Per il secondo giorno di
fila, sveglia alle 5,00 per essere a Salem tempo utile per i 15
minuti di accesso alla corte. Ovvero: devi essere in lista per poter
entrare dalle 8,45 alle 9,00. Dopo non entra più nessuno.
C'è meno gente di ieri e
ci sono meno persone per il permesso di lavoro, forse la tortura oggi
finisce prima...
I parenti di Jehad
entrano e noi iniziamo ad aspettare. Dopo circa 4 ore, con un caldo
torrido e poca ombra, decidiamo di sederci per terra sotto ad un
ulivo. Davanti a noi continuano ad arrivare Palestinesi per il
permesso di lavoro in israele.
Poi, ad un certo punto,
arrivano due e si siedono vicino a noi sotto all'ulivo e uno dei due
inizia a parlare in inglese..... Fa un sacco di domande e caso
vuole..sono le stesse domande che ti fanno quando arrivi a Ben
Gurion!
Ci dice di essere lì per
il permesso di lavoro, cazzo, lo guardo....è completamente diverso
da tutti i Palestinesi che ci sono lì. Quasi un fighetto. Al tizio
che è con lui squilla il telefono, dall'altra parte c'è una voce
femminile. Il Palestinese parla con lei al telefono, ma non parla
molto bene l'arabo, ogni tanto ci infila qualche parola in inglese
“ok, yes, see you..”. Mah....che stia parlando con la femmina che
sta sulla torretta da ieri?
Poi si rivolgono a me e
tentano di farmi un paio di domande alle quali non rispondo e gli
chiedo “ma fisc muschela se stiamo qui?”. Risposta: “no”. Mia
conclusione...”ecco, allora...abbiamo finito il discorso”.
Se ne vanno.
Passano altre due ore e
arriva una ragazza.... si avvicina parlando inglese “Scusa, posso
farti delle domande sui prigionieri palestinesi?”.
- “Oddio..non sono prigioniera e non sono palestinese, quindi ti so dire poco, ma fai pure”
- “mi hanno detto che lavori per i diritti umani e che sei qui da due giorni con questo caldo, per molte ore...”
- “no, scusa chi ti ha detto cosa? Io sono qui per un mio amico”
- “ah! Ma il tuo amico è della zona del '48 o della zona del '67?”
- “cosa intendi con sti numeri?”
- “quelli del '48 sono di qui, in israele, quelli invece del '67 sono di qua....”
- “ascolta, io questi numeri non li vedo, io qui, vedo solo la Palestina”
- “Beh, però questo tuo amico deve essere speciale per farti star qui a sopportare questo...”
- “ogni persona è speciale, ogni vita è importante”
- “però hai la maglietta con la stampa della Palestina...sei un'attivista per i diritti umani...”
- “siamo in Palestina, ed è quindi normale che in tutti i negozi vendano la maglietta con la Palestina.”
- “Posso fare una foto con te?”
- “no”
- “grazie per il lavoro per i diritti umani che fai...”
- “è il lavoro di tutti e spero sia anche il tuo”
- “bye....”
- “salamat”
Passa un'altra ora e
ritorna uno dei primi due e inizia a “cercare” fra la terra, dove
siamo seduti... Mi dice che ha perso dei soldi... Sta smuovendo la
terra con un dito....
Mò mi scappa la battuta:
guarda, fra quel centimetro di terra c'è un M75, l'ho appena
nascosto lì..
Ma mi taccio e preferisco
attendere la notizia su Jehad, sono lì per quello e per supportare
un po' i suoi famigliari.
Sono le 15,00. Sono
andati via tutti, anche l'uomo delle bevande ha chiuso tutto e se ne
è andato. Finalmente arrivano i parenti di Jehad: sorridono. Mi
basta. Jehad sta bene. Spero di vederlo presto libero.
Per quanto, invece, vi ho
raccontato qui sopra..... No comment, come cani fra gli ulivi a
cercare un osso da rosicchiare. Che vita di merda che fate. Non
proverete mai l'emozione e le emozioni che ho provato io. Mi fate
pena.
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