giovedì 14 agosto 2014

SALEM: GLI INFORMATORI SOTTO AGLI ULIVI....



Per il secondo giorno di fila, sveglia alle 5,00 per essere a Salem tempo utile per i 15 minuti di accesso alla corte. Ovvero: devi essere in lista per poter entrare dalle 8,45 alle 9,00. Dopo non entra più nessuno.
C'è meno gente di ieri e ci sono meno persone per il permesso di lavoro, forse la tortura oggi finisce prima...
I parenti di Jehad entrano e noi iniziamo ad aspettare. Dopo circa 4 ore, con un caldo torrido e poca ombra, decidiamo di sederci per terra sotto ad un ulivo. Davanti a noi continuano ad arrivare Palestinesi per il permesso di lavoro in israele.
Poi, ad un certo punto, arrivano due e si siedono vicino a noi sotto all'ulivo e uno dei due inizia a parlare in inglese..... Fa un sacco di domande e caso vuole..sono le stesse domande che ti fanno quando arrivi a Ben Gurion!
Ci dice di essere lì per il permesso di lavoro, cazzo, lo guardo....è completamente diverso da tutti i Palestinesi che ci sono lì. Quasi un fighetto. Al tizio che è con lui squilla il telefono, dall'altra parte c'è una voce femminile. Il Palestinese parla con lei al telefono, ma non parla molto bene l'arabo, ogni tanto ci infila qualche parola in inglese “ok, yes, see you..”. Mah....che stia parlando con la femmina che sta sulla torretta da ieri?
Poi si rivolgono a me e tentano di farmi un paio di domande alle quali non rispondo e gli chiedo “ma fisc muschela se stiamo qui?”. Risposta: “no”. Mia conclusione...”ecco, allora...abbiamo finito il discorso”.
Se ne vanno.
Passano altre due ore e arriva una ragazza.... si avvicina parlando inglese “Scusa, posso farti delle domande sui prigionieri palestinesi?”.
  • “Oddio..non sono prigioniera e non sono palestinese, quindi ti so dire poco, ma fai pure”
  • “mi hanno detto che lavori per i diritti umani e che sei qui da due giorni con questo caldo, per molte ore...”
  • “no, scusa chi ti ha detto cosa? Io sono qui per un mio amico”
  • “ah! Ma il tuo amico è della zona del '48 o della zona del '67?”
  • “cosa intendi con sti numeri?”
  • “quelli del '48 sono di qui, in israele, quelli invece del '67 sono di qua....”
  • “ascolta, io questi numeri non li vedo, io qui, vedo solo la Palestina”
  • “Beh, però questo tuo amico deve essere speciale per farti star qui a sopportare questo...”
  • “ogni persona è speciale, ogni vita è importante”
  • “però hai la maglietta con la stampa della Palestina...sei un'attivista per i diritti umani...”
  • “siamo in Palestina, ed è quindi normale che in tutti i negozi vendano la maglietta con la Palestina.”
  • “Posso fare una foto con te?”
  • “no”
  • “grazie per il lavoro per i diritti umani che fai...”
  • “è il lavoro di tutti e spero sia anche il tuo”
  • “bye....”
  • “salamat”

Passa un'altra ora e ritorna uno dei primi due e inizia a “cercare” fra la terra, dove siamo seduti... Mi dice che ha perso dei soldi... Sta smuovendo la terra con un dito....
Mò mi scappa la battuta: guarda, fra quel centimetro di terra c'è un M75, l'ho appena nascosto lì..
Ma mi taccio e preferisco attendere la notizia su Jehad, sono lì per quello e per supportare un po' i suoi famigliari.
Sono le 15,00. Sono andati via tutti, anche l'uomo delle bevande ha chiuso tutto e se ne è andato. Finalmente arrivano i parenti di Jehad: sorridono. Mi basta. Jehad sta bene. Spero di vederlo presto libero.


Per quanto, invece, vi ho raccontato qui sopra..... No comment, come cani fra gli ulivi a cercare un osso da rosicchiare. Che vita di merda che fate. Non proverete mai l'emozione e le emozioni che ho provato io. Mi fate pena.

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