foto fornita da una compagna |
Prigione di Ofer,
Ramallah. Non è la prima volta che vi sono manifestazioni qui
davanti, sia contro l'occupazione, sia per la solidarietà ai
prigionieri (molti bambini) chiusi qui dentro. Questa volta era per
Gaza.
I “comitati popolari”
hanno indetto la marcia che parte dalla Moschea di Betunja (il
piccolo villaggio vicino ad Ofer), ma gli shebab arrivano prima
davanti alla prigione e preparano il campo per la lotta. Sono lì con
loro e i paramedici.
Inizio a filmare, ogni
tanto tirano qualche pietra, i soldati sono lontani anche se tengono
tutti sotto tiro. Anche questa volta davanti ad Ofer ci sono shebab
di tutti i colori, come al solito è bellissimo.
Ma, mentre, gli shebab,
fermi, guardano in lontananza i mostri nazisti vestiti di
nero..partono dei colpi. I nazisti israeliani sparano proiettili
veri. Sento il sibilo nelle orecchie, come se il proiettile mi fosse
passato vicino.
Uno shebab mi dice “fino
a quando sparano e senti il sibilo è un bene, è quando sparano e
non lo senti...significa che quel proiettile ha colpito te”. E ne
trovo conferma dal video quando monto le immagini: gli shebab che
sono stati colpiti non si erano mossi a differenza degli altri
intorno che si sono abbassati o protetti.
Iniziano a sfilare i
feriti, alle gambe da proiettili.
Dal fondo della strada,
intanto, arriva la marcia dalla Moschea con megafono e molte persone.
Quando arrivano lì davanti qualcuno inizia a discutere con qualche
shebab perchè ha la bamndiera di Hamas sulle spalle o per coprirsi
il volto. Finisce che qualche shebab manda a fare in culo i comitati
popolari e se ne va.
Poi, i soldati nazisti
israeliani sparano una pioggia di gas. Tutti corriamo indietro anche
se il vento, almeno in quel momento, gioca a nostro favore. La
maggior parte dei partecipanti alla marcia organizzata se ne va dopo
aver parlato con i media. Fine della loro partecipazione.
Rimangono gli shebab, a
lottare e la lotta si sposta nel villaggio. Vengono sparati un paio
di fuochi d'artificio e si continua con le pietre. I soldati piazzano
dei cecchini su un tetto e altri di loro sulla strada; continuano con
i proiettili veri uniti a rubber bullet e gas. Di tutto un po'..E
continuano i feriti, anche da sparo diretto di gas e rubber bullet.
Sulla strada principale i
solati avanzano e si fermano dietro ai cassonetti che gli shebab
avevano messo come protezione e......boom, qualcosa gli esplode. Non
so se gli sia esploso il fucile in mano o se sia stata una molotov.
Su quella collina si
rimane circa un'ora (sono passate 4 ore dall'inizio). Si esaurisce la
batteria della mia videocamera, si esauriscono le batterie anche dei
miei colleghi delle macchine fotografiche.
Ma è da qui in poi che
inizia il momento forte della Resistenza: gli shebab arrivano davanti
all'ingresso della prigione. I nazisti sono aldilà del cancello.
Gli shebab riempiono la
collina, tirano così tante pietre che puliscono l'intera collina.
Arriva una macchina della border police su un fianco e spara la
pioggia di gas, ma essendo più bassa rispetto alla collina, gli
shebab ricevono spari diretti. Un ferito alla testa sanguinante viene
soccorso, un altro viene colpito alla schiena, un paramedico per
portare il suo soccorso rimane gravemente soffocato dai gas.
Passa circa mezz'ora e
tutti gli shebab ritornano in postazione sulla collina. Un gruppetto
di loro, però, si concentra sul filo spinato che c'è intorno alla
prigione e tagli dopo taglio....apre il varco. Iniziano a tirare
tutto il rotolo di filo spinato, a mani nude.
Scendono ancora più
vicini alla prigione e continuano a tirare pietre da lì fino a
quando quei 10 soldati davanti all'ingresso non se ne vanno. Verranno
sostituiti da una jeep in corsa che ri spara gas e rubber bullet.
E' sera, c'è il
tramonto, si ritorna verso il villaggio esausti... Parlo con alcuni
shebab, qualcuno Gazzavi. Mi dicono che hanno perso famigliari sotto
ai bombardamenti a Gaza. Mentre tiravano le pietre dicevano cose
ridicole ai soldati e tutti ridevamo. Un altro mi indica uno shebab
grasso e mi dice “lo vedi lui? E' così perchè mangia i
soldati..”
Un altro mi dice “se
non ridiamo e se non facciamo così, come facciamo a Resistere?”
Quando però arriviamo
sull'altro versante del villaggio troviamo l'amara sorpresa: la
border police e i soldati si erano posizionati al confine aspettando
gli shebab.
Due shebab si avvicinano
scendendo la collina (nota bene: solo due, loro sono una ventina).
Davanti a una situazione così è fin troppo facile per i soldati,
gli basta sparare un gas lacrimogeno e invece, cosa fanno? Sparano
proiettili veri contro uno shebab e lo feriscono alle gambe.
Ho ancora nelle orecchie
le sue urla, mentre viene portato in braccio e posato sull'asfalto.
L'ambulanza era già
andata via e si attende perchè arrivi. Arriva sul posto dopo 10
minuti e quando arriva i soldati sparano una pioggia di gas sul
gruppo e sull'ambulanza.
Il ragazzo viene caricato
e portato all'ospedale di Ramallah dove ci sono gli altri feriti: 7
da proiettili veri, una quindicina da sparo diretto di gas o rubber
bullet.
Prendiamo il service per
ritornare verso casa, ma dopo circa 5 minuti che siamo seduti arriva
una telefonata “ho appena saputo che è morto un mio amico, negli
scontri di Safa (Ramallah), aveva 19 anni”. Un martire che
sventolava una bandiera ed è stato ucciso da proiettili veri
israeliani.
Fine della giornata dove
era stata dichiarata di “tregua”.
Onore alla Resistenza.
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