Rawabi sarà la prima “colonia” palestinese, o almeno..questo è quello che vogliono vendere. Ne avevo già parlato qui: http://samanthacomizzoli.blogspot.com/2014/09/la-palestina-sotto-occupazione-economica.html
Ma, volevo andare a
vedere con i miei occhi e così oggi ci sono andata. Vi racconto
passo dopo passo che cosa è successo perchè io stessa non ci
credevo mentre lo vivevo.
Partiamo da Ramallah con
il service, passando dal checkpoint vicino a Nabi Saleh, ed
imbocchiamo la strada per Rawabi. Lungo la strada ci sono i
cartelloni pubblicitari con scritto “luxuri houses” e facce di
persone occidentali stile “happy life”, ovviamente nessuna donna
viene raffigurata con il velo. Arriviamo all'ingresso di Rawabi dove
c'è un cancello come quello degli insediamenti illegali israeliani.
Al cancello ci sono le guardie private e poi c'è un tornello stile
checkpoint. Entriamo senza che nessuno ci chieda o dica nulla e uno
delle guardie chiama qualcun altro al telefono per far arrivare
un'auto per noi.
Mentre aspettiamo
iniziamo a guardarci attorno....stanno costruendo quest'orrore di
architettura. Arriva l'auto che ci porta (scarica) in cima alla
collina in una super reception dove all'ingresso c'è una ragazza
bionda con occhi azzurri che parla americano e ci dice “welcome in
Rawabi”.
Ci chiede se abbiamo un
appuntamento, ma le diciamo che siamo lì solo per fare qualche foto
al villaggio e che non sapevamo di dover prendere un appuntamento.
A quel punto la ragazza
ci dice che non crede di avere un'auto che ci può accompagnare nella
visita, ma intanto dobbiamo lasciare i nostri “dati basilari” per
entrare perchè devono registrare tutti. Quali sarebbero i “dati
basilari”? Nome, cognome, telefono, mail, agenzia per la quale
lavoriamo, indirizzo. Alla faccia dei dati basilari, ma poi, perchè?
Cioè..siamo in un villaggio palestinese o siamo in un altro posto?
I dati, però, li scrive
solo su un post it che allunga nell'altra stanza....mmm sa molto di
ricerca tramite google. Nel frattempo arriva un ragazzo che ci offre
un caffè, ma, attenzione: il caffè è americano, non c'è caffè
palestinese.
Torna la ragazza che i
invita a vedere il film il 3d di presentazione a Rawabi. Non avevo
mai visto un film il 3d, lo vedo nel villaggio “palestinese” di
Rawabi. Ovviamente essendo in 3d, non posso riprendere con la
videocamera perchè no si vedrebbe una ceppa. Il film fa cagare più
di quanto mi aspettassi: occidentali felici che si abbracciano,
bevono il caffè e il figlio gioca a pallone nel campo da calcio di
Rawabi. Però noto una cosa sia nel film che nelle foto c'è una
strana omissione: non sono disegnati gli insediamenti illegali
israeliani che circondano Rawabi.
Finisce il film e,
sinceramente, per il lusso nel quali mi trovavo e il film che avevo
visto, mi viene la voglia di fottere tutti gli occhiali da 3d e
regalarli agli shebab. Ma sono già nella fase shock e ripongo anche
i miei di occhiali.
Quando usciamo la ragazza
ci dice che con vero dispiacere non c'è nessuno che ci può
accompagnare per la visita e che c'è pronta un'auto che ci riporterà
all'ingresso per lasciare il villaggio... Le diciamo di non
preoccuparsi che possiamo camminare e intanto scattare qualche foto,
ma mi fa presente che non possiamo camminare nel villaggio e che
soprattutto anche se scatto delle foto saranno per uso personale e
che non posso pubblicarle perchè non sono autorizzata (autorizzata
da chi esattamente, non lo so, visto che l'autorità palestinese in
realtà non ha autorità). Vabbè, scatto ugualmente, poi saliamo in
auto e a metà strada, ovviamente, chiediamo di fermarci per fare un
paio di foto. Il guidatore imbarazzato si ferma ugualmente. Risaliamo
ed arriviamo all'ingresso dove stranamente c'è il service che ci
aspetta. Scattiamo altre due foto, ma si avvicina la security e uno
di loro ci dice qualcosa..ma non capiamo..lo ripete e noi sempre
rispondendo in arabo che non capiamo... Allora ci risponde in arabo e
solo in quel momento abbiamo realizzato che non capivamo perchè
prima ci aveva parlato in ebraico e scopriamo altresì che il suo
arabo è pessimo. Non avevamo davanti un arabo.....ed è la security
del villaggio palestinese di Rawabi.
Saliamo nel service...son
scioccata. La ragazza ci ha detto che non c'era nessuno disponibile
perchè sono tutti occupati per l'apertura del villaggio a fine
maggio. Molti palestinesi arriveranno qui da tutto il mondo.. Ma
davvero? E' stato conquistato il diritto al ritorno per il popolo
palestinese? Ma, non mi ha risposto. Mi hanno regalato un portachiavi
con il logo di merda di Rawabi, che come design richiama il logo di
Jawall, forse il grafico è lo stesso.
Torniamo a Ramallah, io
con la mia kheffia del pflp e la mia collega con la kheffia di Hamas
e con gli abiti “stile scontri” come mi dicono gli shebab.. e
penso.. penso ai palestinesi che conosco nei villaggi attorno a
Nablus, alle loro case di una stanza per tutta la famiglia, penso
agli shebab di Ofer che non hanno 1 shekel in tasca per comperarsi
l'acqua da bere, penso ai martiri morti per la libertà della
Palestina, penso a chi non può uscire dalla Palestina e a chi non
può tornare in Palestina, penso che fra pochi giorni sono 67 anni
dalla Nakba, penso ai poveri venditori ambulanti scacciati da Nablus.
Non so se mi faranno
entrare all'inaugurazione di Rawabi, ma se qualcuno che legge
quest'articolo ha la possibilità di andarci, vi prego...andate in
uno di quei cessi lussuosi e cagate fuori dal cesso per me. Grazie e
welcome in Rawabi.
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