giovedì 31 luglio 2014

HO PERSO



Ho perso i miei occhi quando ho visto il mostro,
ho perso il mio stomaco quando ho visto il neonato morto sotto ai bombardamenti,
ho perso la mia anima quando ho desiderato fermare il colpevole,
ho perso il mio cuore quando hanno ucciso chi non meritava e la sua vedova l'ha perso con me,
ho perso le mie gambe per rincorrere la speranza, ma mi è sfuggita.


Ho perso, abbiamo perso tutti davanti ad un bambino ammazzato dal mostro.


FARAH: NON SI CANCELLA LA MEMORIA




Oggi Farah è un campo profughi di 7000 persone nato nel 1948. Le famiglie sono arrivate qui con la Nakba da Haifa e Jaffa. Vivevano sul mare e ora al mare non possono nemmeno andarci, così come a Gerusalemme.
L'insediamento illegale israeliano più vicino è Elon Moreh, ma tutte le notti nel campo arrivano i soldati israeliani sparando e rapendo shebab o bambini. Attualmente 20 shebab del campo sono in prigione, la maggior parte di loro sono in detenzione amministrativa. 4 di loro sono bambini. Il campo ha avuto 40 martiri, uno di loro è in detenzione; ovvero non hanno ridato il corpo alla famiglia. Il martire si era fatto esplodere a Gerusalemme, Mohammed Azaul, e sperano di riaverlo quest'anno per dargli degna sepoltura. Ora è nel cimitero dei numeri.
Farah ha uno dei più grandi campi dal calcio della West Bank. Farah è famosa per gli shebab e per la tradizione di Resistenza. Quasi tutti qui sono stati detenuti da israele fra la prima e la seconda intifada. Tutte le Donne qui hanno figli o mariti feriti, uccisi o detenuti.
Ma Farah è conosciuta in Palestina per un altro motivo: qui vi era un'orribile prigione.
La prigione di Farah è stata un “dono” degli inglesi, ma nel 1982 viene presa sotto il controllo israeliano e da Ariel Sharon. Diventa un posto dove rinchiudere gli shebab.
Nel 1995, dopo gli accordi di Oslo, Arafat chiude la prigione e la trasforma in un centro sportivo; dove c'è appunto il campo da calcio.
I componenti della sede municipale di Farah ci accompagnano dentro all'ex prigione. Il responsabile è stato detenuto qui, per due anni e ci fa da cicerone...
Nel giardino ci sono bellissime palme e fiori, dall'esterno sembra una bellissima fortezza. All'entrata c'è una scrivania, è tutto pulito e ben imbiancato. Quell'entrata, una volta, era il luogo dove si svolgevano i “falsi” processi.
E da qui in poi...inizia l'orrore.
C'è un primo corridoio che porta in un luogo all'aperto, vicino ad un muro. Quando i prigionieri passavano quel corridoio dovevano fermarsi nel luogo all'aperto, denudarsi davanti ai soldati (uomini e donne) e stavano lì, in piedi, perchè in quel momento dovevano dimenticare il loro nome e imparare la loro nuova identità: un numero. Mentre erano lì, nudi, davanti ai soldati succedeva un po' di tutto, soprattutto nei confronti delle prigioniere donne e dei bambini. Chi faceva resistenza volontaria o involontaria nell'imparare il proprio numero, veniva sbattuto contro quel muro. L'attuale responsabile se lo ricorda bene quel muro. Segue subito un altro orrore... ci sono dei quadrati di cemento che fanno da sedute. Lì sopra venivano legati due a due i prigionieri di schiena fra loro e con le mani legate dietro alle loro schiene. Restavano lì per ore, sotto al sole e i soldati gli tiravano le pietre in testa. Ci dicono di due bambini, legati lì, e dei soldati che gli stavano davanti e ci fanno intendere che i soldati si masturbassero davanti addosso ai bambini.
Subito dopo c'è un altro muro, bianco, perchè è stato imbiancato, ma non sono riusciti con quel bianco a coprire quello che c'era sotto...ci sono i nomi dei prigionieri che loro stessi hanno inciso nella pietra.
Ed ecco un altro corridoio che porta alle celle d'isolamento. Le celle sono larghe circa 80 cm e lunghe circa 1 mt e mezzo, senza bagno. Dentro a quelle celle ci restavano minimo 18 giorni. Lì dentro gli veniva passato il cibo da sotto la porta e urina e feci stavano sul pavimento, perchè appunto, non c'era il bagno.
Anche qui israele prima di lasciare lo stabile ha imbiancato le pareti nel tentativo di coprire cosa succedeva là dentro. Ed in effetti il sangue alle pareti è stato coperto, ma anche qui, non hanno potuto coprire quello che i prigionieri avevano inciso nel muro: i loro nomi, i nomi di chi amavano, i calendari e i giorni che passavano.
Esco nel giardino, bellissimo, ma per quanto con la bellezza abbiano fatto quel luogo un centro sportivo; è un luogo dell'orrore che nessuno può dimenticare e si respira nell'aria..l'odore della tortura e della violenza.
Parlo con il responsabile che è stato, appunto, due anni lì dentro. Mi dice che ha scritto un diario in quei due anni e che lo legge spesso ai suoi figli perchè devono sapere chi è il mostro e devono essere preparati. Mi dice anche che teneva i noccioli delle olive che mangiava in carcere per fare il rosario musulmano e pregare. “Ho ancora tutte quelle cose fatte con il nulla in prigione, anche se una notte i soldati sono entrati in casa mia e mi hanno rubato un po' di quelle cose. Spero di riaverle”.
Farah, la memoria non la si può cancellare con un'imbiancatura alle pareti. La prigione di Farah è un lagher israeliano dove torturavano i Palestinesi.


lunedì 28 luglio 2014

GAZA ALL'OSPEDALE DI NABLUS



E' il primo giorno di Eid, ma siamo in Palestina e oggi molti, moltissimi qui non festeggeranno l'Eid. E' un giorno per gli “shalid”, i martiri, tantissimi che ci sono stati a Gaza e in West Bank ad opera di israele. Oggi, quindi, abbiamo iniziato la giornata andando al Nuovo ospedale Al Nahia di Nablus, internazionali e palestinesi per far visita ad alcune vittime di Gaza che sono qui.
Gli amici palestinesi che hanno organizzato la visita hanno una t-shirt con scritto “all for Gaza”.
Iniziamo da due donne Gazawi, una ha un cancro ed è qui per essere operata, l'altra è vittima dei bombardamenti. Seguono altri pazienti Gazawi che sono qui per essere operati di cancro. Attendevano da mesi, ed ora, ora che sono ricoverati, mentre sono qui la loro casa è stata distrutta o hanno perso dei famigliari.
Ma all'ospedale di Nablus c'è anche un bambino vittima dei bombardamenti israeliani a Gaza. Ha 12 anni ed è attualmente in coma. E' stato operato ieri. La bomba gli ha portato via parte del colon e dello stomaco perchè l'esplosione ha colpito all'altezza del bacino. Il medico che l'ha operato non aveva una faccia speranzosa, purtroppo; ha detto “anche se riesce a risvegliarsi, che vita potrà avere senza colon e stomaco?”

Ringrazio gli shebab di Nablus per aver organizzato questa visita. Troverete un report dettagliato con i nomi dei pazienti (in inglese) sul sito www.solidaritymovementsfp.wordpress.com

venerdì 25 luglio 2014

HOWARA PER GAZA/4

Per la quarta volta una marcia non violenta verso il checkpoint di Howara, Nablus per sostenere Gaza. Spari dei soldati su persone a braccia alzate.

IL MASSACRO DI QALANDIA

E' la notte del 24 luglio, giovedì. Si avvicina l'ultimo venerdì di Ramadan e il checkpoint di Qalandia viene chiuso fin dal mattino. Qalandia durante il ramadan l'avevo già vista un anno fa. Persone, famiglie, stipate dentro a corridoi di gabbie per ore. Umiliati, violentati, negati. Molti di loro si sentono dire semplicemente “no, non puoi andare a Gerusalemme”.
Quest'anno, però, tutto è diverso e Qalandia viene chiusa per tutti. Nel mentre, bombardano Gaza.
Ieri sera verso le 21,30, migliaia di persone hanno iniziato a camminare verso Qalandia, da tutta la Cisgiordania. L'appello veniva dal campo profughi Al Aram, si prevedevano 15 mila persone. Ne sono arrivate cinquemila, quindi al di sotto delle aspettative, ma comunque un fiume per le strade di Ramallah impressionante. Famiglie con i bambini, shebab, vecchi. Tutti.
Mentre camminavo verso Qalandia, con quel clima, ho pensato che si sarebbe liberata Gerusalemme.
Quando sono arrivata lì, però, le ambulanze avevano già iniziato a correre. C'era davvero tanta gente, così tanta che non si capiva cosa stesse succedendo là davanti. Si vedevano i fuochi d'artificio lanciati dagli shebab, non c'era l'odore di gas, eppure le ambulanze correvano e tutta quella folla era diventata di intralcio alle ambulanze.
Non potevamo fare nulla in quella strada, non eravamo di nessun aiuto, se non di solo supporto per gli shebab che erano là davanti.
Così siamo salite su il tetto di una casa per poter vedere e almeno documentare cosa stesse succedendo. E lì è iniziato il film d'orrore....
I soldati nazisti israeliani “difendevano” il checkpoint e il muro dell'apartheid sparando proiettili veri. Gli shebab avevano solo fuochi d'artificio e pietre da tirare.
Ho iniziato a filmare la strada lì sotto. Continuavano ad arrivare feriti da sparo alla testa, al torace, alle gambe. Le ambulanze non bastano (12 ambulanze) c'è un ferito ogni 3 secondi. Vengono caricati 3 / 4 feriti per ogni ambulanza. Si vede anche qualche macchina che carica i feriti che non sono per terra, ma in braccio ad altri shebab in attesa del posto in ambulanza.
E' l'inferno.
In un negozio di ruote per auto i paramedici allestiscono un primo soccorso per i feriti meno gravi. E' pieno di paramedici volontari, molti hanno iniziato proprio per questa sera.
Un mio amico paramedico è sull'ambulanza che soccorre un ferito grave. A Mohammed hanno sparato in testa un proiettile, due nel petto e due nelle gambe. Quando viene caricato sull'ambulanza, gli israeliani sparano sull'ambulanza. Feriscono i paramedici (anche il mio amico) e che guida l'ambulanza dietro alla testa, che riesce comunque a guidare fino all'ospedale. I vetro rotti dagli spari feriscono ulteriormente. Mohammed non arriva vivo all'ospedale, muore lungo il tragitto. Altri due martiri e due feriti gravi dichiarati “morti celebrali”.
Duecento feriti. Fra questi metteteci dentro ragazzi che non cammineranno più o non potranno più avere figli o a chi hanno sparato negli occhi e ha perso un occhio.
Là davanti gli shebab, per quattro ore continuano a sparare fuochi d'artificio e tirare pietre. La strada è ancora piena di gente e di ambulanze. In quel momento penso che sia un film, ed è così che lo vedrete voi da casa, guardando il video..un film. Io l'ho vissuto e mi ha devastata.
Ci sono i Palestinesi e le famiglie che tirano pietre e fuochi d'artificio, i paramedici volontari e i l'esercito nazista che ammazzano tutti. Scusate, ma chi difende i Palestinesi? Continueranno di difendersi da soli sparando fuochi d'artificio e tirando sassi?
In questo modo continueranno a morire. E' un dato di fatto.
Io e la mia collega ci sentiamo inutili, possiamo solo documentare, in quella circostanza non c'è aiuto che possiamo dare agli shebab. Non possiamo fare nulla.
E su quel tetto tento di filmare, ma i cecchini appostati sul muro usano un laser verde per individuare le persone sui tetti, poi sparano dei razzi luminosi in aria per far luce, e poi, sparano verso i tetti.
Dobbiamo continuare ad abbassarci sul tetto. Non si vede nulla, è buio.
E' come si mi avessero buttato una bomba nel cervello che mi ha azzerato tutto. In quel momento sono vuota, non riesco nemmeno a piangere.
Ho avuto un pensiero per tutti coloro che potevano essere lì o erano in un altro posto e temevo per la loro vita. Infatti qualcuno di loro è rimasto ferito in un'altra zona. Poi ho pensato a chi conosco e mi segue e non era lì; ed ero sollevata che almeno questi occhi non avevano vissuto quest'orrore.
Qalandia è stata un massacro ieri notte, ma oggi il massacro sta continuando, oggi ci sono già degli altri martiri.
Fino a due mesi fa quando c'era un martire si divulgavano foto, nome, storia e si andava al suo funerale. Ora, sono così tanti, che non riusciamo a fare di ognuno di loro una storia e soprattutto non riusciamo più ad essere emotivamente coinvolti per la singola morte.
Tutti hanno in bocca una sola parola “intifada”; mi dispiace, ma non credo si possa fare l'intifada con i fuochi d'artificio e le pietre. O l'ANP rompe gli accordi di Oslo e da subito l'ordine alla polizia palestinese di difendere i Palestinesi, o non se ne esce e ci saranno solo massacri di giovani shebab che sparano i fuochi d'artificio.
Sono stati ore al buio, là davanti, di fronte ai soldati e poi...alcuni sono morti, altri non avranno più la vita di prima.

Non so voi, ma io mi sento una merda.

mercoledì 23 luglio 2014

DONNE CONTRO IL CHECKPOINT DI HOWARA

NOTTE DI FOLLIA A NABLUS

Ecco il video dell'incredibile notte nella piazza di Nablus. Era una manifestazione non violenta con shebab, donne e bambini per Gaza. E' arrivata la polizia palestinese e ha impedito la manifestazione. Gli shebab hanno protestato e la reazione della polizia è stata sparare sulla folla. Gli shebab hanno poi deciso di assaltare la stazione di polizia con i fuochi d'artificio. Gli scontri sono durati 4 ore. Questi sono gli ordini di Mahmoud Abbas. Prego divulgare, a malincuore, ma è la realtà.


sabato 19 luglio 2014

L'ILLUSIONE

Ieri,  io e la mia collega delle IWPS siamo state buttate fuori dall'appartamento dell'ISM, in Palestina. I continui attacchi alla mia persona dall'ala sionista e da finti attivisti dei diritti umani fanno sembrare che io abbia sempre dei problemi, tanto da condurre chi non è presente, ad un pensiero: forse il problema sei tu. Scrivo pertanto con questa mia, i fatti, senza tirare le somme e lascerò a chi legge, fare delle ipotesi così come le ho fatte io pur non avendo certezze.

In questi anni di genocidio di israele sul Popolo Palestinese, la Resistenza ha auto molte vie, tutte disgregate. Si sono sviluppati movimenti non violenti costituiti da internazionali e palestinesi a supporto della Resistenza non violenta Palestinese. Uno di questi è l'ISM, International Solidarity Movement.

Circa un anno fa sono arrivata per la prima volta in Palestina, con l'ISM, International Solidarity Movement.
Ho frequentato prima un training in Italia con la Rete che lo supporta; training fatto molto bene senza il quale non avrei avuto la preparazione necessaria per arrivare qui. Quando sono arrivata qui, ho trovato gli attivisti dell'ISM (che mi hanno fatto un secondo training) e le IWPS, che fanno parte dell'ISM.
Dal punto di vista umano, organizzativo e d'attivismo sono stati 3 mesi quasi perfetti. Purtroppo la prima settimana che arrivai qui, scoppiò un caso di accuse per molestie sessuali all'interno dell'ISM. Un incidente che portò ad un processo interno che durò tutto il periodo della mia permanenza, ma soprattutto portò ad un divisione interna e a tante piccole (o grandi) conseguenze. Su quella vicenda l'unica cosa della quale sono sicura ora è che il tutto fu condotto molto male con errori enormi da entrambe le parti.
Si lavorava stilando report dei fatti e partecipando alle manifestazioni non violente del venerdì
Avevo comunque trovato per la prima volta un “team” che lavorava come tale, ognuno si faceva cura dell'altro, umanamente. E si lavorava, sempre, per la Palestina e per i diritti umani. Tanto che, nonostante “i vecchi” dell'ISM mi dicessero di quei mesi pieni di problemi...., io ero felice di quei tre mesi e decisi di ritornare prima o poi sempre nell'ISM.

Tornata in Italia inizia a lavorare sul film, SHOOT, e decisi che all'inizio del film avrei messo nell'invito alle persone di venire in Palestina di contattare l'ISM. Mesi di lavoro sul film, invito i Palestinesi in Italia e annuncio via mail all'ISM del film. Nessuna risposta. Nessun link per il trailer. Nessun menzione per le conferenze con i Palestinesi. Nulla, sollo il silenzio. Non mi sono chiesta molto il perchè in quel momento, però avevo notato il fatto.
Quando è stato il momento di tornare in Palestina ero un po' più dentro ai fatti rispetto all'anno precedente e ho iniziato a sentire “puzza di commedia” in diverse occasioni. Non, ovviamente, nelle notizie che rispecchiavano ciò che accade qui; ma nella loro gestione e nelle forme di lotta. C'era, inoltre, la netta volontà di non parlare mai dell'ANP, nonostante i Palestinesi la vivono come una seconda occupazione. Quest'ultimo aspetto mi pare molto incoerente perchè se uno difende i diritti umani non fa differenze per chi li sta uccidendo, può essere israeliano, turco, italiano o palestinese. Va denunciato.

Torno in Palestina, con l'ISM, ovviamente. E appena arrivata iniziano i problemi.
Il team di un anno prima non c'è più, ma questo è ovvio. Trovo, però, un team di ragazzi molto giovani che qui hanno altri interessi. Di giorno non ci sono appuntamenti, né chiamate; di sera si esce sempre a far festa. Quasi tutti i contatti nei villaggi erano abbandonati da tempo. Alcuni lavori iniziati l'anno prima erano andati persi. Vado a far visita all'altro gruppo che è nato dalla scissone, perchè in quel momento sono confusa e inoltre non voglio muri personali.
Passo i primi due mesi a non fare quasi nulla. In piedi ci sono sempre e solo le manifestazioni non violente del venerdì ove ci trovi 10 palestinesi e circa 40 internazionali. Nel parteciparvi inizio a chiedermi chi sto supportando..
Siamo lontani dal centro e quando i soldati attaccano la città non ce ne accorgiamo nemmeno. Fisso alcuni appuntamenti con dei contatti Palestinesi, ma al primo appuntamento vengo lasciata da sola e ci vado (all'appuntamento) da sola, nella Jordan Valley (da soli qui non ci si muove mai). Nasce la prima discussione interna, nessuno capisce l'errore e tutto va avanti come prima. Succede un'altra volta che vengo lasciata da sola, di notte.
Mi propongo come coordinatore e inizio a lavorare per riempire quei vuoti che si erano creati. Non perchè fossi il coordinatore, ma perchè mi ero stufata di aspettare che gli altri lo facessero. Trovo un altro appartamento, più vicino al centro, il team era già d'accordo a spostarsi e così ci trasferiamo. Finalmente si inizia a lavorare sul serio, come l'anno prima.
Si avvicina la data della commemorazione di Vittorio Arrigoni e chiedo via mail se possiamo fare qualcosa per quella data. Nessuna risposta.
Mando una seconda mail dove spiego l'intenzione di fare qualcosa per Vik ad Asira assieme ad Hakima, perchè anche lei voleva organizzare qualcosa per la commemorazione. Vogliamo mostrare il video che ho realizzato per la commemorazione di Vik con i bambini di Asira e piantare un ulivo. Via mail, l'ISM mi risponde che sono tutti occupati. Quel giorno ad Asira siamo tre attivisti dell'ISM, le IWPS e tutti i bambini di Asira.
Sul sito dell'ISM compaiono alcune frasi dedicate a Vik, non la mia perchè viene tradotta cambiando il significato ( non do il mio assenso alla pubblicazione), non un articolo di Vik che avevamo tradotto perchè troppo lungo e non il video di Vik perchè troppo lungo.
Questo era il secondo incidente.
Faccio i video per l'ISM, essendo video per un pubblico internazionale, chiedo sempre di controllare cosa scrivo in inglese, per la correzione. Arriva una nuova coordinatrice media, e non pubblica il primo video che faccio quando c'è qui lei. Perchè? Perchè è il video di un funerale di un martire. Boh! Non pubblica nemmeno il secondo video, perchè si dimentica. Il terzo video è nella Jordan Valley, dove israele ha confiscato l'acqua a tutta la valle, 400 bambini più famiglie e animali senz'acqua. Alla fine del video scrivo “israele, ladro, ridai l'acqua ai Palestinesi”. Mi viene censurato perchè la scritta pare antisemita e perchè uso sempre il termine “israele” e non “soldati”.
Visto che comunque per fare un video ci impiego ore di lavoro, decido quindi di caricare sempre i video sul mio canale e qualora fossero in linea con il pensiero della nuova coordinatrice di prenderli pure per l'ISM. Ma è comunque il terzo incidente.
E' la settimana contro l'apartheid israeliana e chiedo a Paolo Barnard di accettare un invito per Ravenna, per fare la conferenza.
Paolo, che è grandissimo, mi risponde che preferirebbe venire in Palestina e fare la conferenza agli attivisti dell'ISM sulla storia del sionismo e sull'importanza di un economia autonoma della Palestina. Non chiede mai soldi, solo si offre per gli attivisti dell'ISM. Io sono strafelice che non mi sembra vero.
Porto l'idea in riunione e tutti sono felici e si crea un team per organizzare la conferenza e magari estendere l'invito a studenti Palestinesi e altri attivisti.
Ma, ecco il quarto incidente.
Una settimana dopo, quando l'ISM doveva iniziare a prendere i contatti senza di me come interlocutrice, ma scrivendo dalla mail ufficiale; si blocca tutto. Arriva una mail di un membro che si dice non convinto della conferenza perchè non interessato e propone di ridiscuterne in un meeting.
Quando ne ri parliamo al meeting, buona parte ha cambiato idea e si dice non interessato. Questa cosa mi ha lasciato perplessa. Come poteva non essere interessato un movimento ad ascoltare una persona? Ad ascoltare Paolo Barnard...? Tutto finisce lì e si va avanti come prima. O forse no... Perchè qui arriva il grosso incidente..
La settimana successiva, nel successivo meeting, viene messo nei punti da discutere le valutazioni dei coordinatori.. mai successo prima. E io, sono la coordinatrice che viene contestata.
Non mi vengono date motivazioni, se non vaghe. Dapprima mi dicono che non parlo bene l'inglese, poi che ci sono state critiche non del team con cui lavoro, ma esterne, poi che il problema è il mio carattere. Roba senza senso perchè se ci sono dei problemi per il mio carattere, questo non cambia se sono coordinatrice o no; se il problema è l'inglese, avrebbero dovuto escludere molti coordinatori o un gruppo solidale avrebbe aiutato nella difficoltà; se le critiche sono esterne, beh..se siamo un team o un movimento si fa guscio e si supporta la persona attaccata. Ed è proprio questo che chiedo, per potermi trovare a proprio agio, per aver fiducia nelle persone che ho a fianco, per solidarietà e spirito di gruppo. Non avrei continuato a fare il coordinatore, un mese era sufficiente, ma pretendevo che il gruppo mi riconfermasse o che mi difendesse per avere un segnale di supporto. Invece no. Questo non accade e per non fiducia nelle persone che formano l'ISM in quel momento, per non fiducia nelle modalità della lotta e per enorme stanchezza per tutto questo tempo quasi buttato via; decido di lasciare l'ISM.
Entro nelle IWPS e da subito ritrovo lo stesso clima di un anno fa con l'ISM. Si lavora, c'è spirito di gruppo, c'è unione.

Fra IWPS e ISM c'è un accordo: i membri delle IWPS possono dormire negli appartamenti dell'ISM e viceversa, perchè, appunto, si lavora assieme. Ma, alla prima occasione mi dicono che io devo pagare. Ne nasce un incidente che viene risolto come “non comprensione” e con il fatto che io non mi presento mai per dormire lì, ma preferisco trovare un altra soluzione.

Poco dopo, le IWPS, per mancanza di attivisti (siamo rimaste in due) e per la poca sicurezza davanti a ciò che è esploso in Palestina, di lasciare due donne in una casa; decidono di chiudere temporaneamente la casa.
Troviamo la casa ad Asira e pensiamo di creare lì un gruppo permanente, in fondo è il villaggio dove abbiamo sempre lavorato; con i bambini, le donne e quando veniva attaccato. Ci conoscono da tempo. Ma, accade, quello che ho scritto in un altro articolo e cioè che pochissimi del villaggio iniziano a spargere la voce che noi siamo lì per rapire i bambini e bruciarli.... Ci dicono che sono spie che lavorano per israele.
Non siamo lì per portare altri problemi ai Palestinesi che già ne hanno, quindi, decidiamo di andarcene, pur continuando a voler supportare ogni richiesta del villaggio.
Torniamo, temporaneamente, nell'appartamento dell'ISM, questo fino a quando non troveremo un altro appartamento.
Troviamo in quel momento persone inesperte, senza coordinatore e con la disponibilità a rimanere solo per due o tre settimane. Difficile lavorare in questo modo, soprattutto con quello che sta accadendo in Palestina.
Ed inizia questa settimana...... Dove arrivano improvvisamente circa 9 persone solo per due settimane.
Non sono interessati a fare azioni di difesa contro gli attacchi dei soldati o dei coloni, ma sono appena arrivati e ci può stare. La settimana trascorre con me, la mia collega e un mio amico che è entrato nell'ISM che scorrazziamo per le diverse azioni della Resistenza e loro a fare qualche report.

Ecco, arriviamo ad oggi. Sono le 19,00 quando ricevo una telefonata che mi dice “sono dell'ISM, mi hanno dato l'incarico di dirvi che non siete gradite come ospiti e dovete lasciare subito l'appartamento”. La stessa telefonata arriva alla mia collega. Fine. Ovviamente comunicarcelo a quell'ora ha portato alle peggiori conseguenze: siamo in Ramadan e tutti si apprestano a chiudere tutto (anche i telefoni) per andare a mangiare con la propria famiglia.

Il mio amico decide di lasciare l'ISM e venire con noi. Siamo in tre, sono le 19,30 e siamo in strada. In Palestina. Con tutti i bagagli. Ci dicono che se vogliamo possiamo rimanere fino a domani. Andate a fare in culo.

Ora, qui la divisione non è fra chi crede nella lotta non-violenta e chi crede nelle armi. E' piuttosto fra: chi arriva qui per qualche settimana e poi se ne va e abbraccia ciò che gli viene offerto (come un turista), chi usa queste persone per vari motivi (soldi, potere, immagine, linea politica da seguire), e chi, invece, non sta fra le righe, decide di raccontare tutta la realtà che vede, di vedere la lotta non violenta sotto un altra ottica e di puntare il dito verso i colpevoli senza possibilità di negoziato sui termini e sulle identità. Perchè quest'ultimo aspetto? Perchè inizi a ragionare e vivere come i Palestinesi: “non abbiamo più nulla da perdere”.

Nel mentre di tutto questo che ho scritto ho ricevuto la campagna mediatica contro di me ad opera dei sionisti ed è esploso tutto in Palestina.

Grande delusione, umana prima di tutto, ma anche professionale. Ho creduto tanto, molto, in questo movimento che in questo momento di reale nel nome ha solo l'”international”. Non si chiude la porta a nessun attivista per i diritti umani, tanto meno lo si sbatte per strada. Non c'è nulla di umano in questo. Ieri sera abbiamo provato che cosa vuol dire essere “mandati via” cancellando ogni diritto di esistere. Questa mattina quando ci siamo svegliati avevamo la sensazione che non fosse reale, che avevamo 15 anni, non eravamo in Palestina, ma in un tour in Europa e la sera prima siccome avevamo bevuto forse avevamo combinato qualche cazzata a e ci avevano messo fuori di casa.

Siamo dei sognatori, e vorremmo vivere l'illusione che la macchina non-violenta funzioni, che non sia stata creata per convogliare energie davanti ai media e per reprimere la Resistenza, ed altresì per appoggiare chi ferma la Terza Intifada. Qualcuno che mi segue ha temuto più volte che ci togliessero internet.... Certo che può succedere, israele lo controlla e lo può fare in 5 minuti. Perchè non accade? Credo, che lotte vadano intraprese consapevoli che tutto quello che riusciamo a fare, è una concessione del potere, di chi manovra i fili. Fino a quando gli sta bene te lo lascia fare, quando inizi a spostare le virgole allora vieni fermato o tagliato come un ramo.

Tutti questi fatti, tutti assieme, e stiamo qui a farci delle domande..Ma è un caso? E perchè? Che scopo aveva l'uno o l'altro? Forse avevano scopi diversi, ma non pensiamo che tutto ciò sia scollegato, forse non sanno nemmeno di essere collegati fra loro.
Quello che sta succedendo a noi tre è lo specchio di ciò che sta accadendo in Palestina. C'è una regia che lavora per dividere, per reprimere e isolare. E' come un grande albero che deve crescere, se i rami non vanno nella direzione desiderata vengono tagliati.
Noi tre siamo dei rami tagliati, però su quei rami c'erano dei frutti, che sono caduti a terra e hanno depositato dei semi. Un seme, no se ne va. Un seme rimane lì, Resiste e cresce. Tanto, non ha nulla da perdere.
Come ho scritto più volte, non mi interessa che mi crediate o che io abbia i seguaci. Mi interessa solo scrivere la verità. Quindi, se dopo questo, resteranno 5 persone a leggermi, non si farà un danno a me, ma alla Palestina. E cioè ciò che esattamente vuole chi ha il potere.

Allego a questo articolo le foto dell'ultima strage a Gaza, di questa mattina. Voi, capite, che davanti a questo, la mia vita non vale nulla e che deve essere totalmente al servizio per fermare una macchina, così, Vero?


p.s.: c'è un altro aspetto che per ora non tocco per non trasmettere troppo merda in una volta sola. Onore all'attivista dell'ism che ieri sera non ha lasciato me e la mia collega da sole e ha, invece, lasciato l'ism.

martedì 15 luglio 2014

ABU MAZEN: ALTO TRADIMENTO AL NON-STATO



Qualcuno, un giorno, è entrato a casa vostra, si è accampato nel salotto, vi ha violentato la moglie in camera da letto, vi ha torturato i vostri due figli, via ha ucciso i genitori, vi ha rubato tutti i soldi e poi vi ha detto di andarvene. Voi siete rimasti, sul pianerottolo, ogni tanto avete bussato e dato calci alla porta di quella che era casa vostra e l'occupante vi ha risposto picchiandovi, umiliandovi e sparandovi. Un vicino di casa vede tutto, ma è d'accordo con l'occupante, l'altro vicino di casa anch'esso vede tutto e vi dice: “ma quanto sopporterai ancora prima di reagire? Io l'avrei già ammazzato”. La vostra risposta è stata “io non voglio ucciderlo, voglio solo che se ne vada da casa mia, dai miei figli e da mia moglie”.

E' ridotta ai minimi termini e senza le dovute motivazioni, ma è una metafora di ciò che è accaduto in Palestina. Ora, arriviamo ad oggi, dove la situazione è molto complessa all'interno della Palestina.
Non è ancora uno Stato, ma questo non ci interessa, quello che ci interessa è che gli occupanti sono arrivati quasi cent'anni fa, hanno fatto tutte queste mostruosità ogni giorno e continuano a farle. Ora vogliono liberare anche il pianerottolo e per farlo hanno chiesto la collaborazione del vicino di casa che appoggiava gli occupanti e che nel frattempo è diventato l'amministratore del condominio.
E' Abu Mazen.
Sono partita da lontano per arrivare all'ultimo mese di storia della Palestina. 3 coloni (ovvero 3 occupanti) spariscono in Cisgiordania, israele fa partire una campagna per il ritrovamento dei 3 coloni costituita da raid nelle case, rapimenti, distruzione delle case, furto di denaro, spari e violenze varie; già che c'è (per ritrovare i 3 coloni) bombarda anche Gaza. Quando tutto inizia a perdere d'intensità, i 3 coloni saltano fuori (forse) morti dalla data del rapimento a pochi metri dallo stesso luogo. Azione successiva: i coloni rapiscono un bambino a Gerusalemme (Shuf'at), lo picchiano, lo torturano, gli fanno bere della benzina e lo bruciano vivo dall'interno. Tutto documentato dalle telecamere di sorveglianza, tanto che i 6 colpevoli vengono arrestati. Gli abitanti di Shuf'at iniziano a tirare pietre contro quel mostruoso occupante. I coloni iniziano ad attaccare i villaggi per rapire altri bambini e aggrediscono persone. I Palestinesi iniziano a controllare i villaggi che comunque vengono attaccati da coloni e soldati.
I Palestinesi hanno il quel momento il controllo dei villaggi, i coloni occupanti no. Israele traballa davanti all'opinione pubblica che alla luce dei fatti vede una “non sicurezza” per i coloni in Palestina.
Azione successiva: israele inizia a bombardare Gaza, e qui quello che era sul pianerottolo a subire per anni tutta questa mostruosità, reagisce. Sempre con la stessa filosofia: voglio che se ne vada.
Non ha la stessa potenza di armi per poter competere con l'occupante, ma lo fa tremare, l'occupante non era preparato ad avere paura e non sa gestire la situazione se non sfoggiando le sue armi, ma ha comunque paura e trova la sua situazione INVIVIBILE.
L'occupante con le sue armi fa 190 morti e 1500 feriti in poche ore, quelle che resiste sul pianerottolo zero morti, riesce solo a danneggiare qualche muro e rompere qualche vetro. Ma, l'occupante, oltre a trovare la situazione INVIVIBILE, la trova anche COSTOSA perchè quelle armi gli costano parecchio, in più nessuno vuole più fargli visita....
Ed ecco che l'amministratore di condominio (Abu Mazen) cerca di infilare nel culo di quello che sta sul pianerottolo una proposta di “tregua”, avanzata da altri collaboratori dell'occupante.
Allora, riflettiamo: tregua di cosa?
Dell'occupazione, delle mostruosità, di tutte le persone ammazzate. Questa è l'unica tregua possibile, non certo dire alla vittima sul pianerottolo “smettila di fargli solletico e creargli paura e danno economico...”.
Un amministratore di condominio che collabora con il mostruoso occupante, non è un amministratore. E' un traditore. Ha tradito quello sul pianerottolo fin dall'inizio, quello che abita al piano di sopra e quello che abita al piano di sotto. Con un unico scopo: salvare la PROPRIA casa.
Questa non è una guerra, questo è un genocidio. La Palestina è l'unico paese al mondo sotto occupazione militare. Non dimenticatevi mai questi due aspetti per giudicare Abu Mazen, i suoi collaboratori e la proposta di tregua; ma soprattutto non dimenticatevi mai che questo mese in Palestina è stato preceduto da cent'anni di mostruosità quotidiane.

Abu Mazen andrebbe processato per alto tradimento se non di Stato, almeno del condominio.

lunedì 14 luglio 2014

SCONTRI AD HOWARA, NABLUS

Oggi con una marcia non violenta per sostenere Gaza, shebab, associazioni e singoli attivisti; camminavano sulla strada principale in direzione del checkpoint di Howara. Non ci siamo mai arrivati perchè i soldati nazisti israeliani ci sono venuti in contro... Abbiamo semplicemente fatto resistenza con il corpo agli spintoni e alle botte dei soldati, anche agli spari. Dandogli la schiena facevo opposizione ai due soldati che mi spingevano con i loro scudi. Mi hanno tirato calci, toccato con le mani varie volte. Mi sono seduta per terra e due di loro mi hanno trascinata sull'asfalto facendomi picchiare il braccio sinistro. Aldilà di quello che hanno fatto, ascoltate le loro parole nel video. Inaccettabili.

sabato 12 luglio 2014

CON L'ANIMA E CON IL SANGUE CI SACRIFICHEREMO PER TE, PALESTINA


Questa mattina i media locali hanno diramato un appello: donate il sangue per Gaza. Lista degli ospedali in Cisgiordania dove poter fare la donazione.
Ho pensato che in periodo di Ramadan ci sarebbero state poche persone durante il giorno, così io e la mia amica siamo andate subito al Rafidhja Hospital di Nablus. Quando siamo arrivate abbiamo intervistato Mohammed Othman, direttore medico.
Ci dice che non è la prima volta, purtroppo, che il Ministero della salute in Palestina fa questo appello. E' successo nella seconda intifada e con “piombo fuso” per Gaza. Durante “piombo fuso”, la maggior parte del sangue donato arrivava da Nablus. Non è ancora scattata l'emergenza sangue, ma visto il numero dei feriti a Gaza (circa 940 in questo momento) si arriverà presto al limite.
La maggior parte dei donatori arriverà stanotte, dopo aver mangiato. Il trasferimento del sangue avviene tramite la Croce Rossa. L'ospedale di Nablus lo consegna a Ramallah, dove viene preso in consegna dalla Croce Rossa che intrattiene i negoziati con israele per far entrare il sangue a Gaza. Ci dice che i loro tempi sono velocissimi, ma se il sangue arriverà in ritardo a Gaza è grazie a quei negoziati. Può stare nel frigo dai 35 ai 42 giorni, ma Mohammed è fiducioso verso la Croce Rossa.
Qual'è il suo umore davanti a israele che bombarda un ospedale....? Ci risponde che da un'oppressore ci si aspetta di tutto e, in fondo, che dovremmo fare davanti ad una minaccia così? Abbandonare l'ospedale? Trasferire pazienti e macchinari? E dove?
Il mio sangue, nel frattempo, risulta buono per la donazione. Mi faccio mettere l'ago nel braccio sinistro..ho pensato..il braccio destro, forse, stanotte mi serve anch'esso per supportare la Palestina.

Intanto all'ospedale iniziano ad arrivare shebab per donare il sangue. Gli shebab il sangue lo donano due volte per la Palestina: sulla strada negli scontri con i nazisti israeliani e all'ospedale per i feriti. “Con l'anima e con il sangue ci sacrificheremo per te, Palestina”.

lunedì 7 luglio 2014

PROGETTO ASIRA: BRUTTO AGGIORNAMENTO



Circa due settimane fa siamo arrivati ad Asira e preparato l'appartamento per il progetto che avevo già spiegato...
Purtroppo nel frattempo tutto è esploso in Palestina, non solo i missili, ma anche le emozioni e la psiche.
L'appartamento era bellissimo e gli amici di Asira hanno fatto di tutto per risolvere ogni problema di quando si arriva in una casa; internet, tubi rotti, etc. etc.
C'erano tutte le prospettive per poter essere utili al villaggio, per lavorare con i bambini e con le donne. Così come avevamo già fatto da tanto tempo, ma sentendoci presenza costante su quella zona di territorio. Ma, purtroppo,come ho già scritto, tutto è esploso..
Due giorni fa sono iniziati i problemi. Dopo il rapimento di Mohammed sono iniziate nei villaggi le ronde notturne, visto che i coloni continuano con i tentativi di rapimento. Bene,ma, due notti fa, inspiegabilmente ho trovato alcune persone sul tetto della nostra casa con bastoni e pietre. Uno di loro, mi ha poi detto che i coloni di Yitzar avevano cercato di rapire un bambino e li avevano visti lì..
Il giorno successivo qualcuno ha iniziato a prenderci a calci la porta di casa, di giorno, ma soprattutto di notte. Questa mattina abbiamo parlato con i nostri amici del villaggio e abbiamo scoperto che brutte persone del villaggio, che hanno un bel curriculum di problemi creati al villaggio, avevano messo in giro la voce che noi siamo coloni e che siamo lì per rapire e bruciare i bambini palestinesi...
Alcuni di quei bambini con il quale avevo sempre giocato e lavorato, oggi mi guardavano con paura..Potete immaginare come mi sento.
Queste brutte persone sono brutte non solo per le azioni che fanno, ma perchè lavorano per qualcun altro. E' tecnica vecchia far scoppiare liti interne.
Abbiamo ritenuto opportuno per la nostra sicurezza, per non creare maggiori tensioni a causa nostra all'interno del villaggio e per non raggiungere il limite; lasciare il villaggio.
A malincuore, ma pur sempre con la volontà di continuare a supportare Asira e i villaggi circostanti. Cade, quindi, il progetto di creare un gruppo di presenza permanente lì, almeno per il momento.

Per tutti coloro che hanno inviato donazioni: abbiamo speso una piccola parte per comperare la macchina per la doccia, i fornelli e il router. Il restante denaro lo darò al cento Retaj di Asira per le donne e i bambini. Se, però, qualcuno di voi non è d'accordo me lo faccia presente. Grazie a tutti. Ai collaborazionisti nessun rispetto. Un abbraccio e un immenso grazie a Hakima, Abdullah e tutti gli amici di Asira.

domenica 6 luglio 2014

Campagna infamante contro di me...

Attraverso l'Avv. Luca Bauccio ho preso provvedimenti legali contro Il messaggero, Right Reports e Il Corriere. E per il momento non aggiungo altro. In questo video parla l'Avv. Luca Bauccio, che ringrazio.

VIDEO: http://vimeo.com/99858356

NOTTE DI RAMADAN, NOTTE DI ORRORE




E' il secondo Ramadan che vivo in Palestina. Questo momento è atteso da tutti i fedeli come un periodo bellissimo. Lo sarebbe, lo è stato anche l'anno scorso quando ero qui. Quando cala il sole e c'è il richiamo alla preghiera delle 20,00, nell'aria non vola una mosca. Il silenzio, quello che non siamo abituati più a sentire. Tutti con le loro famiglie sono riuniti per mangiare. Poi, c'è la notte... La notte di ramadan era fatta di viaggi da amici o parenti, di gite nelle città per chi abita nei villaggi. Di vita.
Quest'anno, invece, le notti del Ramadan sono diventate lo specchio del giorno. Dopo aver mangiato iniziano le danze fra spari e violenze varie. Impossibile muoversi per raggiungere una città, i taxi e i service non vanno sulle strade principali perchè ci sono i coloni che sparano. Checkpoint volanti dei soldati israeliani che si installano in ogni luogo. Soldati che attaccano i campi profughi, città, villaggi.
La notte qui, in questo momento, si passa così...camminando sui tetti a fare le vedette, camminando per le strade per controllare se ci sono degli intrusi, affrontando gli attacchi sparando fuochi d'artificio o tirando pietre.
C'è il terrore per ogni rumore o per ogni auto che non si conosce. Nessuno dorme, ma non perchè si festeggia il Ramadan, ma perchè bisogna stare svegli.
Continuano i tentativi di rapimento dei bambini da parte dei coloni quando ancora abbiamo negli occhi l'orrore accaduto a Mohammed, a Shuf'at. Rapito, picchiato, torturato facendogli bere benzina e bruciato vivo dall'interno; dai coloni israeliani.
Nei villaggi e nelle Moschee ci sono riunioni per allertare genitori e bambini sulla notte. Tutto questo non ha nulla di umano, è l'orrore. Sta continuando, ogni giorno.... Se l'Italia fosse contraria a tal mostro sarebbe almeno intervenuta a livello politico, se non militare. Ma, non lo è, ne fa parte, è colpevole.
Lo so che molti di voi, questa sera, prima di addormentarsi faranno un pensiero a tutto questo, qualcuno anche sentendosi in colpa. Ma in Palestina ci sarà un'altra notte di orrore, di terrore, di bambini che piangono e si pisciano addosso.
Allora, mi chiedo e vi chiedo, se almeno non sia il caso di raccontare la verità ai vostri figli. Raccontategli di Mohammed e di tutti i bambini Palestinesi. Scrivete la storia attraverso i vostri figli affinchè un giorno i colpevoli debbano, almeno, pagare alla storia.


giovedì 3 luglio 2014

RIDATEMI IL MIO PAPA' (un'altra notte d'orrore a Madma e Tell)

E' l'una di notte, i media palestinesi stanno passando le notizie su Shuf'at, Gerusalemme che vede gli scontri da più di 12 ore dopo che i coloni israeliani hanno rapito, picchiato, torturato e bruciato vivo il piccolo Mohammed.
E' una notte del periodo di Ramadan, quindi tutte le persone sono per strada, ma quasi nessuno si accorge che alcuni soldati israeliani si stanno avvicinando in silenzio, al buio, fra gli alberi, al villaggio di Madma, Nablus.
Quando qualcuno se ne accorge è troppo tardi, hanno già sfondato la porta di una casa e 6 jeeps più una carro-jeep stanno entrando nel villaggio.
Circondano la casa di Bashir Ahmad Salim Siada, dentro ci sono la mamma, la sorella, la moglie con i due figli piccoli. Chiedono di Bashar, ma lui non c'è perchè è andato alla moschea per pregare. La madre lo chiama al telefono e gli dice che ci sono i soldati che lo stanno cercando. Bashir gli risponde che arriverà. I soldati, una cinquantina, attendono dentro alla casa, con le donne e i bambini. Bashir arriva, dopo aver finito di pregare. I soldati nazisti senza dargli alcuna motivazione lo arrestano (rapiscono). Bashir ha 30 anni, lavora in una fabbrica di giocattoli e ha due figli; uno di un anno e uno di tre anni. Quest'ultimo, ai soldati nazisti israeliani ha detto “ridatemi il mio papà”. Rimangono ad attenderlo le donne e i bambini, quell'unico uomo in famiglia che manteneva economicamente tutti quanti. Rimane ad attenderlo suo figlio, sulla porta di casa, dopo aver assistito al suo rapimento.
Al villaggio mi dicono che oggi ci sono delle novità per l'altro rapito di 3 giorni fa a Madma, Mohammed Nahim. Gli hanno dato 4 mesi, in detenzione amministrativa, senza accusa e senza processo.
Ma i soldati nazisti israeliani non si fermano qui. Sono le 2,30 quando vanno via da Madma, ma anziché tornare alla base vanno in un altro villaggio: Tell.
Anche qui arrivano prima a piedi, in silenzio e poi con le stesse autovetture. Il gruppo a piedi arriva fra gli alberi e circonda la casa di Imahd Rihan. Qui, però. Gli shebab si accorgono della loro presenza e quando le jeeps fanno ingresso nel villaggio inizia la sassaiola. I soldati israeliani rispondono con gas lacrimogeni in gran quantità, granata gas e sound bombs. Uno sparo di gas colpisce un traliccio della corrente elettrica e le strade del villaggio rimangono al buio. Il villaggio è pieno di gas, ma gli shebab continuano la difesa a suon di pietre.
Intanto nella jeep grande hanno già caricato Imahd, accusa: nessuna, forse è del movimento di Hamas, o forse no. Sarà un altro della lunga lista degli arrestati da israele accusati di nulla e trattenuti in detenzione amministrativa. Cioè, rapiti.

I soldati nazisti israeliani lasciano il villaggio di Tell alle 3,30.


martedì 1 luglio 2014

FOTO INCRIMINATA: MO' VI DENUNCIO

Da alcuni giorni è partita una campagna gravemente diffamatoria contro la mia persona. Con tutti i crimini e le violenza che accadono qui ogni giorno, ero concentrata sull'attivismo per difendere i diritti umani e, pertanto, non avevo dato molto peso alla cosa. Ma, la diffamazione nei miei confronti ha preso una piega pericolosa ponendomi in grave situazione di pericolo anche correlata al ritrovamento dei 3 coloni morti.
Intendo con questo scritto spiegare la foto, la mia posizione e come sono andati i fatti per chi non li conoscesse.
Il giorno 24 giugno mi trovavo nel panettiere del villaggio per fare tutti assieme il pane. Abbiamo scattato un po' di foto del momento (che allego all'articolo). Poichè in quei giorni c'era un'iniziativa mediatica dei media locali di fare le foto con le tre dita in segno di supporto alla Resistenza, augurando la terza Intifada e di supporto all'azione di rapimento dei 3 coloni; e poiché io non avevo ancora fatto foto con le tre dita di supporto, l'ho fatta in quel momento, così come altri la stavano facendo.
La foto l'ho poi pubblicata sulla mia bacheca il giorno stesso, dove ha ricevuto normali commenti proprio perchè la foto non aveva nulla di particolare.

Alcuni giorni dopo, dopo aver avuto una breve discussione via facebook con Rosa Schiano, tale Dino Barberini ha attaccato quella foto dal panettiere accusandomi di voler bruciare i 3 coloni e che la foto riportava a forni crematori. Il suo commento iniziale è stato poi supportato da pochi altri e soprattutto da sionisti. Bannai tutti.
La divulgazione di quella foto con la polemica montata da Barberini e i sionisti ha avuto un successo che batte ogni foto delle vittime Palestinesi e dei crimini israeliani. Triste questa cosa. La volontà di distruggere è più forte della volontà di difendere i diritti umani.
Successivamente ho ricevuto due auguri di morte sul mio blog, continui attacchi da parte dei sionisti italiani e messaggi varie di offese o infamie; stanno continuando anche in questo momento. Qualcuno sta anche segnalando le foto dei crimini israeliani che nel tempo ho pubblicato su facebook per “contenuto violento”. E' vero, è una violenza mostruosa, ed è ad opera dello stato sionista, nazista, israeliano.
Altresì ora viene attaccato anche un post dove dico che mi farò fotografare senza dita, pubblicato ore ed ore prima della notizia del ritrovamento, ma che mi viene attribuito solo ora.....Un'altra macchinazione.
Chi mi segue, ma anche chi non mi segue, può verificare tramite il mio lavoro e i miei articoli qual'è il mio pensiero, che è sempre lo stesso: “ la pietà non è selettiva”. Ed è proprio davanti alla storia della Palestina ed ai numeri che mi sento di appoggiare la Resistenza Palestinese. Perchè per creare lo stato d'israele è stato rapito un popolo intero, il Popolo Palestinese, con una violenza mostruosa che si mostra ogni giorno.
Per difendere i diritti umani ogni giorno, per essermi schierata dalla parte degli oppressi; vengo accusata di antisemitismo, di voler bruciare gli ebrei e di essere felice per la morte dei 3 coloni.
Tutto questo vedrà una querela legale da parte mia preceduta, ovviamente, da una diffida. Ma aldilà di quest'aspetto, in molti mi stanno scrivendo per dirmi di salvarmi la pelle e venir via dalla Palestina in questo momento dove sono stata messa in una situazione ancor più pericolosa del solito.

Non lo farò, qui siamo tutti in pericolo, sempre, e una singola vita non è più importante dei diritti umani di una popolazione intera. Lotterò fino all'ultimo giorno, la mia forza è dire sempre la verità. Ringrazio tutti coloro che in queste ore mi stanno sostenendo, che stanno sostenendo i diritti umani di tutti, anche i miei. Non continuerò a scrivere su questo caso e la chiudo qui, perchè in questo momento israele sta bombardano Gaza e uccidendo e rapendo altri Palestinesi in Palestina.