Questa è una storia del
quale non troverete una parola, in nessun libro, in nessun articolo.
Non è solo la storia della vita di una persona, ma è parte
fondamentale della storia della Palestina. Nessuno l'ha mai scritta e
ho trovato, fortunatamente, una persona ancora in vita e che era
presente che me l'ha raccontata. Quando arriverete alla fine,
capirete perchè voglio scriverla ora.
1967 Palestina. Un gruppo
di persone che si conoscono e che fanno parte del PFLP decidono di
creare una parte armata. Alcuni di loro sono in Palestina, uno è in
Giordania, quest'ultimo si chiama Abdullah Ahmad Hasan Alshami ed è
di Assira Al Qabilja, Nablus.
Questa è la sua storia.
Abdullah è subito pronto
alla chiamata dei compagni in Palestina per costruire ed istruire un
gruppo che possa affrontare i nazisti israeliani usando anche le
armi.
E' in Giordania ed
entrare in Palestina con quella missione non è cosa semplice. Quindi
parte, a piedi e fa tutto il viaggio a piedi, senza farsi notare.
Lungo il viaggio finisce il cibo, finisce l'acqua ed arriva ad Assira
stremato e malato.
Quando arriva è notte e
non va subito alla casa di famiglia. Va in un campo coltivato e si
nasconde dentro ad un buco, di quei buchi dove i contadini buttano le
sterpaglie e poi le bruciano.
Si nasconde lì, per
riposarsi un po' e si copre con dei rami e delle sterpaglie. E'
malato per il viaggio durissimo.
Quando arriva la mattina
viene svegliato da alcune voci: sono i contadini che sono arrivati a
lavorare su quella terra. Abdullah non può farsi trovare perchè non
può fidarsi di nessuno. Rimane nel buco in silenzio.
I contadini iniziano a
tagliare sterpaglie e a buttarle nel buco, sopra ad Abdullah.
Continuano tutto il giorno e riempiono quel buco. Abdullah è là
sotto e fatica a respirare. Arriva il tramonto e i contadini se ne
vanno. Abdullah aspetta un po' per sicurezza ed, infatti, arrivano i
soldati israeliani che si accampano proprio lì. Ci rimangono tutto
il giorno successivo.
Abdullah rimane nel buco
per due giorni, stremato, malato e faticando il respiro. Ma
sopravvive.
Arriva alla casa di
famiglia, di nascosto. Solo la madre e la sorella sanno che Abdullah
è lì. Lo nascondono in soffitta e lo curano per due mesi, senza mai
farsi beccare dagli altri componenti della famiglia. A portargli il
cibo e cure ci vanno di notte, quando tutti dormono.
Dopo due mesi, Abdullah è
pronto ed inizia con gli altri compagni il lavoro per formare giovani
shebab alla lotta armata. Li istruiscono anche se pretendono che
terminino gli studi “perchè abbiamo un Paese da costruire”.
Scelgono gli shebab e fra di loro scelgono appositamente una spia
israeliana. Abdullah crede sia una mossa tattica, perchè la spia
possa essere “usata” dal gruppo, perchè forse lo stesso non
potrà tirarsi indietro quando gli chiederanno di portare al gruppo
le armi.
Nel frattempo anche la
sorella di Abdullah inzia a lavorare nel gruppo e piazza una bomba in
una specie di banca israeliana a Nablus. Il gruppo si chiama Feda'eya
e collabora con le brigate Ali Mustaphà. Tutto è perfettamente
organizzato. Stiamo parlando di anni dove non ci sono cellulari,
internet....etc.etc. Per comunicare in barba ai nazisti non è
semplice. Si mandano i messaggi da un villaggio all'altro in questo
modo: svuotano una sigaretta del tabacco e ci infilano il messaggino
di carta arrotolato, poi richiudono con un po' di tabacco e rimettono
la sigaretta nel pacchetto. Il pacchetto viene portato da qualcuno in
un altro villaggio, in modo che se quel qualcuno veniva preso dai
nazisti israeliani, non trovavano il messaggio.
Arriva un altro di quei
momenti di chiedere armi alla spia che è nel gruppo. E lui risponde
come altre volte...”non c'è problema, le porto io, so dove
trovarle”. Il tizio ritorna nel villaggio poco dopo. Ad attenderlo
fra gli ulivi ci sono Abdullah e gli shebab/studenti. Appoggia le
armi in mezzo a loro e si allontana. Abdullah guarda e vede che ha
messo una bomba che sta per esplodere. Moriranno tutti. Così
Abdullah sceglie di salvare più vite possibili e si getta sulla
bomba con il corpo abbracciandola. Due secondi, e la bomba esplode.
Muore Abdullah e uno shebab vicino a lui.
La bomba si è portata
via la parte centrale del corpo di Abdullah, ed uno shebab è morto.
Ma, sono salvi tutti gli altri compagni/studenti. Fra di loro, fra
quei giovani shebab, pur non essendo presente quel giorno, ma fra di
loro c'è Ahmad Sa'adat.
Arrivano gli israeliani e
prendono il corpo di Abdullah e convocano il padre.
Il padre sa benissimo che
se riconoscerà quel corpo come suo figlio, verrà arrestata tutta la
famiglia e distrutta la casa.
Così arriva davanti a
quel corpo mezzo distrutto e ai soldati che lo circondano e gli
chiedono “è tuo figlio?” , il padre risponde “no, non è mio
figlio”. I soldati iniziano a ridere e dicono “ah davvero, non è
tuo figlio questo? Ok siediti qui..”.
Il padre è seduto e
davanti ai suoi occhi c'è suo figlio morto. Il soldato israeliano
inizia ad amputare il naso del figlio, poi le orecchie...davanti al
padre che non riesce a trattenere le lacrime.
Abdullah quel giorno
viene portato in un cimitero dei numeri, forse, o forse viene
semplicemente buttato in un buco. Perchè da quel giorno, 1972, non
si seppe più nulla del suo corpo.
Ho scritto la storia di
Abdullah per far sì che esista, ma l'ho anche scritta in questo
momento per cercare di farvi entrare nel clima di che cos'era la
Resistenza che ha fatto l'Intifada.
In questi ultimi mesi,
più volte, ci sono stati momenti di enorme tensione qui e voi che mi
leggete, mi avete più volte chiesto se era la terza Intifada.
Sarò sempre al fianco
degli shebab che tirano pietre e fuochi d'artificio ai nazisti
israeliani nelle strade. Ma quella non è Intifada, è protesta e
finisce lì. Sono cambiate le persone, le circostanze, il momento
storico, la vita.
Quando la sorella di
Abdullah piazzò la bomba a Nablus, questa città non aveva
“rafidhia” piena di bar, negozi global, ristoranti. Un quartiere
che si riempie tutte le sere. Non c'era l'Iphone, internet e tanto
altro.
E ora, il finale e il
perchè di questa storia in questo momento: per onestà
intellettuale, per i diritti umani e per tutti gli Abduallh che sono
morti per salvare le vite degli shebab, loro compagni.
Certo che sta per
esplodere qualcosa in Palestina, è evidente, ma non è l'Intifada.
E' la guerra civile fra
Al Fatah, Hamas, PFLP e Jihad Islamica. Cioè, è la fine. E, come
avevo già scritto in precedenza, il cerchio sarà chiuso
dall'interno, dai Palestinesi, così israele per la storia sarà
innocente e aveva solo tentato di stabilire la democrazia.
Abdullah Ahmad Hasan
Alshami di Assira, Nablus, è esistito e questa era la sua storia.
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