lunedì 25 febbraio 2019

CAPIRE LA PRIGIONIA




Daren è una donna palestinese che è stata prigioniera politica fino a poco tempo fa. Fotografa e poetessa. Ma nella prigione israeliana non poteva certo usare la fotografia come linguaggio. Doveva resistere 5 mesi nella prigione israeliana di Damoun. Un modo per esprimere la sua resistenza al carcere e l'ingiustizia quotidiana della mancanza di libertà, Daren l'ha trovato lo stesso.
Daren ha disegnato, in modo molto semplice, le sensazioni, le emozioni sue e di chi ha provato la prigionia. Mi sono ritrovata nelle cose che dice e disegna Daren. I suoi disegni, semplici, mi hanno ricordato molto...perchè vengono dal cuore e dalla sofferenza della prigione.
Solo 3 colori a disposizione ed avuti di contrabbando, perchè in prigione non ti lasciano colori né alcun materiale.
Blu, rosso e nero ed una matita. Come “tele” a volte Daren, ha usato le tovagliette di carta dei vassoi-cibo. A volte, invece, è riuscita ad avere dei fogli di carta a righe.
Oggi Daren è fuori dalla prigione e parla di quei disegni come “arma”. La Resistenza bianca, ovvero, l'arte diventa uno stato di lotta e resistenza.

Disegno n1. L'arrivo in prigione. “ Appena sono arrivata, mi hanno confiscato tutto, anche i vestiti. Ammanettata mi hanno portato in una stanza con le sbarre, tutta chiusa. Ho chiesto il perchè e mi hanno detto che era motivo di sicurezza”

Disegno n.2. Nella cella. Il colore era solo il grigio. All'improvviso ho avuto la necessità di vedere altri colori. Ho voluto vedere altri colori nei miei occhi e riverniciare quella porta, chiusa, grigia. E così l'ho disegnata: il nero è il colore che abita questa cella, il rumore che vivo tutto il tempo con le donne prigioniere. L'azzurro è il colore dell'occupazione. Il desiderio che ho vissuto, la speranza, il dolore sono il rosso.”

Disegno n.3. La mancanza del mare. “Il mare, se lo desideri qui in prigione, ti manca ancora di più. Il parlare del mare per tutti i popoli del mondo è normale, ma parlarne in prigione, e in Palestina, e con i prigionieri di sesso femminile, in particolare, ha avuto una chiave speciale, perché non c'è prigioniero che abbia visto il mare nella loro vita; se non attraverso le immagini. Il motivo è che c'è il muro dell'apartheid, E l'occupazione che impedisce ai palestinesi di andare sulla costa. Intere generazioni che non hanno mai visto il mare.

Disegno n.4-5. La porta. "La visione più dura che ho della prigione è quella porta di ferro che mi accompagna di continuo. La vedo sempre come un cielo quadrato.Sentivo che avrei spezzato questa porta o l'avrei aperta, volevo uscire, quanto era difficile rimanere confinati in un posto controllato. Volevo dare un pugno a questa porta e ho iniziato a disegnare cerchi su di esso, ma questi buchi apparivano alla fine come ulteriori vincoli."

Disegno n. 6. La luce. "In cella spengono la luce alle 11 di sera. Non ci sono più rumori e c'è calma e tranquillità. E' il momento nel quale vorrei scrivere o disegnare o leggere, ma non c'è luce. Allora l'unica luce che c'è entra dalle sbarre della porta. Per avere quella luce dalle fessure a maglie piccole, devo sdermi sul pavimento. E' lì, così, che ho scritto le mie poesie e disegnato dalla prigione."


Disegno n. 7. La prigione penna. “Dire che israele è democrazia e libertà d'espressione è la più grande menzogna. Non permettono nemmeno penne e matite per scrivere, ai palestinesi. Il Paese che arresta un poeta, per aver scritto un poema e vieta l'uso di penne in carcere, è un Paese razzista, non democratico. E' l'occupazione”.

Ho ripreso le parole e i disegni di Daren da un articolo di stampa palestinese uscito qualche giorno fa. Riaffiorano i ricordi che mi porterò dentro per sempre e ne faccio ricchezza d'averla vissuta. Cercavo di spiegarlo proprio ieri a voce... Lì in quella cella mi sono liberata; perchè non ho più paure.


martedì 12 febbraio 2019

NEL VILLAGGIO DELLA RESISTENZA



Ritengo questo report importante per chiunque, ma soprattutto per chi vuole la fine dell'occupazione israeliana e per chi, altresì, stia lottando per la Libertà; ritengo anche che l'idiota di turno (Salvini) debba leggerlo affinchè capisca la grande intelligenza di Nasrallah e faccia outing, ammettendo di non essere nemmeno l'aria che esce del culo di Nasrallah.

Sono stata dove la Terra parla al cielo, nel villaggio della Resistenza, nel sud del Libano, laddove Hezbollah ha vinto contro israele. Sono stata a Mleeta. 

Di Mleeta non troverete consiglio né indicazioni in alcuna guida turistica o sito web turistico; eppure è il luogo più importante del Libano.
Mleeta è il villaggio della Resistenza, a sud del Libano; l'avanposto dove Hezbollah ha liberato il Libano dall'occupazione israeliana e ha mandato via gli israeliani con la coda fra le gambe. Lassù sulle montagne impervie, ci sono le trincee scavate dai ragazzi libanesi. Proteggevano gli alberi (mi dicono sul posto) perchè gli alberi li proteggevano (così non potevano essere avvistati dagli israeliani). E Mleeta è costruita così: proteggendo la Natura che la ospita.
Chi lavora nel sito non può essere fotografato (giustamente) e credo che le persone che hanno passato i 40 anni, siano stati fra quei giovani coraggiosi che hanno sconfitto l'esercito più potente al mondo.
Il 90% di ciò che c'è a Mleeta è l'esposizione delle armi israeliane. Di primo impatto pensi che sia controproducente; ma poi entri nell'idea geniale di Hezbollah.
Anzi, da questo punto in poi del report, non userò più “Hezbollah”, ma “Resistenza” così come accade a Mleeta.
L'idea geniale della Resistenza è stata, infatti, esporre le armi prese agli israeliani così come gli indiani facevano quando esponevano “lo scalpo” di chi li voleva morti.










Ma a quest'idea geniale, la Resistenza, ne ha aggiunto un'altra: esponiamo le armi che abbiamo preso ad israele, prendendoli per il culo.
Ed è così che l'uniforme del soldato israeliano viene messa sotto al pavimento in vetro;
così da camminarci sopra.
Così come il carrarmato israeliano, al quale viene fatto un nodo al cannone;

o come i barili esplosivi lanciati dagli israeliani, che vengono assemblati come scultura.
Poi c'è la tela del ragno...e questa merita due parole di spiegazione.. Durante l'assedio, Nasrallah parla in pubblico, in una località vicina e dice di israele: “israele è come un ragno, cosa si fa con i ragni quando sono in casa? Si prendono, con la mano e si buttano via”. Gli israeliani se la presero a cuore questa frase e dissero: “veniamo lì dove hai parlato di noi in questo modo, prendiamo quella città piantandoci la nostra bandiera”. In quel posto era uno scontro faccia a faccia (metodo nel quale gli israeliani perdono per codardia). Dopo tre giorni di lotta faccia a faccia, gli israeliani abbandonarono la volontà di prendere quel posto.

Da qui viene la “tela del ragno” a Mleeta, così da sbattere in faccia agli israeliani, sempre ed ancora, le parole di Nasrallah.
Non stiamo guardando di cimeli bellici di 50 anni fa, ma ti qualche anno fa; perchè l'occupazione israeliana con il suo nazismo e pulizia etnica è... oggi. Quindi, l'esistenza di Mleeta stessa, è una “mossa di guerra”. Così come ha detto Nasrallah alla fine dei combattimenti: “ is the war of the minds” (è la guerra delle menti). 
Allego le varie foto di questa prima parte “museale” e anche della seconda parte, la montagna con le trincee e i tunnel ed i bunker della Resistenza. Così come qualche foto del massimo rispetto avuto per la Natura. 



Mleeta è cibo per il cuore e per il cervello. Da energia, risveglia l'anima. Sapere che “gli uomini” qui, sono diventati la connessione fra Terra e Cielo e questa connessione non si può rompere.
Poi, si arriva all'ultima parte del percorso di Mleeta: il video dove Nasrallah spiega le motivazioni di fare questo posto, ripercorrendo le tappe storiche (dall'occupazione della Palestina, l'occupazione del Libano, l'uccisione del leader della Resistenza libanese con tutta la sua famiglia tramite una bomba israeliana, l'accordo per non toccare più i civili, l'accordo per la liberazione dei prigionieri politici libanesi, la liberazione del Libano).
Durante il video, mi scende qualche lacrima per la commozione; ma sul finale ecco la parole di Nasrallah che danno la carica...

Per anni ho sostenuto la Resistenza palestinese nel suo fermo punto; “israele ci distrugge le case e noi le ricostruiremo”....
La Resistenza libanese no, ha un altra risposta; allego direttamente la parte di video. E traduco in italiano: “Se bombardi l'aeroporto Rafiki di Beirut, noi bombarderemo l'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. Se voi prenderete le nostre risorse, noi prenderemo le vostre risorse. Se distruggete le nostre industrie, noi distruggeremo le vostre industrie. Io annuncio questo confronto e siamo tutti pronti ad accettare il confronto”.


Un Uomo sul posto mi dice: “la Resistenza libanese non può liberare la Palestina, non abbiamo il numero di uomini per poterlo fare. Quello che Nasrallah può fare è svegliare gli animi di tutti, dare la forza.”. Credo che Nasrallah possa risvegliare chiunque. Credo che sia l'unica speranza, e non solo per la Palestina ed il Medioriente.

“La guerra delle menti”, ecco perchè all'inizio ho scritto che serviva a tutti e che Salvini non è neanche l'aria del culo di Nasrallah.

Spero di esser riuscita nell'intento.


NON È EMERGENZA


Per non gravare sul costo del biglietto aereo, sono senza bagaglio. Quindi non ho il computer. Potete immaginare, quindi, che scrivere un articolo dal telefono ha le sue conseguenze oltre che rottura di cazzo. Ma ci provo...
Detto più volte che non ho lo spirito della crocerossina e che la soluzione per questa tragedia mondiale, che è il totale controllo da parte dei mostri, è solo sistemica. Guardare negli occhi i profughi siriani e cercare di spiegarglielo...fa male.
Vi faccio un esempio: famiglia siriana qui in Libano che chiede aiuto agli internazionali perché vuole andare in Europa. Accettando anche un barcone.
Vogliono lasciare il Libano perché i profughi siriani degli ultimi anni hanno condizioni diverse da quelli arrivati qui in precedenza. I bambini non sono più ammessi nelle scuole; quindi crescono analfabeti. Non c'è più lavoro e non hanno nessun diritto, neanche una baracca dell'Unrwa. Chiedono aiuto a quest'ultima, ma non vengono riconosciuti come "situazione d'emergenza"; perché è la normalità. Quindi, nessun aiuto.
In Siria diverse zone sono state liberate, ma i profughi non vogliono tornare.
Quindi, cosa gli rimane?
Tentare il viaggio verso l'Europa; o almeno è quello che credono.
Ci credono perché magari ricevono le foto da parenti/amici migrati anni prima e che ora hanno una vita, un lavoro, una casa.
Quando, invece, gli racconti delle navi in mare per mesi, dei CIE, degli HUB... e gli spieghi che finiranno in un centro di detenzione per, poi, essere sbattuti indietro. I loro occhi si riempiono di orrore e perdizione.
E mentre sei lì in silenzio che aspetti la loro decisioni e speri che sarà "torniamo in Siria"... ecco le parole dell'uomo di famiglia "ok, parto solo io verso l'Europa". Eh, certo, cosi la donna da sola con i 3 figli diventerà una "situazione d'emergenza" e almeno riceverà gli aiuti.
E lui in un centro di detenzione forse, o in mare o morto.
Sceglie questa via perché è l'uomo, il capofamiglia, che non riesce a mantenere la sua famiglia. E per lui è una vergogna.
Non sono, ovviamente, per i "aiutiamoli a casa loro"; perché la loro casa è stata bombardata, è senz'acqua e luce. Ma al tempo stesso non ho la possibilità né la volontà di aiutare in questo modo; del barcone dico.
Poi torni a casa e ti metti a cucinare e finisce la bombola del gas... ceni con pane e formaggio e sturando pure il lavandino. E ci ridi sopra perché ancora abbiamo un lavandino da sturare e una bombola da cambiare...loro no.
Credo che sia necessario andare tutti verso il livello economico dei profughi. Azzerare tutto. Sopravvivera' chi è abituato ad essere povero.

lunedì 4 febbraio 2019

I CARAMBA (TIPH) LASCIANO LA PALESTINA





Notizia degli ultimi giorni è che Nethanyau non ha rinnovato convenzione con i TIPH e quindi devono andarsene. Non mi stupisce che alcuni della “sinistra italiana” tentino di strapparsi le vesti davanti a questa notizia facendola passare come un danno per i Palestinesi.
Io non posso proprio prenderla così. Non mi dispiace affatto che i carabinieri che vivevano in un cazzo di castello con piscina ad Al Kahlil e facevano report (chissà dove sono e come sono questi report); ora lasciano la Palestina.
Piuttosto ci sarebbe da capire veramente il perchè. Escludiamo che israele li abbia visti come solidali con i palestinesi, perchè non hanno mai fatto un cazzo per i palestinesi.
Escludiamo che i report che hanno fatto in tutti questi anni siano serviti ai palestinesi perchè parrebbe che solo israele ne abbia avuto accesso (organizzazione TIPH a parte).
Allora mi vengono solo tre risposte:
o i vari governi hanno tagliato i fondi per la missione
o sono diventati inutili anche ad israele
o la loro posizione è diventata in contrapposizione a qualcosa che israle sta per fare

Potrebbero essere tutte e tre le ipotesi.

AL LUPO! AL LUPO!




Nel mondo internettiano dei figli di facebook c'è spazio per qualsiasi cosa e per chiunque; in fondo è questo il segreto del suo successo. Chiunque può scrivere un post/articolo dicendo delle merdate, ma sentendosi uno scrittore/filosofo/attivista.
Sono certa che anche voi seguite le pagine facebook delle zone dove abitate. Sono quelle pagine dove solo a leggere e senza commentare, ti senti già una persona migliore; questo perchè il livello è talmente basso (sia in concetti che in grammatica) che se riesci a non far parte delle discussioni, ti senti meglio.
Bene, però queste pagine sono anche i segnali di decisioni dei governanti e che rappresenta, appunto, quelle persone lì. Perchè? Ve lo dico per l'esperienza avuta anni fa da candidata sindaco (allora ero ancora molto lontana dal capire la realtà e dall'etica che ho ora).
Perchè per “farsi eleggere”, i voti si spostano a blocchi. I blocchi, sono le varie lobby che hanno potere sul territorio. Alcuni esempi: albergatori, cacciatori, industriali, etc.etc..
E' un po' come con il movimento no tav, che ora reclama il fermo della TAV al movimento 5 stelle perchè in campagna elettorale ha promesso di fermarla. Questo è un “blocco di voti” che ora pretende ciò che gli era stato promesso. Il movimento no tav però non è una lobby di potere; ed al tempo stesso il movimento 5 stelle ha spostato altri blocchi di voti che contrastano con il volere del movimento no tav; e questi blocchi, sì, che sono delle lobby con potere.

Ad esempio, i cacciatori.
In questi giorni, nella mia zona, e forse in qualche altra zona dell'Emilia Romagna, si è ripreso a gridare “al lupo! Al lupo!”. Nuovi articoli bufale dei giornali su attacchi di lupi che vengono linkati qua e là su facebook; così come nella pagina territoriale che mi riguarda.
Solo 20 giorni fa, però, ho notato qualcosa di più...: l'assessora della regione Emilia-Romagna fa un intervento pubblico per l'aumentare dei cinghiali nella “bassa”, che causerebbero incidenti stradali....
Perchè, secondo voi, un animale schivo all'uomo come il lupo, dovrebbe scendere dalle montagne ed uscire dal suo bosco, per andare verso la “bassa” ?
Il lupo è un animale schivo, molto evoluto ed in continua evoluzione. Ha IMPARATO nei decenni a stare distante dall'uomo (perchè sa che è l'animale più pericoloso). Se un lupo incontra un uomo in un luogo, non farà più ritorno in quel luogo per non correre il rischio.
Queste cose non sono io a dirle, basta leggere qualche libro sui lupi o vedere qualche documentario. Ovviamente c'è da staccarsi da facebook per farlo...
Ma, allora, perchè va verso il basso Appennino?
Chi vive quassù lo sa: perchè se i boschi quassù sono sempre impallinati dai cacciatori, il lupo sceglie il rischio...sceglie di emigrare verso zone a lui non conosciute e non consone.
Forse leggendo quest'ultima frase vi si è aperto un altro cassettino della memoria; ricorda, un po', i migranti? Andiamo nelle loro zone, spariamo, bombardiamo, loro scappano per salvarsi e decidono di affrontare un viaggio verso una zona ostile e forse non sopravviveranno (come i lupi) perchè l'uomo gli sparerà gridando “Al lupo! Al lupo!”.
Oggi ho visto su questa pagina della valle dove vivo, un video, sui resti di un cane sbranato. Si accusano i lupi. Così come le pecore mezze azzannate...si accusano i lupi (basta leggere UN LIBRO per sapere che il lupo uccide per fame, quindi è impossibile che abbia solo “morso”). Vabbè...volevo arrivare al video... Mi ha riaperto un cassettino della memoria di una storia avvenuta nel 2010; qui in Emilia Romagna, ma che ha avuto impatto nazionale.
Parlo dell'allevamento Guberti in provincia di Ravenna Era un allevamento di cani da caccia, alcuni campioni del mondo. Il “metodo” del Guberti era creare la “razza eletta” tramite selezione “naturale”. I cani erano richiusi in recinti, in mezzo al fango ed alla loro merda/urina, con l'impossibilità di uscire. Per alimentarli gli tirava dei conigli ed altro (sparirono diversi cagnolini in quella zona negli anni). Tirava lì nel branco, e per sopravvivere, i cani, si massacravano fra di loro. Non era solo un contendersi il coniglio tirato dal Guberti; molte volte sbranavano i più deboli. Da qui, appunto, si creava la razza più forte. I cani erano famosi come cani da caccia.... ecco cosa fa l'uomo/cacciatore...
Dopo molti anni, l'allevamento è stato chiuso ed i cani salvati (http://www.report.rai.it/dl/Report/puntata/ContentItem-959dbf68-9d97-4e6f-a154-03219f6ea0da.html ).
Siccome ho smesso di contar le stelle da un pezzo, forse il “metodo Guberti” ha avuto un seguito; o almeno è quello che ho pensato vedendo il video di sto tipo che fa vedere la carcassa di un cane nel bosco (dev'essere un gran espertone per stabilire che sono stati i lupi solo dalla sua occhiata alla carcassa, così, a prescindere...manco CSI).
Ma, soprattutto, questo gran vociare dei cacciatori che gridano “al lupo! Al lupo” con il seguito dei soliti 4 ignoranti fermi alla storia di cappuccetto rosso, mi fa pensare che la “lobby” stia battendo cassa a chi si è preso i voti per avere ciò che gli aveva promesso.

E' triste e fa male che i lupi vengano perseguitati, così come i migranti, così come le donne; e sono secoli che accade.
Penso che questo governo “Trump style” abbia autorizzato tutti coloro che perseguitano a farlo alla luce del sole e a non trattenere le parole né i fucili.
Vedo il mondo diviso in due parti nette: mostri e vittime. La divisione è ogni giorno più lampante.
Con questa visione tiro un sospiro di sollievo per non aver figliato, perchè oggi sarebbe o un mostro o una vittima e non me lo sarei perdonato; mi sarei sparata un colpo in testa.

venerdì 1 febbraio 2019

REPORT (A MIO MODO) DAL TRIBUNALE DI RAVENNA PER LA SECONDA DENUNCIA




Già, non mi va di parlare dell'udienza in dettaglio; anche per strategia di difesa. Quindi racconterò a modo mio cos'ho vissuto oggi presso il Tribunale di Ravenna.
Prima della mia c'erano altre udienze.... e sull'ultima udienza prima della mia, mi è cascato il cuore.
Un ragazzo di 18 anni è stato condannato a 4 mesi e 15 giorni di reclusione, e 800 euro di multa per aver fumato una canna sul balcone di un hotel (i carabinieri li ha chiamati il proprietario dell'hotel). 18 anni..significa vita rovinata..niente patente e dover affrontare il tutto per anni. Il pubblico ministero (che è la stessa del mio processo) aveva chiesto una condanna anche per spaccio; caduta nel nulla vista la quantità di un solo spinello. Quindi, rendetevi conto dove cazzo viviamo.
Attorno alla mia di udienza, c'erano il solito scribacchino che è entrato alle mia spalle e lì si è seduto (come un condor) e la digos.
C'erano anche i miei amici che anche questa volta non mi hanno lasciato sola.
Era il giorno dove si dovevano sentire la denunciante che, scopro oggi, è la madre di una soldatessa israeliana che mi ha denunciata perchè avrei offeso e avrei messo in pericolo la figlia (vedi articolo in questione “https://samanthacomizzoli.blogspot.com/2015/03/agli-ebrei-prime-vittime-di-israele.html
Purtroppo non è stato possibile ascoltare la denunciate perchè non reperibile.
E' stato, quindi, ascoltato come testimone, il poliziotto della postale che avrebbe svolto le indagini. Ha condito le indagini fatte con “la Comizzoli è stata arrestata in israele, l'ha scritto Repubblica”.
Mi sa che con lo sguardo l'ho fulminato; ma in realtà fulminavo la grandissima balla che aveva scritto Repubblica e riportata da lui. E che la polizia si basi sugli articoli di giornali per svolgere le indagini...beh non è una novità.
Apprendo, altresì, dal fascicolo che altri in quell'articolo mi avrebbero denunciato. Sarebbe un gruppetto di Roma, capeggiato da un avvocato, anch'esso “vittima” del mio articolo (cioè l'avvocato si è fatto la denuncia oltre ad essere vittima...) altro che Berlusconi!
Prossima udienza 4 aprile, sempre che trovino la denunciante.
All'uscita, mente fumavo, mi si è avvicinato il poliziotto postale a chiedermi dell'arresto e ho dovuto spiegargli che non sono mai stata arrestata, ma rapita ed in Palestina, non in israele (anche se, presumo, lo sapeva benissimo perchè ha commentato “ah già, perchè voi non riconoscete israele).
Il suo commento è stato “oh, me spiace, io sto solo a fa er mio lavoro”. Eh no, cazzo, tu il tuo lavoro l'hai scelto.

Ora.... credetemi, sono stata con i miei amici, ho avuto un'udienza come imputata, sono tornata a Bologna e ho avuto un incontro poco piacevole per sistemare un altro problema, sono tornata su in Appennino, sono qui che vi scrivo....
….ma io ho ancora il cuore per terra per quel ragazzino condannato perchè si è fatto un canone.





sabato 29 dicembre 2018

LA LIBERTA' DI PAROLA “SAFE”




Lunedì 24 dicembre 2018, un video reporter tunisino di nome Abdelrazzak Zorgui si da fuoco (uccidendosi) in Tunisia per mancanza di lavoro.

Quest'anno il Natale l'ho passato da sola e per il malessere che provo nel rapportarmi con il mondo ho deciso che starò da sola anche a capodanno. Così ho deciso di “festeggiare” la fine dell'anno ieri, a modo mio, nutrendo occhi e cervello di bellezza. Sono andata a Bologna, a vedere due mostre: la prima del giapponese Hokusai Hiroshige (oltre l'onda), la seconda è la mostra fotografica di Steve McCurry (una testa un volto, pari nelle differenze). Non sto qui a parlare della prima bellissima mostra, ma punto il dito sulla mostra fotografica “per i diritti umani” di McCurry.
Costo d'ingresso 10 euro. La mostra delle celebri fotografie di McCurry (la più famosa è la bambina afgana) si sviluppa in una stanza e uno stanzino più piccolo. Stiamo parlando di una ventina di fotografie. L'istallazione è geniale: una grande ragno di metallo alle cui basi c'è la foto e in alcune basi c'è uno schermo con video di persone di tutto il mondo che parlano sull'uguaglianza; nel retro dello schermo-video c'è uno specchio e questo fa in modo che le fotografie si riflettano. Ripeto, installazione geniale.
Ora... proprio per entrare nello spirito della mostra, ho fatto prima il giro senza leggere chi erano le persone nelle foto e soprattutto da dove venivano. Già qui, avevo provato una sorta di malessere, ma non realizzavo ancora per cosa...
Poi ho rifatto il giro leggendo i Paesi di quei volti e riguardando quei visi con gli occhi dritti nell'obbiettivo della macchina fotografica. Per quanto sia, di foto e video in luoghi di rifugiati, profughi, guerre, un po' me ne intendo. E lì ho focalizzato la provenienza del mio malessere.
Per fare una foto di un viso di un bambino a Kabul, avvinghiato ad un M16 e alle sue munizioni, che ti guarda direttamente nelle macchina fotografica, FACENDOSI METTERE IN POSA, o sei suo fratello o l'hai pagato. Idem per una donna con il burka messa in posa, etc.etc..
Quindi, quello che stavo vedendo sono poveri, messi in posa dal fotografo, pagati perchè ne hanno bisogno, per creare questa cazzo di mostra per i più ricchi che si sentono meglio perchè è per i diritti umani. E ci sta, non da fastidio a nessuno, le foto sono belle, e McCurry può continuare a girare per il National Geographic a immortalare esseri umani. Sono la cultura e l'informazione “safe”; ovvero “sicuro”. Quell'informazione e quella cultura che non fanno traballare nessun potente/governo. E a pagare 10 euro e andare alla mostra, si diventa tutti più buoni e più acculturati. In pratica ti vendono la merda e ti fanno anche sentire bene.
E lì davanti a quelle foto mi è venuto da piangere perchè ho pensato:
  • al video reporter in Tunisia che si è dato fuoco.
  • a me che pulisco i cessi per sopravvivere e che sto per vendermi la telecamera.
  • alla mia amica giornalista laureata con applauso accademico a Londra che sono 4 anni che partecipa al bando governativo per avere finanziamenti per un libro sulla Palestina e non glielo danno. Lo danno a chi fa progetti “safe”.
  • Ad Assange in prigione e che rischia la pena di morte.
  • a Paolo Barnard che vive con la pensione della madre.
E nessuno di questi pensieri è paragonabile per i soggetti, ma sono i pensieri che mi sono venuti che hanno tutti un comun denominatore: chi dice la verità non lavora in questa società. Farà la vita da barbone, pieno di processi o peggio arrestato (o peggio ancora morto).

Esco e corro a prendere la corriera per tornare sui monti, ma mi scappa la pipì e non riesco a tenerla fino a casa (1 ora e mezza di viaggio). Arrivo in autostazione e davanti al bagno ci sono in fila circa 50 donne cinesi che sono andate all'outlet... Non mi fanno passare e non posso perdere la corriera. Quindi, la tengo.

L'imperialismo/consumismo/capitalismo/colonialismo non mi fa neanche pisciare.

p.s.: una delle foto di McCurry alla mostra è una donna dal collo lungo... quella pratica atroce di mettere anelli di ferro attorno al collo fin da bambine e poi aggiungendoli fino ad avere il collo lungo tenuto in piedi da sti anelli di ferro...mostrata come se fosse bellezza. E nessuno dice un cazzo a McCurry.

martedì 27 novembre 2018

IL POTERE IN PALESTINA




Questo è l'ennesimo articolo che non mi farà più entrare in Palestina e forse il primo per il quale qui devo guardarmi alle spalle e nel buio con 4 occhi anziché solo due.
Da circa un mese in Palestina vi sono manifestazioni del popolo palestinese con partecipazione mai viste prima contro l'Autorità Palestinese. Cosa sta accadendo?...
L'A.P. Ha varato una legge per la creazione di un fondo governativo prendendo i soldi ai palestinesi che lavorano per creare le “pensioni”. Una sorta di nostra INPS. Eh....però perchè, allora, i palestinesi tutti protestano?
Protestano perchè i soldi (che vengono presi direttamente dai conti correnti e/o dalle buste paga dei lavoratori) non sono per le pensioni. Ammesso che si possa parlare di pensioni in Palestina..dove la stragrande maggioranza degli uomini muore giovane per mano dei soldati o per le conseguenze dell'occupazione.
Protestano perchè VISTO CHE NON ESISTE UNO STATO PALESTINESE a chi cazzo vanno i soldini dei lavoratori palestinesi?
Ad israele.
Il mostro israele a sua volta li userà come meglio crede, ed ovviamente sappiamo già come. Ma non è sull'uso che israele ne farà, l'oggetto di questo articolo, né l'urlo che c'è nelle piazze palestinesi.
Cerco di spiegarlo:
la Palestina non è uno Stato, il suo Governo non è riconosciuto, non ha un Tribunale, non può legiferare né rendere esecutive leggi. Ok? Quindi....come fa a creare un' INPS? Infatti non ha creato nulla, né deciso nulla, né varato una legge.
Il fatto di prendere il 16% delle buste paga dei lavoratori è stato scritto negli accordi di Oslo e, infatti, quello che sta accadendo riguarda tutti i lavoratori palestinesi nei territori occupati dal 1967.
Per quanto riguarda i lavoratori palestinesi che lavorano nei territori del '48, israele già trattiene già la percentuale dalle loro buste paga.
La trattenuta però, riguarda solo i lavoratori del settore privato, non gli “statali”. Quindi chi lavora nell'Autorità palestinese non darà il suo 16%.
Da ieri 26/11/2018 i lavoratori si sono trovati con un 16% in meno nei conti correnti bancari; per questo motivo nelle ore mattutine di oggi, tanti palestinesi si sono precipitati in banca per chiudere i conti correnti.
16% è una bella cifretta che va all'autorità palestinese/israele....eh sì, perchè non esistendo lo Stato di Palestina, vanno allo Stato che la occupa... israele. Tanto, chi controllerà il movimento di denaro? Nessuno, non esiste autorità palestinese che possa farlo.
Questa è una cosa che mette in ginocchio il Popolo palestinese.
Tenete conto, inoltre, che molti non possono chiudere il conto corrente bancario perchè hanno fatto dei mutui negli anni. Mutui che già faticavano a pagare (infatti erano nati istituti di credito privati per aiutare a pagare i mutui bancari). E cosa accade quando non riesci a pagare il mutuo di una casa? Che se la prendono. In questo caso, la casa la prende l'autorità palestinese che la da ad israele. Idem per i terreni.
Ma udite udite...ecco lo schifo: mi dicono che nonostante tutto il Popolo palestinese sia nelle piazze a protestare... tutti i partiti politici appoggiano la “nuova legge”. PFLP compreso. Tranne Hamas, ovviamente, che nella Palestina occupata non ha voce in capitolo istituzionale.
Sorpresi? Io no. A proposito di non portare nessuna bandiera...eh.
Nel contempo a Rawabi (ne avevo parlato in articoli dei tempi sul mio sito) si celebrano feste, party, concerti e chi più ne ha più ne metta. Sì, perchè Rawabi ora è vissuta dai “palestinesi”. Ma quali palestinesi si possono permettere una casa a Rawabi? Beh, quei palestinesi che sono nell'autorità palestinese e quei palestinesi che hanno il POTERE in Palestina. Sono le famiglie dei Masri, dei Rajiub, che hanno le compagnie telefoniche (date da israele) che stanno ai tavoli con israele a Tel Aviv nonostante siano di Nablus.
Sono quelli che mi hanno invitato nel loro castello a Nablus prima che mi rapissero... E nel quale non sono andata.
16% è quanto vale per loro, il sangue dei palestinesi; anche di un bambino.
Ma, soprattutto, la questione non è solo economica è sull'occupazione della Palestina: dare ad israele il 16% del proprio denaro tramite decisione dell'Autorità palestinese significa riconoscere israele come Stato. Significa NORMALIZZAZIONE dell'occupazione. Ecco a cosa sta dicendo “NO” il Popolo palestinese e a cosa hanno detto “SI” tutti i partiti palestinesi.
Naturalmente nelle case delle famiglie palestinesi che ho citato sopra, si beve whisky e si fuma ciò che si desidera; e i palestinesi là sotto nella città... crepano.
16% .

Articolo dovuto, sorelle/fratelli palestinesi.

martedì 13 novembre 2018

PERDONO



Per motivi personali mi ero allontanata dall'Appennino Bolognese ed emigrare in Toscana. Da circa un mese, con enormi difficoltà, sono tornata sull'appennino. Ringrazio tutti i compagni che mi sono stati vicino. La maggior parte di loro non sono su facebook , ma almeno due che ci sono li voglio ringraziare qui ( Francesca Yassassin Ballerini e Simone Fierucci ).
Ora, però, due parole su questo ritorno che per analogia mi fa riflettere sull'essere palestinese.
Già vivevo in montagna perchè oramai sono fobica a questa società.... ritorno...e... Sono le 7 del mattino, è ancora semibuio e mi trovo da sola alla fermata del bus che aspetto. Arriva un furgoncino con a bordo due uomini e dei cani, sono dei cacciatori. Uno scende davanti alla fermata e piscia lì davanti; anche se ci sono io. Il gesto: vengo e piscio su ciò che ami oltre a sparargli. Si vestono con i mimetici, si preparano e se ne vanno. Nell'aria seguono gli spari che tutti i weekend ci svegliano. Gli stessi spari che ci impediscono una normale passeggiata, anche sulla strada. Sono tornata da un mesetto e non ho più visto le famiglie di caprioli e di cervi. Non c'è più neanche uno.
Due giorni fa... sono le 15,30 e scendo dal bus che torna da Bologna. Oltre a me, ci sono due ragazzini.
Alla fermata del bus c'è fermo un furgoncino bianco e un cacciatore sta facendo scendere i cani; ha il fucile in mano. La fermata del bus è nel centro del paese...
Quando i cani sono stati liberi di correre, il cacciatore ha iniziato a sparare, lì, in mezzo alle case. Al secondo colpo mi sono fermata e l'ho filmato. Credo mi abbia visto, così ha richiamato i cani ed è andato via.
Molti di voi non capiranno cosa vuol dire scegliere di vivere in un luogo che si ama, dove si è in completa armonia con gli alberi, con gli animali, con l'aria, con le acque del fiume e della sorgente; e vedere questi mostri che seccano i fiumi per drenare il tunnel della TAV, che sparano ai cervi e postano le foto su facebook per sborrarsi nelle mutande mimetiche, che pisciano su ciò che ami. Chi capisce, invece, avrebbe una gran voglia di sparargli. Sì, far fuori i mostri; anche solo questi qui, che devono uccidere un uccellino con il fucile in mano (anziché prendersi in mano il loro uccello e forse far del bene, ma non son capaci).
Ok, sapete che non sono religiosa, ma VI INVITO AL PERDONO. Perdonare serve in primis a noi stessi affichè sia una rabbia utile e non accecante. Perdonare ci serve per non avere tabù. Perdonando gli altri, riusciremo a perdonare anche noi stessi.
Il perdono l'ho vissuto in Palestina per la prima volta. Non capivo perchè venivano perdonati quei palestinesi che avevano messo nella merda altri palestinesi; o perchè, semplicemente, non si rispondesse ad israele con metodi più violenti.
Perdonare non significa non chiedere, agire e avere giustizia. Sparare ad un mostro è giustizia; ma averlo perdonato prima non ci renderà mostri come lui, perchè non avremo ciò che l'ha mosso .... la crudeltà. Questo è un passaggio che anche alcuni partigiani hanno saltato e si sono macchiati di crudeltà; la stessa dei mostri che stavano ammazzando.
E' un viaggio difficile dentro a noi stessi per perdonare gli uomini che ci hanno picchiate, stuprate nel corpo e nella mente; i cacciatori che ci hanno ferite/i ogni volta che uccidono; gli israeliani che compiono continue mostruosità; i razzisti che fanno cascar le palle e il cervello sul pavimento per la loro ignoranza; i ricchi...che riescono a rubare anche dal piatto di minestra dei poveri; e tutti e tutte che sono mostri/e.