La madre di Ahmed |
Il padre di Ahmed |
Ahmed Ibrahim |
L'alto ieri c'è stato un
altro giovane martire in Palestina. Un altro ragazzo ucciso dai
soldati nazisti israeliani.
Mentre leggevo la notizia
da un tweet, iniziava a squillare il telefono: “abbiamo un martire
a Burin, Nablus, non andare sul posto perchè è pieno di soldati che
hanno chiuso la strada. Il suo corpo è ancora sulla strada per
terra, sta scorrendo il sangue, ma non lasciano passare l'ambulanza
per prendere il corpo e soccorrere un altro ragazzo ferito”.
Il martire è Ahmed
Ibrahim Najjar, 19 anni, il ferito è il fratello. Dopo 3 ore gli
israeliani lasciano andare il corpo che viene portato al Rafhidya
Hospital di Nablus. Si perdono le notizie sul fratello ferito.
Ieri sono andata al
funerale. Straziante. Il padre è conosciuto, è l'uomo che raccoglie
la spazzatura nei villaggi di Burin, Madma e Assira. Una famiglia
povera. Il giovane Ahmed aveva lasciato la scuola ed aveva iniziato
ad aiutare il padre. Vivono nel villaggio di Burin, fra gli
insediamenti illegali israeliani di Bracha e Yitzhar. Il villaggio è
sotto continuo attacco dei coloni israeliani e dei soldati.
Quest'ultimi hanno attaccato spesso la scuola di Burin, provocando
shock e paura nei bambini e con conseguenza la reazione degli shebab
che intervengono per proteggere i bambini. Moltissimi gli shebab
rapiti o feriti dai soldati. Un'altra cosa che fanno quasi ogni
giorno è appostarsi sulla strada principale con un checkpoint
volante, vicino al ponte fra Burin e Madma.
L'altro ieri i soldati si
erano appostati un'altra volta in quel punto, ma hanno creato una
trappola. Sono stati lì poco, poi sono saliti sulla jeep e se ne
sono andati. In quel momento gli shebab si sono avvicinati per
tirargli pietre e forse una molotov. In realtà avevano lasciato dei
soldati a piedi, nascosti fra gli ulivi dall'altra parte del ponte.
Quando gli shebab sono arrivati vicini, hanno sparato diretto ad
Ahmed e suo fratello. Distanza ravvicinata, la distanza di una
strada. Ahmed è stato colpito da un proiettile che gli è entrato
vicino al naso ed è uscito dal collo e da un altro proiettile che
gli è entrato dal collo.
Il suo corpo è rimasto
per 3 ore su quella stradina sterrata e la terra oggi ha ancora una
larga pozza di sangue. Non ci sono foto della molotov e i media
israeliani divulgheranno la notizia con “aveva intenzione di tirare
una molotov”.
Nel frattempo la
famiglia, che affrontava la perdita del figlio, ha cercato di salvare
l'altro figlio; chiudendolo in casa. Ma i soldati non sono andati via
e per tutta la notte hanno fatto raid nelle case di Burin. Poi sono
arrivati, all'alba, nella casa che cercavano. Ci sono arrivati
portando due spie, con volto coperto. Sono entrati nella casa del
giovane martire e le spie non parlavano, solo hanno indicato con il
dito quale porta aprire e qual'era il ragazzo da prendere.
Se lo sono portati via,
il fratello ferito di Ahmed. Rapito.
Il funerale, ieri, ha
avuto una grande partecipazione. Il padre si è sentito male. La
madre urlava dalla disperazione. Una famiglia distrutta, un'altra
famiglia alla quale hanno bruciato il cuore. Un'altra famiglia
palestinese vittima del genocidio che israele sta perpetrando.
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