Ieri notte un uomo ha
stuprato una donna al binario uno della stazione ferroviaria di
Bologna. Così dovrebbe esser data, perlomeno, la notizia; ma i media
faziosi usano (ristuprando) il fatto per scrivere “un marocchino ha
stuprato una donna italiana”. Spostando così il problema.
Ho fatto un film con il
titolo “binario uno”, dove ho puntato il dito verso i colpevoli
che hanno creato questa situazione borderline per un solo motivo
economico.
Mi interessa però
mettere la luce su “un uomo ha stuprato una donna”. Ne voglio
parlare da donna e da donna che, purtroppo, c'è passata. Sono robe
che ti modificano nell'esistenza e dove, nella maggior parte dei
casi, inizi un percorso che ti apre gli occhi su una roba ben
precisa: il patriarcato e l'essere uomo che è convinto che le donne
siano sue, suoi oggetti. Mi spiace, dover ammettere che mentre per
altri obbiettivi che ci prefiggiamo di lottare ci può essere la
speranza, qui, per questa roba qui, sono assolutamente convinta che
non ce la faremo mai.
Forse un giorno ci si
potrà liberare del sionismo, forse della mafia, forse delle
dittature; ma del patriarcato e del dominio degli uomini sulle donne,
non ce la faremo mai. Perchè penso questo? Perchè le stesse donne
che sono vittime di questa violenza, sono anche vittime del sionismo
o del fascismo o della dittatura nella quale stanno vivendo; quindi
già stanno lottando contro mostri enormi ed, altresì, gli stessi
uomini stanno lottando contro a quei mostri. Quindi... se tu vai e
supporti la lotta per la liberazione della Palestina, come fai poi a
dire a quelle donne “guardate che dovete liberarvi anche dai vostri
mariti o padri o fratelli?”. Non vi ascolteranno mai. Non è
nemmeno un problema generazionale né culturale; impossibile quindi
da circoscrivere. Gli uomini così sono dappertutto, sono chiunque.
Il mio solito abbraccio
virtuale a quella donna che stanotte ha visto questo mostro. Abbiamo
troppi, davvero troppi mostri.
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