giovedì 29 gennaio 2015

COLTIVARE LA RESISTENZA



Ci sono palestinesi che non mollano, che continuano a coltivare la Resistenza. Non scrivo mai articoli che appoggiano particolari campagne, ma questa va assolutamente supportata.
L'S.F.P. (Solidarity Movement for Freedom Palestine) lancia una campagna per riprendersi quei terreni in mano (o quasi) ad israele. L'azione è di piantare ulivi e soprattutto zaatar nei terreni vicini agli insediamenti illegali israeliani in West Bank. Il fatto di piantare gli ulivi già è noto, ma è piantare le piantine di zaatar che fa la differenza. La zaatar è un'erba che viene usata nella tradizionale cucina palestinese in mille modi. Fa parte della tradizione palestinese mettere figlie di zaatar nel tè, nel pane cotto nel forno, e in altri modi.
Coltivare zaatar è uno scatto economico per la famiglia palestinese poiché gli ulivi producono una volta l'anno (un anno la stagione è fiorente, ma l'anno dopo l'albero da poche olive). La zaatar viene raccolta, invece, 3 volte l'anno. 
Un altro aspetto è che le piantine sono poi lavorate dalle donne, in casa, facendo i sacchettini per essere venduta. Le donne in Palestina hanno difficoltà ad avere un lavoro perchè hanno molti figli, ma le piantine di zaatar non le allontano dalla famiglia, quindi hanno la possibilità di contribuire all'economia famigliare e avere un lavoro. 
Pensate... : con due euro donate una piantina di ulivo, con venti euro donate mille piantine di zaatar. E'vero, l'ulivo darà i suoi frutti dopo anni di cure e sperando di non essere tagliato dai coloni israeliani. Ma per la zaatar non è così, darà subito il raccolto a quella famiglia.
La Resistenza va coltivata anche in questo modo...
Il progetto dell'SFP vuole svilupparsi nell'area di Nablus, nei villaggi assediati dagli insediamenti illegali israeliani.
Ne ho voluto parlare per tutti coloro che mi chiedono come possono sostenere i palestinesi “donando” ad un'associazione.
Ecco, ripeto, non lo faccio mai, ma questo progetto a me pare RESISTENZA PALESTINESE. Va sostenuto.
Tutte le info sull'SFP le trovate qui: https://solidaritymovementsfp.wordpress.com/

mercoledì 28 gennaio 2015

L'INFERNO E' VUOTO, I DIAVOLI SONO TUTTI QUI


Tutte le notti in Palestina ci sono le scene dell'olocausto. 200 mila palestinesi devono passare la notte nelle gabbie dei checkpoint per andare nei territori rubati da israele e denominati “del '48”.
Abbiamo deciso di passare una notte in uno di questi checkpoint, in quello di Qalquilja. Ma inizio dal viaggio per arrivare lì. Poi capirete il perchè...
Partiamo da Nablus dopo aver aspettato il service (che è l'ultimo della giornata) per un'ora. Sono le 18,00. Arriviamo ad Azzoun e troviamo il primo mostro: i soldati nazisti israeliani sono in tutto il villaggio. Da lì dobbiamo prendere un taxi per arrivare al villaggio di Jaiuss, da un amico con il quale andremo al checkpoint, ma vista la situazione ci fermiamo per un po' da un altro amico ad Azzoun. Ci spiega che c'era stato un incidente d'auto fra coloni e palestinesi sulla strada principale, i coloni sono morti e i palestinesi sono in gravissime condizioni. Per questo motivo i soldati hanno chiuso la strada e deviato il traffico dentro al villaggio di Azzoun. “Deviato” significa che anche i coloni israeliani devono passare di lì. Così i soldati devono “proteggerli”. Loro con le armi spianate avevano paura delle pietre che tiravano gli shebab. C'è stata una tale pioggia che non hanno nemmeno capito da dove arrivavano, così i soldati hanno sparato alla cazzo (tanto per cambiare). Il tutto è finito in un'ora.
Dopo aver cenato ad Azzoun prediamo il taxi e arriviamo a Jaiuss, sono le 21,30. Dopo circa un'ora il nostro amico di Jaoiuss ci dice che sono arrivati i soldati israeliani nel villaggio, 6 jeeps. Avevamo solo un paio d'ore per dormire prima di andare al checkpoint e ovviamente con 6 jeeps che girano nel villaggio, non s'è dormito. I cani hanno abbaiato tutta la notte...
Alle 2,30 arriva il taxi per andare al checkpoint di Qalquilja, dove arriviamo 20 minuti dopo.
Fa freddo, per terra è tutto fango. I palestinesi usano i vecchi cestelli delle lavatrici per fare i fuochi e scaldarsi. Ci sono diverse bancarelle per il ristoro. Ancora non so cosa accadrà.
Il checkpoint è un labirinto di gabbie tipo percorso degli animali da macellare. Seduta per terra, in un angolo, davanti al cancello c'è una donna che aspetta.
Alle ore 03,00 due soldati aprono il cancello dei tornelli che porta alle gabbie.
Alle 03,30 il gruppo che si è intanto formato lì davanti inizia ad entrare. Nel giro di 40 minuti arrivano autobus e taxi da ogni angolo della West Bank: Nablus, Ramallah, Azzoun, etc.etc.. Il percorso esterno del checkpoint è pieno zeppo di persone e la tripla cosa si forma anche fuori in mezzo alle bancarelle. Cammina il cordone di gente, ma continuano ad arrivare, sono tantissime/i. Sono tutti pigiati l'uno all'altro, qualcuno stremato più psicologicamente che fisicamente, tenta di passare davanti a due o tre persone e partono le liti. In una situazione così è più che umano.
Appunto...”umano” è quello che continuo a ripetermi vedendo tutte quelle persone come carne al macello. Sono persone. Una voce femminile dalla torretta del checkpoint parla in ebraico e dice ogni tanto “muoversi, muoversi” oppure “state in fila”. Ecco, quella voce che ha il culo al caldo in ufficio/torretta non è umana, non lo è mai stata. Dal cordone di persone qualcuno mi grida “filma, filma...”.
Continua per ore questa mostruosità ,anche perchè una volta passate le gabbie hanno il controllo uno per uno. Devono togliersi tutto dalle tasche, controllare il permesso, mettere il dito nel rilevatore di impronte.
Fa freddo, molto freddo, sono le 05,00 e ancora c'è tutta quella gente che deve entrare, molti anziani.
Un palestinese mi dice che sono 25 anni che va a lavorare nei terreni rubati da israele, che prima questo checkpoint non c'era (è stato costruito nel 2007), ora è più difficile “andare dentro”. E' l'espressione che usa lui “andare dentro”. Se di là è il dentro, questo è il fuori? E quando siamo di là, di qua diventerà dentro? O nella mente, sarà sempre “fuori”?
Altri mi chiedono di dove sono, non posso riprenderli in video, perderebbero il permesso per entrare, ma sono contenti che siamo lì, almeno per una notte c'era qualcosa di diverso in quel posto orribile.
L'uomo del caffè insiste per farmi il caffè o il tè, ma ne ho già bevuti troppi... Così dopo mezz'ora arriva con una camomilla. Non ha voluto i soldi per tutta la notte da noi.
Gli chiediamo come vanno gli affari, vista la quantità di gente.. Ci dice...: “ io ho due figli, uno di un anno e uno di 4 anni. Arrivo qui all'una e vado via alle 9, non ho un secondo lavoro. Guadagno 100 shekel a notte, 50 mi vanno via per comperare il materiale e le spese per venire qui. Facciamo una vita miserabile, io che sto qui e loro che devono passare il checkpoint”.
In mezzo a tutto quest'inferno, quest'uomo è umano. La sua umanità ha fatto sì che si preoccupasse di farmi una camomilla, di non volere soldi.
Arriva un altro gruppo, mi dicono “veniamo dal campo rifugiati di Askar, Nablus”. C'avevano messo ore per arrivare. E ci credo...se già solo noi partendo di pomeriggio abbiam passato quello che vi ho raccontato all'inizio..
Alle 04,30 c'è stato il richiamo alla preghiera, pochissimi sono usciti dalle fila per andare a pregare. Tutti sono rimasti in fila e hanno pregato in piedi, senza spazio per muoversi.
Sono le 06,00, è l'alba. C'è ancora gente che arriva. Gli altri sono già “dentro” e fra poco inizieranno a lavorare. Finiranno alle 16,00 circa, dovranno ripassare questa inferno e poi ci vorranno ore di viaggio per essere a casa. Saranno a casa verso le 19,00, ceneranno e poi andranno a dormire. Alle 03,00 devono essere di nuovo qui al checkpoint.
Moltissimi non rientrano a casa, hanno il permesso per dormire nel '48. Ma nei territori del '48 non si possono affittare posti letto o camere ai palestinesi, è l'apartheid. Così chi costruisce case rimane a dormire nelle case in costruzione, per terra, coprendosi con quello che c'è. Per tutta la settimana.
Dopo quello che ho visto non so se sia peggio saltare il muro senza permesso o affrontare questo. Nell'inferno non c'è il peggio, brucia tutto uguale.
Forse qualche sionista commenterà che in fondo quelle gabbie stile macello non portano mica alle camere a gas... Certo, è vero, ma davanti ad essere torturati tutta la vita, nemmeno qui, so cosa sia peggio. E soprattutto: non so se sia peggio che preme con grilletto in un secondo e ti fa fuori o chi ti tiene in vita per tutta la vita torturandoti e gode di ciò.
Non lo so, per me sono tutti discorsi disumani. Ma in fondo, gli israeliani non sono esseri umani.

p.s: non sono riuscita a dire una parola di conforto o di speranza a quelle persone. Perchè credo, oramai, che non sia una questione di far conoscere la verità. Anche se la verità si sa, si fotte. Sapete il perchè? Perchè per tutti coloro che non devono passare da quel posto, e che sono privilegiati nel non passare una vita così, sapere e quindi dover fermare tutto questo significa sacrificare la propria vita di privilegiati.




domenica 18 gennaio 2015

UNA FAVOLA TENTATA IN PALESTINA



Un mese fa Dario Zamperin mi scrive: “è il mio compleanno e il mio desiderio è mandarti dei soldi per la Palestina, perchè io li spenderei in birre, invece lì potrai fare qualcosa per i bambini palestinesi”.
Una donazione non cambia la vita di bambini che vivono sotto occupazione nazista, quindi non sapevo esattamente che cosa fare... Ho chiesto ai bambini del villaggio di Assira che cosa desideravano se Babbo Natale avesse fatto loro un regalo. Tutti hanno risposto che volevano uscire dal villaggio e vedere la Palestina. Già nei workshop aveva constatato che non conoscono nulla della Palestina. Non hanno mai visto Jenin, Betlemme, Ramallah e nemmeno Nablus nonostante siano nell'area di Nablus.
Così abbiamo affittato un bus e li abbiamo portati in gita. Sveglia all'alba e tutti a Sebastya, un sito archeologico di Nablus con rovine romane. I bambini sono esplosi letteralmente dalla felicità. Non era facile avere il controllo su di loro...
Risaliamo sul bus per andare nel centro di Nablus e visitare la fabbrica del sapone. Ma, c'è sempre qualcuno che si presenta per ricordarci dove siamo.
Quando stiamo per uscire dal villaggio il bus si ferma, davanti ci sono 3 jeeps militari israeliane e due long jeeps (quelle per rapire le persone), pieno di soldati con i fucili spianati e passamontagna. Hanno chiuso la strada. I bambini iniziano ad urlare, io urlo a loro che non succederà nulla... Il bus si gira e torna indietro e imbocca una strada alternativa sterrata e piena di curve.
I bambini avevano appena mangiato..e infatti tempo 5 minuti che qualcuno urla. Mi giro..e vedo la piccola Radah che vomita a spruzzo sui maglioni delle amiche. Le passiamo un sacchetto per continuare vomitare. Il sacchetto è pieno, ma la piccola Radah lo tiene con una mano sola e il vomito scorre sul pavimento del bus....
Arriviamo finalmente a Nablus, ma vediamo il piccolo Abdullah con la testa a penzoloni fuori dal finestrino..forse il piccolo Abdullah non sta bene. Infatti ha vomitato pure lui, fuori dal finestrino e sulla fiancata del bus....
Visitiamo la fabbrica del sapone e poi portiamo i bambini in un parco giochi di Nablus, e lì sfogano tutte le energie.
E' stato bellissimo vederli felici, vederli “vedere” qualcosa di nuovo e diverso dalle pietre del loro villaggio. Abbiamo altresì costruito questa giornata non solo come “gita”, ma come workshop. I bambini sono divisi in tre gruppi che oggi hanno raccolto foto, video e appunti. Ogni gruppo scriverà un report documentato da foto e video, lavoreremo assieme a loro per insegnarli come editare un video e il resto.
E' una favola la giornata di oggi, peccato quei soldati nazisti che hanno chiuso la strada e spaventato i bambini... credetemi, non c'era nessun motivo per chiuderci la strada se non tortura psicologica.


Grazie Dario Zamperin, hai vent'anni appena compiuti, ma hai fatto una cosa grande. Grazie.

giovedì 15 gennaio 2015

IL TERRORISMO



terrorismo: L’uso di violenza illegittima, finalizzata a incutere terrore nei membri di una collettività organizzata e a destabilizzarne o restaurarne l’ordine, mediante azioni quali attentati, rapimenti, dirottamenti di aerei e simili.” fonte Treccani, non il manuale delle giovani marmotte.

Oggi sono stata in visita a Der Estya, nell'area di Salfit, da un'amico. L'ingresso del villaggio è stato chiuso 5 volte in 3 mesi dai soldati nazisti israeliani tramite cumuli di pietre e macerie. Nessun motivo apparente, ma il villaggio era così chiuso.
Der Estya è normalmente tranquillo, non ci sono manifestazioni o gruppi liberi che partono con lanci di pietre. Nulla. Certo è che davanti alla chiusura del villaggio, e dopo aver aspettato un bel po', gli shebab hanno reagito cercando di rimuovere quei cumuli fatti dai bulldozer israeliani e ovviamente i soldati sono accorsi sparando e rapendo shebab. Una ventina di shebab sono stati rapiti e sono attualmente in prigione. E così hanno sistemato un villaggio che era tranquillo...
Oggi quando sono arrivata con il service all'ingresso del villaggio c'era la jeep israeliana con i soldati appostati lì a guardare l'ingresso solo per metà liberato dai cumuli di pietre.
Durante la visita ho appreso che la notte precedente i soldati hanno “visitato” il villaggio. 20 case nelle quali sono entrati di notte, hanno fatto fotografie degli interni e degli esterni, preso i numeri di telefono e numeri delle carte d'identità dei proprietari dei telefoni. Poi se ne sono andati.
Quando mi stavo allontanando dal villaggio con il service ho incrociato la jeep che prima era ferma all'entrata. Facevano avanti ed indietro con la jeep nel centro del villaggio, aspettando che qualcuno gli tirasse una pietra...così poi se lo portavano via.
Torniamo alla definizione di “terrorismo”... entrare in casa tua di notte con i fucili, farti foto delle tue cose, della tua casa, prenderti il numero di telefono e la carta d'identità, passarti davanti di giorno con la jeep in modo provocatorio...tutto questo non crea terrore in bambini, donne ed uomini? Prendere 20 persone e detenerle (la maggior parte dei quali senza accusa) non è un rapimento di massa?
Basterebbe questa storia per capire chi è il terrorista.



LA POLIZIA PALESTINESE (sempre più forte) TOGLIE ANCHE IL PANE AI POVERI



Ogni giorno vedo, sento e vivo una montagna di merda che non posso scrivere, ma questa storia di qualche giorno fa mi hanno detto che posso pubblicarla. E quindi ve la racconto......

Nel villaggio di Assira Al Qabilja (Nablus) c'è una panetteria aperta da anni, forse da sempre. Una settimana fa l'Ucoi (polizia palestinese) ha chiuso la panetteria. La motivazione ufficiale è che una cliente ha “denunciato” il ritrovamento di escrementi di topo nel pane.......
Ok, ora vi racconto la verità.
Due settimane fa nel villaggio ci sono state le elezioni. Il PFLP ha vinto votato anche da Hamas e da parte di Al Fatah. Una settimana dopo c'è stata la chiusura della panetteria. L'ucoi c'è andato una prima volta intimando al proprietario di chiudere perchè una cliente del villaggio di Burin aveva denunciato alla polizia palestinese il ritrovamento di escrementi di topo nel pane. Il proprietario si rifiutò di chiudere e quindi l'ucoi è tornato una seconda volta con un funzionario del Ministero della Salute. Il funzionario in quel momento si è trovato in difficoltà perchè ha constatato che non c'era presenza di escrementi nel negozio (ma questo è un dettaglio veramente insignificante). Il funzionario ha altresì detto di essere stato prelevato da casa senza sapere cosa doveva fare e dove lo portavano. Ovviamente il tutto si è svolto senza divise della polizia e senza auto ufficiale. La panetteria è stata chiusa e quella famiglia si ritrova senza lavoro.
Alcuni amici/abitanti del villaggio hanno voluto guardare a fondo dei fatti. Sono andati a chiedere il report degli esami fatti sugli escrementi ritrovati nel pane. Ma non hanno potuto visionare il report perchè secondo la polizia è “top secret”. Allora sono andati nel villaggio di Burin per chiedere informazioni a quella donna che aveva fatto la denuncia. In casa c'era solo il figlio che ha detto “ma, no, la mia mamma non c'è e non so quando torna...se ne è andata da mesi, vive in Giordania....”
Ops! E come ha fatto a comperare il pane, a ritrovare escrementi di topo e fare la denuncia se è in Giordania?
Allora gli amici hanno chiesto “dov'è il tuo papà? Forse il pane l'ha comperato lui e ha usato il nome della mamma per fare la denuncia?”. Risposta del figlio: “mio padre è al lavoro, lavora nell'ucoi”.
Aldilà del fatto che la panetteria ha mandato il pane in un negozio di Burin e lo stesso è stato poi comperato da lì, quindi ipoteticamente la merda di topo può essere anche del secondo negozio....
Aldilà delle minacce telefoniche che gli abitanti di Assira hanno ricevuto dopo aver votato....

La panetteria ha votato e supportato il PFLP alle elezioni.
E' chiaro chi “mette” la merda”?




“free free Palestine”.....  

sabato 3 gennaio 2015

PER VOMITARE C'E' SEMPRE TEMPO........



Ieri, nel mezzo dei conati di vomito per questo e quell'altro che non scrivo...ho ricevuto una lettera. Mi ha scritto una ragazza, Nabila di 14 anni. Pubblico la sua lettera integralmente, con tutta la sua dolcezza, non per i complimenti che mi fa, ma perchè con poche e semplici parole ha descritto la vita di persone che in Italia ci “non vivono”. Ho scritto più volte che i diritti umani vanno difesi in ogni angolo del pianeta, soprattutto non ignorando il nostro vicino di casa per guardare a km di distanza dove è più facile tramite “un click” fare gli attivisti.
A te, Nabil, ti dico che mi dispiace perchè vivi e vivrai in un mondo che fa pena. Salva sempre la tua umanità se riesci e salva la tua identità con la lingua araba. Cercano di cancellare la tua esistenza, lo fanno anche qui ficcandoti l'ebraico giù in gola. Salvati.

A Salam alaikum sorella. Sono Nabila, ho 14 anni e sono nata Firenze, i miei genitori sono marocchini. Porto alle spalle una cultura del tutto araba. Non mi ricordo di preciso come ho fatto a trovare il tuo profilo qua su facebook, so solo che è stata la cosa più bella che possa trovare in questo social. Vorrei farti i miei complimenti, i miei più grandi e sinceri complimenti per quello che fai. Voglio farti sapere che tutta la mia famiglia ti sostiene. Ogni giorno mentre preghiamo pensiamo alla gente che come te è andata in Palestina ad aiutare i nostri fratelli. Grazie a te posso sapere quello che sta succedendo a loro in tempo reale, abitando in Italia puoi immaginare quanto i media italiani ci informano sulla vera situazione. Non ci resta altro che mettere al jazeera e seguire là. Ma io non so l'arabo, purtroppo abitando qua in questo paese non ho mai avuto l'opportunità di imparare la mia lingua. Non sono in Francia dove posso studiare l'arabo anche nella mia scuola, sono in Italia dove è già tanto se mi lasciano non fare religione. Si, potrei impararlo con mio padre che è laureato proprio in lettere arabe, ma tu puoi capire che qua il suo diploma non vale nulla, quindi fa l'operio esce alle 5 di mattina e torna alle 6 di sera ormai esausto. La tua idea è stata geniale, usare i social per divulgare le notizie. Chi non ha ormai un profilo Facebook? Tutti ce l'hanno, e utilizzarlo per qualcosa di importante e non per svago è davvero tanto. Oggi è sabato, qua gli adolescenti andranno in discoteca, al cinema, in centro o da qualche parte a fumare, ubriacarsi o fare altro. Mentre da te, sarà un altro giorno per sopravvivere. Un altro giorno nuovo dove devi aspettarti di tutto. I miei fratelli e le mie sorelle in Palestina hanno una grande forza, mentre qua pensiamoba trovare un ragazzo là si pensa a vivere, si pensa a un modo per andare a comprare le cose, per mangiare. Sono seriamente dei guerrieri. Ma io voglio ringraziare te, tu che gli aiuti"

VOMITO N.2: “SAMANTHA COMIZZOLI E' UNA SPIA DEL MOSSAD”



Non so da quanto tempo c'è questo giochino via facebook. Mi segnalano alcuni miei amici su facebook e nella vita reale che hanno ricevuto questo messaggio in arabo “ Samantha Comizzoli è una spia del mossad”.
Un messaggio è stato inviato da questo profilo https://www.facebook.com/scorrettezze.equitalia in lingua araba. Non credo sia un virus e che la persona in questione non ne sia cosciente, ma lascio il ragionevole dubbio. Ovvio che ora voglio sapere chi è.....? Se non è un virus, è il bue che da cornuto all'asino. Attendo spiegazioni da questo dubbio profilo.....

VOMITING No.2: "SAMANTHA Comizzoli IS A SPY FOR MOSSAD"

I do not know how long this game has been going on on facebook. Some friends of mine – friends on facebook and in real life - have received this message in Arabic: "Samantha Comizzoli is a spy for the Mossad."

This message was sent by this profile https://www.facebook.com/scorrettezze.equitalia. I don't think it's a virus or that the person in question is not aware of such messages being sent from their profile, but I leave space for reasonable doubt. Obviously now I want to know who this person is. If it's not a virus, but a real person, perhaps the pot is calling the kettle? I await explanations from this doubtful profile.


شيء يجعلني اتقيأ : SAMANTHA Comizzoli جاسوس للموساد
ﻻ اعلم لكم من الوقت هذه اللعبه بدأت في ال فيس بوك ، صديق لي ، صديق في ال فيس بوك وأيضا صديق شخصي - أستلم هذه الرسالة في اللغة العربية " Samantha Comizzoli جاسوس للموساد "
هذه الرسالة تم ارسالها من هذا الحساب https://www.facebook.com/scorrettezze.equitalia. ﻻ اعتقد انه فايروس او ذلك الشخص ليس على علم بما يحدث في حسابه والرسائل التي يتم ارسالها من حسابه الشخصي ، ولكن اترك مساحه للشك المعقول ، والواضح الان انا اريد معرفة من هذا الشخص ، أذا لم يكن فايروس وكان شخص حقيقي يمكن ان تكون انت تعمل مع الموساد ؟ انا انتظر توضيح حول هذا الحساب المشكوك به

VOMITERO' 3 VOLTE: VOMITO N.1 (GRETA E VANESSA)




L'ho visto il video che ha interrotto il silenzio stampa su Greta e Vanessa. E' orribile che i loro genitori e chi prova amore per loro, dopo mesi di silenzio e di assenza veda i loro cuori sbattuti nel “net” alla mercé di tutti (porci compresi).
Ma viviamo un'epoca storica dove le guerre e le rivoluzioni si fanno a colpi di click, video su youtube in luoghi segreti e annunci di lanci di missili via twitter. Qualcuno si renderà conto, vero, che la vita non vale più un cazzo proprio grazie ai “click”?
Ritorno però ai “porci” perchè è su di loro che mi sale di più la carogna.
Voi, che siete stati riesumati con il video, ma che sempre saltate fuori dalle vostre fogne nei momenti di più “audience”.....
Voi, non siete umani, non lo siete mai stati. Vittorio Arrigoni (nome con il quale vi riempite la bocca) quest'espressione la usò nei confronti dei sionisti.
Voi, che avete usato nei confronti di due donne scomparse in Siria, termini immondi.
Voi, per me non siete umani, non lo siete mai stati. E qui, allora, visto che fate gli “attivisti per i diritti umani”, la domanda ci sta tutta: non state lavorando per i diritti umani, perchè la pietà non è selettiva, non si fanno selezioni sui diritti umani; quindi, voi, per chi lavorate?
No, perchè se non lavorate per nessuno e siete solo semplicemente convinti che due donne rapite debbano essere chiamate “vagine facili” o cose simili...ah beh, allora in tal caso non sareste nemmeno al livello dell'aria che esce dal culo di Greta e Vanessa.
Eppure io ci tengo, ci tengo a capire se lavorate per qualcuno e siete stati messi lì apposta per guardare chi si smazza e poi scrivere un bel report per i vostri padroni; oppure capire che non siete nemmeno l'aria del culo di Vanessa e Greta.

Quindi, io non vi cancello dai miei contatti facebook. Ovviamente se capirò che è tutta aria del vostro culo (cioè parole nate e dettate dal vostro cervello), allora varrete per me per quello che siete. Aria dal culo.

giovedì 1 gennaio 2015

CON LA TESTA FRA LE MANI



E' il primo di gennaio 2015, è iniziato il nuovo anno anche qui in Palestina. Siamo andati al checkpoint di Howwara, Nablus, con i cappellini di Natale, due babbi natale e i fiori di dare a chi passava con le auto come augurio per la fine dell'occupazione israeliana.
I soldati sono subito usciti dalla torretta e insistevano perchè ce ne andassimo da un'altra parte. Il loro capoccia fa presente che non possiamo stare lì..caspita la loro torretta e il loro checkpoint e i loro insediamenti illegali possono starci?
Mi risponde che il checkpoint è per difendere “la sua gente”. Razzista di merda.
Siamo rimasti lì fino a quando non abbiamo finito i fiori, anche se hanno piazzato un cecchino a due metri di distanza contro di noi. Stavamo andando via, ma i soldati ci seguono. Alcuni shebab tirano qualche pietra, giuro...: tiri senza speranza (nel senso che un po' per la distanza un po' perchè non sono dei lanciatori..al massimo guadagnavano qualche foto dai giornalisti). Poi, all'improvviso i soldati prendono la jeep e ci seguono con la jeep, scendono, nessuno di noi scappa correndo. E continuiamo tranquilli per la nostra strada, ma loro risalgono nella jeep e vanno dai primi là davanti al gruppo e inseguono due ragazzi.
Iniziamo a correre per raggiungere la jeep che si è fermata in una stradina, lontana dagli occhi di tutti. Quando svolto l'angolo mi trovo i soldati che stanno stringendo Taher. Ha l'aspetto di un bambino e divulgherò la notizia del suo rapimento in questo modo. Ho saputo dopo che aveva compiuto 18 anni, ma non cambia assolutamente una virgola, ve ne renderete conto nel video.
Cerchiamo di fermarli, più volte, loro sparano e ci allontanano e stringono Taher per il collo, soffocandolo. Lo caricano nella jeep schiacciandolo sul pavimento e soffocandolo ancora. Chiudono la porta della jeep, mi metto di opposizione alla jeep a braccia aperte, ma i soldati mi strattonano.
Mi rimetto di nuovo per fermare la jeep assieme ad un altra internazionale e la innesca la retro marcia e ci investe. Urliamo, la jeep allora va avanti e fa il giro della collina, mi ripiazzo davanti quando torna verso la strada, ma i soldati mi strattonano ancora.
La jeep si allontana con Taher dentro. E' giovedì, seguiranno due giorni di festa quindi Taher resterà lì, nelle loro mani ad aspettare per due giorni e forse domenica sapremo qualcosa. Quando sono tornata sulla strada per trovare un service ho trovato per terra il cappellino di babbo natale di Taher, ho pianto e l'ha dato al suo amico.

Taher Alhindi, 18 anni. Rapito il 1 gennaio 2015 al checkpoint di Howwara dai soldati nazisti israeliani. Guado il video e ho la testa fra le mani, non sono riuscita a fermarli. Un altro crimine davanti ai miei occhi.

  • tutto quello che ho scritto è nel video come prova di ciò che hanno fatto-