani perchè ho lasciato spazi vuoti?

mercoledì 19 marzo 2014

IL CIMITERO DEI NUMERI UMANI

C'è moltissima gente oggi in piazza a Nablus, una sola donna al centro della piazza. E' la mamma del martire di Assira, Ahmed Yasser Saleh, 18 anni.
I martiri con cerimonia funebre oggi sono 4, ma non sono morti ieri, sono morti negli anni 2002/2003. israele ha detenuto i loro corpi fino a ieri.
Ho seguito la vicenda del martire di Assira. Era stato visto vicino all'insediamento illegale di Ytzhar e gli hanno sparato. Secondo israele voleva attentare alla vita dei coloni e per questo motivo hanno deciso di “processarlo” anche dopo morto. Il giudice stabilì una condanna di 20 anni di detenzione nel cimitero dei numeri.
Il cimitero dei numeri (molo probabilmente più di uno) è un luogo dove i martiri vengono seppelliti senza identità, con un numero, fino alla fine della condanna.
Una punizione atroce verso la famiglia che già vive la tragedia dell'uccisione del caro, ma deve anche vivere l'angoscia di non poterlo seppellire e non avere una tomba sul quale piangere.
Oggi a quella mamma sono state rese solo le ossa (12 anni son passati). Quando è arrivato il corteo funebre la mamma ha accarezzato il cofano di un'auto sulla quale c'era la foto del figlio “guardate mio figlio, com'è bello”. Il fratello è martire anch'esso, ammazzato 6 anni fa. Il corpo fu reso alla famiglia dopo alcune settimane; e qui arriva l'orrore puro...
Alcuni dei corpi liberati dalla detenzione israeliana dopo poche settimane, non erano integri. I Palestinesi mi raccontano i vari casi: gli hanno tolto il cuore, i polmoni, i reni, gli occhi.
La sorella di questi due martiri ha perso tutti i capelli e le sopra ciglia, si sta lasciando morire. E' un orrore troppo grande e un dolore che non vuole più vivere.
Lungo il corteo funebre mi raccontano, dello zio di Hakima morto nel 1974 e del quale non hanno mai avuto il corpo; mi raccontano di un altro martire talmente sfigurato che la famiglia non era in grado di riconoscerlo; mi raccontano del corpo di un ragazzo al quale hanno tolto il cuore e gli occhi. Quanti di voi che stanno leggendo riescono ad immaginare quanto dolore c'è qui e quanto è grande questo mostro? Queste cose in Palestina accadono da sempre, i governi dei “paesi occidentali” ne sono a conoscenza da sempre, ma non c'è mai stata Giustizia e israele continua nel mostruoso genocidio che non ha pari nella storia. Israele non è solo, ha tutti i nostri Paesi che lo aiutano a strappare il cuore e gli occhi ai morti.

p.s.: se vi chiedete come mai il corpo sia stato liberato prima della scadenza della condanna, parrebbe sia grazie ai negoziati. I negoziati hanno fatto sì che quella mamma oggi potesse avere un mucchietto di ossa.


martedì 18 marzo 2014

LA LIBERTA' DI RAIS



Oggi, dopo 3 anni, un uomo ha rivisto il sole. Rais è un ragazzo di 26 anni ora, tre anni fa è stato arrestato. Tre anni fa nel villaggio di Awarta, Nablus, c'è stata una retata di arresti. Era stato ucciso un colono, furono arrestate 18 persone. Solo due parrebbe siano colpevoli dell'omicidio e sono in carcere con 5 ergastoli a testa per l'omicidio. Tutti gli altri, invece, sono stati arrestati con motivi da nazismo israeliano. Rais è uno di loro, l'accusa era di essere un attivista del PFLP. Dieci di quei 18 sono ancora in carcere. Oggi Rais ha riavuto la libertà in un Paese occupato militarmente.
Andiamo ad accoglierlo con un corteo di auto a metà strada per continuare tutti assieme. Il corteo fa tutta la strada per arrivare al villaggio e quando arriva nel centro ci sono i fuochi d'artificio.
Rais in realtà ha optato per non fare la festa nel villaggio, ma almeno il corteo i suoi amici e parenti lo fanno.
Arriva finalmente a casa, tutte le donne della famiglia lo aspettano. C'è l'abbraccio con la mamma ed in questo momento è difficile trattenere le lacrime.

Andiamo tutti sul tetto e mi chiedono di fargli una foto. E' in quel momento che ho davanti a me Rais lontano dalla festa dei clacson e dei fuochi d'artificio, un momento calmo. E lo vedo bene: ha la pelle bianchissima, quasi grigia, le spalle....le spalle sono quelle della prigione, dritte che non si piegano per nessuno. Ha gli occhi arrossati Rais, è stata una giornata piena di emozioni per lui, ma quegli occhi hanno anche qualcos'altro. Sono gli occhi dell'innocenza che ha dovuto affrontare il mostro.

domenica 16 marzo 2014

LETTERA: A WARREN MOSLER E AI GRUPPI MEMMT

LETTERA: A WARREN MOSLER E AI GRUPPI MEMMT
(ancora Barabba)


Esistono vari tipi di tradimento, quello di persone che si infilano nella tua vita pubblica e privata, diventano compagni e poi dopo averti usato, pugnalandoti ti lasciano solo; è il tradimento peggiore. E' il tradimento di Giuda.


Egregi Warren Mosler e gruppi MEMMT,

circa una settimana fa ho pubblicato un post su facebook chiedendo spiegazioni sul comportamento come il culo che stavate tenendo nei confronti di Paolo Barnard. Qualcuno mi ha risposto facendo copia/incolla di link di articoli di Paolo, qualcun altro con messaggi privati, ma davvero poca roba. Mi stupisco che non si abbia nemmeno la capacità di SCRIVERE parole proprie pubblicamente e facendo sì copia/incolla, ma della propria faccia davanti ad una domanda.
Non sto battendo sul chiodo per chissà quale recondito motivo oscuro nei confronti di Paolo; bensì perchè in un Paese dove si avanza per furbizia, conoscenze, intrallazzi e malapolitica del vivere, credevo che perlomeno in coloro che si prodigano per salvarlo ci fosse il tanto amato e dimenticato “merito” (traduzione: riconoscenza di capacità/dedizione/sacrificio).
Mi coglie il vomito, invece, nell'apprendere che voi tutti avete usato Paolo Barnard e a questo punto mi sorgono altre domande...Ad esempio:
  • credete davvero che una teoria economica sia sufficiente?
  • Perchè lo state facendo?
Io credo, ma forse mi sbaglio, che oltre ad un impeccabile teoria economica siano necessarie l'umanità, l'etica, l'amore, il coraggio, l'onestà. Queste mancano a qualsiasi forza politica in Italia e al 99% del popolo italiano che trovo attualmente rappresentato benissimo. Credo,altresì, che sia impossibile vincere una Lotta se non si ha una visione a 360° e non si ha assolutamente capito chi è il nemico.
Sulla seconda domanda che mi sono posta, invece, ho solo una risposta: necessità di leaderismo e di “apparire nel fare” pur non potendo raggiungere l'obbiettivo. Ed in questo caso tutto diventa lecito, anche il tradimento che si basa, oltretutto, sulla mancanza delle qualità citate qui sopra.
Ed è per questi motivi che vi scrivo questa lettera, non per avere delle risposte o aprire un discussione, ma solo per chiedervi che con la stessa velocità con il quale molti di voi mi hanno chiesto il contatto via facebook dopo che Paolo ha scritto di me, vi allontaniate da me qualora non non riconosciate giusta questa mia riflessione e pronti ad isolare i Giuda di turno.
Ai miei nemici auguro sempre di non incontrare il mio sguardo, ma per voi non ho sguardi. Non ho occhi per chi anni dopo salva ancora Barabba.
I miei occhi sono per chi merita di essere ammirato per tutte le qualità che ho sopracitato; sono per Paolo Barnard.




Samantha Comizzoli e amici di Paolo Barnard



TOGLIERE LA VITA – CREARE LA MORTE (israele)


















Il mostro ha tanti modi di mostrarsi, oggi ne ho conosciuto un altro. Sono stata nella Jordan Vally, precisamente nella valle di Maleh. Per arrivare qui ho passato un checkpoint particolare perchè è la vera e propria “porta d'ingresso” all'intera zona. Israle con gli accordi di Oslo ha chiuso tutta la valle denominandola “firing zone”, zona militare.
Qui ci vivono più di 400 famiglie da trecento anni. Attualmente ci sono 400 bambini.
Queste famiglie, trentacinque anni fa, si sono viste sorgere sui propri campi coltivati 7 basi militari e 6 insediamenti illegali. Uno di questi insediamenti è un contenitore di criminali israeliani pericolosi (non oso nemmeno immaginare).
Nel contempo, sempre 35 anni fa, israele gli ha tolto il loro corso naturale d'acqua. Loro avevano costruito un sistema per portare l'acqua nelle varie zone della valle, con le pietre, antico. Ora non c'è più un goccio d'acqua. Vivono senza corrente elettrica. Non hanno più nulla.
Ma ecco il peggio..... Essendo una firing zone tutte le settimane a queste famiglie viene notificato l'ordine di sgombero perchè ci saranno esercitazioni militari, ma loro rimangono. Tutte le settimane arrivano i bulldozer e gli distruggono tutto, ma loro ricostruiscono tutto. Tutte le settimane l'esercito esegue esercitazioni militari, ma loro resistono. Due bambini sono esplosi perchè mentre camminavano hanno calpestato una bomba.
Le persone che vivono qui sono in completa armonia con la terra e con gli animali che vivono liberi. Sembra il paradiso, ma in realtà è un inferno.
Israele qui ha confiscato tutto: acqua, case, tende, auto, trattori e animali. Due cammelli, pecore, capre, cani, mucche. All'uomo con il quale sto parlando hanno confiscato le mucche, lui si è rivolto al tribunale, ma il tribunale è israeliano..... La sentenza è stata che se rivuole le sue mucche deve pagare (400 shekel per mucca che è pari al prezzo di vendita). Le sue mucche ora sono assieme ai cammelli e agli altri animali confiscati (rubati) in una specie di prigione per animali vicino a Gerico.
Sopra alle loro teste passano i fili della corrente elettrica per le basi militari e gli insediamenti, per chi vive qui da 300 anni non c'è nemmeno una candela. Il letto del fiume è solo un ammasso di sassi e qualche pozza d'acqua piovana. Mi imbatto in uno scheletro d'animale, è per me la miglior rappresentazione di ciò che crea israele.
Lungo la strada ci sono dei blocchi di cemento con scritto “firing zone” e “forbidden”. Sui sassi più grandi lungo la strada principale hanno dipinto la bandiera israeliana. Chiedo all'uomo: “cosa succede se ci mettiamo a dipingergli sopra la bandiera palestinese?”. Mi risponde che in 5 minuti dalle torrette ci sparerebbero.
Arriva il service per tornare a Tubas, ho lo stomaco in una morsa. Vorrei tornare lì con qualcosa per quei 400 bambini perchè non hanno nulla, nessun gioco, nulla.
L'uomo mi dice che siamo sempre i benvenuti (io spero di tornarci con qualche gioco per i bimbi) e poi mi dice: “noi non chiediamo soldi, non chiediamo strutture, non chiediamo strade o ponti, vogliamo solo la nostra libertà, vogliamo solo quello che già avevamo, vogliamo vivere a casa nostra, con i nostri orti e con i nostri animali”.

A questo articolo allego le foto degli animali di una famiglia che ora è metà nelle tende e metà in un antico albergo di origine turca e le contrappongo alle foto di ciò che crea il mostro.

NABI SALEH: UNA DONNA FERMA I SOLDATI

giovedì 13 marzo 2014

70 MISSILI PALESTINESI CHE NON HANNO UCCISO UNA FORMICA, PERCHE'?

Qualche giorno fa un uomo nato a Nablus, ma residente in Giordania, padre di due figli arriva al confine con la Giodania per tornare a Nablus e far visita ai parenti. I soldati israeliani gli sparano e lo uccidono. Poche ore lo separano dall'uccisione di uno studente a Ramallah, sempre per mano dei soldati, e altre poche ore li separano dall'uccisione di tre palestinesi a Gaza e altri due a Tulkarem.
La prima menzognera versione sionista è che l'uomo al confine avrebbe tentato di prendere la pistola ad un soldato; poi esce che è un giudice e la balla inizia a traballare.
Al confine non hanno le pistole, ma grossi fucili e il giudice, essendo un giudice sapeva bene come comportarsi ad un checkpoint. Così, salta fuori che la telecamera del checkpoint in quel momento non funzionava. Lo studente di Ramallah, invece, è stato ucciso “per l'intenzione di aggredire un colono”. I soldati hanno il dono di leggere il pensiero?
7 martiri in un giorno e in quel giorno la normalità della violenza israeliana non si è fermata. Vanno nei villaggi di notte, sparano, entrano nelle case, devastano tutto, terrorizzano i bambini, vanno fuori dalle scuole e li prendono, portano i bambini in prigione dove vengono violentati, umiliano/violentano/uccidono ai checkpoint, non permettono alle persone di muoversi da un villaggio all'altro liberamente, demoliscono le case, bruciano gli ulivi, rubano.
Tutto questo dal 1947 ad oggi, tutti i giorni. Tutto questo è stato pianificato dalla fine dell'ottocento al 1947.
Ieri da Gaza sono stati lanciati circa 70 missili di produzione casalinga verso il nulla. Non hanno beccato nulla, nulla. 70 missili che non hanno ucciso nemmeno una formica. Ovviamente consapevoli che la risposta di israele sarebbe stata sproporzionata. E come al solito lo è stata. Nethanyau ha annunciato che spazzerà via Gaza (il succo del suo discorso sembra questo).
Ieri, mentre bombardavano Gaza ho scritto su facebook una riflessione: com'era possibile che venissero lanciati 70 missili e che andassero tutti a vuoto per poi scatenare la reazione nazista armata fino al buco del culo?
Speravo che qualcuno commentasse ciò che io sto pensando, da tempo, ma quel commento non è arrivato.
Questo è un Popolo che contro ad un muro alto 8 metri e lungo 700 km tira una pietra; questo è un Popolo che respira i gas lacrimogeni e si accende una sigaretta prima che arrivi un altro gas; questo è un Popolo che ha figli che si pisciano addosso e non dormono la notte, ma risponde a chi provoca tutto questo insultandoli nella loro lingua; questo è un Popolo che non si mette nemmeno a fabbricare le molotov ogni giorno; questo è un Popolo che sui tetti non ci mette i cecchini, ma urlatori che avvisino quando arriva il mostro.
Quando abbiamo fatto il tour di conferenze in Italia per SHOOT, Hakima si è spaccata un dente, ma mica una roba piccola.. Ha sopportato per giorni fino a quando una dentista l'ha vista e ha voluto metterci mano gratuitamente perchè la situazione era grave. Mentre la operavano e cercavano di fermare il danno facendole male, Hakima sorrideva e continuava a ringraziare. La dentista mi disse “non mi era mai capitato, per forza i Palestinesi non sono in guerra, perchè sono troppo buoni”.
La dentista aveva centrato in pieno.

Questo è un Popolo capace di costruirsi i missili in casa e di lanciarli senza uccidere nessuno perchè non vuole uccidere.


Il GENOCIDIO, invece, di israele sul Popolo Palestinese continua.

mercoledì 12 marzo 2014

GIUSTIZIA PER TRISTAN

Tristan prima dello sparo

Tristan dopo lo sparo


Domani è il 13 marzo. Cinque anni fa l'attivista americano dell'ISM, Tristan Anderson si trovava a Nil'in mentre le forze naziste israeliane attaccavano il villaggio. Era un venerdì, giornata di manifestazione. Tristan era fermo vicino ai palestinesi così come gli altri attivisti che supportano la Resistenza non violenta.
Tristan era un attivista molto forte, un ragazzone che aveva abbracciato diverse lotte per i diritti umani. E quel giorno si trovava, appunto, a Nil'in. Parte uno sparo, è un tear-gas, è a braccio teso. Il soldato israeliano centra in pieno e da distanza ravvicinata il viso di Tristan. Guardate il video per rendervi conto di cos'è stato e rendetevi anche conto che tutti i venerdì sparano i gas in questo modo, verso chiunque.
Tristan è a terra con parte della faccia e del cervello portati via dal bussolotto di gas, gli altri attivisti urlano. Viene caricato sull'ambulanza fra le urla, ma i soldati fermano l'ambulanza. Eh sì, perchè se rimanesse vivo, per loro, sarebbe peggio. L'ambulanza rimane bloccata per parecchio, ma nel frattempo ne arriva una seconda. Tristan viene trasferito sulla seconda ambulanza, ma i soldati cercano di fermare anche questa. Questa volta però viene filmata l'intenzione dei soldati e quindi si fermano e lasciano partire l'ambulanza.
Tristan ha perso molto sangue e ha rischiato di morire, ma non è morto. Oggi Tristan è su una sedia a rotelle e parte del suo corpo è paralizzato.
La Corte israeliana aveva già chiuso il processo dicendo che era stato un incidente, ma la caparbietà dei genitori di Tristan l'ha fatto riaprire.
Domani 13 marzo in America scenderanno nuovamente in piazza per chiedere Giustizia per Tristan. Chiediamola tutti, per tutti, per Tristan.

Sparo a Tristan:
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Fermo della seconda ambulanza:
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martedì 11 marzo 2014

ISRAELE UCCIDE I CIVILI


 E' il funerale Raed Zu'aytir, giudice, 38 anni ucciso ieri al checkpoint al confine con la Giordania. E' sposato e ha due figli, un maschio di 5 anni e una femmina. La sua famiglia non è al funerale perchè hanno paura di attraversare il checkpoint. Al funerale c'è il padre. Ci chiedono se vogliamo intervistarlo, ma mi trovo davanti un uomo distrutto e non ce la faccio. Gli porto solo le condoglianze e la solidarietà. Nel frattempo si svolge il funerale per l'altro martire di ieri, a Ramallah. E nel frattempo ci arriva la notizia che questa mattina al checkpoint di Tulkarem la polizia israeliana ha inseguito un'auto e sparato su di essa. C'erano due persone all'interno dell'auto che si è capottata più volte. Sono morti entrambi, ragazzi di vent'anni. 4 martiri in poche ore, 4 morti innocenti. E' molto forte l'odore di morte che c'è oggi nell'aria. Troppo. L'assassino è israele e rimarrà impunito, assolto dalla comunità internazionale di GENOCIDIO.









sabato 8 marzo 2014

venerdì 7 marzo 2014

8 MARZO: FEMMINE CHIUDETEVI IN CASA


  1. Hakima Motlaq Hassan. Nella società palestinese le Donne nei villaggi sono concepite solo per svolgere i lavori domestici, procreare e accudire in ogni bisogno i mariti. Hakima prima di sposarsi lavorava a Ramallah per un centro di unione di Donne. Ha conosciuto Abdullah in un checkpoint, si sono innamorati e hanno deciso di sposarsi. Abdullah gli ha detto che avrebbe dovuto smettere di lavorare perchè sarebbe diventata sua moglie, lei acconsentì con qualche rimorso. Dopo un anno Hakima disse ad Abdullah “scusami, io ti amo, ma non ce la faccio. E' come se il mio cervello si fosse fermato. Io voglio lavorare, io voglio fondare il Retaj Women Centre nel nostro villaggio, ad Assira”. E così fece. Nel villaggio di Assira le Donne si ritrovano nel centro, per workshop, terapie psicologiche, per produrre oggettistica, per creare. Hakima ha scritto la storia.
  2. Tamimi. In Palestina chi manifesta nei villaggi e nelle strade delle città contro l'occupazione nazista israeliana sono gli uomini (shebab). Tranne in un villaggio: Nabi Saleh. In questo villaggio c'è la famiglia Tamimi e non è un nome qualunque. E' il nome di una Donna che qualche anno fa accompagnò chi mise una bomba in un autobus vuoto a Tel Aviv. Il gesto di mettere una bomba è ovviamente di condannare, ma questo gesto, questa bomba ha aperto uno squarcio di libertà enorme. A Nabi Saleh a manifestare contro l'occupazione sono le Donne. E' un caso eccezionale in una società come questa; ha scritto la storia.
  3. Simonetta Zandiri. È di Torino, da anni è una leader del Movimento No Tav. Con lei si organizzò la manifestazione a Ravenna contro la CMC (UNA COOPERATIVA ROSSA). Simonetta Zandiri ha detto la verità, sempre, anche quando c'era da contestare l'operato del Movimento No Tav. Con onestà intellettuale, coraggio e spirito critico; ma soprattutto con amore per la lotta.
Tutte queste Donne vivono con amore per la Lotta, con coraggio e stanno scrivendo la Storia e pagano un prezzo altissimo.
Quando noi internazionali arriviamo qui, abbiamo un problema: le Donne internazionali sono viste come puttane, come superficiali, come “senza forza per la lotta”. E purtroppo quest'opinione è fondata. Forse si basa su ciò che anch'io penso e cioè che le Donne nella società occidentale sono pochissime, rare, perchè sono tutte “femmine”. Sono quelle “femmine” che lottano senza mai rompersi un'unghia, che fanno le marce come passerelle, che nel lavoro costruiscono taglia/cuci che fanno danni, che sanno sempre come circuire le persone, come distruggere le persone (Uomini e Donne), sono quelle che oggi, 8 marzo, andranno o a mangiare una pizza fra femmine o faranno qualcosa di sociale e di facciata, sono quelle che non pagano mai perchè in realtà non fanno nulla, sono quelle che esistendo danneggiano l'esistenza delle Donne, così come hanno rovinato il Movimento Femminista negli anni '70.
Sono quelle che inneggiano alla libertà per “il corpo delle Donne”...Ehi, le Donne si battono per la libertà, dentro, nella testa...Se una Donna è libera nella testa può fare ciò che vuole, anche con il corpo. Se una Donna è libera nella testa ama, lotta, vive, scrive la Storia. Quindi, auguro a tutte le Donne per l'8 marzo che le femmine si chiudano in casa affinchè la smettano di danneggiare (Uomini e Donne). E' un augurio da Donna.


p.s.: io, oggi, con le altre Donne, vado a farmi sparare addosso, come sempre e per la Libertà.

RAPITI PER ESERCITAZIONE





Sono le 10 del mattino quando prendiamo un taxi per andare a Kuffr Qaddum. Alle 10,15 veniamo fermati poco prima del villaggio, in una strada in mezzo agli ulivi. Davanti a noi c'è un altro taxi fermo.
Ci sono tre soldati israeliani che bloccano la strada e ci chiedono i passaporti, io sono seduta davanti e mi chiedono: “perchè state andando a Kuffr Qaddum?”. Gli rispondo che siamo stati invitati per il pranzo. Il soldato mi chiede il nome di chi ci ha invitato. Gli rispondo “perchè devo dirti il nome? E' la mia vita privata questa”, ma mi dice che “questa” è la sua sicurezza e non è privata.
Da lì inizia il calvario.. fermi su quella strada con loro che ci dicono robe assurde, del tipo : “questa è zona militare il venerdì, non dovete venire qui il venerdì”, ma gli rispondo che quello che vedo è un Villaggio, e non una zona militare. Lui insiste e mi dice che il venerdì il SUO villaggio è zona militare. Ahia! “Cosa significa (chiedo) che fate esercitazioni militari in un villaggio sui civili? E tu soldato sei di Kuffr Qaddum? Soldato, lo sai che mentre parli con me hai la patta dei pantaloni aperta? Scusa eh....”
La mia collega è seduta su un sasso, tutti e tre stiamo aspettando che ci rilascino. Lei mi dice a bassa voce “mi sto cagando nella mutande”, un minuto dopo però, quella Donna alta un metro e una mela si alza in piedi quando il soldato le chiede “come mai sei qui in israele?”. Lei gli risponde “non siamo in israele, questa è la Palestina”. Cristo, è alta un metro e una mela, ha paura, ma ha fatto tacere il soldato nazista che ha in mano un fucile.
Ok, ci fotografano i passaporti, e io fotografo loro, poi ci facciamo anche qualche foto per stemperare la tensione.
Dopo un'ora e 15 minuti ci mostrano una specie di ordinanza su un cellulare a forma di panda dove ci dicono che la zona è pericolosa e che ci avverte di non andare a Kuffr Qaddum.
Finalmente ci lasciano andare, ce l'abbiamo fatta.
La manifestazione a Kuffr Qaddum si svolge in modo anomalo: i soldati arrivano con un megafono e gridano “stop the violence”!!!! Perchè? Ebbè, forse perchè c'è una delegazione ONU presente oggi...Cazzo, si vedono bene, sono arrivati con un'auto che nel villaggio se la sognano.
Ok, finisce la manifestazione, ma il taxi non riparte perchè sulla strada c'è nuovamente il chekpoint volante e hanno arrestato due attivisti israeliani.
Ci tocca aspettare un'ora prima di lasciare il villaggio e comunque percorriamo la strada del ritorno con le chiappe strette.

Questo è vivere “sotto occupazione militare nazista”:significa vivere nel terrore di essere preso, significa sopportare le umiliazioni e i giochi di potere, gli esperimenti. Magari da uno che ha un fucile e un telefono a forma di panda.

mercoledì 5 marzo 2014

ANDARE A SCUOLA...

Nelle ultime due settimane la scuola di Al Sawajia a Nablus è stata oggetto di attacchi dei soldati israeliani. La scorsa settimana hanno arrestato un ragazzino di 17 anni con i libri sotto al braccio mentre aspettava l'autobus a pochi metri dalla scuola, due giorni fa hanno fatto irruzione nella scuola tirando sound bomb e gas e hanno arrestato un altro ragazzino di 17 anni. Ieri si sono presentati all'uscita da scuola alle ore 13,00; hanno bloccato i bambini e controllato i loro documenti.
Questa mattina ci siamo svegliati alle 5,30 e alle ore 7,00 eravamo davanti alla scuola con la videocamera e per aspettare che tutti i bambini fossero entrati. Mentre camminavo per arrivare all'ingresso con alcuni di loro, un bambino mi dice “parli inglese?” annuisco e lui mi dice “lo sai che ieri i soldati c'hanno preso il pallone da calcio?”.
Siamo davanti alla scuola e con noi ci sono il Preside e una decina di insegnanti.
I bambini entrano tutti a scuola oggi, nessun soldato si presenta, ma ritorniamo alle 13,00 per assistere all'uscita.
Quando arriviamo i bambini stanno uscendo e ci dicono che ci sono i soldati. Sono in 5 e sono seduti sulla collina in mezzo ai cespugli. La mia videocamera non riesce a riprenderli, ma la punto comunque in quella direzione.

I bambini percorrono la strada per tornare a casa accompagnati da due insegnanti. Oggi è andata. Domani è un altro giorno, di scuola.



lunedì 3 marzo 2014

PALESTINESI PRIGIONIERI DEL CONSOLATO ITALIANO?

Mesi fa ho invitato in Italia alcuni Palestinesi che hanno partecipato al mio film. Ho scoperto allora che nel novembre 2013 la legge sulla procedura di visti per l'Italia è cambiata. I palestinesi che hanno ricevuto l'invito per l'Italia devono recarsi presso il nostro Consolato e rilasciare le impronte digitali.
Per quanto riguarda la Cisgiordania ecco l'ostacolo: il Consolato Italiano si trovava a Gerusalemme e la maggior parte dei palestinesi non vi ha accesso perchè gli viene impedito da israele. . In quel momento si scatenò una vera e propria mail-bombing e i nostri invitati arrivarono in Italia. Ora apprendo con felicità che il nostro Consolato ha provveduto ad aprire un ufficio a Ramallah per le procedure di visto per tutti i palestinesi. Bene!
Però mi giunge questa notizia su Gaza: il Consolato Italiano non ha fornito la macchina per il rilievo delle impronte digitali a Gaza, pertanto i palestinesi che ricevono invito per l'Italia non hanno modo di lasciare Gaza.
Domanda diretta al Consolato/Governo Italiano: è questo un modo “democratico” per imprigionare oltremodo i Palestinesi a Gaza?
Sicuramente ne limita la mobilità e nel momento in cui si limita la libertà di una persona si commette un atto di violenza.
Mi auguro che il Consolato Italiano profumatamente pagato dai cittadini provveda al più presto a fornire della macchina necessaria Gaza, ma nel caso non riuscisse, può sempre tentare di abbattere quella struttura in cemento alta 8 metri e lunga 700 km che si chiama “muro dell'apartheid” e che crea queste problematiche.
Un particolare, i palestinesi per avere il visto parrebbe stiano pagando 60 + 90 dollari; se il visto gli viene rifiutato i soldi non vengono resi..... E' corretta questa procedura?




sabato 1 marzo 2014

IL MOSTRO A KAFR A DIK


Due giorni fa di notte, come loro abitudine e come i ladri di polli, i soldati israeliani sono piombati nel centro di Kafr A Dik. Questo villaggio, nell'area di Salfit, si è trovato circondato dagli insediamenti e dalle loro fabbriche chimiche.
Avevo visto giorni prima parte delle industrie chimiche dal lato opposto, a Bruqin. Ho trovato la stessa situazione, ma ben peggiore. Le industrie scaricano la loro merda nel corso d'acqua del villaggio. Conseguenza: un disastro ecologico/salutare/illegale e contro i diritti umani, visto che anche le industrie sono illegali.
Fuori dai capannoni non c'è nessuna insegna, forse perchè temono le campagne di boicottaggio o forse perchè non hanno nessun permesso per lavorare. Oltre ad aver costruito tutto questo ambaradan di roba hanno messo le ciliegine sulle torte: tolto l'acqua al villaggio e introdotto i cinghiali che stanno (ovviamente) creando problemi all'intera zona.
Ma torno alla notte della “piccola” invasione notturna. Arrivano con le jeep nel centro del villaggio e vanno nel negozio di un palestinese e gli dicono “adesso tu chiudi il negozio perchè lo diciamo noi”. Il palestinese si oppone una prima volta rispondendogli che il negozio è il suo e non lo vuole chiudere. I soldati mettono mani alle porte per chiudere il negozio e lui gli infila la gamba in mezzo e si oppone una seconda volta. In quel momento arriva uno shebab di circa 19 anni per aiutare il negoziante e, qual'è la loro reazione? Lo caricano subito sulla jeep e lo arrestano. Fine della storia.
Ecco, questa piccola storia per dirvi che cosa fanno e cioè il cazzo che vogliono.
Oggi siamo stati sul posto e ho pensato fosse utile fare qualche foto degli insediamenti illegali, per far vedere le loro case lussuoso costruite illegalmente, su una terra RUBATA ai contadini palestinesi con l'acqua rubata al villaggio e con il sangue dei palestinesi.

In una delle foto c'è una specie di montagna di terra con le ruspe, ebbene quella era una collina piena di ulivi che hanno preso, spianato con le bombe e hanno iniziato a costruire un altro insediamento illegale.