Vi racconto la storia che
stiamo vivendo, qui, su una montagna del Libano.
Io e G. siamo venute qui
tramite Workaway (in pratica con qualche ora di lavoro al giorno, in
cambio hai vitto ed alloggio). Il luogo veniva decantato come
fattoria, ma in realtà ci siamo subito rese conto che è una guest
house per ricchi; molto new age ed anche shabby. I proprietari sono
degli schiavisti che fanno lavorare il personale per circa 16 ore al
giorno. Ci sono due ragazzi siriani, una ragazza etiope ed una donna
vietnamita. Quest'ultima è qui in Libano da 12 anni, da due anni in
questo posto. E' la cuoca, ma è anche diventata la persona con la
maggiore fiducia da parte della signora ( o come la chiamano loro,
della “madam”).
Ebbene, la madam ed il
figlio forse si aspettavano che anche noi lavorassimo 16 ore al
giorno senza fiatare e soprattutto senza mangiare. Io e G. abbiamo
preso le distanze ed imposto i nostri ritmi.
Non so se questo sia
stato preso dal gruppo di lavoro, come un'aria nuova. Fatto è che
dopo il primo giorno passato con loro a filtrare l'aceto di mele
(quantità industriale) e raccogliere le noci e fare le pulizie....
c'hanno visto come “dei loro” e non come “white people”. Ad
uno dei due ragazzi siriani è arrivata la notizia che il padre era
morto, in Siria. Decide di rientrare subito in Siria, ma quando ha
tutti i documenti ed è all'aeroporto comunica che non tornerà più
qui perchè è stanco del troppo lavoro. Ieri la ragazzina etiope ha
piantato i piedi per avere i suoi giorni di riposo che ha di diritto.
Oggi... l'altro ragazzo siriano ha comunicato al proprietario che
domenica tornerà in Siria e non tonerà più. Dopo però, c'è stata
la goccia che ha fatto traboccare il vaso:
Oggi a pranzo c'erano 25
persone, poi il figlio ne ha aggiunte altre 2 e quando avevano finito
di mangiare, sono arrivate altre 3 persone. La ragazza vietnamita è
da ieri sera che stava attaccata ai fornelli per preparare il pranzo.
Il proprietario oggi ha avuto la brillante idea di far fare anche la
marmellata (oltre ad avere aggiunto, come ho già detto, altri
commensali). Così la poverina, disfatta ed in totale panico perchè
non c'era più cibo, si è dimenticata di servire uno dei due dolci.
Alle 19,00 il
proprietario se ne è andato, io ero ancora attaccata al fuoco a
cucinare la marmellata e la donna vietnamita era già in cucina a
preparare il pranzo per altre 30 persone per domani.
Dopo circa 20 minuti il
proprietario l'ha chiamata al telefono dicendole che se faceva un
altro errore così, non le avrebbe pagato gli ultimi due mesi di
lavoro. Lei ha iniziato a rispondergli che giornate così sono
insostenibili e che lui se ne fregava del personale lavorativo.
Risposta di lui...alla persona di fiducia che lavora 16 ore al
giorno..: “puttana”.
Lei è andata fuori di
testa e gli ha comunicato con un messaggio vocale che domani sarà il
suo ultimo giorno di lavoro qui e che torna in Vietnam.
Non tengo certo le parti
di Hezbollah, ma gentaglia capitalista/colonialista/schiavista così,
meriterebbe che Hezbollah (che oltretutto sta nella vallata qui a
fianco) venisse qui a tagliargli la testa e a consegnare la pseudo
fattoria a questi lavoratori.
Non so se io e G. abbiamo
portato involontariamente aria di rivoluzione o se semplicemente
siamo arrivate quando il gruppo era già pieno di ingiustizie ed è
esploso. Non so nemmeno dove cazzo andremo io e G. domani e la
situazione non è certo delle meglio. Ma, sono certa, di preferir
vivere una rivoluzione che dover accettare ingiustizie senza saper
come cambiarle, solo per avere un letto ed un pasto. Anche se sono su
una montagna in Libano.
Seguiranno aggiornamenti
sulla rivoluzione di Mohammed, Bassel, Uan e Mabel.
Nessun commento:
Posta un commento