Qualche mese fa mi sono
chiusa in un bunker, analizzando centinaia di file video per
realizzare un film sull'occupazione mentale che israele crea. Sulla
metastasi, sull'eutanasia.
Il titolo è fin troppo
scontato, ma sapevo che sarebbe stato come uno sparo. Sapevo,
altresì, che fare un film i cui scenari non sono quelli delle
“manifestazioni organizzate” o dei cartelli “free free
Palestine”, avrebbe creato problemi. Quindi, ero pronta.
Quando abbiamo iniziato
ad organizzare il tour di presentazione ho presentato solo 3
richieste: mantenere il banner del film per la divulgazione, il
collegamento skype con me dalla Palestina per introdurre il film, e
che quella sera si raccogliessero le donazioni solo per il progetto
ambulanza per Ofer (almeno quella sera solo una raccolta fondi e non
cento).
Fin dall'inizio ci sono
state persone, non organizzazioni o associazioni, ma persone che DA
SOLE hanno impegnato denaro, tempo ed energie per poter organizzare
nelle loro città l'evento. Tutto il mio rispetto e la mia stima per
voi; anche se, è ovvio, non è stato fatto per me, ma per i diritti
umani, per la Palestina e per la volontà inalienabile di raccontare
la verità.
Ad una settimana
dall'inizio del tour di presentazione (la prima doveva essere l'8
aprile a Torino): il consolato italiano rifiuta la richiesta di visti
per l'Italia per i due relatori palestinesi, Ahmad Nasser e Sari
Qadri.
Conseguenze:
- Ahmad e Sari in un istante si ritrovano, ancora una volta, con sogni e speranze distrutte dal cancro.
- Impongo come tassativo (anche se era così fin dall'inizio) il collegamento skype con la Palestina per dare almeno questa possibilità a loro due di poter parlare.
- Alcune città, su richiesta di un terzo relatore già in Italia, decidono di posticipare la data dell'evento nei prossimi mesi (ovviamente senza chiedere parere alla sottoscritta e ad Ahmad e Sari).
- Non essendo possibile posticipare gli eventi e oltretutto trovandolo irrispettoso nei nostri confronti e nei confronti del pubblico al quale si è dato appuntamento, le città vengono cancellate dal calendario e il terzo relatore se ne va.....
In queste ore stiamo
ri-organizzando quasi tutto il calendario del tour. Io non mollo, non
posso mollare per Ahmad, per Sari e per i diritti umani. E' mio
dovere non indietreggiare davanti ai nemici, ma spingere ancora di
più.
“israele, IL CANCRO”
arriva in Italia a ridosso del 25 aprile, dove la bandiera israeliana
sfilerà a Milano, e a ridosso dell'expo 2015 e a ridosso di tutti
gli attacchi dei sionisti che ho avuto via internet. A ridosso di
tutti questi ostacoli, noi tutti che stiamo organizzando con l'anima,
non molliamo.
Voglio che la proiezione
con il collegamento skype con la Palestina arrivi in tutta Italia, in
più città possibili, anche nei piccoli comuni e frazioni.
Voglio massacrarli.
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