sabato 18 aprile 2020

TESTIMONIANZA DIRETTA




Il contenuto di questo articolo non mi è stato riportato, ma vissuto direttamente da me. Pertanto non ometto nomi, né città.
Premettendo che, scrivo esattamente com'è andato un colloquio di lavoro che ho avuto ieri; ma se le parole della persona alla quale faccio riferimento, corrispondono alla realtà, ci starebbe un'indagine non di mia portata.

Ho capito che sia il turismo che lo spettacolo, avranno tempi molto lunghi di ripresa. Così ho inviato il mio c.v. ad annunci di lavoro per pulizie d'uffici e/o similari.
Due giorni fa, mi ha contattata un'agenzia per il lavoro. Necessitavano di un'addetta pulizie ordinarie per la clinica privata Nigrisoli di Bologna (la clinica è di Garofalo), con disponibilità immediata. Al telefono cerco di capire di che immediatezza parlino, visto che a giorni dovrei ricevere la rata della Naspi e sarebbe stupido perderla per un paio di giorni....
Mi rispondono che non c'è problema, l'importante è che io sia disponibile entro aprile. Quindi gli do l'ok all'interessamento. 30 ore settimanali con un giorno di riposto a rotazione. Stipendio... attorno alle 500 euro, contratto di prova di un mese. Fino a qui è tutto come al solito.
Mi richiamano dopo un paio d'ore per fissarmi il colloquio per venerdì 17, chiedendomi però altresì, se ero disponibile ad iniziare il giorno successivo. (Da qui capisco che sono scoperti). Rimandiamo il dialogo all'appuntamento.
Ieri, mi presento al colloquio.
Iniziamo il colloquio dove il tizio mi espone il lavoro: “pulizie ordinarie di reparti ed ambulatori e vitto. Ovvero, noi diamo anche i pasti ai pazienti”...
Già lì mi suona strano e quindi chiedo se dare i pasti rientri nel ruolo dell'addetta alle pulizie. Lui specifica che sarei una “assistente sanitaria”. Boh, vabbè....
Ma ecco la doccia fredda, ghiacciata...
Mi dice: “signora, prima di continuare devo farle una premessa che non posso nasconderle. Stiamo assumendo perchè le nostre dipendenti sono ammalate. Come lei saprà....il virus gira, quindi il rischio c'è..”
Al che mi esce subito la domanda per capire se avevo frainteso..: “no, scusi eh... che il virus gira...si sa. Lei, mi sta forse dicendo che le sue dipendenti ed i pazienti al Nigrisoli, sono malati di covid19?”
Il tipo inizia a dondolare sulla sedia “beh...noi le diamo tutti i dispositivi di sicurezza...la mascherina, il grembiule ed i calzari. Ma devo avvisarla che il rischio c'è”.
Torno a non capire ed incalzo “il rischio c'è ovunque, lavorando nei supermercati, in uffici, etc.etc. Ma il Nigrisoli è una clinica privata. Non è un ospedale covid...”.
E qui mi risponde “non è un ospedale covid, ma lì davanti c'è l'ospedale Sant' Orsola e non avevano più posto, quindi alcuni pazienti sono stati trasferiti al Nigrisoli. C'è stata l'infezione con pazienti ed operatori. Ora quel reparto è stato chiuso in parte, e disinfettato. Io, però devo dirglielo che c'è il rischio”.
Ho sempre pensato che le malattie fanno parte della vita, come la morte. Ma quello che mi si prospetta è agghiacciante, non è malattia...non è un incidente.

Subito penso che se le lavoratrici si sono ammalate è perchè qualcosa nei dispositivi di sicurezza o nel modo di lavorare, non funziona (l'annuncio di lavoro è stato pubblicato qualche giorno fa, non stiamo parlando dell'inizio...). Altro motivo per il quale è agghiacciante, è che sembra impossibile, ma deduco che pazienti covid19 sono stati messi a contatto con altri pazienti e con personale lavorativo, in modo diretto; in una clinica privata!

Il tipo aggiunge “se non se la sente, capisco. Ho fatto quattro colloqui e solo una ragazza extracomunitaria ha accettato”.
Eh certo, poverina. Se non accetta il lavoro perde anche il permesso di soggiorno e la casa. Ha dovuto accettare.
Stiamo parlando di una situazione a rischio e retribuita 500 euro al mese. Me ne dovete dare 5 mila di euro al mese e non perchè così mi venderei la vita; ma perchè con 5 mila euro al mese, posso investire comprandomi dispositivi di protezione adeguati e potrei lavorare in sicurezza ed, altresì, potrei farmi un'assicurazione nel caso mi ammali (visto che covid non è infortunio sul lavoro e quando mi scadrebbe il contratto non avrei nemmeno la malattia pagata).
In pratica mi è stato offerto di lavorare, per 500 euro al mese, in un luogo con focolaio covid19 dove le altre lavoratrici sono già state contagiate?
E ci stupiamo che continuino i contagi? E la colpa sarebbe di chi esce a prendere una boccata d'aria in solitudine davanti a casa?
Faccio, altresì, presente che non mi è stata fatta alcuna domanda sulla mia persona... Se avevo patologie, asma, se fumo...nulla.

Il colloquio termina con la mia disponibilità a pensarci per un paio di giorni.
Ma, quando esco di lì inizio a pensare al nome “Nigrisoli” che avevo già sentito, ma non mi ricordavo in che occasione.
Poi, mi si illumina il ricordo. Una cara persona che conosco, proprio dieci giorni fa mi dice che la sua nonna è morta; che la nonna stava bene, ma che al Nigrisoli aveva molto probabilmente contratto il covid19.
Visto che quello che posso fare è scrivere come denuncia pubblica, decido di scrivere questa storia della quale sono venuta a conoscenza per pura casualità; ricordando che medici e dirigenti ospedalieri hanno la RESPONSABILITA' delle nostre vite.


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