giovedì 23 aprile 2015

“israele, IL CANCRO......” IL BOICOTTAGGIO (metastasi)



Questa sera si è tenuta l'ultima conferenza/proiezione per il mese di aprile di “israele, IL CANCRO”. Si riprenderà a Maggio/Giugno.
Dopo mesi di organizzazione per 10 città, ci siamo trovati a 4 giorni dall'inizio del tour con questo:
visti negati dal Consolato italiano per i due relatori palestinesi, Ahmad e Sari, per venire in Italia.
5 città cancellano l'evento perchè il terzo relatore (che è in Italia), anziché mandare un messaggio di solidarietà ai due palestinesi che venivano bloccati o mandare un qualsiasi messaggio a loro in questi mesi di organizzazione, si è preso la briga di telefonare a tutte le città che organizzavano e chiedere di posticipare le date nei prossimi mesi. Ovviamente di sua spontanea iniziativa e senza mai coinvolgere la sottoscritta e i due invitati. Siccome l'ho velatamente fanculato se ne è andato come una primadonna e le città dove lui aveva organizzato l'hanno seguito.
In alcune città rimaste, abbiamo scoperto dopo, questo terzo relatore non aveva previsto il collegamento skype (ma proprio buio completo) quindi io non ero prevista e in un secondo tempo nemmeno gli shebab...
in tutte le città sono spuntati eventi pro- Palestina dell'ultimo minuto proprio nelle serate delle proiezioni.
la città di Novara non concede nessuna sala per proiettare questo film.
Qui decido di mostrare il film ad alcuni palestinesi, fra di loro due delle mie stesse idee politiche, e con gran stupore mi sento dire “hai sbagliato a parlare dell'autorità palestinese...”
su facebook, quando inizia la divulgazione del film, nascono 3 pagine fake con il mio nome e le mie foto manipolate che vanno a postare commenti vergognosi nelle pagine degli eventi.
IL CANCRO, con la sua metastasi, fino a dove è arrivato? Ve lo siete chiesti, voi, lì in Italia?
Paolo Barnard mi ha ricordato che il sionismo è stato creato da socialisti laici con soldi dalla Russia. Voi tutte le volte che vi trovate con i “compagni” siete sicuri che siano “compagni”?
Qui in Palestina, la media si fa sulle tre dita: uno shebab è collaboratore dei servizi palestinesi, l'altro di quelli israeliani e il terzo è quello che viene rapito o diventa martire. Poi c'è tutto il resto: mossad, cia, mukabarak giordani, shabak. Lì in Italia, come li fate i conti?
Si vede chi ha nel cuore i diritti umani, è trasparente; non ti porta a farti domande del tipo “ma perchè si comporta/comportano così?”
Il film ha avuto due recensioni positive in Italia ed una in Germania nonostante sia stato visto in sole 6 città. Il pubblico non si è sparato un colpo alla fine del film, ma quasi. Sono rimasti scioccati, alcuni hanno abbandonato la sala piangendo e con la voglia di urlare.
Io, Ahmad e Sari continueremo qualora sarà possibile, a collegarci via skype nei prossimi mesi per le future proiezioni. Andiamo avanti, per i diritti umani, per dire SEMPRE la verità.
Tutti coloro che non hanno visto il film nella loro città nonostante gridino “free free Palestine”,boicottandolo, non servono, sono inutili ai diritti umani... “kill your self”, come dice Paolo Barnard.
Grazie a tutti i coraggiosi che hanno organizzato.

mercoledì 22 aprile 2015

LA SOFFERENZA PALESTINESE NELLE FOTO DI ABED



“Per uno scatto hai un attimo, lo scatto di una foto non aspetta”. Abed Omar Qusini, attualmente fotoreporter per Reuters, palestinese; da 18 anni documenta con le fotografie la sofferenza palestinese, i crimini di israele.
Abed è di Nablus, lo conosco perchè ci siamo visti tante volte in mezzo agli scontri. E' spesso nelle notizie perchè viene ferito dai soldati israeliani. Anni fa gli spararono una sound bomb mentre era ad Al Kahlil, aveva la maschera antigas sulla spalla. La sound bomb entrò nella maschera e gli esplose sulla spalla. Ha perso il 40% dell'udito.
Il momento peggiore è stato quando hanno sparato in testa Nazeh, suo collega ed amico, era al suo fianco ed è morto all'istante. In quel momento la Reuters mise a sua disposizione uno psicologo e gli diede la possibilità di sospendere il lavoro. Non lo fece. Abed ha continuato a scattare foto ai crimini israeliani.
E' sua la foto della donna che abbraccia l'ulivo e molti altri scatti famosissimi. Ed è lui che è stato fotografato mentre porta per mano a casa due bambine passando in mezzo ai soldati.

Abed è un fotografo professionista che con le sue foto ha vinto molti premi internazionali, ma, quello che mi piace di Abed è che dopo tutto questo orrore è rimasto umano.

giovedì 16 aprile 2015

GIORNATA PER I PRIGIONIERI POLITICI AD OFER: GLI SHEBAB SCACCIANO I POLITICANTI




Mi dispiace (ma anche no), ma io devo sempre scrivere la verità. Quindi racconto cos'è successo oggi ad Ofer.

La giornata a solidarietà dei prigionieri politici palestinesi è domani, venerdì 17, ma i “comitati popolari non violenti” hanno pensato bene di organizzare la manifestazione oggi, così domani non si orta via gente e luce alle manifestazioni non violente del venerdì. Chiaramente la manifestazione l'hanno organizzata ad Ofer, dove gli shebab locali stanno lì tutti i giorni a scontrarsi con i soldati senza “riflettori” e senza una cazzo di ambulanza. Ok...io amo gli shebab liberi che ci sono ad Ofer e oggi ho avuto conferma di quanto sono grandi.
Sono arrivata quando la marcia era già iniziata..scendo dal service e mi incammino verso la prigione, ma in senso contrario camminano i “politicanti”... Ops!
Allora gli chiedo “beh? Dove andate? Non c'è la manifestazione?”. Mi rispondono senza risposta, un po' balbettando. Io sorrido perchè sapevo che sarebbe successo.....
Siccome i politicanti convocano queste marce per farsi fare cinquantamila foto dai media, poi quando i sodati iniziano a sparare se la danno a gambe e rimangono gli shebab a farsi sparare o rapire; oggi gli shebab di Ofer non hanno fatto arrivare i politicanti davanti alla prigione.
Quando il corteo stava marciando in direzione prigione, gli shebab sono scesi dalla collina e hanno iniziato a tirare con le slin shot ai soldati, che ovviamente hanno risposto sparando gas e rubber bullet. Così il corteo dei politicanti si è fermato, si è girato e con le ali ai piedi se ne è andato. Anche mentre lo scrivo ho il sorriso.
Oggi ero lì con la giacca fluorescente con scritto “press” e la mia telecamera grande, quindi mi metto vicino al gruppo dei giornalisti, davanti.
Avanzano i soldati con le jeeps, ma io non corro, tanto sono lì come “stampa”....
Arretro camminando, assieme ad altri due giornalisti e un paramedico. Gli altri 3 hanno la maschera antigas. Sulla collina davanti a noi è spuntato un gruppo di 5 soldati (per la precisione la border police). Ci vede, stiamo camminando per i cazzi nostri, e cosa fanno? Ci sparano diretti 4 bussolotti di gas lacrimogeni. Figli di troia.
Non posso andare avanti perchè ci sono i soldati e non posso andare indietro perchè c'è il gas. Inizio a soffocare. Fortuna che c'era lì il paramedico e mi soccorre.
Tutto poi si sposta sulla collina. Passano le ore senza molte reazioni se non il gas. All'improvviso, sparano proiettili veri (too-too) agli shebab. Subito un ferito alla gamba, poi uno alla faccia. Il proiettile gli entra da sotto alla gola e gli esce dallo zigomo, temiamo il martire.....
Mentre li soccorrono per portarli su dalla collina, i soldati sparano centinaia di gas soffocando tutti, uno in modo grave, e anche i soccorsi.
I due feriti vengono portati al Ramallah Hospital. Quello ferito in faccia sopravvive, è stato fortunato.
Si ritorna sulla collina, continuano a star lì sotto i soldati e suonano il clacson delle jeeps per provocare gli shebab a tirare le pietre.
Un paramedico scende e alza il bracci destro, oltre ad essere vestito da paramedico, ma per farsi vedere ancora di più dai soldati. Loro gli rispondono con un bussolotto diretto di gas.
Devo tornare a Nabus, quindi mi metto in viaggio.
Gli scontri ad Ofer continuano sempre fino alla sera e poco fa si sono conclusi con altri 4 feriti da proiettili alle gambe.
Nel frattempo lo shebab ferito alla faccia torna ad Ofer “cos'è è già finita oggi? Io sono tornato”.


Spero che raccontandovi i fatti riusciate a cogliere da soli la differenza fra i politicanti (che se la danno a gambe, ma trovate le notizie piene con le loro foto) e i lottatori (che tornano negli scontri anche dopo che gli hanno sparato un proiettile in testa).


martedì 14 aprile 2015

CI PROVO.....

14/04...quattro anni fa veniva rapito Vik a Gaza


Questa è l'ora nella quale dormo un po', dopo arriva l'orario dei soldati e allora si passano le ore con un occhio al computer e un occhio che fa da spola alle finestre. Ma voglio scriverle ora, due parole, o almeno ci provo.
Io lo penso spesso, lo penso nelle strade buie di Nablus, lo penso ai checkpoint, lo penso negli occhi dei bambini che sono stati presi da israele, lo penso negli abbracci delle madri ai loro figli quando escono dalla prigionia, lo penso nei tramonti con i richiami dalle Moschee, lo penso nella primavera che esplode nelle colline della Palestina, lo penso quando sento gli F35, lo penso con l'odore del pane.
Poi lo penso però anche quando il nero ti avvolge, quel nero al quale non si è mai preparati, quello che l' ha venduto per strappargli la vita in una strada buia della Palestina.
Io, Vittorio Arrigoni non l'ho mai conosciuto, ma penso spesso a lui e lo conosco sempre di più, qui in Palestina.


Onore ai martiri, sempre, onore a Vittorio Arrigoni.

UNA BOMBA


Avete mai pensato di tirare una bomba? Di reagire in qualche modo al mostro? Chissà, forse ogni giorno ci pensate. Ed ogni giorno ricevo messaggi di persone che si sentono “impotenti” davanti a quest'orrore di genocidio.
Ecco, allora, soprattutto per voi, pubblico questa “bomba”.
Nsreen Shami è una giornalista palestinese di Nablus. Non posso dirvi altro di lei perchè non gradisce che si parli di lei. In questo video di un minuto è una bomba all'impotenza o alle azioni da “copertine platinate”.
La sua azione è in solidarietà a Khaled al-Sheikh, un bambino di 15 anni, rapito da israele il giorno di Natale (25 dicembre 2014). Nemmeno Erode arriverebbe a tanto..
Khaled è malato di anemia mediterranea ed è stato condannato a 4 mesi di prigione e 2000 shekel di cauzione. L'accusa è sempre la stessa “tiro di sassi”.
Ovviamente nella prigione israeliana non sta ricevendo il trattamento sanitario adeguato.
Nel video la “bomba” di Nsreen.
Tutto il mio rispetto per te, amica mia.

lunedì 13 aprile 2015

FUNERALE DI MUHAMMAD ( la Palestina, le Donne)



Anche oggi ho vissuto una giornata piena di veleno. Dopo 5 giorni di attesa gli israeliani si sono degnati di ridare il corpo del martire Muhammad Jasser Abdullah Krakrh alla famiglia per il funerale. Nell'attesa c'hanno pure piazzato una maratona dei coloni per la quale hanno chiuso la strada principale all'altezza del villaggio di Sinjil.
Ve lo ricordate il nome di questo villaggio? E' il villaggio della piccola Ines, 4 anni, uccisa da un'auto dei coloni che è passata sul suo corpicino due volte e ha lasciato paralizzata la sua amica.
Ma faccio un passo indietro prima di arrivare al funerale e a quello che devo raccontarvi di oggi. E' mercoledì, sono a Ramallah all'ospedale a far visita a Sari. Lì, all'ospedale pieno di polizia palestinese, arriva la notizia dell'uccisione di Muhammad in questo modo “i coloni israeliani hanno sparato ad un palestinese di 30 anni all'ingresso del villaggio di Beitil, sulla strada principale Ramallah – Nablus”. Scappo dall'ospedale per tornare a Nablus perchè temo scontri e chiusura della strada. Infatti quando arriviamo in quel punto c'è la scena che mmi aspettavo.. I soldati israeliani hanno circondato il perimetro, la gente e la stampa si accalca. Chiedo sul service conferma della notizia e mi rispondono “sono stati i coloni”. Arrivo a casa e quando mi collego a facebook per scrivere qualcosa vedo che i media stanno divulgando che Muhammad ha accoltellato due soldati e loro gli hanno sparato. Foto della jeep israeliani piena di sangue, foto del coltello per terra dove non c'è nemmeno una goccia di sangue, ma testimonianze di palestinesi sul posto che confermano il ferimento grave dei due soldati.
Inizio a cercare info sul possibile funerale del giorno dopo, ma esce subito la notizia che il giorno successivo quella strada verrà chiusa da israele perchè fanno la maratona dei coloni. Notate bene: anche senza funerale da fare, è una cosa inaccettabile perchè quella è l'unica strada che collega Nablus a Ramallah. Ovviamente, non ridanno il corpo del martire alla famiglia.
Il giorno successivo nessun movimento, né comitato va a contestare la maratona e conseguente chiusura della strada. Ci vanno i giornalisti, che vengono attaccati dai soldati israeliani, e con il loro stupore di non trovare nessuno comitato sul posto. A 5 giorni dall'accaduto non è ancora uscita una sola foto dei due soldati feriti...
Arriviamo ad oggi, giorno del funerale. La prima difficoltà la troviamo nel lasciare Nablus perchè il campo profughi di Balata ha chiuso la strada alle 9,30 (ma di questo parlerò in un altro articolo con video e foto).
Arriviamo a Sinjil e all'ingresso del villaggio ci sono i soldati. Il service si ferma e ci dice “io mi fermo qui, se voi volete entrate a piedi”. Sti cazzi...
Ok, scendiamo e a piedi passiamo in mezzo ai soldati che non ci fermano. Nel villaggio andiamo alla casa del martire, dove ci sono le Donne che lo attendono. Ce ne sono veramente tante.
Facciamo le condoglianze e poi chiediamo di andare sul tetto della casa per filmare, ma arriva la sorella del martire e (mentre ci accompagna sul tetto) inizi ad urlare. All'inizio non capisco, poi la mia amica mi aiuta.. E' incazzata nera perchè una televisione palestinese ha fatto il servizio sul martire dicendo che è stato ucciso dai soldati perchè era pazzo....
Giustamente la sorella dice “i soldati che l'hanno ucciso non sono pazzi? Mio fratello che è stato ucciso è pazzo?”. E' una Donna che fa uscire con aggressività tutta la sua forza, chiunque il quel momento avrebbe abbassato lo sguardo davanti a lei.
Passa un'ora e nell'attesa sul tetto gelido parliamo con una zia; allora le dico che se la sorella ha piacere, può parlare davanti alla mia videocamera e dire quello che vuole di suo fratello, del martire. La zia è felice e mi dice “vado a chiamarla”. Ma, quando arriva sul tetto, quella Donna così forte, è crollata in un pianto disperato. Mi ha detto “non ce la faccio”, tento di abbracciarla, ma lei fugge e la rivedrò più, nemmeno per il funerale.
Arriva il corteo funebre, da Ramallah, c'è tantissima gente. Portano Muhammad in casa. Ad attenderlo, fra le tante Donne, ci sono le nonne di 90 anni. Piegate dalla vita e dal dolore e piangono.
Poi..il corteo riporta fuori il martire in direzione della Moschea, ma accade qualcosa che non avevo mai visto ad un funerale: le Donne vengono bloccate e gli viene impedito di partecipare. Iniziano ad urlare “quello è mio figlio, mio nipote, mio fratello, mio cugino”. Iniziano a spingere, io e la mia amica palestinese documentiamo, ma urliamo con loro. Fino a quando le Donne rompono il cordone che le fermava e iniziano a marciare.
Sono stata con loro per tutta la marcia, poi ho raggiunto il corteo funebre che dalla Moschea andava al cimitero fra bandiere e spari. Ho filmato tutto, ma: mi spiace, il mio obiettivo, è mio, e quindi oggi divulga Muhammad, 33 anni, martire e le Donne palestinesi che gli hanno dato la vita e lo hanno aspettato. La loro marcia urlante di Donne di 90 anni.
Finisce il funerale e lasciamo il villaggio, ma quando siamo sul service faticosamente trovato con 50 telefonate, sentiamo sparare. Il guidatore viene avvisato di non prendere la strada principale perchè ci sono i soldati e sono iniziati gli scontri. Io e la mia collega vorremmo scendere, ma è troppo tardi. Onore agli shebab che stanno lottando, ma onore alle Donne di Sinjil che lottano contro 5 occupazioni.
Chiudo scrivendo altro veleno..nelle due pagine fake create dai sionisti su di me su facebook, stanno deridendo le vittime palestinesi. Chi viene ferito, ucciso, rapito. Guardate, io non ho bisogno di chiamarli con nessun aggettivo, si mostrano in modo lampante. Non c'è niente di peggio, niente. Come si fa a deridere un morto ammazzato? Una vittima? Un bambino che viene rapito?
Io non sono religiosa, ma se devo dare l'idea di cosa sono gli israeliani e i sionisti che appoggiano israele, mi viene in mente una parola: l'anticristo.


Qui il video del funerale con le Donne: 

sabato 11 aprile 2015

TEATRO PALESTINA.....

Commedia teatrale del gruppo studentesco "Zalla Lesan" dell'Al Quds Open University sul boicottaggio dei prodotti israeliani.
Buona visione...

venerdì 10 aprile 2015

Israele, IL CANCRO... iniziano le proiezioni



Domani, 11 aprile, c'è la prima di “israele, IL CANCRO”. Inizia il tour di presentazione del film e, così, come fu per SHOOT iniziano in me i ripensamenti. Dubbi sul farlo vedere, sul tenerlo solo mio. Dubbi senza senso, certo, ma sono gli stessi pensieri che avevo per il primo film. La mia paura non è che non possa piacere, ma che non venga capito, che non arrivino i messaggi che volevo dare. Questo film non si avvale del montaggio di Simonetta Zandiri, come fu SHOOT, ma ci sono dei suoi video; quindi, ancora una volta la mia sorellina è con me. E sono con me tutte quelle singole persone che stanno dando l'anima per organizzare le proiezioni nelle città, con mille difficoltà, senza prendere un soldo pubblico e con quasi tutti contro. Abbiamo contro la marea di sionisti che c'è in Italia, non abbiamo con noi le ONG e L'Autorità Nazionale Palestinese; e non abbiamo con noi parrocchie di palestinesi che devono avere il controllo e il potere come buon occupazione patriarcale della Palestina. Con noi abbiamo la verità, la Giustizia, la lotta vera, la Resistenza vera, i diritti umani.
Non ho potuto, per tutto ciò che è con noi, non denunciare con questo film i crimini e le mostruosità delle quali sono testimone. Non ho potuto tacere sul cancro, che è israele, e sulla metastasi, che è l'Autorità Nazionale Palestinese. Parole non mie, ma delle vittime di mostruosità; immagini non create da me, ma della realtà in Palestina.
Io, Ahmad e Sari saremo in collegamento da qui, da Nablus, dalla prigione, dal lagher nazista che è la Palestina. Sauro, invece, sarà nelle varie città a fare da “allacciamento” con noi.
Oggi è venerdì, dovevo essere in mezzo agli scontri, ma proprio quando stavo per uscire ha iniziato a piovere. Ho sempre pensato che la pioggia è la Terra che piange e forse oggi è un segno più di altre volte. Sono in arretrato con dei video di bellezza che divulgherò presto e ho anche pochi soldi per spostarmi. Quindi, mi tolgo le scarpe e sto qui, in casa, a lavorare al computer, con tutti i miei dubbi, la mia paranoia da attesa; ma come dice Ahmad nel film “ogni volta che esci di casa sai che puoi morire, o essere ferito o essere preso da loro”.
Il cancro ha infettato anche me e G., lo capirete dal film che è dedicato a lei.


Buona visione,

domenica 5 aprile 2015

AGGIORNAMENTO (BELLO): YOUNES



Oggi sono andata finalmente a far visita a Younes (http://www.samanthacomizzoli.blogspot.com/2014/09/appello-hanno-tarpato-le-ali-younis.html )presso la clinica dove è in terapia da mesi. Qualcuno di voi sa già, almeno in parte, la notizia: Younes sta in piedi da solo e …..cammina (con l'aiuto di tutori, ma cammina). Dopo mesi di terapia ho trovato uno shebab rinato psicologicamente e anche con questo grande miglioramento fisico.
Ci sono altre belle notizie in merito: ancora una settimana e la terapia sarà finita, e sono iniziati i lavori a casa sua al piano terra per permettere a Younes una vita autonoma e dignitosa.
Di tutto questo dobbiamo ringraziare Hassan Shbita che ha fatto intervenire il Governatore di Qalquilja, lo stesso Governatore che sta pagando tutto il necessario, e la tenacia di Younes.
Ho chiesto a Younes che cosa vuol fare quando sarà a casa. Mi ha detto che aspetterà un po' prima di ricominciare a studiare.
Quando siamo arrivati lì oggi, io ed Ahmad, abbiamo trovato anche un altro shebab, i soldati israeliani gli hanno sparato ad una gamba. Aveva fatto un buco nella rete (il muro dell'apartheid in alcuni punti è barriera) e quando i soldati l'hanno visto, non l'hanno nemmeno chiamato a voce. Gli hanno sparato direttamente con l'M16 in una gamba. Quando ti sparano con l'M16, il proiettile ti fa un buco enorme. Dopo, però, siccome lui era già aldilà della rete, hanno dovuto chiamare l'ambulanza e caricarlo loro trasportando la barella. Lo shebab era contento che i soldati avevano fatto fatica.

Gli shebab oggi hanno detto ad Ahmad.. “smettila di andare in mezzo agli scontri a soccorrere gli shebab che va a finire che non cammini più come noi”. Un'ora dopo con caffè e sigaretta, dicevano ad Ahmad “appena stiamo bene ritorniamo negli scontri”.

giovedì 2 aprile 2015

“israele, IL CANCRO” che cammina....





Qualche mese fa mi sono chiusa in un bunker, analizzando centinaia di file video per realizzare un film sull'occupazione mentale che israele crea. Sulla metastasi, sull'eutanasia.
Il titolo è fin troppo scontato, ma sapevo che sarebbe stato come uno sparo. Sapevo, altresì, che fare un film i cui scenari non sono quelli delle “manifestazioni organizzate” o dei cartelli “free free Palestine”, avrebbe creato problemi. Quindi, ero pronta.
Quando abbiamo iniziato ad organizzare il tour di presentazione ho presentato solo 3 richieste: mantenere il banner del film per la divulgazione, il collegamento skype con me dalla Palestina per introdurre il film, e che quella sera si raccogliessero le donazioni solo per il progetto ambulanza per Ofer (almeno quella sera solo una raccolta fondi e non cento).
Fin dall'inizio ci sono state persone, non organizzazioni o associazioni, ma persone che DA SOLE hanno impegnato denaro, tempo ed energie per poter organizzare nelle loro città l'evento. Tutto il mio rispetto e la mia stima per voi; anche se, è ovvio, non è stato fatto per me, ma per i diritti umani, per la Palestina e per la volontà inalienabile di raccontare la verità.
Ad una settimana dall'inizio del tour di presentazione (la prima doveva essere l'8 aprile a Torino): il consolato italiano rifiuta la richiesta di visti per l'Italia per i due relatori palestinesi, Ahmad Nasser e Sari Qadri.
Conseguenze:
  • Ahmad e Sari in un istante si ritrovano, ancora una volta, con sogni e speranze distrutte dal cancro.
  • Impongo come tassativo (anche se era così fin dall'inizio) il collegamento skype con la Palestina per dare almeno questa possibilità a loro due di poter parlare.
  • Alcune città, su richiesta di un terzo relatore già in Italia, decidono di posticipare la data dell'evento nei prossimi mesi (ovviamente senza chiedere parere alla sottoscritta e ad Ahmad e Sari).
  • Non essendo possibile posticipare gli eventi e oltretutto trovandolo irrispettoso nei nostri confronti e nei confronti del pubblico al quale si è dato appuntamento, le città vengono cancellate dal calendario e il terzo relatore se ne va.....

In queste ore stiamo ri-organizzando quasi tutto il calendario del tour. Io non mollo, non posso mollare per Ahmad, per Sari e per i diritti umani. E' mio dovere non indietreggiare davanti ai nemici, ma spingere ancora di più.
“israele, IL CANCRO” arriva in Italia a ridosso del 25 aprile, dove la bandiera israeliana sfilerà a Milano, e a ridosso dell'expo 2015 e a ridosso di tutti gli attacchi dei sionisti che ho avuto via internet. A ridosso di tutti questi ostacoli, noi tutti che stiamo organizzando con l'anima, non molliamo.
Voglio che la proiezione con il collegamento skype con la Palestina arrivi in tutta Italia, in più città possibili, anche nei piccoli comuni e frazioni.

Voglio massacrarli.