Sono tornata nel
villaggio di Azzoun, Qalquilja, come avevamo promesso ad Hassan per
una persona della quale ci aveva parlato.
Non siamo lì per fare un
report/video fine all'informazione, ma usare questi mezzi per salvare
una persona.
Si chiama Younis, ha 17
anni e vive ad Azzoun con una famiglia numerosa, molto povera.
L'unico lavoro che ha il padre è “battere” le olive nella
stagione delle olive. Poi c'è uno dei fratelli, che è un genio
della matematica e ha iniziato ad insegnare. I restanti della
famiglia sono donne o fratelli che non lavorano. La casa, nel centro
del villaggio, è fatiscente.
Anche Younis è un genio,
per le lingue, e stava studiando inglese all'università di
Qalquilja.
Ma a Younis, israele, ha
tarpato le ali.
E' venerdì 8 agosto
quando, dopo la preghiera, circa duecento shebab vanno verso il muro
che circonda Azzoun. E' una marcia di solidarietà a Gaza, non è
nulla di organizzato dai “comitati”; sono solo gli shebab del
villaggio che vogliono sostenere, la sorella, Gaza.
Quando arrivano vicino al
muro dell'apartheid un gruppo di soldati inizia a sparare gas
lacrimogeni, poi arriva un altro gruppo di soldati che sparano sound
bombs.
Gli shebab stanno
scappando da questo gruppo, sono di spalle che stanno correndo.... Ma
i soldati iniziano a sparare proiettili veri e colpiscono Younis
nella schiena con un proiettile.
Younis è a terra, gli
shebab cercano di rialzarlo, ma lui dice “non mi sento le gambe”.
Gli shebab sollevano Younis e lo portano lontano dai soldati che
stanno continuando a sparare. Non c'è l'ambulanza sul posto e il
primo centro di soccorso è a Qalquilja, che però non è attrezzato
per un caso del genere. Da qui, inizia un calvario lungo ore, per
riuscire a portare Younis al Rafidhia Hospital di Nablus.
E' stato colpito alla
colonna vertebrale. Younis è figlio di una famiglia povera ed è su
una sedia a rotelle. Non hanno i soldi per mangiare, figuriamoci per
affrontare una situazione così. Younis che ha 17 anni, che vuole
andare a scuola, che non ha internet, che non ha attrezzatura che lo
porti dal piano superiore a quello inferiore dove si esce sulla
strada.
Israele gli ha tarpato le
ali.
Nonostante le lacrime nel
vedere il padre che piange e i piedi di Younis che non reagiscono
alle centinaia di mosche nella casa, io, Simonetta e G. non vogliamo
lasciare Younis con le ali tarpate dal mostro.
Stiamo costruendo una
campagna per sostenere economicamente Younis. Per permettergli di
andare a scuola, di muoversi, di studiare. Di avere una “vita”.
Nel giro di poche
settimana divulgheremo il tutto, ma, sapete perchè inizio a
scriverne ora? Perchè non voglio che Younis sia escluso dalla
campagna che lo riguarda, senza nemmeno cliccare “mi piace” sulle
sue foto perchè non ha internet.
Hanno il computer in
casa, ma non hanno internet perchè non possono pagarlo.
Ecco, mi piacerebbe che
con lo stesso spirito con il quale avete aiutato la famiglia di Jehad
quando è stato arrestato, ora in Italia qualcuno ci aiutasse a
mettergli internet in casa, così che non sia completamene isolato, e
magari possa anche usarlo per studiare; ma soprattutto perchè
partecipi alla sua campagna, che vi possa rispondere direttamente
quando lo salutate......
Servono 200 euro per
l'installazione e per pagargli internet almeno per un anno. Inizio
io, metto 40 euro dei soldi che mi avete mandato per me, come
donazione per SHOOT.
Ci voglio credere, voglio
crederci ancora una volta che anche chi non può, possa tornare a
volare. Il mostro non deve vincere, l'amore vince.
Grazie a tutti coloro che
risponderanno per Younis.
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