E' venerdì, vogliamo
andare a Qaryout (Nablus) per piantare due ulivi. Ho spiegato agli
shebab che questa mattina sono stata informata che una donna in
Italia, che ha lottato per i diritti umani in Palestina, è deceduta.
Uno dei due ulivi sarà per lei, sarà piantato qui in Palestina con
il suo nome. Quel terreno a Qaryout è stato preso dagli israeliani,
lì ci sono gli ulivi dei Palestinesi e c'è terra, tanta terra.
Arriviamo marciando sulla strada, ma troviamo i soldati che ci
aspettano, anzi, oggi ci sono anche 3 giovani soldatesse naziste
israeliane. Ci sparano subito i lacrimogeni, arretriamo per riuscire
a respirare e i paramedici iniziano da subito a soccorrere i
soffocati. Ritorniamo sulla strada e piantiamo vicino ad essa i due
ulivi. Qualche minuto per stare seduti davanti a loro, con la bandera
palestinese. Una soldatessa ci urla “andate via”, io gli rispondo
“andate via voi”..sua risposta: “vuoi uno di questi?” alzando
il fucile spara lacrimogeni...
Nel frattempo un po' di
shebab si sono incazzati e sono andati sulla collina a tirare i
sassi ad un altro gruppo di soldati che ci teneva sotto mira
dall'alto.
Ci stiamo allontanando,
ma loro iniziano a sparare sul gruppo, mentre è di spalle. Sparano
sulla strada e sparano sulla collina.
Arrivano i primi
soffocati gravi, arriva un ragazzo ferito da proiettili veri ad una
gamba.
Poi, lo scenario
precipita: dalla collina gli shebab urlano “martire”.
Corriamo vicino
all'ambulanza perchè è lì che stanno arrivando di corsa. Ho la
telecamera accesa e la barella portata dagli shebab si avvicina....
poi vedo quella testa che quasi pende, le braccia che pendono, una
gamba giù dalla barella, ma poi vedo il viso...la lingua fuori e la
bava sulla bocca e lo sguardo immobile...di un mio amico. In un
secondo non capisco più nulla, solo corro dietro alla barella
continuando a dire il suo nome, non mi scendono nemmeno le lacrime.
Non era riucito a scendere dalla collina quando avevano sparato una
marea di gas... Lo appoggiano davanti all'ambulanza e iniziano a
praticargli il massaggio cardiaco. Lo caricano in ambulanza e gli
danno l'ossigeno. Noi lì fuori ci guardiamo, abbiamo tutti la stessa
faccia, gli stessi occhi, lo stesso pensiero. Dopo 10 minuti si apre
la porta dell'ambulanza e il paramedico dice “è rinvenuto”.
Continuano ad arrivare
feriti, da proiettili e da rubber bullet. Uno dei paramedici che ha
soccorso il mio amico, viene portato all'ospedale di Salfit, ha un
soffocamento grave.
Ho riacceso la telecamera
per documentare quello che accade, ma lo sapete? Non è spettacolo, è
vita che se ne va.
Per motivi di sicurezza
ho tagliato nel video le facce dei feriti, sennò oltre ad essere
feriti domani vengono anche rapiti da israele.
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