venerdì 31 luglio 2015

ALI, BRUCIATO VIVO







E’ il 31 luglio, venerdì. I nostri notiziari servi dei sionisti passano la notizia che in Palestina, a Nablus, coloni israeliani “estremisti” hanno ucciso un bambino palestinese. Pochi minuti dopo, quando vedo la reale notizia tramite facebook, l’orrore (che già era grande) diventa di misura non immaginabile alla mente umana.
I coloni israeliani, dell’insediamento illegale di Yahya, hanno attaccato due case palestinesi nel villaggio di Duma con le molotov e altro materiale per la combustione. All’interno delle due case ci sono le due rispettive famiglie, entrambi della famiglia Dawabesh.
Conosco quella famiglia perchè conosco Wael Dawabesh, lo psicologo che segue i palestinesi (soprattutto i bambini) vittime di traumi. https://www.youtube.com/watch?v=AhSK3DR9N-s
La prima casa attaccata brucia, brucia il padre del bambino, Saad Dawabesh, brucia la madre, Reham e il fratellino di 4 anni Ahmed. Riportano tutti ustioni di terzo grado. Brucia il piccolo Ali Saad Dawabesh, un anno e mezzo. Brucia vivo........
Sulla casa due scritte con le quali i coloni israeliani si sono firmati “Yahya vendetta” e “rappresaglia”.

Questa mattina ero piena di messaggi e quasi tutti dicevano quello che ho pensato anch’io... “dejavù al piccolo Mohammed bruciato vivo dai coloni un anno fa”.
Così come per il piccolo Mohammed la stampa divulga la notizia usando il termine di “coloni estremisti”. Mi spiace, io devo scrivere la verità: sono coloni israeliani, che vivono, pregano, dormono e cagano con il fucile in mano e non è reato se sparano ai palestinesi.

Buio dentro di me in questo momento, che sono qui e non posso nemmeno abbracciare le vittime.



mercoledì 8 luglio 2015

TUTTI FUORI DAI COGLIONI




Era meglio morire in Palestina, sarebbe stato meglio, davvero. Ma, hanno scelto la via della tortura per farmi pagare tutto. 
Non sono più in Palestina e non posso più pubblicare notizie e storie da lì, ma non è tutto qui... 
La mia prima notte a Roma l’abbiamo passata con la polizia fuori dall’hotel.. “temiamo attentati da parte di una certa aerea nei confronti di Samatha”. Bentornata in Italia...
La seconda notte, un’intrusione nel giardino di casa, ma eravamo ubriache e non l’abbiamo inseguito. La terza notte qualcuno ha tentato di entrarci nei computer, e ci è riuscito.
Da allora passiamo le giornate a “buttar fuori” dai nostri computer utenti che ci entrano con il nominativo “noname”, zona provenienza Tel Aviv e Milano.
Ma, credetemi, questa è la meno.... e mi sembra palese che vogliano controllarmi, non è niente di nuovo.
La novità è questa: hanno deciso di non lasciarmi muovere qui, in Italia.  Non mi ricordo nemmeno più quante città hanno rinunciato a proiettare “israele, IL CANCRO”. Ieri con una telefonata ad una settimana dall’evento, è stata annullata la proiezione a Firenze, dopo due mesi di prove tecniche ed organizzazione, ora stiamo cercando una sala di ripego, ma ci spero poco. Altri luoghi in altre città, latitano nelle risposte. La stampa? E’ scomparsa... Altri che avevano iniziato a supportarmi, scomparsi.
Guardate, non mi interessa se i diretti interessati sono gli israeliani, i servizi segreti, l’anp, le ong o i finti pro-pal. Tanto per me stanno tutti dalla stessa parte perchè divido il mondo semplicemente in due parti: gli oppressi e gli oppressori. Io sto SEMPRE con gli oppressi e loro sono dall’altra parte.
Quindi, l’intento è di farmi esistere solo nel virtuale, di non farmi “muovere” e di controllarmi attraverso il web? Ok, allora .......

Chi vuole ascoltare tutto ciò che non ho mai scritto e continuare ad avere racconti ed info sulla Palestina, organizzi conferenze e/o proiezione del film, ci sarò. Io su facebook e nel web non posto più nemmeno una virgola. Sparisco, così mi muovo in silenzio.
Lascio le due pagine facebook e il mio sito aperti per il materiale pubblicato in precedenza. Se avete qualcosa da pubblicare, potete pubblicarlo direttamente sulle mie due pagine.

Per un bel pò, israeliani, servizi segreti, anp, ong, finti pro-pal:

TUTTI FUORI DAI COGLIONI

Saluti a tutti, un giorno, tornerò.

LA STORIELLA DELLA OLIVE, LA PALESTINA


Tutte le violenze alle quali assisti o subisci in Palestina sono piccoli traumi, piccole bombe nel cervello. E’ incredibile come la mente umana, davanti ad un trauma, cancelli momentaneamente particolari per farli riaffiorare in un secondo o terzo tempo.
Qualche giorno fa mi sono ricordata di un particolare al momento del mio rapimento. Giuro, a quel ricordo c’ho pianto tutto il giorno.

Quando i soldati israeliani attaccarono il taxi, fummo fermati davanti ad un campo di ulivi. Dopo ore lì fermi, sotto al sole, il mio sguardo andò verso l’ulivo che avevo davanti. Sono scesa dal taxi e sono andata verso quell’ulivo, ero circa a due metri da esso. Ho raccolto due olive, erano piccole, le ho guardate e ho pensato che non sarei stata lì per la stagione delle olive e che quelle sarebbero state le ultime olive palestinesi che toccavo. Le ho annusate, le ho passate vicino alla guancia e poi me le sono messe in tasca con un sorriso. Era l’ultima cosa che portavo con me, della Palestina. Un soldato mi vide, si avvicinò all’ulivo, strappo una manciata di olive e le buttò in mezzo alla strada dove passavano le auto. Aveva un sorriso strafottente e con quel gesto rimarcò tutto: “io faccio il cazzo che voglio, prendo ciò che voglio, sarò qui, io sono il potere”.
Venni poi trasferita all’insediamento illegale di Ariel e poi alla prigione di Ben Gurion; avevo sempre le olive in tasca ed ogni tanto ci infilavo la mano e le toccavo.
Quando arrivai, dopo giorni, alla prigione di Givon, mi fecero l’ispezione corporale e mi fecero svuotare le tasche. Tirai fuori le due olive, e le guardai in quell’istante con un sorriso. La donna mi fece riporre il contenuto delle tasche sul tavolo. Lei prese le due olive e le gettò nella spazzatura. Le urlai “no, perchè?” e lei rispose “stai zitta”.
Ecco, me le hanno tolte, mi hanno tolto la Palestina.
L’ulivo, simbolo della Pace, che in Palestina è diventato oggetto da distruggere per gli israeliani; e testimone, altresì, di tutte le violenze sui palestinesi. Fra gli ulivi rapiscono persone, le feriscono, le uccidono.
Chi ha visto il mio secondo film, si ricorderà certamente delle parole dell'Aja Mafhuda, sugli ulivi ......
Ecco, io non ci sarò a settembre/ottobre per la stagione delle olive in Palestina; ma voi potete esserci. I palestinesi mi hanno detto che pianteranno un ulivo con il nio nome, ma sinceramente preferirei per me e per la Palestina che lì arrivassero tanti italiani e che almeno uno mi portasse in Italia due olive. 
Con questo mio, vi lascio le coordinate del Solidarity Movement fo Free Palestine. 
Contattateli e avrete tutte le info per fare la raccolta delle olive quest’anno. Sarà una bellissima esperienza e vi porterete nel cuore per tutta la vita la bellezza della Palestina.
Andateci con lo spirito che passa da questo video: 

israele, IL CANCRO





Quest’uomo si chiama Owaida ed è un ex prigioniero politico. Ha trascorso quasi 20 anni nelle prigoni israeliane, tutte in isolamento.
Soffre, di conseguenza, di una grave malattia mentale. Quand’è uscito ha chiesto dov’era sua madre, è convinto di essere rimasto in prigione per 40 giorni.
Non riconosce suo figlio e continua a vivere come se fosse in isolamento. Passa le giornate nascondendosi il viso tra le mani.
Vedete, che cos’è la tortura israeliana nelle prigioni? Certo, è difficile da vedere e fanno sicuramente più clamore le immagini del sangue. Infatti israele è furbo, è raffinato nella tortura..... Niente sangue, niente segni sulla pelle, niente ossa rotte..... A quest’uomo e alla sua famiglia rimane di vivere una vita in queste condizioni.

martedì 7 luglio 2015

IL SOGNO INFRANTO....





Questo è l’aggiornamento amaro... Ricorderete Nidal, il fotografo al quale hanno sparato assieme a me ad Howwara checkpoint, rimasto ferito da rubber bullet in un occhio.
Da quel giorno Nidal ha iniziato una lunga attesa di guarigione; israele gli negò il permesso per andare a Gerusalemme per farsi curare e la sua agenzia di stampa non è stata di gran supporto...
Ieri ho appreso che Nidal sta meglio, ma ha perso il 60% della vista nell’occhio sinistro. Conseguenza: non riesce più a svolgere il lavoro di fotografo. Aldilà delle difficoltà economiche (ha tre figli e una moglie), io vi chiedo di supportare Nidal per il suo lavoro di immortalare la realtà palestinese. Per aver documentato la violenza degli israeliani sui palestinesi; per aver immortalato la bellezza della Palestina; per aver scritto la Storia con i suoi scatti. Nidal è le sue foto. Contattatelo direttamente, divulgate le sue foto e la sua storia. Non vinceremo, perchè Nidal è già stato ferito, ma non possiamo lasciarli vincere, le foto di Nidal devono girare in tutto il mondo.

IL SOGNO DELL’AMBULANZA...




Tutto è iniziato come un sogno, perchè in Palestina sognare aiuta a restare vivi. Avere un’ambulanza al villaggio di Ofer (Betunya) per gli shebab che vengono feriti quasi tutti i giorni dai soldati israeliani. La raccolta delle donazioni, durante le proiezioni di “israle, il cancro”,  ha portato ad avere qualche centinaia di shekel. Molto, troppo, lontani dal costo dell’ambulanza. Lo sapevamo fin dall’inizio, ed è per questo che lo chiamavamo “sogno”.
Ok, però, va bene sognare..ma anche quelle centinaia di shekel sono state donate e, cosa ben più importante, gli shebab hanno bisogno realmente.
Ed è con questo articolo che do notizia della “svolta”, positiva.
Tre giovani shebab hanno fondato un’associazione, uno dei tre è proprietario di un’ambulanza. Ahmad, Fadi e Muhammad hanno così dato inzio alla realizzazione del sogno. Con la “Palestinian Paramedics Association”, l’ambulanza sarà fissa ad Ofer tutte le volte che ci sono gli scontri. Non è tutto qui. “L’associazione ha come scopo di prendersi cura degli shebab, ma anche di operare nel sociale per il villaggio, con il principio di insegnare agli shebab come intervenire sui feriti”, così mi ha dichiarato Ahmad.
L’associazione è in via di riconoscimento dall’Autorità Nazionale Palestinese (ci vorranno mesi) e sono certa che appena sarà ufficiale ci sarà un sito ed un conto corrente sul quale versare le donazioni. Al momento, i 3 fondatori, ricevono le donazioni che stiamo raccogliendo senza il rischio che vengano “trattenute” da terzi...
Continuerò a supportarli, per tutte le spese che hanno (medicine, materiale per medicazioni, benzina, etc.etc.) durante le serate di presentazione del film. Poi, come già scritto, il progetto camminerà da solo.
Ahmad doveva essere in Italia per il ciclo di conferenze, così come Sari, ma, ricorderete, gli furono negati i visti dal Consolato italiano in Gerusalemme con la motivazione “non si capisce la necessità della loro presenza”. 
I palestinesi non si fermano mai, Ahmad non si è fermato. Non è da supportare uno spirito così?

Yalla Shebab!

domenica 5 luglio 2015

RISPOSTA ALL'AMBASCIATA ITALIANA A TEL AVIV





Egregio Console italiano in Tel Aviv,
La ringrazio per aver risposto tempestivamente alla mia lettera. Trovo curioso che parli di “scelta di accettare il rimpatrio”, non mi sembra di aver MAI accettato il rimpatrio; ovvio che davanti alle minacce degli israeliani di mettermi in una gabbia di 2 mt per 1 mt senza finestre, ho interrotto lo sciopero della fame ed altresì, davanti alla minaccia di trattenere la mia telecamera e di rimettermi in quella gabbia, io mi sia alzata da terra e sia salita sull’autobus per uscire dalla prigione. Rimane la prova, inconfutabile, della mia non volontà, nel fatto che non ho mai firmato i documenti sottopostomi, compresa la dichiarazione di essere nello “stato d’israele” illegalmente e che non sarei più tornata.
Se, però, il Consolato italilano voleva come dichiarazione di volontà la mia Resistenza fino  a farmi sparare; posso sempre rimediare in futuro. “Ma fisc muschela”.
Per quanto riguarda, invece, i miei dati personali da Lei richiesti sulle violenze che ho subito: il mio nome e cognome e numero di passaporto sono sempre i medesimi del momento del sequestro al quale anche Lei ha partecipato in mia assistenza, come ricorda nella sua risposta. Ha la mia autorizzazione, ma credo che davanti ad un crimine scatti automaticamente un’indagine, ache senza autorizzazione della vittima.

Ora, però, vorrei porre l’attenzione sul nocciolo della mia lettera e cioè sul nocciolo del mio rapimento (che è soprattutto una situazione di molti e non mia personale).
Vorrei ricordarLe, Egregio Console, che l’ingresso in Palestina è sancito dalle Nazioni Unite in numerose risoluzioni, in particolare nelle risoluzioni n. 242 e n. 338. Le due risoluzioni furono, sì, definite incomplete dall’OLP (non facevano accenno al rientro dei rifugiati), ma, in queste due risoluzioni si definisce che cos’è (ciò che è rimasto per mani sioniste almeno sulla carta) lo “Stato di Palestina”, con confini dalla Giordania e fino alla Green Line (oramai inesistente perchè oltrepassata dal muro dell’apartheid anche per 23 km) più striscia di Gaza.
Da ciò che le ho scritto nelle parentesi, si capisce che sono consapevole della realtà e che israele fa quello che vuole. In fondo, ha anche ucciso internazionali inermi senza MAI pagare davanti alla Giustizia. Ma, Egregio Console, Lei rappresenta la “legalità” e sta portando avanti un dialogo in base alla “legalità”; ecco perchè io uso la parola “rapimento” visto che ero in Palestina quando sono stata presa con l’uso delle armi e trattenuta da israele contestandomi la mancanza del visto israeliano, nonostante io fossi in Palestina.
Si renderà, pertanto, conto da solo che c’è una netta incongruenza su questa linea: è legale o non lo è? Se è legale quello che ha fatto israele, allora le risoluzioni ONU sono illegali.
Il consolato italiano riconosce la legalità d’israele e non quella delle Nazioni Unite?

Detto tutto questo, Console, ribadisco il mio diritto di tornare in Palestina (non in israele), giurando che non metterò MAI piede a Tel Aviv (non ci tengo sinceramente), così com’è diritto di tutti coloro che siano benvenuti in Palestina.
Lei sa benissimo, che quello del quale stiamo parlando è per me, tutta Palestina, ma dovendo spaccare il capello in quattro e dovendo rifarmi a leggi internazionali Le ho scritto citandogliele. Non credo, Console, che io debba arrivare nei pressi armata di paletta e secchiello per scavarmi un tunnel.... siamo Umani! (Comunque lo farei).

Concludendo, ho notato che la firma è “Ambasciata italiana in israele”, e la Palestina? L’ambasciata ignora, anche in questo caso, le Nazioni Unite? O forse devo andare all’EXPO a Milano per trovare l’ambasciata italiana in Palestina?

Attendendo Sua gentile risposta, le riporto di seguito alcune risoluzioni ONU ignorate da israele.
Saluti,
Samantha Comizzoli








1) RISOLUZIONE N. 93 (18 MAGGIO 1951)
Il CS decide che ai civili arabi che sono stati trasferiti dalla zona smilitarizzata dal governo di Israele deve essere consentito di tornare immediatamente nelle loro case e che la Mixed Armistice Commission deve supervisionare il loro ritorno e la loro reintegrazione nellemodalita' decise dalla Commissione stessa.
2) RISOLUZIONE N. 101 (24 NOVEMBRE 1953)
Il CS ritiene che l'azione delle forze armate israeliane a Qibya del 14-15 ottobre 1953 e tutte le azioni simili costituiscano una violazione del cessate-il-fuoco (risoluzione 54 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU); esprime la più forte censura per questa azione, che può pregiudicare le possibilità di soluzione pacifica; chiama Israele a prendere misure effettive per prevenire tali azioni.
3) RISOLUZIONE N. 106 (29 MARZO 1955)
Il CS osserva che un attacco premeditato e pianificato ordinato dalle autorità israeliane e' stato commesso dalle forze armate israeliane contro le forze armate egiziane nella Striscia di Gaza il 28 febbraio 1955 e condanna questo attacco come una violazione del cessate-il-fuoco disposto dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU.
4) RISOLUZIONE N. 111 (19 GENNAIO 1956)
Il CS ricorda al governo israeliano che il Consiglio ha già condannato le azioni militari che hanno rotto i Trattati dell'Armistizio Generale e ha chiamato Israele a prendere misure effettive per prevenire simili azioni; condanna l'attacco dell'11 dicembre 1955 sul territorio siriano come una flagrante violazione dei provvedimenti di cessate-il-fuoco della risoluzione 54 (1948) e degli obblighi di Israele rispetto alla Carta delle Nazioni Unite; esprime grave preoccupazione per il venire meno ai propri obblighi da parte del governo israeliano.
5) RISOLUZIONE N. 127 (22 GENNAIO 1958)
Il CS raccomanda ad Israele di sospendere la "zona di nessuno" a Gerusalemme
6) RISOLUZIONE N. 162 (11 APRILE 1961)
Il CS chiede urgentemente ad Israele di rispettare le decisioni delle Nazioni Unite.
7) RISOLUZIONE N. 171 (9 APRILE 1962)
Il CS riscontra le flagranti violazioni operate da Israele nel suo attacco alla Siria.
8) RISOLUZIONE N. 228 (25 NOVEMBRE 1966)
Il CS censura Israele per il suo attacco a Samu, in Cisgiordania, sotto il controllo giordano.
9) RISOLUZIONE N. 237 (14 GIUGNO 1967)
Il CS chiede urgentemente a Israele di consentire il ritorno dei nuovi profughi palestinesi del 1967.
10) RISOLUZIONE N. 248 (24 MARZO 1968)
Il CS condanna Israele per il suo attacco massiccio contro Karameh, in Giordania.
11) RISOLUZIONE N. 250 (27 APRILE 1968)
Il CS ingiunge a Israele di astenersi dal tenere una parata militare a Gerusalemme.
12) RISOLUZIONE N. 251 (2 MAGGIO 1968)
Il CS deplora profondamente la parata militare israeliana a Gerusalemme, in spregio alla risoluzione 250.
13) RISOLUZIONE N. 252 (21 MAGGIO 1968)
Il CS dichiara non valido l'atto di Israele di unificazione di Gerusalemme come capitale ebraica.
14) RISOLUZIONE N. 256 (16 AGOSTO 1968)
Il CS condanna gli attacchi israeliani contro la Giordania come flagranti violazioni.
15) RISOLUZIONE N. 259 (27 SETTEMBRE 1968)
Il CS deplora il rifiuto israeliano di accettare una missione dell'ONU che verifichi lo stato di occupazione.
16) RISOLUZIONE N. 262 (31 DICEMBRE 1968)
Il CS condanna Israele per l'attacco all'aeroporto di Beirut.
17) RISOLUZIONE N. 265 (1 APRILE 1969)
Il CS condanna Israele per gli attacchi aerei su Salt in Giordania.
18) RISOLUZIONE N. 267 (3 LUGLIO 1969)
Il CS censura Israele per gli atti amministrativi tesi a cambiare lo status di Gerusalemme.
19) RISOLUZIONE N. 270 (26 AGOSTO 1969)
Il CS condanna Israele per gli attacchi aerei sui villaggi del Sud del Libano.
20) RISOLUZIONE N. 271 (15 SETTEMBRE 1969)
Il CS condanna Israele per non aver obbedito alle risoluzioni dell'ONU su Gerusalemme.
21) RISOLUZIONE N. 279 (12 MAGGIO 1969)
Il CS chiede il ritiro delle forze israeliane dal Libano.
22) RISOLUZIONE N. 280 (19 MAGGIO 1969)
Il CS condanna gli attacchi israeliani contro il Libano.
23) RISOLUZIONE N. 285 (5 SETTEMBRE 1970)
Il Cs chiede l'immediato ritiro israeliano dal Libano.
24) RISOLUZIONE N. 298 (25 SETTEMBRE 1971)
Il CS deplora che Israele abbia cambiato lo status di Gerusalemme.
25) RISOLUZIONE N. 313 (28 FEBBRAIO 1972)
Il CS chiede che Israele ponga fine agli attacchi contro il Libano.
26) RISOLUZIONE N. 316 (26 GIUGNO 1972)
Il CS condanna Israele per i ripetuti attacchi sul Libano.
27) RISOLUZIONE N. 317 (21 LUGLIO 1972)
Il CS deplora il rifiuto di Israele di rilasciare gli Arabi rapiti in Libano
28) RISOLUZIONE N. 332 (21 APRILE 1973)
Il CS condanna i ripetuti attacchi israeliani contro il Libano.
29) RISOLUZIONE N. 337 (15 AGOSTO 1973)
Il CS condanna Israele per aver violato la sovranità del Libano.
30) RISOLUZIONE N. 347 (24 APRILE 1974)
Il CS condanna gli attacchi israeliani sul Libano.
31) RISOLUZIONE N. 425 (19 MARZO 1978)
Il CS ingiunge a Israele di ritirare le sue forze dal Libano.
32) RISOLUZIONE N. 427 (3 MAGGIO 1979)
Il CS chiama Israele al completo ritiro delle proprie forze dal Libano.
33) RISOLUZIONE N. 444 (19 GENNAIO 1979)
Il CS deplora la mancanza di cooperazione di Israele con il contingente di peacekeeping dell'ONU.
34) RISOLUZIONE N. 446 (22 MARZO 1979)
Il CS determina che gli insediamenti israeliani sono un grave ostacolo alla pace e chiama Israele al rispetto della Quarta Convenzione di Ginevra.
35) RISOLUZIONE N. 450 (14 GIUGNO 1979)
Il CS ingiunge a Israele di porre fine agli attacchi contro il Libano.
36) RISOLUZIONE N. 452 (20 LUGLIO 1979)
Il CS ingiunge a Israele di smettere di costruire insediamenti nei territori occupati.
37) RISOLUZIONE N. 465 (1 MARZO 1980)
Il CS deplora gli insediamenti israeliani e chiede a tutti gli stati membri di non sostenere il programma di insediamenti di Israele.
38) RISOLUZIONE N. 467 (24 APRILE 1980)
Il CS deplora con forza l'intervento militare israeliano in Libano.
39) RISOLUZIONE N. 468 (8 MAGGIO 1980)
Il CS ingiunge a Israele di annullare le espulsioni illegali di due sindaci e un giudice palestinesi, e di facilitare il loro ritorno.
40) RISOLUZIONE N. 469 (20 MAGGIO 1980)
Il CS deplora con forza la non osservanza da parte di Israele dell'ordine di non deportare Palestinesi.
41) RISOLUZIONE N. 471 (5 GIUGNO 1980)
Il CS esprime grave preoccupazione per il non rispetto da parte di Israele della Quarta Convenzione di Ginevra.
42) RISOLUZIONE N. 476 (30 GIUGNO 1980)
Il CS ribadisce che le rivendicazioni israeliane su Gerusalemme sono nulle.
43) RISOLUZIONE N. 478 (20 AGOSTO 1980)
Il CS censura con la massima forza Israele per le rivendicazioni su Gerusalemme contenute nella sua "Legge Fondamentale".
44) RISOLUZIONE N. 484 (19 DICEMBRE 1980)
Il CS formula l'imperativo che Israele riammetta i due sindaci palestinesi deportati.
45) RISOLUZIONE N. 487 (19 GIUGNO 1981)
Il CS condanna con forza Israele per l'attacco alle strutture nucleari dell Iraq.
46) RISOLUZIONE N. 497 (17 DICEMBRE 1981)
Il CS dichiara nulla l'annessione israeliana delle Alture del Golan e chiede ad Israele di annullare immediatamente la propria decisione.
47) RISOLUZIONE N. 498 (18 DICEMBRE 1981)
Il CS ingiunge a Israele di ritirarsi dal Libano.
48) RISOLUZIONE N. 501 (25 FEBBRAIO 1982)
Il CS ingiunge a Israele di interrompere gli attacchi contro il Libano e di ritirare le sue truppe.
49) RISOLUZIONE N. 509 (6 GIUGNO 1982)
Il CS chiede che Israele ritiri immediatamente e incondizionatamente le sue forze dal Libano.
50) RISOLUZIONE N. 515 (19 GIUGNO 1982)
Il CS chiede che Israele tolga l'assedio a Beirut e consenta l'entrata di rifornimenti alimentari.
51) RISOLUZIONE N. 517 (4 AGOSTO 1982)
Il CS censura Israele per non aver ubbidito alle risoluzioni dell'ONU e chiede ad Israele di ritirare le sue forze dal Libano.
52) RISOLUZIONE N. 518 (12 AGOSTO 1982)
Il CS chiede ad Israele piena cooperazione con le forze dell'ONU in Libano.
53) RISOLUZIONE N. 520 (17 SETTEMBRE 1982)
Il CS condanna l'attacco israeliano a Beirut Ovest.
54) RISOLUZIONE N. 573 (4 OTTOBRE 19859 Il Cs condanna vigorosamente Israele per i bombardamenti su Tunisi durante l attacco al quartier generale dell'OLP.
55) RISOLUZIONE N. 587 (23 SETTEMBRE 1986)
Il CS ricorda le precedenti richieste affinché Israele ritirasse le sue forze dal Libano e chiede con urgenza a tutte le parti di ritirarsi.
56) RISOLUZIONE N. 592 (8 DICEMBRE 1986)
Il CS deplora con forza l'uccisione di studenti palestinesi dell'Università' di Birzeit ad opera delle truppe israeliane.
57) RISOLUZIONE N. 605 (22 DICEMBRE 1987)
Il CS deplora con forza le politiche e le pratiche israeliane che negano i diritti umani dei Palestinesi.
58) RISOLUZIONE N. 607 (5 GENNAIO 1988)
Il CS ingiunge a Israele di non deportare i Palestinesi e gli chiede con forza di rispettare la Quarta Convenzione di Ginevra.
59) RISOLUZIONE N. 608 (14 GENNAIO 1988)
Il CS si rammarica profondamente che Israele abbia sfidato l'ONU e deportato civili palestinesi.
60) RISOLUZIONE N. 636 (14 GIUGNO 1989)
Il CS si rammarica profondamente della deportazione di civili palestinesi da parte di Israele.
61) RISOLUZIONE N. 641 (30 AGOSTO 1989)
Il CS deplora che Israele continui nelle deportazioni di Palestinesi.
62) RISOLUZIONE N. 672 (12 OTTOBRE 1990)
Il CS condanna Israele per violenza contro i Palestinesi a Haram al-Sharif/Tempio della Montagna.
63) RISOLUZIONE N. 673 (24 OTTOBRE 1990)
Il CS deplora il rifiuto israeliano di cooperare con l'Onu.
64) RISOLUZIONE N. 681 (20 DICEMBRE 1990)
Il CS deplora che Israele abbia ripreso le deportazioni di Palestinesi.
65) RISOLUZIONE N. 694 (24 MAGGIO 1991)
Il CS deplora la deportazione di Palestinesi ad opera di Israele e ingiunge ad Israele di assicurare loro un sicuro e immediato ritorno.
66) RISOLUZIONE N. 726 (6 GENNAIO 1992)
Il CS condanna con forza la deportazione di Palestinesi ad opera di Israele.
67) RISOLUZIONE N. 799 (18 DICEMBRE 1992)
Il CS condanna con forza la deportazione di 413 Palestinesi da parte di Israele e chiede il loro immediato ritorno.
68) RISOLUZIONE N. 904 (18 MARZO 1994)
Il CS: sconcertato dallo spaventoso massacro commesso contro fedeli palestinesi nella Moschea Ibrahim di Hebron il 25 febbraio 1994, durante il Ramadan; gravemente preoccupato dai conseguenti incidenti nei territori palestinesi occupati come risultato del massacro, che evidenzia la necessità di assicurare protezione e sicurezza al popolo palestinese; prendendo atto della condanna di questo massacro da parte della comunità internazionale; riaffermando le importanti risoluzioni sulla applicabilità della Quarta Convenzione di Ginevra ai territori occupati da Israele nel giugno 1967, compresa Gerusalemme, e le conseguenti responsabilità israeliane. Condanna con forza il massacro di Hebron e le sue conseguenze, che hanno causato la morte di oltre 50 civili palestinesi e il ferimento di altre centinaia e ingiunge ad Israele, la potenza occupante, di applicare misure che prevengano atti illegali di violenza da parte di coloni israeliani, come tra gli altri la confisca delle armi.
69) RISOLUZIONE N. 1402 (30 MARZO 2002)
Il CS alle truppe israeliane di ritirarsi dalle città palestinesi, compresa Ramallah.
70) RISOLUZIONE N. 1403 (4 APRILE 2002)
Il CS chiede che la risoluzione 1402 (2002) sia applicata senza ulteriori ritardi.
72) RISOLUZIONE N. 1405 (19 APRILE 2002)
Il CS chiede che siano tolte le restrizioni imposte, soprattutto a Jenin, alle operazioni delle organizzazioni umanitarie, compreso il Comitato Internazionale della Croce Rossa e l'Agenzia dell'ONU per l'Assistenza e il Lavoro per i Profughi Palestinesi in Medio Oriente (Unrwa).
73) RISOLUZIONE N. 1435 (24 SETTEMBRE 2002)
Il CS chiede che Israele ponga immediatamente fine alle misure prese nella città di Ramallah e nei dintorni, che comprendono la distruzione delle infrastrutture civili e di sicurezza palestinesi; chiede anche il rapido ritiro delle forze di occupazione israeliane dalle città palestinesi e il loro ritorno alle posizioni tenute prima di settembre 2000.

CHI E' IL DIAVOLO?

mercoledì 1 luglio 2015

PROGETTO ISRAELE




Prima di partire per la Palestina mi ero fatta una moltitudine di domande sui “perchè”....
  • Perchè israele vuole una pietraia come la terra di Palestina?
  • Perchè israele se vuole la Palestina non manda semplicemente via tutto il popolo palestinese?
  • Perchè il mondo non ferma israele?
  • Perchè il muro?
  • Perchè nonostante tutta la solidarietà internazionale e la Resistenza dei palestinesi, dopo 70 anni, la situazione continua a peggiorare?

Vivere lì, con gli stessi mezzi dei palestinesi e con la stessa merda quotidiana, ed aver provato sulla mia pelle la deportazione mi ha fatto chiudere il cerchio alle risposte, che già avevo/avevamo capito sul posto, ma che erano difficili da accettare.
Per onestà, scrivo questa mia conclusione, senza aver pretese che venga condivisa, ma solo per mia onestà verso un Popolo vittima del Genocidio.
Storicamente i sionisti non pretendevano proprio quella terra, avevano altre opzioni cancellate, poi, dagli inglesi. Decisero di costruire il “progetto israele” in Palestina.
Tutt balle, ovviamente, che quella terra è per loro per ragioni religiose; oltretutto i sionisti non sono religiosi e sono la più gradne presa per il culo alle vittime dell’olocausto.

Quando costruirono il muro dissero nel sito ufficiale della difesa che il muro era per difendersi dai “terroristi palestinesi”. Questa motivazione, però, la scrissero solo in una versione del sito, quella in lingua inglese. La versione in ebraico non riportava questa motivazione ed una giornalista ebrea se ne accorse facendo questa riflessione:
“com’è possibile che venga costruito per difendersi dai palestinesi, creando l’apartheid, e pertanto con l’intento di non farli venire da questa parte, se, invece, da questa parte i palestinesi ci sono (palestinesi nelle terre del ’48)?”.
Altresì, stride il fatto che israele non voglia deportare tutto il popolo palesinese, infatti la maggior parte dei palestinesi non può uscire dalla Palestina.
La verità ti stende, ti rende inerme, ti toglie le forze. L’ho visto molte volte nei palestinesi. Conoscere la verità ti manda in depressione, non sai più dove metterti e cosa fare; perchè hai perso la speranza. La speranza, negli anni, è stata riversata in Allah....
So già che in molti mi daranno della pazza, ma non mi frega, mi interessa di più che sia scritto:
“perchè israele è un progetto, una grande base militare e la Palestina è un LABORATORIO. Questo laboratorio serve a tutti gli altri Paesi per i risultati degli esperimenti che vengono, poi, applicati su altri popoli. I Palestinesi sono cavie da laboratorio. Da questo laboratorio, ovviamente non si può uscire. In questo laboratorio si sperimentano la repressione, la tortura, il controllo, le armi, il limite della sofferenza. Il muro è il bordo del laboratorio e siccome per sperimentare bisogna entrarci dentro e mettere le mani sulle cavie, israele non sta aldilà del muro. Moltissimi palestinesi questo l’hanno capito. E sta proprio qui la loro forza, incredibile. Nonostante non ci sia speranza, si continuare a resistere”.
Tutto questo è disumano e, realmente, ti stende. Mi stende perchè li conosco. Conosco i bambini, conosco i ragazzini, conosco gli shebab, conosco le donne. Sono persone, miei amici, che soffrono e soffriranno per tutta la vita, tutti i giorni. Credetemi, mi uccide. “siamo nati qui e moriremo qui”, sapete quante volte l’ho sentito dire da persone che amo?

E qui, allora, si pone la domanda sulla solidarietà e sulla Resistenza: è stata sbagliata per 70 anni? E cosa possiamo fare?
E’ vero, in parecchi solidali stanno girando un film che non ha nulla a che vedere con la verità, e anche questo i palestinesi lo sanno.
Un palestinese un giorno mi ha detto “in Palestina ci lavora tutto il mondo”. Ecco, appunto....
Ma, ripeto, sta proprio qui la loro forza: resistere ugualmente e continuare a resistere e a supportare la Resistenza.
Io, non sono religiosa, ma se devo con una parola definire israele; è per me l’anticristo e tutti i martiri che sono stati uccisi da questo mostro, sono per me, Dio.
Onore ai palestinesi, 
onore a tutti i martiri palestinesi, 
a tutti i prigionieri,  
a tutti coloro che resistono consapevolmente.