Il contenuto di questo
articolo non mi è stato riportato, ma vissuto direttamente da me.
Pertanto non ometto nomi, né città.
Premettendo che, scrivo
esattamente com'è andato un colloquio di lavoro che ho avuto ieri;
ma se le parole della persona alla quale faccio riferimento,
corrispondono alla realtà, ci starebbe un'indagine non di mia
portata.
Ho capito che sia il
turismo che lo spettacolo, avranno tempi molto lunghi di ripresa.
Così ho inviato il mio c.v. ad annunci di lavoro per pulizie
d'uffici e/o similari.
Due giorni fa, mi ha
contattata un'agenzia per il lavoro. Necessitavano di un'addetta
pulizie ordinarie per la clinica privata Nigrisoli di Bologna (la
clinica è di Garofalo), con disponibilità immediata. Al telefono
cerco di capire di che immediatezza parlino, visto che a giorni
dovrei ricevere la rata della Naspi e sarebbe stupido perderla per un
paio di giorni....
Mi rispondono che non c'è
problema, l'importante è che io sia disponibile entro aprile. Quindi
gli do l'ok all'interessamento. 30 ore settimanali con un giorno di
riposto a rotazione. Stipendio... attorno alle 500 euro, contratto di
prova di un mese. Fino a qui è tutto come al solito.
Mi richiamano dopo un
paio d'ore per fissarmi il colloquio per venerdì 17, chiedendomi
però altresì, se ero disponibile ad iniziare il giorno successivo.
(Da qui capisco che sono scoperti). Rimandiamo il dialogo
all'appuntamento.
Ieri, mi presento al
colloquio.
Iniziamo il colloquio
dove il tizio mi espone il lavoro: “pulizie ordinarie di reparti ed
ambulatori e vitto. Ovvero, noi diamo anche i pasti ai pazienti”...
Già lì mi suona strano
e quindi chiedo se dare i pasti rientri nel ruolo dell'addetta alle
pulizie. Lui specifica che sarei una “assistente sanitaria”. Boh,
vabbè....
Ma ecco la doccia fredda,
ghiacciata...
Mi dice: “signora,
prima di continuare devo farle una premessa che non posso
nasconderle. Stiamo assumendo perchè le nostre dipendenti sono
ammalate. Come lei saprà....il virus gira, quindi il rischio c'è..”
Al che mi esce subito la
domanda per capire se avevo frainteso..: “no, scusi eh... che il
virus gira...si sa. Lei, mi sta forse dicendo che le sue dipendenti
ed i pazienti al Nigrisoli, sono malati di covid19?”
Il tipo inizia a
dondolare sulla sedia “beh...noi le diamo tutti i dispositivi di
sicurezza...la mascherina, il grembiule ed i calzari. Ma devo
avvisarla che il rischio c'è”.
Torno a non capire ed
incalzo “il rischio c'è ovunque, lavorando nei supermercati, in
uffici, etc.etc. Ma il Nigrisoli è una clinica privata. Non è un
ospedale covid...”.
E qui mi risponde “non
è un ospedale covid, ma lì davanti c'è l'ospedale Sant' Orsola
e non avevano più posto, quindi alcuni pazienti sono stati
trasferiti al Nigrisoli. C'è stata l'infezione con pazienti ed
operatori. Ora quel reparto è stato chiuso in parte, e disinfettato.
Io, però devo dirglielo che c'è il rischio”.
Ho sempre pensato che le
malattie fanno parte della vita, come la morte. Ma quello che mi si
prospetta è agghiacciante, non è malattia...non è un incidente.
Subito penso che se le
lavoratrici si sono ammalate è perchè qualcosa nei dispositivi di
sicurezza o nel modo di lavorare, non funziona (l'annuncio di lavoro
è stato pubblicato qualche giorno fa, non stiamo parlando
dell'inizio...). Altro motivo per il quale è agghiacciante, è che
sembra impossibile, ma deduco che pazienti covid19 sono stati messi a
contatto con altri pazienti e con personale lavorativo, in modo
diretto; in una clinica privata!
Il tipo aggiunge “se
non se la sente, capisco. Ho fatto quattro colloqui e solo una
ragazza extracomunitaria ha accettato”.
Eh certo, poverina. Se
non accetta il lavoro perde anche il permesso di soggiorno e la casa.
Ha dovuto accettare.
Stiamo parlando di una
situazione a rischio e retribuita 500 euro al mese. Me ne dovete dare
5 mila di euro al mese e non perchè così mi venderei la vita; ma
perchè con 5 mila euro al mese, posso investire comprandomi
dispositivi di protezione adeguati e potrei lavorare in sicurezza ed,
altresì, potrei farmi un'assicurazione nel caso mi ammali (visto che
covid non è infortunio sul lavoro e quando mi scadrebbe il contratto
non avrei nemmeno la malattia pagata).
In pratica mi è stato
offerto di lavorare, per 500 euro al mese, in un luogo con focolaio
covid19 dove le altre lavoratrici sono già state contagiate?
E ci stupiamo che
continuino i contagi? E la colpa sarebbe di chi esce a prendere una
boccata d'aria in solitudine davanti a casa?
Faccio, altresì,
presente che non mi è stata fatta alcuna domanda sulla mia
persona... Se avevo patologie, asma, se fumo...nulla.
Il colloquio termina con
la mia disponibilità a pensarci per un paio di giorni.
Ma, quando esco di lì
inizio a pensare al nome “Nigrisoli” che avevo già sentito, ma
non mi ricordavo in che occasione.
Poi, mi si illumina il
ricordo. Una cara persona che conosco, proprio dieci giorni fa mi
dice che la sua nonna è morta; che la nonna stava bene, ma che al
Nigrisoli aveva molto probabilmente contratto il covid19.
Visto che quello che
posso fare è scrivere come denuncia pubblica, decido di scrivere
questa storia della quale sono venuta a conoscenza per pura
casualità; ricordando che medici e dirigenti ospedalieri hanno la
RESPONSABILITA' delle nostre vite.
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