Domani, 11 aprile, c'è
la prima di “israele, IL CANCRO”. Inizia il tour di presentazione
del film e, così, come fu per SHOOT iniziano in me i ripensamenti.
Dubbi sul farlo vedere, sul tenerlo solo mio. Dubbi senza senso,
certo, ma sono gli stessi pensieri che avevo per il primo film. La
mia paura non è che non possa piacere, ma che non venga capito, che
non arrivino i messaggi che volevo dare. Questo film non si avvale
del montaggio di Simonetta Zandiri, come fu SHOOT, ma ci sono dei
suoi video; quindi, ancora una volta la mia sorellina è con me. E
sono con me tutte quelle singole persone che stanno dando l'anima per
organizzare le proiezioni nelle città, con mille difficoltà, senza
prendere un soldo pubblico e con quasi tutti contro. Abbiamo contro
la marea di sionisti che c'è in Italia, non abbiamo con noi le ONG e
L'Autorità Nazionale Palestinese; e non abbiamo con noi parrocchie
di palestinesi che devono avere il controllo e il potere come buon
occupazione patriarcale della Palestina. Con noi abbiamo la verità,
la Giustizia, la lotta vera, la Resistenza vera, i diritti umani.
Non ho potuto, per tutto
ciò che è con noi, non denunciare con questo film i crimini e le
mostruosità delle quali sono testimone. Non ho potuto tacere sul
cancro, che è israele, e sulla metastasi, che è l'Autorità
Nazionale Palestinese. Parole non mie, ma delle vittime di
mostruosità; immagini non create da me, ma della realtà in
Palestina.
Io, Ahmad e Sari saremo
in collegamento da qui, da Nablus, dalla prigione, dal lagher nazista
che è la Palestina. Sauro, invece, sarà nelle varie città a fare
da “allacciamento” con noi.
Oggi è venerdì, dovevo
essere in mezzo agli scontri, ma proprio quando stavo per uscire ha
iniziato a piovere. Ho sempre pensato che la pioggia è la Terra che
piange e forse oggi è un segno più di altre volte. Sono in
arretrato con dei video di bellezza che divulgherò presto e ho anche
pochi soldi per spostarmi. Quindi, mi tolgo le scarpe e sto qui, in
casa, a lavorare al computer, con tutti i miei dubbi, la mia paranoia
da attesa; ma come dice Ahmad nel film “ogni volta che esci di casa
sai che puoi morire, o essere ferito o essere preso da loro”.
Il cancro ha infettato
anche me e G., lo capirete dal film che è dedicato a lei.
Buona visione,
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