giovedì 19 ottobre 2017

ANDARE E STARE IN LIBANO



Prima di partire per il Libano avevo cercato online qualche consiglio su “cose da sapere e da vedere”. Non c'è quasi un cazzo rispetto alla realtà del Libano. Addirittura il solito articolo pubblicato con copia/incolla su più siti. Mi ero riproposta di scrivere, quindi, quello che consiglierei o sconsiglierei.
Prima di iniziare, non dimenticate mai che il Libano, grande poco più dell'Abruzzo, ha 18 religioni diverse; una guerra civile di 30 anni fa circa, e la guerra con israele nel 2007.
Il mio primo consiglio riguarda la prenotazione del volo (non c'è volo diretto dall'Italia a prezzi modici). Prenotate direttamente dalla compagnia aerea e diffidate di siti web intermediari; questo perchè nel caso accada qualcosa e incontriate la necessità di cambiare il volo, vedrete sorci verdi se prenotate con siti web di intermediazione (a me è successo un casino).
Farete quasi sicuramente tappa ad Instabul per qualche ora. Non è vero che negli aeroporti turchi c'è il wi-fi libero. Dovete consumare ai ristoranti supercari al secondo piano e lì vi daranno la loro password. Al primo piano c'è la “terrazza”, dove si può fumare....trattasi di gabbia in vetro dove il fumo ti entra nei polmoni anche senza accendere la sigaretta. Negli aeroporti di Instabul è pieno di coloni israeliani e/o rabbini (lo dico per chi come me avrebbe voglia di prenderli a calci in culo). In Libano gli israeliani non possono entrare e non entri anche se hai un timbro di israele sul passaporto (idem come sopra).
Ora....siete arrivati a Beirut...e avete il primo grosso problema: come lasciare l'aeroporto.
L'aeroporto è su due piani. Al primo piano (quello degli atterraggi) ci sono fuori i taxi che aspettano. Attenzione, questo sarà uno dei punti fondamentali della vostra permanenza in Libano. I taxi in Libano non hanno tassametro e i prezzi delle corse vengono fatti dai tassisti in base a molti fattori: siete simpatici o no, siete turisti o no, quante valigie avete, in quale hotel andate. In ogni caso, cercheranno di fregarvi i soldi, e non pochi. Non ci sono bus da e per l'aeroporto (tranne uno che si ferma ad un km di distanza). Se, invece, prendete la scala mobile e andate al secondo piano, troverete fuori qualche tassista abusivo. Il discorso di fregarvi i soldi vale uguale, ma sono comunque più economici. Sappiate comunque che dall'aeroporto a Beirut il prezzo non dovrebbe superare il 20 mila pound libanesi. Mille pound libanesi corrispondono a un euro e settanta. Non prenotate mai il taxi tramite hotel, c'è un ulteriore sovra prezzo.
Poichè non avrete internet sul telefono, escludete la possibilità dell'app “uber”, che c'è...ma senza internet...ciaone.
Alloggi:
gli hotel a Beirut sono carissimi. Consiglio comunque il Rage hotel ad Hamra. E' un vecchio hotel con vista sugli hotel distrutti e schiacciato da quelli nuovi. Mi sono trovata benissimo. Prezzi più che accettabili.
Funziona molto bene airbnb, ma anche qui c'è da fare molta attenzione. Su 3 posti dove ho alloggiato, uno era una fregatura perchè non era un appartamento, ma un dormitorio di 8 piani nel porto industriale di Beirut. Stanza senza finestra, senza aria condizionata e impossibile dormire con la porta aperta perchè dava direttamente su tutti i traffici nelle strade del porto. Ho passato lì solo una notte, dopo aver pagato la settimana intera su airbnb e chiesto il rimborso (mi rimborsano solo due notti). La zona con meno “sorprese” per airbnb è quella di Hamra, ed è anche quella dove troverete tutto perchè è la zona dell'università americana. Molto, ma molto cara.
Armenia streeth, invece, è la zona di pub e locali. Bella, troppo hipster per miei gusti e troppo cara. Ma se volete farvi una birra andateci. Qui troverete anche una scalinata dipinta dove ogni tanto fanno degli eventi a “birra free”. Non consiglio ristoranti perchè non ne ho provati, troppo cari. Ho mangiato il classico pane arabo con zaatara o formaggio sia a pranzo che a cena tutti i giorni. Quasi meglio di quello in Palestina, ma avendo mangiato solo quello, credo che per un bel po' non mi mancherà. L'acqua del rubinetto non è potabile e non ci potete nemmeno cucinare, perchè è quella diretta dal mare. Questo significa che dovrete comperare bottiglie d'acqua, ma significa anche che l'acqua per lavarvi è quella che è. Non è solo salata....purtroppo il mare del Libano ha vissuto il più grande disastro ambientale del Mar Mediterraneo, nel 2007. israele bombardò una petroliera per due giorni. Per ben 10 giorni, israele, impedì ai libanesi di avvicinarsi per fermare la fuoriuscita di petrolio e spegnere le fiamme. Morirono tutti i pesci e il petrolio arrivò sulle spiagge e quasi fino in Turchia. Stimarono 10 anni per la completa riabilitazione del mare, ma se oggi andate su una spiaggia di Beirut e scavate un po' con le mani, vi uscirà ancora il greggio.
Pertanto noterete subito i danni di quell'acqua sulla vostra pelle e sui vostri capelli (per non parlare dell'incremento di tumori in questi dieci anni). Altresì in tutto il Libano, la corrente elettrica viene interrotta tutti i giorni per 3 ore. Tutte le case hanno il generatore, le strade pubbliche, invece, non hanno illuminazione. Internet funziona a colpi o non funziona proprio.
Beirut rispecchia il resto del Libano: un piccolo territorio per un'infinità di realtà completamente diverse. Il quartiere armeno è completamente diverso da quello di Ashrafieh nonostante siano entrambi quartieri cristiani, quest'ultimo non ha nulla di interessante e non troverete persone amichevoli né ospitali. C'è poi il centro di Beirut, vicino alla grande moschea (ricostruita) e al famoso cinema distrutto. Il centro di Beirut è il quartiere governativo, chiuso fino a pochi mesi fa per questioni di sicurezza. E' completamente ricostruito e riaperto al pubblico, ma totalmente deserto. Per anni i libanesi non potevano entrarci e quindi non ci vanno nemmeno oggi, non hanno abitudine. Oltretutto è la zona più a rischio di autobombe. Lì vicino c'è il suk. Il suk di Beirut è un megacentro commerciale. In tutta Beirut troverete un paio di negozi da souvenirs in Armenia streeth (carissimi) e qualche negozio ad Hamra, ma non nella via centrale (dietro, dove c'è la zona più povera). Qui troverete qualcosa di artigianato, ma poco del Libano. La maggior parte dell'artigianato proviene dalla Siria (non arriva quasi più nulla da anni), dalla Turchia, dall'Iran (tappeti) e dal Marocco. Troverete molti prodotti dalla Cina e dall'India.
La cosa più interessante da vedere a Beirut è la “casa gialla” sulla via verde. La via verde è una strada che durante la guerra civile era piena di cecchini. Per questo motivo non si transitava sulla via che ha visto i segni della trascuratezza crescere. Una di queste trascuratezze è stata la crescita della vegetazione; l'ha resa verde e da qui il nome.
La casa gialla (che è, appunto, gialla) era di una famiglia libanese che l'ha abbandonata con la guerra civile. La casa era diventata la postazione di una falange cristiana maronita. Le pareti sono piene di fori di proiettili. 4 piani lasciati intatti dai segni di guerra e valorizzati da una sapiente ristrutturazione durata 30 anni. Ora è un museo che da mesi ha aperto e sta ospitando la mostra di un'artista sulla guerra civile. La casa gialla ha ingresso gratuito perchè il pensiero che la caratterizza è “non lucrare sulle vittime”. Ovviamente questo progetto non vede l'appoggio delle istituzioni (corrotte) né delle varie fondazioni (tipo banca Audi). Sia la casa che la mostra sono “giuste”, e per questo molto emozionanti.
Nonostante tutta Beirut sia sul mare, non è possibile accedervi se non andando verso sud. Questo perchè lungo tutta la sua costa è zona di porto (militare, industriale, il faro) o con gettate di cemento.
Proviamo a lasciare Beirut. Avete tre possibili mezzi di trasporto: il taxi (carissimo), l'autobus (economico, ma non per tutte le destinazioni) e il service-minibus (economico e quasi per tutte le destinazioni, ma molto pericoloso nella guida). Sui service, come nei taxi, il prezzo viene fatto a simpatia e a gara a chi frega più soldi.
Il sud del Libano merita, incontrerete palestinesi e siriani soprattutto a Tiro, che è vicina a Sidone. Entrambe distrutte da israele. A Sidone c'è il suk e la medina storica , direttamente sul mare.
A nord c'è la tanto rinomata Biblos (dove è stata inventata la scrittura dai fenici). Se avete soldi è il posto per voi. I cristiani (che hanno il controllo qui) hanno trasformato il suk in una zona di locali per happy hour e negozi di souvenir. Bella la spiaggia di Biblos, forse la più bella che ho visto in Libano. Da Biblos ci sono i service-minibus per la montagna del Libano. Paesaggi completamente diversi da quelli che avrete visto fino ad ora, ma assolutamente inospitali (sotto il controllo cristiano). Troverete migliaia di chiese, altarini e statue della Madonna. Ero stufa di vedere sta donna dappertutto....
La città che merita veramente è Tripoli, a nord. Vi troverete ad un'ora di strada dalla Siria. E da una delle fermate abusive di Tripoli, partono i service-minibus che con 10 dollari vi portano in Siria.
Tripoli è sotto il controllo musulmano, sembra di essere in Palestina. C'è il suk, c'è la medina, ci sono gli hammam, ci sono le moschee, ci sono i baracchini che vendono il cibo. Tutto economico ed ottimo cibo.
Il porto di Tripoli è stato distrutto da israele, ma la zona turistica è stata ricostruita ed è bellissima. Prima di arrivare, tramite il lungomare, a quella zona ricostruita..vedrete una moschea con giardino. Se lo attraversate, dall'altra parte vi si aprirà un mondo di sera. Una specie di piazza con tantissimi baracchini che fanno qualsiasi tipo di cibo: sandwich di pesce, pizza, pannocchie, gelato, carne, crepes, caffè e thè. Tutto molto economico e buonissimo. Tripoli ha anche un castello (se ci andate di prima mattina è ad ingresso gratuito) ed è il punto più alto della città per una vista panoramica mozzafiato.
Dove alloggiare a Tripoli? Anche qui funziona bene Airbnb. Caratteristico il Levantine Institute, dove fanno i corsi di lingua araba ed affittano anche tramite airbnb.
A Tripoli così come a Sidone troverete gli artigiani del sapone. Entrambe le città fanno parte della “via del sapone” assieme ad Alepp e Damasco in Siria e a Nablus in Palestina.
Vi consiglio di comprarlo a Tripoli da una famiglia che lo fa da 200 anni. Si trovano al piano superiore di un caravanserraglio di origini egizie che non ha avuto alcun restauro (purtroppo). Fate attenzione: i negozi nuovi che vedrete al piano terra non hanno nulla a che vedere con gli artigiani al secondo piano, anzi..sono lì per portar via un po' di clienti. La famiglia artigiana che sta nell'antico caravanserraglio vive in assoluta povertà.
In generale consiglio di non dimostrarvi da subito simpatizzanti di Palestina e Siria con chiunque vi capiti. Ricordo quello che ho detto all'inizio: 18 religioni diverse.... Qui i palestinesi e i siriani sono profughi che vanno ad incrementare il numero dei musulmani. Come avrete capito, alcune zone, sono in mano ai cristiani, è può essere che vi troviate a parlare con qualcuno che in passato ha massacrato i palestinesi.
Altri consigli: quando contrattate un prezzo (taxi o negozi o hotel) specificate bene se stanno parlando di dollari o pound libanesi, perchè questo crea davvero spiacevoli sorprese. Non portatevi e non girate con banconote troppo usate o rotte perchè non ve le accetteranno e non ve le cambieranno. Le banche in Libano non possono cambiare soldi. Non fotografate i carro armati o i soldati; vi faranno cancellare le foto.
Quando ripartirete dall'aeroporto di Beirut consiglio di non acquistare nulla, è tutto davvero carissimo, se non le sigarette, ma dopo aver passato i 3 checkpoint ed essere nel duty free.
Il governo del Libano è corruttisimo e sta portando il Paese al crack finanziario. Questo ha molte conseguenze:educazione, sanità, servizi, edilizia.
Poco tempo fa, l'azienda che raccoglie i rifiuti a Beirut è entrata in sciopero per i mancati stipendi. Lo sciopero è durato 6 mesi. La produzione di rifiuti a Beirut è enorme e per 6 mesi sono rimasti lì, dappertutto. Oggi è in mano ad una ditta privata, che passa in continuazione a raccogliere i rifiuti (anche 3 volte al giorno e i cassonetti sono sempre pieni) per portarli su una montagna o su un fiume....poi li bruciano a cielo aperto. Nonostante questo, le spiagge del Libano sonno piene di rifiuti per una mancata educazione alla popolazione.
Complessivamente: per chi ha gli occhi come i miei, che soffrono nel vedere la sofferenza umana, animale e del pianeta...il Libano è durissimo.





martedì 17 ottobre 2017

ACCORDO HAMAS-FATAH-LEVIATHAN

Buonasera Palestina e resto del mondo occupato dal mostro sionista israeliano. Sono in Italia (con rientro di largo anticipo, ma amen). Inizio a pubblicare il primo di una serie di articoli che preferisco pubblicare da qui....



Interessante la nuova “pace” fra Hamas e Fatah per avere un unico governo in Palestina; ed accolta con entusiasmo da tutte le fonti ufficiali (non posso dire semplicemente da “tutti” perchè per i palestinesi forse non è così).
Sono certa che il più entusiasta per l'accordo è la British Oil.
La British Oil possiede il 60% del pozzo di gas Leviathan. I giacimenti di gas sono due: uno davanti a Gaza (quello più grande); e l'altro sul confine, o almeno sulla carta, fra Gaza e i territori occupati del '48. Certo, israele, se ne infischierà come al solito e cercherà di prendere tutti e due i giacimenti; ma i punti che mi interessano di più in questo momento sono altri.
La British Oil aveva richiesto come punto fondamentale per iniziare le estrazioni, un unico governo palestinese. Ecco perchè credo che la British Oil sia entusiasta della “pace” fra Hamas e Fatah.
British Oil ha il 60%, il fondo per la Palestina ha il 10%...Chi ha il 30%? Il Libano.
Hanno stimato che con quel 10% di gas, ci sarà energia per Gaza e per la West Bank per molti anni ed avanzerà per l'esportazione. In questo modo la Palestina guadagnerà due volte perchè finalmente avrà una fonte d'energia e risparmierà soldi non comprandola da israele.
Il gas del quali vi sto parlando, finirà in Puglia.
Ma, notizie a parte, quello che non mi tornava in questi giorni..è che sono in Libano ed è CERTO che presto inizierà la guerra contro israele. Questo va decisamente contro l'ondata di normalizzazione che la politica palestinese sta portando avanti. Insomma, come mai in un clima di “pacificazione”, il Libano è pronto ad entrare in guerra contro israele?
Che una nuova guerra civile e un'altra guerra contro israele stiano per iniziare, ripeto, qui è certo. Con una guerra interna ed una contro israele (che ovviamente riceverà il solito appoggio usa/europa), si creerà una prolunga di ciò che c'è già in Siria. Ma, in fondo, Hezbollah sta partendo proprio da lì, dove ha già pronti i nuovi arsenali bellici e 10 mila uomini.
Quello che ancora non riesco a prevedere è se Hezbollah verrà lasciato dalla Palestina con questo nuovo asse Hamas-Fatah (e godrà del solo appoggio di Iran/Siria/Nord Corea); oppure se questa “pace” fra Hamas e Fatah è solo uno specchietto per le allodole.
Un piccolo particolare sulla possibile guerra civile: negli anni passati il Libano ha accolto i profughi siriani che assieme ai profughi palestinesi già qui, sono andati a far triplicare il numero dei musulmani in Libano. I cristiani in Libano odiano i siriani ed i palestinesi, ma sarebbe meglio dire che li temono soprattutto numericamente. E c'è qualcun altro qui che teme..
Qualche mese fa la polizia libanese ha arrestato 4 uomini con l'accusa di essere pronti a farsi saltare in aria (kamikaze). 3 di loro sono morti nella prigione libanese sotto tortura. La gente si è incazzata e il governo libanese ha vietato qualsiasi manifestazione. Il governo libanese (corruttissimo) sta per portare il Paese vicino al crack finanziario e questo sicuramente sta preoccupando i principali collaboratori finanziari. In Europa i maggiori partner finanziari del Libano sono Italia e Francia.
L'Italia qui è dappertutto; addirittura nella piazza della zona governativa a Beirut c'è il palazzo delle Assicurazioni Generali che si impone sulla piazza. Direi che è più di una simbologia.
Il porto di Tripoli, distrutto da israele nel 2007, è stato ristrutturato splendidamente dall'Italia. Forse un modo per chiedere scusa al Libano, per aver appoggiato israele?

Buona parte dei danni dell'attacco israeliano del 2007 e della precedente guerra civile sono ancora lì, visibili e respirabili (ma di questi parlerò in un altro articolo). Tremo al pensiero dello scenario che si intravede.


mercoledì 11 ottobre 2017

70 MILA DISPERSI

Buongiorno Palestina e resto del mondo occupato dal mostro sionista israeliano.
Come avevo già scritto, c'è una casa distrutta dalla guerra civile a Beirut, che viene chiamata "la casa gialla". E' l'unica che è stata resa museo grazie alla caparbietà di una donna architetto che ha fatto un lavoro enorme. 20 anni per realizzarla causa corruzione esistente nel governo libanese. La donna non ha mollato. Non ha toccato le pareti crivellate dagli spari nè le parti distrutte se non con vernici trasparenti per impedire che si sgretolassero. Ha lasciato tutto com'era; per non dimenticare nè cancellare.
Al suo interno, un'altra donna, ha creato una mostra bellissima. Due piani di questa mostra sono dedicati ai "dispersi" della guerra; l'artista ha installato 70 mila bacchette verdi accompagnate da una poesia con la sua voce e dalle pareti piene di fori dei proiettili.
70 mila come il numero dei "dispersi".
Perchè, questo, oggi? E perchè voglio divulgarlo?
Perchè la guerra in Libano sta per scoppiare un'altra volta.


Biblos

Oggi ho visto Biblos, dove è stata inventata la scrittura.

Non mi è piaciuta, non è posto per me. Ho sentito la stessa energia negativa di quando ero nella guest house sulla montagna. Quindi ho cercato di capire da dove usciva quest'energia negativa....
Biblos è architettonicamente bella, ma è stata trasformata in suk per ricchi con negozi di souvenir (dove il 90% dei prodotti non è del Libano) e ristoranti con "happy hour". Non vedi in giro l'uomo del caffè con il suono tipico che fanno con le tazzine in mano, nè i carrettini della frutta, nè i chioschetti dei succhi di frutta o similari.
La "comunità cristiana" ha spazzato via tutto per far spazio al Diodenaro.
Vengo da un Paese che è "cristiano" e non faccio discriminazioni di religione..non me ne frega nulla se credi o non credi e in che dio credi...
Ma la realtà cristiana che ho trovato qui in Libano, mi ha veramente rotto i coglioni. Non sono ospitali, pensano solo ai soldi, sono rudi e brutti.
Così come ho sentito l'energia negativa sulla montagna, l'ho sentita anche oggi; sono le persone che la vivono, questa terra, a farla oro o merda.
Quindi, pubblico solo la foto di una porta del suk piena di scritte di chiunque, e il mare, che come qui a Biblos non l'ho visto in altra parte del Libano. Del "perchè" il mare sia così solo qui, lo spiegherò in un video report quando torno.


domenica 8 ottobre 2017

UNA PICCOLA ARIA DI RIVOLUZIONE III PARTE: FINE



“Dove eravamo rimasti?” diceva Enzo Tortora quando riprendeva Portobello.....
Ero nel buco del culo di una realtà cristiana, imperialista, schiavista, capitalista. Il penultimo giorno alla guest house (per onestà non la chiamo più fattoria), mi hanno comunicato che toglievano la stanza perchè nel week end era pieno di clienti; mi mettevano a dormire nella dispensa, per terra.
Sinceramente, un po' perchè non sono riuscita a portare nessuna aria di libertà per queste persone, un po' perchè anche io ho patito; ho rivoluzionato i piani di viaggio.
Abbiamo lasciato ieri la guest house ed ora siamo a Tripoli (sempre in Libano, non in Libia).
Sono venuta qui con l'idea che la proposta era interessante: aiutare dei poveri contadini sulle montagne del Libano nei lavori della fattoria. Ho trovato una guest house fatta da ricchi, per ricchi che sfrutta i migranti e i volontari come me. Ho trovato una valle (in mano ai cristiani come se fosse una roccaforte) ostile, non ospitale fino all'ultimo momento.
Per venire via da lì ho fatto l'autostop....in Libano..Il tipo che si è fermato con l'auto diceva di fare il cuoco, ma credo fosse dei Mukabarak. Dapprima ha dimostrato il suo potere mettendo paura con la velocità dell'auto; poi cambiando strada, prendendone una secondaria non popolata, poi con i suoi discorsi razzisti e fascisti verso i siriani ed i palestinesi.
Ah, faccio un passo indietro: siriani e palestinesi non sono ben visti qui. Un po' per vicende storiche un po' per il numero dei profughi in continuo aumento.
Una volta ripresa la strada principale, dovevamo prendere l'autobus. Per una settimana nella guest house non ho mai dormito, nonostante la bellissima stanza, il silenzio ed il buon cibo. Non so perchè, ma l'energia negativa che emanava la terra e quella casa forse ha provocato il non dormire.
Torniamo all'autobus.... Felice di essere su un normalissimo autobus verso Tripoli, quando arrivo a destinazione ci chiedono di pagare per 4 perchè avevamo due valigie?!!!??
Di pagare per 4 perchè avevamo due valigie è la prima volta. Che tassisti, bus, baristi, etc.etc. cerchino di fregarti i soldi, accade dal primo giorno.
La Siria e la Palestina sono ad un'ora da qui. Un'ora.... che la smettessero con sto cazzo di nazionalismo e razzismo! Un'ora di strada sulla terra significa che siete/siamo gli stessi, forse anche parenti. Questa notte a Tripoli, in una stanza brutta, senza finestre, piena di zanzare e con il bagno in comune.. ho dormito fino al mattino.
A proposito di quest'ennesima esperienza nel Medio Oriente, mi viene in mente Frantz Fanon: “black skin, white mask” (pelle nera, maschera bianca).
Il razzismo ed il colonialismo non hanno alla base il colore della pelle, ma l'economia. Cristiani e musulmani che sfruttano i più deboli venerano solo il Diodenaro, non Cristo o Allah.
Ho abbastanza il morale sotto ai piedi perchè le aspettative per il ritorno in Medio Oriente erano altre ed anche perchè questo viaggio sono riuscita a farlo con i soldi che ho guadagnato pulendo i cessi in Spagna (e vengo qui e mi fregano i soldi...). Molti di voi mi hanno scritto che vorrebbero essere qui con me.
Beh, guardate, per me oggi è meglio non viaggiare e vedere. Forse non è più il tempo per farlo, forse sono i miei occhi ed il mio cuore che non sopportano più. Tornerò in anticipo sui tempi per vari motivi e mi ingabbierò nella mia nuova casa in sasso su in montagna. I lavoratori della guest house, invece, saranno lì...tutti i giorni ad ingoiare merda; perchè io confronto a loro sono comunque privilegiata.
Credo che in quanto tale, mi sia d'obbligo continuare a denunciare i crimini della “white people”, senza distinzione, come sempre. Sarà sempre un lungo lavoro anche se non sarò in prima linea.
Al prossimo report dal Libano. Per ora, alla storiella di aria di rivoluzione, metto la parola “FINE”.

p.s.:allego una foto della valle, giusto per rendere l'idea.... 46 chiese in una valle, migliaia di croci ad altarini. Questa non è quantità di fede, è quantità di potere. I cani per segnare il territorio pisciano, anche solo se hanno una goccia. Ecco, uguale.



giovedì 5 ottobre 2017

QUELLA PICCOLA ARIA DI RIVOLUZIONE - II PUNTATA


Quella piccola aria di rivoluzione che ieri mi era passata sotto al naso, era solo aria del mio culo molto probabilmente.
Ecco cos'è accaduto oggi...:

  1. La ragazza etiope era contenta che il padrone schiavista aveva cazziato la donna vietnamita perchè qualche giorno fa, le due, avevano litigato per un paio di calzini spariti.
  2. La donna vietnamita ha ricevuto il messaggio della “madam” che quando tornerà dal suo viaggio in Uzbekistan, metterà le cose a posto e ha richiamato alla sua responsabilità di non lasciare la guest house scoperta. Quindi, oggi, era qui a lavorare tutto il giorno di nuovo.
  3. E' già arrivato un altro ragazzo dalla Siria per sostituire quello che se ne è andato.
  4. Abbiamo lavorato tutti più di ieri.
  5. Tutto oggi sembrava come se ieri fosse ieri; nulla era accaduto.

Questa piccola realtà rispecchia benissimo le battaglie che continuiamo a perdere.
E nessun rivoluzionario verrà qui a fermare questi schiavisti, perchè oggi, i rivoluzionari si muovono per motivi economici (Hezbollah compreso).
Ieri notte ho dormito tutta la notte e senza incubi, era la prima volta da quando sono qui. C'avevo creduto, cazzo.
Chi nasce sognatore in un mondo così di merda, vive di merda per tutta la vita e passa tutta la vita a lottare sognando il lieto fine.
Mi piacerebbe un casino chiudere questo racconto con un lieto fine come i film sion-americani fanno.

Ci credo ancora, è per questo che ho scritto “seconda puntata” e non “fine”.

mercoledì 4 ottobre 2017

UNA PICCOLA ARIA DI RIVOLUZIONE




Vi racconto la storia che stiamo vivendo, qui, su una montagna del Libano.
Io e G. siamo venute qui tramite Workaway (in pratica con qualche ora di lavoro al giorno, in cambio hai vitto ed alloggio). Il luogo veniva decantato come fattoria, ma in realtà ci siamo subito rese conto che è una guest house per ricchi; molto new age ed anche shabby. I proprietari sono degli schiavisti che fanno lavorare il personale per circa 16 ore al giorno. Ci sono due ragazzi siriani, una ragazza etiope ed una donna vietnamita. Quest'ultima è qui in Libano da 12 anni, da due anni in questo posto. E' la cuoca, ma è anche diventata la persona con la maggiore fiducia da parte della signora ( o come la chiamano loro, della “madam”).
Ebbene, la madam ed il figlio forse si aspettavano che anche noi lavorassimo 16 ore al giorno senza fiatare e soprattutto senza mangiare. Io e G. abbiamo preso le distanze ed imposto i nostri ritmi.
Non so se questo sia stato preso dal gruppo di lavoro, come un'aria nuova. Fatto è che dopo il primo giorno passato con loro a filtrare l'aceto di mele (quantità industriale) e raccogliere le noci e fare le pulizie.... c'hanno visto come “dei loro” e non come “white people”. Ad uno dei due ragazzi siriani è arrivata la notizia che il padre era morto, in Siria. Decide di rientrare subito in Siria, ma quando ha tutti i documenti ed è all'aeroporto comunica che non tornerà più qui perchè è stanco del troppo lavoro. Ieri la ragazzina etiope ha piantato i piedi per avere i suoi giorni di riposo che ha di diritto. Oggi... l'altro ragazzo siriano ha comunicato al proprietario che domenica tornerà in Siria e non tonerà più. Dopo però, c'è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso:
Oggi a pranzo c'erano 25 persone, poi il figlio ne ha aggiunte altre 2 e quando avevano finito di mangiare, sono arrivate altre 3 persone. La ragazza vietnamita è da ieri sera che stava attaccata ai fornelli per preparare il pranzo. Il proprietario oggi ha avuto la brillante idea di far fare anche la marmellata (oltre ad avere aggiunto, come ho già detto, altri commensali). Così la poverina, disfatta ed in totale panico perchè non c'era più cibo, si è dimenticata di servire uno dei due dolci.
Alle 19,00 il proprietario se ne è andato, io ero ancora attaccata al fuoco a cucinare la marmellata e la donna vietnamita era già in cucina a preparare il pranzo per altre 30 persone per domani.
Dopo circa 20 minuti il proprietario l'ha chiamata al telefono dicendole che se faceva un altro errore così, non le avrebbe pagato gli ultimi due mesi di lavoro. Lei ha iniziato a rispondergli che giornate così sono insostenibili e che lui se ne fregava del personale lavorativo. Risposta di lui...alla persona di fiducia che lavora 16 ore al giorno..: “puttana”.
Lei è andata fuori di testa e gli ha comunicato con un messaggio vocale che domani sarà il suo ultimo giorno di lavoro qui e che torna in Vietnam.
Non tengo certo le parti di Hezbollah, ma gentaglia capitalista/colonialista/schiavista così, meriterebbe che Hezbollah (che oltretutto sta nella vallata qui a fianco) venisse qui a tagliargli la testa e a consegnare la pseudo fattoria a questi lavoratori.
Non so se io e G. abbiamo portato involontariamente aria di rivoluzione o se semplicemente siamo arrivate quando il gruppo era già pieno di ingiustizie ed è esploso. Non so nemmeno dove cazzo andremo io e G. domani e la situazione non è certo delle meglio. Ma, sono certa, di preferir vivere una rivoluzione che dover accettare ingiustizie senza saper come cambiarle, solo per avere un letto ed un pasto. Anche se sono su una montagna in Libano.

Seguiranno aggiornamenti sulla rivoluzione di Mohammed, Bassel, Uan e Mabel.

domenica 1 ottobre 2017

.....NO....

Buongiorno Palestina e resto del mondo occupato dal mostro sionista israeliano. In questi giorni, per puro caso perchè a Beirut giriamo sempre a piedi, sono incappata in due zone di povertà estrema. Il primo motivo per il quale sono venuta qui era andare nei campo profughi e documentare come faccio sempre. Ho decisamente cambiato idea e spiego perchè..
Cosa vado a fare nei campi profughi del Libano? A vedere come stanno? Io lo so già come stanno, di merda. Stanno come i profughi in Palestina e in Giordania.Forse un pò peggio o forse un pò meglio. Ma, davvero, per fare qualcosa, devo andare lì stile "white colonialism", puntargli la telecamera, invadere le loro vite, la loro dignità e filmarli? So già che stanno di merda, se voglio fare qualcosa non serve intromettermi con la violenza della telecamera nelle loro vite.
Lotto tutti i giorni per la libertà di tutti, ho sacrificato la vita per questo. Il mio pensiero non cambia, ma non è necessario stuprare gli occhi di un bambino con lo zoom. Quindi, di seguito un breve messaggio:
"dear brothers and siters in the refugee camp in Lebanoon and in the world, I will not come to visit you, because I know you have a shit life, without rights, without freedom, without water. It's not necesary that i come to visit you and put my camera in yours faces and in yours life and kidnapping yours dignity. I fight evry day for the freedom of evryone, the yours too. I will continue to fight and what I will do, doesn't depends if I visit you or not with a videocamera. I know what there's in your children's eye, without a zoom. I think, maybe, it could be good make a movie about the "white colonialism"... I feel confortable shot by a videocamera to the "white people". 
All my respect.".