Oggi a Kufr Ad-Dik ho visto la Resistenza Palestinese, libera, rubare la bandiera israeliana in un cantiere illegale e bruciarla, tirar giù la tenda del cantiere. Resistere. Libera da OGNI OCCUPAZIONE. Questo video è dedicato a chi cerca di fermare gli shebab. Ala razi shebab!
venerdì 30 maggio 2014
mercoledì 28 maggio 2014
MUQATA/PALAZZO DI ABU MAZEN
Con il termine “Muqata”
si raffigurava la seconda intifada. Qualche anno fa questo nome viene
adottato, violentato e stravolto dall'Autorità Nazionale
Palestinese.
Muqata doveva essere la
nuova immagine “civile” della Palestina, secondo l'ANP. Luoghi
dove i Palestinesi potevano incontrare i Paesi esteri, del tutto
simili all'architettura di altri Paesi arabi.
La maggior parte dei
Palestinesi vive in villaggi sprovvisti d'acqua, nella Jordan Valley
non c'è acqua n'è corrente elettrica. Devono fare i conti con
israele che gli toglie la terra e le case....ma Muqata prende
forma...
Queste immagini si
riferiscono al Palazzo Presidenziale di Abu Mazen a Surda, Ramallah.
Costruito dalla PADICO HOLDING, che fa capo al miliardario
palestinese Munib Al-Masri. Costo stimato iniziale 10 milioni di
dollari. Circondato da un muro di cemento..come se di muro qui non ce
ne fosse già a sufficenza.
Ad inizio lavori il
Presidente Mahmoud Abbas ha usato queste parole: “Abbiamo bisogno
di una nuova sede per il presidente dove può incontrare i leader
mondiali e affrontare il mondo in modo moderno e civile “.
Questo palazzo
presidenziale crea l'illusione di avere uno Stato, con i pilastri di
uno Stato, un palazzo di Stato. Nella realtà rappresenta fedelmente
la realtà della Palestina. I soldi delle tasse che i Palestinesi
pagano vanno in “rappresentanza”, o meglio, illusione. Pensate
solo al fatto di quanto sia assurdo pagare le tasse ad uno Stato che
non esiste. Infatti, non vi è alcun ritorno. Ramallah ha un solo
ospedale e sprovvisto di moltissimi servizi.
Di fatto i Palestinesi
dipendono in tutto ad israele. Un sistema economico creato ad arte
per produrre soldi israeliani sul sangue e sulle vite dei
Palestinesi. L'acqua, l'energia elettrica, le strade, i servizi
ospedalieri, qualsiasi tipo di prodotto; tutto israeliano. Gli
spiccioli delle tasse che non vanno ad israele e forse qualche
“donazione” estera và nel palazzo di Abu Mazen ed in altre
Muqata controllato dalla PECDAR, Consiglio palestinese Economico per
lo Sviluppo e la Ricostruzione.
Oggi davanti alla sede
dell'ONU a Ramallah si manifestava per il silenzio della stessa nei
confronti della Jordan Valley.
Chi abita nella Jordan
Valley per me è il “mondo civile”, ma il palazzo non è per
loro, è per i terroristi con i quali ci si siede a bere il tè fatto
con l'acqua rubata ai Palestinesi.
giovedì 22 maggio 2014
sabato 17 maggio 2014
I MAIALI IMPORTATI E VIOLENTI
Sono certa che non tutti
sanno anche di questa pratica sionista........ Da alcuni anni i
contadini Palestinesi hanno una nuova difficoltà. israele, oltre ad
aver rubato la terra ai Palestinesi, bruciato gli ulivi, scaricato
l'acqua fognaria negli uliveti e altro... ha importato con gli
insediamenti illegali anche una specie animale. Ha, di fatto,
introdotto nella fauna una specie di maiale molto aggressiva, che
lascia girare liberamente sul territorio palestinese.
I maiali attaccano e
divorano tutto, sia di giorno che di notte arrivano negli uliveti,
nei villaggi, negli orti e devastano tutto ciò che trovano.
Sono un antispecista e
rispetto tutti gli animali, ho sempre lavorato per la loro
liberazione, non li mangio nemmeno. E tanto meno questi maiali
possono essere uccisi e mangiati qui, in una realtà musulmana.
Sono però un danno non
da poco e inoltre sono alla cronaca le vari aggressioni dei maiali
verso le persone. Oggi un branco di maiali ha attaccato un contadino
a Salfit, qualche settimana fa nella valle di Wadi Qana l'incontro è
stato con un gruppo di internazionali dovuti scappare a gambe levate.
Altri episodi di aggressioni ad Asira, Bruqin, Der Istyia.
Voglio raccontarvi un
episodio di avvenuto a Bethunya.
E' notte e arriva il
branco di maiali, ci sono alcuni Palestinesi seduti in giardino,
vicino all'orto. Vengono attaccati dal branco, così un palestinese
prende un fucile e spara ad un maiale, spara e il maiale non muore..
Gli spara 47 volte, ora il maiale è steso per terra. Decidono, per
non avere problemi, di portarlo alla DCO a Ramallah e
consegnarglielo. Lo caricano in macchina e si avviano per Ramallah.
Fatti un po' di km, in macchina, il maiale si riprende, mentre stanno
guidando. Si devono fermare e sparare altri 5 colpi. Il maiale questa
volta muore.
E' solo un episodio,
anche perchè non è che qui i contadini sono armati, è capitato
quella volta. Purtroppo quando arrivano in branco, l'unica cosa da
fare è tirare qualche pietra e poi scappare. Un po' come si fa con
soldati e coloni. Il mostro che fa diventare mostri anche gli
animali.
CON LA MORTE NEGLI OCCHI
In Palestina l'occupazione militare israeliana applica la detenzione amministrativa. Per detenzione amministrativa s'intende la detenzione in prigione di persone senza alcun processo né accusa di reato. Iniziano con 3 mesi che vengono rinnovati ogni tre mesi. In questo modo ci sono Palestinesi che sono in prigione da anni, senza alcuna accusa.
I prigionieri in
detenzione amministrativa si aggiungono agli altri prigionieri
politici, molti in regime d'isolamento, quasi tutti sotto torture
fisiche e psicologiche. Fra di loro 230 bambini.
Per protestare a questa
disumana privazione della libertà, alcuni prigionieri hanno iniziato
23 giorni fa lo sciopero della fame in prigione. Due prigionieri
avevano iniziato più di 45 giorni fa e sono stati ricoverati
all'ospedale di Ramallah in gravi condizioni. Via via, ogni giorno si
stanno aggiungendo altri prigionieri.
Lo sciopero della fame in
prigione si basa su una nutrizione di acqua e sale, ovvero sulla “non
nutrizione”. Potete, quindi, immaginare che già dopo alcuni giorni
sia durissimo sopravvivere. Incontro Raed Amer a Nablus, è il
delegato per la relazioni esterne di Palestinian Prisoners Society. A
Nablus, in piazza, c'è una tenda permanente in solidarietà ai
prigionieri in digiuno che rimarrà lì fino a quando protesteranno.
Partecipiamo ad una fiaccolata in solidarietà e dal microfono parte
un appello: l'Autorità Palestinese dovrebbe digiunare in solidarietà
ai prigionieri per trasmettere un segnale forte al mondo politico
degli altri Paesi.... Concordo, chissà se almeno l'Ambasciatrice
Palestinese in Italia coglierà l'appello.
Mi racconta la storia dei
prigionieri in detenzione amministrativa, non è la prima volta che
protestano. L'anno scorso avevano iniziato a digiunare, poi è
arrivata la promessa di israele di rivedere tutte le loro detenzioni,
del tutto illegali. I prigionieri si fermarono con il digiuno. Quelle
promesse si sono rivelate aria fritta. Anche Raed Amer è stato in
prigione ed anche lui aveva fatto lo sciopero della fame, per qualche
giorno. Mi dice che dopo il quarto giorno lo stomaco si chiude e che
puoi stare solo seduto o sdraiato per terra. Ogni volta che tenti di
alzarti devi farlo molto lentamente...
Incontro l'Avv. Jawad
Boulus a Ramallah, uno dei pochi che sta vedendo i prigionieri in
questo momento. Mi dice che il loro stato fisico e mentale è
pessimo.
Proprio in questi giorni
il Parlamento israeliano ha approvato una legge nella quale il
rilascio dei prigionieri politici è illegale. Chiedo all'avvocato di
come hanno accusato il colpo i prigionieri e chi li sostiene
dall'esterno. E' un uomo totalmente consapevole di dove si trova,
perchè mi risponde che in uno “stato militare” è solo un'altra
legge militare. Mi colpiscono le sue parole “io non vado in
Tribunale per vincere. Vado per essere un onesto testimone della
crudeltà e della disumanità dell'occupazione israeliana. E' uno
stato militare, una corte militare con leggi militari. Cosa vuoi
vincere?”.
Il digiuno cade nel
giorno della Nakba, 15 maggio. Cresce il desiderio di essere davanti
alla prigione di Ofer a Ramallah, per i prigionieri e per non
dimenticare che 66 anni fa ha avuto inizio la Nakba.
In piazza Al Manhara a
Ramallah c'è un evento con carro e persone in bianco e nero, come le
foto che si trovano in internet della Nakba. Ci sono le autorità e
le bande musicali. Una sirena crea il silenzio.
Le urla in questo momento
sono, però, altrove. Arriviamo davanti alla prigione di Ofer alle
12,00.
Ci sono circa 300 shebab,
anche Donne, ma soprattutto per la prima volta non vedo commedie
organizzate, ma shebab di Al Fatah, PFLP, Hamas o senza simboli.
Tutti uniti su quella strada davanti ad Ofer. Sono bellissimi gli
shebab con la kheffia o con la t-shirt che gli copre la faccia. I
loro occhi che guardano lontano... Eppure due shebab, mentre mi copro
la faccia con la kheffia, mi dicono che ho dei begli occhi. Fra
un'ora quei due shebab non li rivedrò più......
I soldati iniziano a
sparare, giusto 4/5 gas e qualche pallottola di gomma..poi partono
subito i proiettili veri. Corrono le ambulanze e i paramedici per i
feriti. Corre un'ambulanza per un ragazzo con t-shirt nera e kheffia
bianco/nera; è stato colpito al petto e allo stomaco dai proiettili
veri. E' a terra. Urlano gli shebab, alcuni di loro non riescono ad
avvicinarsi al loro compagno ferito perchè sono sotto la traiettoria
dei cecchini isreliani.
Il ragazzo ferito viene
caricato sull'ambulanza che corre a Ramallah, all'unico ospedale che
c'è. Gli shebab stanno tirando pietre ai soldati a circa 1 km di
distanza....
Sono in mezzo alla strada
e parte una raffica di spari avanti a me, sulla mia destra. Un
ragazzo che veste la bandiera di Hamas e che è fermo sulla destra
della strada, cade per terra. Gli hanno sparato. Urla fortissime, si
capisce che è grave. Cerco di avvicinarmi per documentare cosa sta
accadendo, ma tutta la gente corre verso quello shebab. Mentre lo
caricano sull'ambulanza, vedo la sua testa e gli occhi..... sono
girati all'indietro. Chi era vicino a lui mi dice che gli hanno
sparato al petto e i proiettili lo hanno trapassato.
Passano solo 5 minuti da
quando l'ambulanza si allontana per andare all'ospedale quando arriva
la notizia che è morto. Credo, che fosse già morto quando l'ho
visto, i suoi occhi sono nei miei occhi. In quel momento non ce
l'avevo fatta e ho spento la telecamera.
Continuano a sparare i
soldati israeliani e fare delle riprese o delle foto è alquanto
difficile perchè non vedi arrivare i proiettili, non è come con i
gas che puoi seguire la traiettoria o stare semplicemente distante.
Sono passate un paio
d'ore da quando è iniziata la manifestazione, gli shebab non sono
più 300, molti sono stati feriti o intossicati, ma quelli che ci
sono continuano là davanti, tirando pietre e bruciando pneumatici.
Arriva un'altra brutta notizia, il primo ragazzo ferito non ce l'ha
fatta, è morto all'ospedale mentre lo stavano operando. Sono due i
martiri, 15 e 17 anni.
E da qui in poi è
difficile trovare le parole giuste per continuare...
E' giovedì e iniziano ad
arrivare notizie confuse sulla possibilità che le manifestazioni del
venerdì vengano annullate per i funerali dei martiri. Dopo un'ora
viene confermata la manifestazione davanti ad Ofer del venerdì.
Mi fermo nel villaggio
vicino ad Ofer a dormire da una famiglia meravigliosa, con una mamma
meravigliosa. Il figlio si toglie il materasso dal letto per darlo a
noi per dormire lì.... Avevamo già mangiato a Ramallah, ma non si
riesce a dire di no a questa famiglia......
La notte la passo tra
imprecazioni perchè ho rotto la videocamera e devo editare il video
non avendo il mio pc e scaricando programmi per convertire file e
montaggio video....e' mezzanotte...
Mi sveglio la mattina di
venerdì 16 ad Ofer e inizio a pensare agli occhi di quello shebab
ucciso il giorno prima. Apro la porta della camera e trovo la mamma
Palestinese che mi mette una sigaretta in una mano e nell'altra il
caffè, poi si accorge che sto camminando a piedi nudi e si toglie le
sue ciabatte e me le da. Lei rimane a piedi nudi anche se insisto che
non ne ho bisogno...
Sul balcone c'è una
bacinella con a mollo nell'acqua una maschera antigas. Il figlio è
tornato a casa qualche giorno prima e la maschera era piena di sangue
così lei ha deciso di lavargliela... ovviamente ora è da buttare,
ma cuore di mamma....quanto mi ha fatto sorridere la maschera
nell'acqua.
Ci prepariamo per la
manifestazione del pomeriggio con una colazione. Volevo lavare i
piatti della sera prima, ma la mamma non me l'ha permesso e quando ho
insistito ho capito che sarebbero partiti i calci. Lei gli shebab li
prende a calci se non fanno i bravi. E' davvero amore puro.
Sono le 12,00, come il
giorno prima, e siamo di nuovo davanti alla prigione di Ofer. La
partecipazione è minore, forse perchè in tantissimi sono al
funerale dei due shebab.
I soldati iniziano a
sparare i gas, tanti. Molti soffocati, le ambulanze iniziano a
correre e ….sparano sulle ambulanze, sparano ai fotoreporter
presenti. Alcuni giornalisti vengono feriti da rubber bullets.
Poi, scoppia qualcosa
simile ad una rissa alle mie spalle.. Corro con la videocamera, ma a
parte il fatto che è rotta e mi muore definitivamente in quel
momento, capisco anche che non è il momento di riprendere. Ecco
cos'è successo: si è presentata alla manifestazione, in mezzo agli
shebab, una troupe stampa sionista. Qualcuno gli chiede con che
coraggio vengano qui...in questo momento e uno stronzo di giornalista
sionista gli risponde “non sono affari tuoi”. Ok, parte la
chiamata...”shebaaaaaab”. Gli shebab arrivano e vogliono
prenderlo a calci, prendono a calci l'auto. Ma, udite, udite....la
troupe viene “salvata” dalla polizia palestinese. Questo la dice
tutta.
Intanto continuano gli
spari di gas e rubber bullet, poi all'improvviso le urla....hanno
sparato proiettili veri e hanno colpito un ragazzo alle gambe. Mentre
lo caricano sull'ambulanza, i soldati sparano sull'ambulanza. Uno
shebab avvolto nella bandiera di Hamas si mette nello stesso punto
del ragazzo ucciso ieri sempre con la bandiera di Hamas. E' un voluto
dejavù.
Siamo sulla strada, ma
all'improvviso qualcuno spara verso di noi dalla collina, dal
villaggio. Il soldati hanno attaccato il villaggio. Così, tutti
coloro che sono ancora lì vanno verso il villaggio. Mentre
camminiamo per la strada principale arrivano i soldati israeliani e
iniziano a sparaci i gas. Stiamo solo camminando.... corriamo su per
la collina, ci corrono dietro sparando. Arriviamo nel centro del
villaggio, parte la sassaiola degli shebab, loro rispondo sparando a
distanza ravvicinata i a gas. Colpiscono un uomo in faccia, forse gli
hanno spaccato il naso. Continua la sassaiola, i soldati iniziano ad
indietreggiare.
Calma....è tornato il
silenzio, forse è finita. E' sera oramai e molti di noi devono
rientrare a casa. La mamma Palestinese mi abbraccia per salutarmi e
mi dice “c'erano i soldati qui davanti alla mia porta, ma io ridevo
perchè gli shebab gli tiravano le pietre”
Mentre ci allontaniamo
con il service, vediamo un soldato dietro ad una casa, non se ne sono
andati. Quando arrivo a casa vedo le foto su facebook dei soldati
israeliani che hanno attaccato da un altro punto il villaggio.
Cristo, ma come si fa a
vivere così? Come fa quella Donna, mamma, a vivere in questo modo?
Quanta forza ha una Donna così che ride davanti ai soldati e mette a
bagno la maschera antigas del figlio al quale hanno sparato centinaia
di volte?
Ho fatto una foto con
lei, è bellissima.
VIDEO PRIGIONE DI OFER GIORNO DELLA NAKBA, DUE MARTIRI:
VIDEO PRIGIONE DI OFER VENERDI', IL GIORNO DOPO I DUE MARTIRI:
venerdì 16 maggio 2014
VEDER UCCIDERE UN RAGAZZO A SANGUE FREDDO
Ieri ero davanti alla prigione di Ofer, Ramallah. Era il giorno della Nakba, 66 anni. I soldati israeliani hanno sparato da subito munizioni vere, pochissimi gas. In strada c'erano shebab di hamas, fatah, pflp, tutti assieme. Era bellissimo e la bellezza fa paura. Hanno risposto i soldati.....sparando e con l'intenzione di uccidere. E hanno ucciso. Hanno ucciso prima un ragazzo di 15 anni che e' deceduto all'ospedale. Poi hanno ucciso un ragazzo di 17 anni, ero li'. Gli hanno sparato 5 proiettili al petto, ed e' stato tapassato dalle pallottole. Quando e' arrivato all'ospedale era gia' morto. Mentre filmavo gli ho visto gli occhi girati all'indietro, ho capito che era morto e non ce l'ho fatta, ho spento la telecamera.
Oggi ci saranno i funerali, ma cce' anche la rabbia. Sono qui ad Ofer e siamo pronti. Gli shebab sono pronti, a morire per i diritti, per la liberta'.
Da facebook mi viene segnalato che israele ha dichiarato che non ha sparato. Sta mentendo, io ero li', sono testimone.
Oggi ci saranno i funerali, ma cce' anche la rabbia. Sono qui ad Ofer e siamo pronti. Gli shebab sono pronti, a morire per i diritti, per la liberta'.
Da facebook mi viene segnalato che israele ha dichiarato che non ha sparato. Sta mentendo, io ero li', sono testimone.
domenica 11 maggio 2014
UN UOMO, UN'ALTRA STORIA DI RESISTENZA
Siamo vicino a Deir
Istyia, Salfit area. Le valli sono ancora piene di ulivi coltivati,
alcuni centenari. Incontriamo un uomo e un'altra storia di Resistenza
Palestinese. Questa valle è tutta confiscata da israele e l'hanno
circondata di insediamenti illegali. Sulla mappa siamo difronte
all'altro punto di possibile taglio della Cisgiordania (in passato
avevo spiegato che vogliono tagliare la Cisgiordania in 3 parti, o
meglio 3 ghetti).
Quest'uomo vuole
continuare a coltivare i suoi ulivi, sulla sua terra. Così, cinque
anni fa, sono arrivati i soldati mentre lui stava lavorando e gli
hanno sparato, proiettili veri. Lui, che era di spalle, si è girato
e gli ha detto “ammazzatemi pure, continuate a sparare, io non me
ne vado, qui rimango e qui muoio, fra i miei ulivi”. Se ne andarono
e gli offrirono in un secondo tempo le “compensazioni”. Non le
prese perchè lui vuole lavorare i suoi ulivi.
Così, oggi, scopriamo
che hanno trovato la via più silenziosa per mandarlo via: gli
uccidono lentamente gli ulivi con lo scarico delle loro fogne.
L'ho filmata la melma che
arriva sugli ulivi di quest'uomo e il risultato che sta dando....
mentre loro portano i figli sulle altalene, gli ulivi trentenni
muoiono. La stima è che moriranno tutti entro due anni, inoltre, la
melma sta penetrando nel terreno e inquinando la falda acquifera.
Acqua che viene poi presa, gestita e rivenduta da israele ai
Palestinesi tramite, forse, la Mekhrot.
Nessuno vuole andare ad
aiutare quest'uomo perchè è troppo pericoloso, troppo vicino
all'insediamento. Lui Resiste.
venerdì 9 maggio 2014
mercoledì 7 maggio 2014
ARRESTATEMI
Oggi è una giornata di
digiuno in solidarietà ai prigionieri in detenzione amministrativa
che stanno digiunando da 15 giorni. Per detenzione amministrativa
s'intende la prigionia di una persona senza processo. E' di 6 mesi,
ma accade che dopo 6 mesi quando si esce dal carcere, la stessa
persona venga ri-arrestata. Ci sono persone che passano anni nelle
prigioni israeliane in questo modo. Appoggio, ovviamente, la protesta
verso un metodo illegale, disumano e che ai miei occhi può solo
definirsi “rapimento”.
Ora, però, ho voglia di
scrivere una nota su alcune posizioni politiche. Provo un certo
“fastidio” nel vedere campagne per la liberazione di una singola
persona perchè leader politico. Ancor più fastidio collette per la
liberazione di una persona.
Provo fastidio, perchè
in questo momento nelle prigioni israeliane ci sono 230 bambini. Io
non sono un leader politico, sono solo un'attivista e una che tenta
di documentare fatti con le proprie emozioni. Sono solo un essere
umano e non sono mai stata nelle prigioni israeliane. Credo però che
se mi dovesse capitare vorrei uscire dopo quei bambini.
Sì, lo chiederei,
chiederei di essere rilasciata solo dopo la libertà. Sapete perchè?
Perchè io sono libera, dentro. Possono chiudermi in una cella per il
resto della vita, ma sono comunque libera. Quei bambini, invece, la
libertà interiore devono ancora trovarla, devono averla questa
possibilità.
Penso, quindi, che il mio
fastidio nasca da questo....se sono libera io (che non sono nessuno),
un leader politico dovrebbe esserlo ancora di più. Perchè un leader
è uno che ha fatto un percorso, interiore e politico che fa sì che
guidi le masse. Insomma, uno con i controglioni. Ancor più vedere le
collette per pagare la libertà di alcuno, pagare ISRAELE. No,
nessuno deve dare un centesimo ad israele per la mia libertà,
perchè, lo ripeto, io sono già libera e non gli do un centesimo.
Voglio, che quei 230
bambini siano liberi di giocare, di andare a scuola, di abbracciare
la loro famiglia. Di vivere.
Non bramo per essere
arrestata, ma il desiderio della loro libertà è molto forte. Non mi
dispiacerebbe avere l'opportunità di fare quest'azione. Anche se non
sono un leader politico, ma solo un essere umano uscirei solo dopo di
loro.
martedì 6 maggio 2014
FESTA D'INDIPENDENZA D'ISRAELE: capitolo 4) l'arancia meccanica
Due giorni fa siamo
intervenute nel villaggio di Asira, Nablus, di notte. Il villaggio
era pieno di soldati (potete trovare il report nel sito), ma ieri non
siamo intervenute così come gli shebab o altri in aiuto di una
famiglia che ha subito un'arancia meccanica.
Sono le 23,00 i soldati
israeliani irrompono in una casa. 8 soldati con due cani di grossa
taglia entrano nella casa, 15 fuori dalla casa e altri 15 intorno
alla casa. Nessuno nel villaggio si è accorto di nulla. Da quello
che ho visto e sentito oggi, mi è parso che quella casa sia stata
scelta perchè in zona più bassa alla strada principale e buia. Sono
arrivati a piedi e in silenzio, così nessuno si è accorto che
c'erano i soldati israeliani nel villaggio.
Hanno appoggiato la scala
sulla parete e sono entrati dal tetto e dopo hanno aperto la porta a
quelli con i cani.
Quando sono entrati hanno
preso tutti i telefoni e hanno chiuso gli uomini in una stanza e le
donne nell'altra. Hanno puntato un cane davanti ad una bambina (che
vedete nella foto) e hanno iniziato a cercare il fratello, che però
in casa non c'era. Così hanno preso l'altro fratello, l'hanno
portato in giardino e tentato di ammanettarlo, ma lui è forte e si
dimena, così lo prendono per il collo e spingendolo su un albero
iniziano a strangolarlo. Cade a terra svenuto e viene ammanettato,
bendato, imbavagliato e caricato sulla jeep che nel frattempo è
arrivata. Nel mentre di tutto questo sta rientrando lo zio nella casa
difronte. Senza chiedergli documenti o dirgli altro iniziano a
picchiarlo. Lo prendono a calci, pugni e viene picchiato col il culo
del fucile. L'uomo cade a terra e perde sangue dalla testa. A quel
punto viene anch'esso trattato come il nipote. La moglie (che è in
casa) riesce a fuggire nel bagno con il telefonino e chiama
l'ambulanza; alla quale però viene impedito l'ingresso nel villaggio
per più di mezz'ora.
A quel punto dicono alla
famiglia: se volete che rilasciamo questi due dovete portarci il
ragazzo che stiamo cercando. Lui arriva dopo un'ora, viene arrestato
e lo zio e il fratello vengono rilasciati.
La riscrivo: gli ostaggi
vengono rilasciati e scambiati con il ragazzo.
Sappiamo che il ragazzo è
stato portato ad Huwara, dove oggi c'era in corso la festa
dell'indipendenza con centinaia di macchine dei coloni, soldati, etc.
etc.. Siamo passate di lì verso le 13,00 e stavano, appunto,
festeggiano fra le jeep militari e i mitra. Il ragazzo, attendeva la
sua sorte in gabbia.
Lo zio ha un taglio
profondo sulla testa, la faccia gonfia e dolori in tutto il corpo. Un
particolare: quando è stato picchiato gli hanno preso i documenti
dalla tasca, dentro c'erano 500 shekel, ma quando gli hanno ridato i
documenti i soldi erano spariti. Lui ha chiesto che gli venissero
ridati, ma nulla, gli hanno risposto: “puoi sporgere denuncia”.
Che bella la festa
d'indipendenza israeliana: arancia meccanica, violenze, umiliazioni,
furti, clima da guerra atomica. Fine.
FESTA D'INDIPENDENZA D'ISRAELE: capitolo 3) il lupo cattivo che rapisce i bambini
foto archivio |
Il villaggio di Azzoun si
trova in un punto cruciale della Ciscgiordania perchè chiuso su tre
lati dal muro e dagli insediamenti e sul quarto lato c'è la strada
principale che porta a Qalquilya (la città chiusa dal muro
dell'apartheid).
Quando si arriva si passa
davanti a due torri d'avvistamento che registrano chi entra echi esce
tramite fotografie; poi si passa dal “gate” ovvero dal cancello
militare/checkpoint che ogni tanto viene chiuso. Quando viene chiuso
si rimane o fuori o dentro.
Ieri è stato chiuso per
due ore, ed non è stato chiuso a caso, i soldati l'hanno chiuso per
fare un'azione...... Hanno chiuso il gate e poi con una jeep sono
andati nel centro del villaggio che è poco distante. In quel momento
c'erano i bambini che uscivano da scuola e si incamminavano verso
casa. Hanno aspettato circa un'ora, poi sono scesi dalla jeep e hanno
preso un bambino di 9 anni per i capelli. Chi mi ha raccontato il
fatto ha usato queste parole “hai presente una rete da pesca che
prende un pesce e lo tira su? Così hanno preso il bambino”.
C'erano molti testimoni che hanno iniziato ad urlare e a chiedere il
perchè... Il soldati hanno risposto che il bambino stava tirando le
pietre, ma avendo tanti testimoni che dicevano che stavano mentendo
hanno fatto l'altro passo..
Hanno messo il bambino
dentro alla jeep con i soldati.
Fuori un uomo ha iniziato
a dirgli che quello era un rapimento perchè il bambino ha 9 anni e
ci vuole un genitore per prenderlo e che non potevano metterlo da
solo dentro alla jeep con i soldati. Dopo mezz'ora, nella quale si
sentiva piangere ed urlare il bambino, hanno aperto la porta della
jeep e hanno detto “il bambino ha confessato”. Il Palestinese che
aveva difeso il bambino attendeva l'arrivo del padre, ma intanto gli
faceva presente che la confessione non era valida perchè avvenuta
con mezzo di estorsione sotto intimidazioni/tortura. Il padre del
bambino è arrivato sul posto dopo un'ora e mezza ed è stato chiuso
dentro alla jeep anch'esso. Dopo 3 ore il bambino è stato
rilasciato. I testimoni hanno riferito che i soldati ridevano.
Il bambino di 9 anni oggi
non è andato a scuola ed è sotto shock.
Quando ieri ho dato la
notizia ho scritto che aveva 10 anni, spiego perchè ne ha 9 per
chiarire il fatto che quando si danno le notizie degli arresti c'è
confusione sull'età. Quando il bambino compie i 9 anni, per noi ha 9
anni, qui no, qui si dice che sta vivendo il suo 10° anno di vita,
quindi ha 10 anni. Per come noi occidentali classifichiamo l'età, il
bambino preso ieri ha 9 anni e 5 mesi.
L'aspetto che non
conoscevo affatto su Azzoun e che ho scoperto oggi è che su 230
bambini nelle prigioni israeliane, ben 68 al di sotto dei 13 anni
sono di Azzoun. Un fenomeno repressivo, ma anche economico,
intimidatorio e purtroppo di enorme violenza perchè oltre ad essere
imprigionati i bambini in prigione vengono violentati (rapporto ONU
2013).
Stasera quando andate a
dormire dite ai vostri che il lupo cattivo esiste, rapisce e violenta
i bambini. Qui in Palestina.
lunedì 5 maggio 2014
FESTA DELL'INDIPENDENZA DI ISRAELE: capitolo 2, Wadi Qana
pic of Karin |
Oggi è il famigerato
giorno dell'indipendenza d'israele. Ci rechiamo nella riserva
naturale di Wadi Qana. Alcuni contadini hanno scoperto che gli
scarichi fognari dell'insediamento illegale di Yakir vanno a finire
proprio negli ulivi centenari. Dobbiamo camminare per circa mezz'ora
per arrivare alla fogna a cielo aperto. Wadi Qana è bellissima, ma
la prima scoperta che facciamo è abbastanza inquietante: un'area
costruita da poco per addestramento. Mi sembra improbabile che venga
usata solo dai soldati. Sul posto troviamo munizioni vere.
Nell'insediamento illegale di Yakir, fonti certe, mi confermano che
tutte le donne hanno il fucile. E' un insediamento molto popolato e
uno dei più estremisti religiosi. Cinquemila abitanti fra americani,
russi, inglesi, italiani, libanesi, yemeniti. L'insediamento è nato
nel 1978 e israele ha tentato di chiudere l'area di Wadi Qana come
“zona militare”, ma la protesta della Resistenza è stata
fortissima e l'area è tutt'ora aperta anche se sotto il controllo
d'israele. Il nome “Wadi Qana” gliel'abbiamo appioppato noi con
la colonizzazione romana e deriva ovviamente da “vaticano”.
Arriviamo allo scarico
fognario, l'odore è insopportabile. I contadini iniziano a tracciare
un solco rimuovendo le pietre e zappando per deviare, poi, il flusso
della fogna e salvare gli ulivi.
Tempo mezz'ora e il
lavoro sarà finito. Nel frattempo vedo che all'uscita dello scarico,
sulla recinzione dell'insediamento c'è un cartello “zona minata”.
Il corso della fogna è
stato deviato ed ora la melma nera e puzzolente scende verso altri
alberi. Non che questa sia una vittoria, ma almeno gli ulivi
centenari sono salvi. I contadini accendono il fuoco e preparano il
tè, no si esegue nessun lavoro senza prendere almeno un tè in
Palestina... E' veramente poetico, sotto ad un albero di carrube,
seduti sulle pietre, nell'incanto di Wadi Qana..Ma ecco che qualcosa
ci riporta alla realtà: la sirena che ricorda il giorno
dell'indipendenza risuona in tutta la valle. E' orribile. Solo una
realtà nazista estremista può usare una sirena così per ricordare
quello che per loro dovrebbe essere una festa. Dall'insediamento
arrivano le urla di gioia e sappiamo che oggi è la giornata nella
quale si scoleranno fiumi di birra e whisky.
Mi ricordo, dai racconti
dei palestinesi..quando c'è la sirena che cosa succede e come i
coloni siano più pericolosi del solito....sarà una lunga notte
questa in Palestina.
Segue video relativo
all'articolo...
domenica 4 maggio 2014
FESTA D'INDIPENDENZA DI ISRAELE: capitolo 1) lo sfascio delle auto
Sono giorni questi in
Cisgordania nei quali l'occupazione è più opprimente del solito. I
suoi checkpoint al confine sono stati chiusi ieri e resteranno chiusi
fino a mercoledì notte. Sulle strade è pieno di checkpoint volanti,
ma quello che più preoccupa sono le incursioni dei soldati nei
villaggi. Arrivano a flotte, sparando gas e sound bombs, entrano
nelle case, sfasciano il contenuto, arrestano. Oggi a Turmus,
Ramallah, hanno arrestato (o meglio rapito) due bambini. Le foto di
Palestine TV mostrano i bambini al momento dell'arresto con i polsi
ammanettati e le bende sugli occhi. E' terribile. Tutto questo perchè
è la “festa dell'indipendenza di israele”.
Questa mattina mentre mi
recavo a Salfit per documentare un fatto, i soldati entravano a
Derestya; solo per controllare i documenti, ma immaginate di trovarvi
sulla strada i soldati nazisti con i fucili spianati che vi fermano e
magari siete da soli.... Non è piacevole.
A Salfit hanno fatto
irruzione ieri sera verso le 23,00. Sono arrivati nel centro della
città sparando gas e sound bombs per le strade, alla cazzo. E quello
che sono andata a documentare oggi era questo: arrivati in una
strada, bella larga, con la jeep carrozzone per gli arresti hanno
visto un'auto parcheggiata... Ecco, nelle foto vedete cos'hanno
fatto..Hanno investito appositamente l'auto spostandola di peso e
danneggiandola.
Il proprietario dell'auto
ora dovrà andare a lavorare con altri mezzi, e non è semplice in
Palestina. Questa mattina si è recato dalla polizia Palestinese per
presentare denuncia.. Ed è qui che voglio girare il coltello perchè
quello che è accaduto è in zona A, sotto il controllo palestinese.
Secondo gli accordi di
Oslo la polizia Palestinese si muove solo su permesso di israele e
“concertano” gli interventi.
Concertando, concertando,
si muovono normalmente se uno ruba una collanina (è difficile che
accada in Palestina), ma non sei dei criminali nazisti devastano o
rapiscono un bambino perchè, appunto, ci “concertano” con loro.
Ecco quindi, che aprendo
i webnews alla mattina capita di leggere: “forze d'occupazione
attaccano un villaggio, 20 bambini soffocati” e poi..”la polizia
palestinese ha arrestato 4 shebab per aver lanciato dei fuochi
d'artificio e recato disturbo...”.
Ok, il danno all'auto
parcheggiata davanti a casa non vi prende lo stomaco, ma credo che
quello che debba prendervi allo stomaco in quest'articolo sia la
totale assenza di Giustizia.
Sono le 22,03 mentre
finisco di scrivere e in questo momento, sicuramente, i soldati
nazisti israeliani stanno entrando in qualche casa.
sabato 3 maggio 2014
100 SOLDATI INVADONO ASIRA
Sono le 22,00 quando i
soldati israeliani e la border police irrompono nel centro di Asira.
Arrivano da 3 punti diversi e conferiscono nel centro del villaggio
tagliandolo in due.
In quel momento chi si
trovava fuori casa rimane impossibilitato a rientrarvi. Iniziano a
sparare gas lacrimogeni e sound bombs dentro e fuori le case.
Chi si trova per strada
si rifugia nelle case più vicine, ma al loro interno si inizia a
soffocare per i gas. Con altre attiviste decidiamo di andare sul
posto anche se le strade sono chiuse dai loro checkpoint.
Arriviamo in taxi verso
le 23,30 e ci fermano al checkpoint. Ci chiedono se siamo “turiste
in israele” e gli rispondo che questa è la Palestina, non israele.
Il soldato con il mio passaporto in mano va dai suo colleghi a
riferirgli “questa qui sostiene che siamo in Palestina”. Mi
ridarà il passaporto qualche minuto dopo. Siamo fermi sulla strada e
vediamo gli armored fermi davanti alle case con i soldati che corrono
dentro, per ispezionarle/devastarle. Le vie di Asira sono strette e
in quel momento sono talmente piene di soldati e di mezzi militari
che non ci passa nemmeno un cane.
Dopo 20 minuti che siamo
ferme decidiamo di andare a fare un po' di pressione dicendogli che
siamo stanche, che è notte e che noi dobbiamo dormire lì...
Iniziano a comunicare via radio e ci dicono che in 10 minuti se ne
andranno. Dopo un quarto d'ora i mezzi iniziano a muoversi per
lasciare il villaggio, è passata la mezzanotte.
Arriviamo nel centro del
villaggio e poco a poco si riempie di persone che erano chiuse in
casa. I bambini di Asira non ci sono e in quel momento, più di ogni
altra cosa hopensato a loro. A come avevano vissuto tutto questo, con
la paura, sperando che finisse.
Gli shebab ci fanno
entrare in due negozi che sono stati attaccati dai soldati, hanno
rotto tutto. Mentre sto filmando sentiamo urlare, stanno tornando.
Sono due jeeps militari, parte una sassaiola contro di loro... quei
sassi pare dicessero... “basta, basta, basta, basta..”.
Le jeeps si fermano
all'entrata del villaggio e formano un checkpoint. Decidiamo di
rimanere lì, potrebbero tornare. Sono le sei del mattino quando
lasciamo Asira e sulle strade ci sono ancora i checkpoint.
Un'arancia meccanica
militare che dura da cent'anni. Quegli shebab che tirano le pietre,
una volta erano i bambini di Asira e sono nati vedendo queste cose.
Avevano due o tre anni e venivano attaccati di notte, come la scorsa
notte; ora sono adulti e sono forti. Ripenso ai bambini di Asira ai
quali ho insegnato “Bella ciao”. Per questa volta non hanno preso
nessuno di loro.
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