C'è un villaggio che si
chiama Qaryut al quale hanno chiuso la strada d'accesso. Si trova
circondato da uno dei più grandi insediamenti illegali della West
Bank. Gli abitanti del villaggio lavorano quasi tutti a Ramallah e
per raggiungere la strada principale che li porta a Ramallah, ora,
devono girare tutto intorno all'insediamento. La strada che israele
ha chiuso era di soli 2 km per arrivare a quella principale.
Disagi enormi,
ingiustizia per aver occupato una terra che aveva dei proprietari e
allarme se un ambulanza non dovesse arrivare in tempo a Ramallah.
Tre settimane fa il
villaggio ha deciso di manifestare tutti i venerdì in nome della
libertà e della giustizia.
Oggi, ben trecento
persone dei quali cento bambini hanno camminato fino alla cima della
collina per pregare lì. Questa era la manifestazione.
I soldati sono arrivati
subito e hanno detto che tutti dovevano andarsene, non hanno voluto
ascoltare gli shebab che gli dicevano “siamo qui per pregare,
possiamo parlarne?”. Nulla, hanno messo il dito sul grilletto e
preso le sound bomb.
Le trecento persone hanno
pregato circondati dai soldati, anche noi attivisti e giornalisti
eravamo lì.
Finita la preghiera con
il megafono viene detto loro che ce ne andiamo e di non sparare, di
non iniziare con la violenza.
Ma, facciamo pochi passi
di spalle su quella collina impervia e piena di spine e loro iniziano
a spararci.
Sparano gas, molti gas e
il vento ci è contro perchè porta tutto il gas verso di noi. Non si
riesce a correre sulla collina. Inizio a soffocare e non riesco ad
allontanarmi, continuano nel frattempo a sparare. Siamo a terra, in
molti. Un paramedico, Yahtzan, arriva in mio soccorso, ma non ha la
maschera antigas e soffoca vicino a me dopo avermi soccorso. Non
riesco a rialzarmi. Soffocare è bruttissimo perchè non vuoi morire,
tenti di respirare e non ce la fai e più ti sforza di respirare e
più soffochi. Arriva un'attivista del SMFP, Ghassan, mi trascina per
le braccia, ma sta soffocando anche lui. Non so come, siamo arrivati
sulla strada sterrata e i gas sono un po' più lontani ora.
Il paramedico viene
soccorso da altri colleghi, un altro paramedico nel frattempo è
stato soccorso per soffocamento. Quindici persone sono state vittime
da soffocamento grave, io sono fra quelle quindici. Ora respiro, mi
gira la testa ed è come se mi fosse passato un tir sopra. Con due
giornalisti torno in auto a Nablus, anche loro, nonostante le
maschere antigas, sono rimasti soffocati perchè l'auto era piena di
gas.
Il video che ho girato è
reale, purtroppo non di qualità perchè mentre soffocavo la
telecamera era accesa, ma io ero per terra e non pensavo a
riprendere.
Oggi, ho pensato per un
attimo che sarei rimasta su quella collina, in mezzo alle spine e ai
gas. L'ambulanza non aveva modo di arrivare in quel punto e anche i
paramedici erano soffocati. Oggi mi sono sentita in un forno a gas.
E' questa la realtà:
israele gasa le persone.
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