Durante la notte, i soldati israeliani hanno assaltato diverse zone della Cisgiordania: Nablus, Betlemme, Al Khalil, Jenin. Si sono portati via persone e cose...
Durante la notte, i soldati israeliani hanno assaltato diverse zone della Cisgiordania: Nablus, Betlemme, Al Khalil, Jenin. Si sono portati via persone e cose...
Wael Dahdouh è un giornalista, corrispondente per al Jazeera a Gaza. In questi giorni, in tutto il mondo, sono arrivati i suoi reportage da Gaza, Palestina.
Durante la seconda intifada, nel 2002, la chiesa della Natività di Betlemme fu rifugio per i palestinesi perseguitati da israele. Rimase sotto assedio per una settimana. Questo, almeno, è quello che mi hanno raccontato i palestinesi.
Il 17 ottobre 2023, alle ore 19,50, un missile ha centrato l'ospedale battista Al Ahli di Gaza. Era anche luogo di rifugio per i palestinesi sfollati. I morti sono fra i 500 e gli 800.
Un tweet di Hananya Naftali, portavoce del governo israeliano, pubblicato alle ore 20,23 riconosce il bombardamento israeliano e si compiace per il gran numero di “terroristi” uccisi.
Cinque minuti dopo Nafatali cancella il post e ne pubblica uno attribuendo il missile ad Hamas.
I media internazionali (quasi tutti) divulgano che Hamas ha bombardato con un missile l'ospedale. Lo fanno pubblicando un video; il video in questione è in realtà del 6 agosto 2022 (e non era sull'ospedale).
Tutta la Palestina insorge per strada e davanti alle ambasciate israeliane negli altri Paesi arabi.
In Palestina la polizia palestinese spara sui manifestanti; uccidendone diversi.
Mahmuod Abbas rientra dalla Giordania e cancella l'incontro con Biden previsto per il giorno seguente.
E' passata qualche ora ed i media internazionali iniziano a divulgare che il missile è stato lanciato dalla Jihad islamica.
Durante la notte i villaggi palestinesi vengono attaccati dai coloni israeliani; bruciano le auto palestinesi, tentano di bruciare anche le case, gli shebab riescono a difendere le case.
Questi sono i fatti in ordine cronologico. Ora andiamo in profondità....
Il missile che ha colpito l'ospedale cristiano Al Ahli di Gaza è un missile MK84 americano. I palestinesi non hanno un missile così, né i vicini Paesi arabi.
Per sparare un missile è necessaria anche l'elettricità (anche per guidarlo), ma a Gaza la corrente elettrica è stata tolta da israele da giorni.
Dopo aver centrato l'ospedale, non c'è stata una seconda esplosione; quindi quel luogo non era un nascondiglio di armi.
Le due porta aerei americane schierate due giorni prima davanti a Gaza, non sono un caso.
Oscurare le fonti di notizia palestinesi 24 ore prima del bombardamento sull'ospedale cristiano di Gaza, non è un caso.
Chiudere gli account dei palestinesi e degli internazionali che divulgano la verità sulla Palestina, 24 ore prima, non è un caso.
L'aver dichiarato, giorni prima, in via ufficiale “cancelleremo tutti i palestinesi” e “le prossime 24 ore saranno di riposta dura” e “vanno ammazzati tutti come animali” (cit. dichiarazioni israeliane) non gioca per l'alibi.
E' un crimine contro l'umanità. Un Genocidio. Nemmeno a Guernica hanno ammazzato così tante persone in una botta sola (furono 1650 i morti).
Le immagini dei bambini senza testa o bruciati dal missile non possono trovare tomba nemmeno nel quadro di Picasso. E' imperdonabile.
Aldilà di tutte queste ovvie considerazioni, vorrei farne un'ulteriore sulla posizione dei “governanti palestinesi”.
Il fatto che Mahmuod Abbas abbia cancellato l'incontro con Biden non è una bella notizia, non è nemmeno brutta. E' proprio da “chissenefrega?”. Mi frega, invece, che nel mentre ordinava alla polizia palestinese di sparare sui palestinesi, che scendevano in piazza in modo assolutamente pacifico, per Gaza. Lo fa da sempre. Peccato per lui che questa volta si sia dimenticato che c'erano le telecamere di Al Jazeera e tutto il mondo abbia visto in diretta cosa stava accadendo. E' un “chissenefrega?” perchè se la “guerra” è fra israele ed Hamas, a parlare con Biden dovrebbe esserci Hamas e non Abbas. L'autorità palestinese ha una posizione oramai chiara: difende israele che negli anni gli ha donato la possibilità di viaggiare, le ville, le macchinone per andare in giro.
Dall'altra parte, c'è Hamas che annuncia via twitter come e quando bombarderà!?!!.... E che continua a dire “lotteremo fino alla liberazione del popolo palestinese”.... scusami eh..ma esattamente la liberazione di chi se muoiono tutti i palestinesi?
No, guardate, non c'è alcun governante che abbia a cuore la popolazione. Stanno giocando a scacchi e se le persone muoiono in modo atroce non gliene frega nulla. Tutti loro.
Per quanto mi riguarda, aldilà di israele che ha schiacciato il bottone per lanciare il missile, tutti loro, governanti e collaboratori, hanno ucciso le persone che erano nell'ospedale di Gaza.
Consci di questo, noi mortali, abbiamo un compito non facile: continuare ad urlare la verità, continuare a sostenere la Palestina.
Condoglianze a tutti i palestinesi.
Hannah Arendt fu una giornalista e filosofa, americana ebrea. Fu inviata dal New Yorker a seguire il processo di Eichmann a Gerusalemme. Già aveva dubbi sul fatto che gli facessero il processo a Gerusalemme: “perchè a Gerusalemme? dovrebbero processarlo in Germania”. Ma ci andò e si trovò in conflitto con se stessa e con tutti perchè riportò fedelmente ciò che era emerso nel processo. Emerse che i nomi degli ebrei da prendere nei rastrellamenti li diedero altri ebrei e che i soldati rispondevano con “io eseguivo gli ordini, facevo il mio lavoro e volevo farlo bene”. Da qui nacque il suo libro “La banalità del male”. Ma per lei nacque anche il conflitto con tutta la comunità ebraica sostenitrice di israele, sua famiglia compresa. Fu isolata e tacciata di antisemitismo.
Arna Mer Khamis, era una soldatessa israeliana che partecipò alla Nakba. Quando si rese conto di ciò che israele stava facendo, invertì la rotta. Ricostruì il rapporto con i palestinesi creando un teatro in Palestina “Jenin Theatre”. Il figlio di Arna ne fece un bel documentario (potete trovarlo su youtube “Arna's children”). Arna morì di cancro. Suo figlio, che portò avanti il teatro, fu trovato assassinato nella Palestina occupata. Sia Arna che Juliano erano ebrei.
Jean Luc Godard, regista, in “Qui e altrove” affiancò Golda Meier ad Hitler quando parlava di Palestina. Anch'esso fu tacciamo di antisemitismo.
Storia vecchia, non di questi giorni. Eppure il metodo è sempre stato lo stesso; lo fanno sempre. In questi giorni si susseguono le notizie di persone che perdono lavoro e vite prestigiose. Vengono distrutte in un attimo. Ed è anche storia e metodo di qualche anno fa (cito solo alcuni), con Gilad Atzmon, Paolo Barnard, Chef Rubio, Gianluca Costantini.
Tutti coloro che hanno denunciato gli orrori che israele perpetrava sui palestinesi, sono stati messi al rogo. Ora faccio un salto per poi arrivare alla domanda che è il titolo.
La mia migliore amica si è laureata in giornalismo a Cambridge con applauso accademico (e non è inglese). Abbiamo fatto assieme la Palestina ed il Libano. Assieme abbiamo vissuto i traumi, gli orrori, respirato i gas; per anni.
Mi ricordo che quando tentò di vendere parte del suo lavoro (alcune foto fatte in Palestina in mezzo agli scontri), il giornale le ripose che potevano pagarle una foto, due euro e cinquanta centesimi. Si rifiutò e le pubblicò direttamente senza alcun compenso.
Quando tentò di scrivere articoli/report veritieri, le dissero che potevano pubblicarli sono censurati o modificati.
Prese una decisione: smetto di fare la giornalista.
Vive, in povertà, come la sottoscritta.
Ho realizzato tre film dalla Palestina. Gli israeliani mi hanno fatto fuori un ginocchio, mi hanno sparato due proiettili, mi hanno rapita, imprigionata e deportata; non contenti, mi hanno diffamato a livello internazionale e dall'interno dei movimenti di attivisti.
Perchè vi racconto questo? Per farci un monumento? Sì, ma non a me.
Le nostre scelte di vita fanno sì che ogni giorno facciamo morire qualcuno.
Quanti morti fa, al giorno, un avvocato che difende un boia?
Quanti morti fa, al giorno, uno che fabbrica armi?
Quanti morti fa, al giorno, un politico che si schiera dalla parte del boia?
Quanti morti fa, al giorno, un giornalista che racconta menzogne per dar voce al boia?
Quanti morti fa, al giorno, una qualunque che ignora un Genocidio?
Ecco, credo che il grande passo per aiutare le vittime sia proprio limitare il numero dei morti che noi stessi provochiamo ogni giorno. Pagando il prezzo, non vendendo la dignità e restando integri. Questo, credo, dovrebbe essere il primo passo per aiutare/supportare.
Io sono stata fortunata, sono qui a scrivervelo. E ci sono altri che sono stati fortunati come me. Non solo perchè sono qui ancora a scrivere la verità sulla Palestina; ma anche perchè non hanno mai venduto la dignità. Mai accettato un compromesso; hanno, quindi, limitato o annullato la loro possibile conseguenza di fare morti.
Ecco, questo articolo è anche per lui; per aver mantenuto la dignità e per essere ancora dalla parte delle vittime. Grazie, compagno Francesco Giordano.
Chiudo a dimostrazione di ciò che ho accennato sopra e scrivendolo in modo più chiaro: gli israeliani distruggono tutti coloro e tutto ciò che non supporta israele (nulla a che vedere con l'antisemitismo, visto che i pochi che vi ho citato sopra erano ebrei). Ci sono persone alle quali ognuno di noi dovrebbe fare un monumento e che non sono più qui a scrivere perchè israele gli ha tolto la vita:
Raffaele Ciriello, fotoreporter, ucciso dagli israeliani a Ramallah, Palestina.
Rachel Corrie, volontaria per i diritti umani, uccisa a Gaza, Palestina, da un bulldozer israeliano.
Thomas Hurndall, fotografo, ucciso dagli israeliani a Gaza, Palestina.
Vittorio Arrigoni, volontario per i diritti umani e scrittore, ucciso a Gaza da mercenari mandati dagli israeliani.
Simone Camilli, giornalista, ucciso dagli israeliani a Gaza, Palestina.
Per chi non lo sapesse e per non dimenticare mai.
E' l'autunno del 2014, vivo a Nablus. Alcuni amici palestinesi mi invitano ad essere nella piazza che si chiama Duar nel pomeriggio perchè ci sarà un funerale.
E' il funerale del figlio di un loro amico. Chiedo quando è stato ucciso? La risposta ha dell'incredibile “è stato ucciso nel 2006, aveva 17 anni”.
Non capisco come mai dal 2006 ci sarà il funerale oggi, con il corpo, nell'autunno del 2014? E lì apprendo tutta una robona mostruosa... israele in questi 70 anni di Genocidio, ha anche trattenuto i corpi dei palestinesi uccisi, senza ridarli alle famiglie per una degna sepoltura. Famiglie che da decenni aspettano di poter seppellire chi gli hanno ucciso, dove poter portare un fiore.
Mi spiegano (e trovo riscontro nelle tante testimonianze/articoli) che israele lo chiama “il cimitero dei numeri”. Lì ci sono fosse comuni, alcune numerate, altre no, con i corpi dei palestinesi uccisi in 70 anni.
Ogni tanto gli israeliani si sono degnati di ridare un corpo, come in questo caso. Questo dopo anni di trattative con avvocati e Corte suprema. In un processo seguito da Maan's news e riportato da Info Pal, nonostante la Corte suprema intimasse il rilascio di quattro corpi di palestinesi, le famiglie hanno dovuto rinunciare perchè la risposta ufficiale è stata “i corpi sono già sepolti nel cimitero dei numeri senza essere numerati, quindi non sappiamo più dove sono”.
Una persona “nota” morta l'estate scorsa ed attualmente nel cimitero dei numeri è Khader Adnan, di Nablus, leader della Jihad islamica. Un uomo così determinato, che è morto con lo sciopero della fame in prigionia israeliana dopo 87 giorni. Era in prigione senza accusa di reato; in detenzione amministrativa. Il corpo di Khader Adnan è la, nel cimitero dei numeri da quando è morto.
Arriva il pomeriggio ed arriva il funerale del ragazzo che, ai tempi, aveva 17 anni. Il tempo è passato e la famiglia ha avuto anni per elaborare la morte del figlio; quindi mi avvicino per le condoglianze o due parole.
Mi trovo davanti ad una famiglia distrutta in primis per aver perso il figlio, secondo per non averlo potuto seppellire fino ad oggi e terzo... perchè l'autopsia aveva rivelato che al corpo mancava qualcosa.
Gli avevano cavato gli occhi ed il cuore.
Gli altri palestinesi mi dicono che è accaduto spesso, che quando ridanno il corpo manca qualcosa; specialmente gli occhi ed il cuore. Un ennesimo sfregio/tortura per la famiglia?
Perchè, oggi, ottobre 2023 ri-scrivo del cimitero dei numeri?
Non guardo la tv né leggo i giornali, mi sparerei un colpo in testa prima di arrivare all'ora di pranzo. Non ce la farei davanti a tante menzogne.
Ma quando accendo il pc e devo leggere le mail, la pagina dell'”home” mi si apre su delle notizie. In queste ore ho letto solo il titolo “fossa comune di palestinesi decapitati uccisi da Hamas”....
Sapete cos'ho pensato? Ho pensato che nella menzogna, forse era una buona notizia, perchè forse, finalmente, un bel po' di corpi dei palestinesi uccisi in 70 anni dagli israeliani, tenuti nelle fosse comuni, e trovati oggi; anche tramite una menzogna...forse ora torneranno alle famiglie con degno funerale (anche se non tutti interi).
Sono le 08,00, finalmente è sera e siamo tutti riuniti attorno al tavolo per la cena. Mio marito Hassan è stanco, ha lavorato tutto il giorno nel campo; ma è soddisfatto...i mandorli ci stanno dando tante mandorle. Ne ha regalate un po' al nostro vicino di casa, Yosha l'ebreo. Lui ci ha ricambiati con il suo prezzemolo. I miei figli Amina e Mahmuod un po' mangiano e un po' giocano.
E' il momento migliore della giornata, quando cucino l'ahuia con l'erba che ho raccolto. Giovanni, il nostro vicino cristiano, mi ha dato i pomodori e ne ho fatto una bella insalata. Era il suo modo per ringraziarci delle olive che gli diamo per fare l'olio.
Passiamo così tutte le sere e le giornate.
Sono le 08,30 di sera. Ci bussano alla porta.... ma chi è a quest'ora?
E' Yosha, sembra impazzito, fatichiamo a calmarlo e ci dice “scappate, io sto scappando, qui sta arrivando il Diavolo”. Nel frattempo vediamo Giovanni che sta andando via da casa sua, porta via anche la famiglia.
“Giovanni, dove andate? Che succede”. Ma anche Giovanni ci dice “scappate”.
Non sappiamo cosa stia per accadere, ma Hassan ed io decidiamo di rimanere. Non vogliamo lasciare i nostri frutteti, la nostra casa; vogliamo che i nostri figli vivano come noi, con la stessa armonia con questa terra e con le persone che la abitano.
Passano le ore e anche se con poca serenità, andiamo a dormire.
Sono le 11,00 di notte. Un boato ci scuote e con un balzo siamo tutti giù dai letti.
La porta di casa nostra è stata buttata giù. Fumo che offusca la vista e un odore nauseabondo ci invade le narici.
Dal fumo si intravedono delle sagome...che si fanno largo nella nostra cucina.
Sono soldati!
Mio figlio piccolo, Mahmuod, urla! E in un solo istante, in un sol suono netto, che rompe i miei timpani.....un solo sparo che arriva dritto al cuore di mio figlio Mahmuod. Lo hanno ucciso. Hanno sparato al cuore di Mahmuod!
Lo shock, il dolore al mio petto. Mi pietrifico.
Mio marito Hassan si scaglia contro di loro, ma è una lotta impari. Lo picchiano, lo insultano, gli sputano in faccia e ci spingono fuori dalla nostra casa.
Hassan urla “questa è casa nostra, la nostra terra, non ce ne andiamo! Mostri avete ucciso mio figlio!”
I soldati allora si avvicinano a mia figlia Amina, la prendono mentre lei urla, io urlo.... La mettono su una loro jeep e la portano via.
In quel momento non lo sapevo, ma è stata l'ultima volta che ho visto mia figlia Amina.
Il corpo di mio figlio Mahmuod è lì per terra, in cucina, nel sangue. E non possiamo nemmeno prenderlo.
Hassan decide di legarsi ad un albero di mandorle, mentre i soldati stanno dando fuoco a tutti i nostri alberi. Non si fermano, non si fermano.... danno fuoco anche al mandorlo dove c'è legato Hassan. Vedo mio marito bruciare assieme ai mandorli. Non riesco nemmeno più a gridare. Non ho più voce, non ho più respiro.
Svengo davanti a quella che era casa mia, dove sono morti Mahmuod ed Hassan, dove giacciono i loro corpi senza nemmeno una sepoltura, dove vivevamo...
Sorge il sole e con la luce arrivano delle ruspe ed altre macchine. Iniziano a costruire un muro, molto alto e lunghissimo. Il muro è tutto attorno al mio frutteto e alla mia casa. Dentro e fuori ci sono i soldati. Si avvicina a me una donna soldato.
Penso, forse perchè è donna come me e magari mamma come me, si è pentita e vuole aiutarmi. Ma quando mi è vicina mi dice “Te ne devi andare. Questa terra ora è nostra perchè anche noi abbiamo il diritto di avere una terra”. Sono sgomenta e non capisco, quindi chiedo “ma chi siete?”. La sua risposta è del tutto inaspettata: “siamo italiani, spagnoli, polacchi, inglesi e ci riconosciamo tutti sotto ad un unica bandiera che chiameremo Stato di israele”.
Non capisco nemmeno di cosa stia parlando, solo mi esce un ...”Mio Dio!”.
Ma lei, con occhi di giaccio e con voce metallica, mi risponde “no, Dio non c'entra, non esiste”.
Continuo a stare lì davanti. Vedo tutta la costruzione del muro. La mia casa, i miei frutteti, i miei vicini di casa, la mia famiglia... non si vedono più.
Passano i giorni, i mesi, gli anni. Sono sempre qui davanti e loro sono lì. Oggi stanno facendo una festa lì sull'erba, con tanta musica. Da lontano e aldilà del muro mi insultano e ogni tanto mi tirano delle bombe per mandarmi via.
La rabbia ha sostituito il dolore. Da pietrificata sono diventata pietra. Sono sola.
Mi alzo in piedi e gli urlo “Quanto tempo starò senza reagire secondo voi?”
Dall'altra parte del muro qualcuno spara senza colpirmi mortalmente e mi chiede “hai ancora voce? Ah sì? Dicci come ti chiami?”
Mi è rimasto un filo di voce e ho con me il proiettile che mi hanno sparato.
Mi rialzo e mentre gli tiro il proiettile gli urlo “Mi chiamo Palestina!”.
Buongiorno a tutt*, in particolare a tutto il Popolo palestinese e soprattutto a chi da decenni aspetta di poter ritornare in Palestina ( mi metto anch'io con questo desiderio).