Ci sono palestinesi che
non mollano, che continuano a coltivare la Resistenza. Non scrivo mai
articoli che appoggiano particolari campagne, ma questa va
assolutamente supportata.
L'S.F.P. (Solidarity
Movement for Freedom Palestine) lancia una campagna per riprendersi
quei terreni in mano (o quasi) ad israele. L'azione è di piantare
ulivi e soprattutto zaatar nei terreni vicini agli insediamenti
illegali israeliani in West Bank. Il fatto di piantare gli ulivi già
è noto, ma è piantare le piantine di zaatar che fa la differenza.
La zaatar è un'erba che viene usata nella tradizionale cucina
palestinese in mille modi. Fa parte della tradizione palestinese
mettere figlie di zaatar nel tè, nel pane cotto nel forno, e in
altri modi.
Coltivare zaatar è uno
scatto economico per la famiglia palestinese poiché gli ulivi
producono una volta l'anno (un anno la stagione è fiorente, ma
l'anno dopo l'albero da poche olive). La zaatar viene raccolta,
invece, 3 volte l'anno.
Un altro aspetto è che
le piantine sono poi lavorate dalle donne, in casa, facendo i
sacchettini per essere venduta. Le donne in Palestina hanno
difficoltà ad avere un lavoro perchè hanno molti figli, ma le
piantine di zaatar non le allontano dalla famiglia, quindi hanno la
possibilità di contribuire all'economia famigliare e avere un
lavoro.
Pensate... : con due euro donate una piantina di ulivo, con venti euro donate mille piantine di zaatar. E'vero, l'ulivo darà i suoi frutti dopo anni di cure e sperando di non essere tagliato dai coloni israeliani. Ma per la zaatar non è così, darà subito il raccolto a quella famiglia.
La Resistenza va coltivata anche in questo modo...
Il progetto dell'SFP
vuole svilupparsi nell'area di Nablus, nei villaggi assediati dagli
insediamenti illegali israeliani.
Ne ho voluto parlare per
tutti coloro che mi chiedono come possono sostenere i palestinesi
“donando” ad un'associazione.
Ecco, ripeto, non lo
faccio mai, ma questo progetto a me pare RESISTENZA PALESTINESE. Va
sostenuto.
Tutte le notti in
Palestina ci sono le scene dell'olocausto. 200 mila palestinesi
devono passare la notte nelle gabbie dei checkpoint per andare nei
territori rubati da israele e denominati “del '48”.
Abbiamo deciso di passare
una notte in uno di questi checkpoint, in quello di Qalquilja. Ma
inizio dal viaggio per arrivare lì. Poi capirete il perchè...
Partiamo da Nablus dopo
aver aspettato il service (che è l'ultimo della giornata) per
un'ora. Sono le 18,00. Arriviamo ad Azzoun e troviamo il primo
mostro: i soldati nazisti israeliani sono in tutto il villaggio. Da
lì dobbiamo prendere un taxi per arrivare al villaggio di Jaiuss, da
un amico con il quale andremo al checkpoint, ma vista la situazione
ci fermiamo per un po' da un altro amico ad Azzoun. Ci spiega che
c'era stato un incidente d'auto fra coloni e palestinesi sulla strada
principale, i coloni sono morti e i palestinesi sono in gravissime
condizioni. Per questo motivo i soldati hanno chiuso la strada e
deviato il traffico dentro al villaggio di Azzoun. “Deviato”
significa che anche i coloni israeliani devono passare di lì. Così
i soldati devono “proteggerli”. Loro con le armi spianate avevano
paura delle pietre che tiravano gli shebab. C'è stata una tale
pioggia che non hanno nemmeno capito da dove arrivavano, così i
soldati hanno sparato alla cazzo (tanto per cambiare). Il tutto è
finito in un'ora.
Dopo aver cenato ad
Azzoun prediamo il taxi e arriviamo a Jaiuss, sono le 21,30. Dopo
circa un'ora il nostro amico di Jaoiuss ci dice che sono arrivati i
soldati israeliani nel villaggio, 6 jeeps. Avevamo solo un paio d'ore
per dormire prima di andare al checkpoint e ovviamente con 6 jeeps
che girano nel villaggio, non s'è dormito. I cani hanno abbaiato
tutta la notte...
Alle 2,30 arriva il taxi
per andare al checkpoint di Qalquilja, dove arriviamo 20 minuti dopo.
Fa freddo, per terra è
tutto fango. I palestinesi usano i vecchi cestelli delle lavatrici
per fare i fuochi e scaldarsi. Ci sono diverse bancarelle per il
ristoro. Ancora non so cosa accadrà.
Il checkpoint è un
labirinto di gabbie tipo percorso degli animali da macellare. Seduta
per terra, in un angolo, davanti al cancello c'è una donna che
aspetta.
Alle ore 03,00 due
soldati aprono il cancello dei tornelli che porta alle gabbie.
Alle 03,30 il gruppo che
si è intanto formato lì davanti inizia ad entrare. Nel giro di 40
minuti arrivano autobus e taxi da ogni angolo della West Bank:
Nablus, Ramallah, Azzoun, etc.etc.. Il percorso esterno del
checkpoint è pieno zeppo di persone e la tripla cosa si forma anche
fuori in mezzo alle bancarelle. Cammina il cordone di gente, ma
continuano ad arrivare, sono tantissime/i. Sono tutti pigiati l'uno
all'altro, qualcuno stremato più psicologicamente che fisicamente,
tenta di passare davanti a due o tre persone e partono le liti. In
una situazione così è più che umano.
Appunto...”umano” è
quello che continuo a ripetermi vedendo tutte quelle persone come
carne al macello. Sono persone. Una voce femminile dalla torretta del
checkpoint parla in ebraico e dice ogni tanto “muoversi, muoversi”
oppure “state in fila”. Ecco, quella voce che ha il culo al caldo
in ufficio/torretta non è umana, non lo è mai stata. Dal cordone di
persone qualcuno mi grida “filma, filma...”.
Continua per ore questa
mostruosità ,anche perchè una volta passate le gabbie hanno il
controllo uno per uno. Devono togliersi tutto dalle tasche,
controllare il permesso, mettere il dito nel rilevatore di impronte.
Fa freddo, molto freddo,
sono le 05,00 e ancora c'è tutta quella gente che deve entrare,
molti anziani.
Un palestinese mi dice
che sono 25 anni che va a lavorare nei terreni rubati da israele, che
prima questo checkpoint non c'era (è stato costruito nel 2007), ora
è più difficile “andare dentro”. E' l'espressione che usa lui
“andare dentro”. Se di là è il dentro, questo è il fuori? E
quando siamo di là, di qua diventerà dentro? O nella mente, sarà
sempre “fuori”?
Altri mi chiedono di dove
sono, non posso riprenderli in video, perderebbero il permesso per
entrare, ma sono contenti che siamo lì, almeno per una notte c'era
qualcosa di diverso in quel posto orribile.
L'uomo del caffè insiste
per farmi il caffè o il tè, ma ne ho già bevuti troppi... Così
dopo mezz'ora arriva con una camomilla. Non ha voluto i soldi per
tutta la notte da noi.
Gli chiediamo come vanno
gli affari, vista la quantità di gente.. Ci dice...: “ io ho due
figli, uno di un anno e uno di 4 anni. Arrivo qui all'una e vado via
alle 9, non ho un secondo lavoro. Guadagno 100 shekel a notte, 50 mi
vanno via per comperare il materiale e le spese per venire qui.
Facciamo una vita miserabile, io che sto qui e loro che devono
passare il checkpoint”.
In mezzo a tutto
quest'inferno, quest'uomo è umano. La sua umanità ha fatto sì che
si preoccupasse di farmi una camomilla, di non volere soldi.
Arriva un altro gruppo,
mi dicono “veniamo dal campo rifugiati di Askar, Nablus”.
C'avevano messo ore per arrivare. E ci credo...se già solo noi
partendo di pomeriggio abbiam passato quello che vi ho raccontato
all'inizio..
Alle 04,30 c'è stato il
richiamo alla preghiera, pochissimi sono usciti dalle fila per andare
a pregare. Tutti sono rimasti in fila e hanno pregato in piedi, senza
spazio per muoversi.
Sono le 06,00, è l'alba.
C'è ancora gente che arriva. Gli altri sono già “dentro” e fra
poco inizieranno a lavorare. Finiranno alle 16,00 circa, dovranno
ripassare questa inferno e poi ci vorranno ore di viaggio per essere
a casa. Saranno a casa verso le 19,00, ceneranno e poi andranno a
dormire. Alle 03,00 devono essere di nuovo qui al checkpoint.
Moltissimi non rientrano
a casa, hanno il permesso per dormire nel '48. Ma nei territori del
'48 non si possono affittare posti letto o camere ai palestinesi, è
l'apartheid. Così chi costruisce case rimane a dormire nelle case in
costruzione, per terra, coprendosi con quello che c'è. Per tutta la
settimana.
Dopo quello che ho visto
non so se sia peggio saltare il muro senza permesso o affrontare
questo. Nell'inferno non c'è il peggio, brucia tutto uguale.
Forse qualche sionista
commenterà che in fondo quelle gabbie stile macello non portano mica
alle camere a gas... Certo, è vero, ma davanti ad essere torturati
tutta la vita, nemmeno qui, so cosa sia peggio. E soprattutto: non so
se sia peggio che preme con grilletto in un secondo e ti fa fuori o
chi ti tiene in vita per tutta la vita torturandoti e gode di ciò.
Non lo so, per me sono
tutti discorsi disumani. Ma in fondo, gli israeliani non sono esseri
umani.
p.s: non sono riuscita a
dire una parola di conforto o di speranza a quelle persone. Perchè
credo, oramai, che non sia una questione di far conoscere la verità.
Anche se la verità si sa, si fotte. Sapete il perchè? Perchè per
tutti coloro che non devono passare da quel posto, e che sono
privilegiati nel non passare una vita così, sapere e quindi dover
fermare tutto questo significa sacrificare la propria vita di
privilegiati.
Un mese fa Dario Zamperin
mi scrive: “è il mio compleanno e il mio desiderio è mandarti dei
soldi per la Palestina, perchè io li spenderei in birre, invece lì
potrai fare qualcosa per i bambini palestinesi”.
Una donazione non cambia
la vita di bambini che vivono sotto occupazione nazista, quindi non
sapevo esattamente che cosa fare... Ho chiesto ai bambini del
villaggio di Assira che cosa desideravano se Babbo Natale avesse
fatto loro un regalo. Tutti hanno risposto che volevano uscire dal
villaggio e vedere la Palestina. Già nei workshop aveva constatato
che non conoscono nulla della Palestina. Non hanno mai visto Jenin,
Betlemme, Ramallah e nemmeno Nablus nonostante siano nell'area di
Nablus.
Così abbiamo affittato
un bus e li abbiamo portati in gita. Sveglia all'alba e tutti a
Sebastya, un sito archeologico di Nablus con rovine romane. I bambini
sono esplosi letteralmente dalla felicità. Non era facile avere il
controllo su di loro...
Risaliamo sul bus per
andare nel centro di Nablus e visitare la fabbrica del sapone. Ma,
c'è sempre qualcuno che si presenta per ricordarci dove siamo.
Quando stiamo per uscire
dal villaggio il bus si ferma, davanti ci sono 3 jeeps militari
israeliane e due long jeeps (quelle per rapire le persone), pieno di
soldati con i fucili spianati e passamontagna. Hanno chiuso la
strada. I bambini iniziano ad urlare, io urlo a loro che non
succederà nulla... Il bus si gira e torna indietro e imbocca una
strada alternativa sterrata e piena di curve.
I bambini avevano appena
mangiato..e infatti tempo 5 minuti che qualcuno urla. Mi giro..e vedo
la piccola Radah che vomita a spruzzo sui maglioni delle amiche. Le
passiamo un sacchetto per continuare vomitare. Il sacchetto è
pieno, ma la piccola Radah lo tiene con una mano sola e il vomito
scorre sul pavimento del bus....
Arriviamo finalmente a
Nablus, ma vediamo il piccolo Abdullah con la testa a penzoloni fuori
dal finestrino..forse il piccolo Abdullah non sta bene. Infatti ha
vomitato pure lui, fuori dal finestrino e sulla fiancata del bus....
Visitiamo la fabbrica del
sapone e poi portiamo i bambini in un parco giochi di Nablus, e lì
sfogano tutte le energie.
E' stato bellissimo
vederli felici, vederli “vedere” qualcosa di nuovo e diverso
dalle pietre del loro villaggio. Abbiamo altresì costruito questa
giornata non solo come “gita”, ma come workshop. I bambini sono
divisi in tre gruppi che oggi hanno raccolto foto, video e appunti.
Ogni gruppo scriverà un report documentato da foto e video,
lavoreremo assieme a loro per insegnarli come editare un video e il
resto.
E' una favola la giornata
di oggi, peccato quei soldati nazisti che hanno chiuso la strada e
spaventato i bambini... credetemi, non c'era nessun motivo per
chiuderci la strada se non tortura psicologica.
Grazie Dario Zamperin,
hai vent'anni appena compiuti, ma hai fatto una cosa grande. Grazie.
“terrorismo:
L’uso
di violenza illegittima, finalizzata a incutere terrore nei membri di
una collettività organizzata e a destabilizzarne o restaurarne
l’ordine, mediante azioni quali attentati, rapimenti, dirottamenti
di aerei e simili.” fonte
Treccani, non il manuale delle giovani marmotte.
Oggi
sono stata in visita a Der Estya, nell'area di Salfit, da un'amico.
L'ingresso del villaggio è stato chiuso 5 volte in 3 mesi dai
soldati nazisti israeliani tramite cumuli di pietre e macerie. Nessun
motivo apparente, ma il villaggio era così chiuso.
Der
Estya è normalmente tranquillo, non ci sono manifestazioni o gruppi
liberi che partono con lanci di pietre. Nulla. Certo è che davanti
alla chiusura del villaggio, e dopo aver aspettato un bel po', gli
shebab hanno reagito cercando di rimuovere quei cumuli fatti dai
bulldozer israeliani e ovviamente i soldati sono accorsi sparando e
rapendo shebab. Una ventina di shebab sono stati rapiti e sono
attualmente in prigione. E così hanno sistemato un villaggio che era
tranquillo...
Oggi
quando sono arrivata con il service all'ingresso del villaggio c'era
la jeep israeliana con i soldati appostati lì a guardare l'ingresso
solo per metà liberato dai cumuli di pietre.
Durante
la visita ho appreso che la notte precedente i soldati hanno
“visitato” il villaggio. 20 case nelle quali sono entrati di
notte, hanno fatto fotografie degli interni e degli esterni, preso i
numeri di telefono e numeri delle carte d'identità dei proprietari
dei telefoni. Poi se ne sono andati.
Quando
mi stavo allontanando dal villaggio con il service ho incrociato la
jeep che prima era ferma all'entrata. Facevano avanti ed indietro con
la jeep nel centro del villaggio, aspettando che qualcuno gli tirasse
una pietra...così poi se lo portavano via.
Torniamo
alla definizione di “terrorismo”... entrare in casa tua di notte
con i fucili, farti foto delle tue cose, della tua casa, prenderti il
numero di telefono e la carta d'identità, passarti davanti di giorno
con la jeep in modo provocatorio...tutto questo non crea terrore in
bambini, donne ed uomini? Prendere 20 persone e detenerle (la maggior
parte dei quali senza accusa) non è un rapimento di massa?
Basterebbe
questa storia per capire chi è il terrorista.
Ogni giorno vedo, sento e
vivo una montagna di merda che non posso scrivere, ma questa storia
di qualche giorno fa mi hanno detto che posso pubblicarla. E quindi
ve la racconto......
Nel villaggio di Assira
Al Qabilja (Nablus) c'è una panetteria aperta da anni, forse da
sempre. Una settimana fa l'Ucoi (polizia palestinese) ha chiuso la
panetteria. La motivazione ufficiale è che una cliente ha
“denunciato” il ritrovamento di escrementi di topo nel
pane.......
Ok, ora vi racconto la
verità.
Due settimane fa nel
villaggio ci sono state le elezioni. Il PFLP ha vinto votato anche da
Hamas e da parte di Al Fatah. Una settimana dopo c'è stata la
chiusura della panetteria. L'ucoi c'è andato una prima volta
intimando al proprietario di chiudere perchè una cliente del
villaggio di Burin aveva denunciato alla polizia palestinese il
ritrovamento di escrementi di topo nel pane. Il proprietario si
rifiutò di chiudere e quindi l'ucoi è tornato una seconda volta con
un funzionario del Ministero della Salute. Il funzionario in quel
momento si è trovato in difficoltà perchè ha constatato che non
c'era presenza di escrementi nel negozio (ma questo è un dettaglio
veramente insignificante). Il funzionario ha altresì detto di essere
stato prelevato da casa senza sapere cosa doveva fare e dove lo
portavano. Ovviamente il tutto si è svolto senza divise della
polizia e senza auto ufficiale. La panetteria è stata chiusa e
quella famiglia si ritrova senza lavoro.
Alcuni amici/abitanti del
villaggio hanno voluto guardare a fondo dei fatti. Sono andati a
chiedere il report degli esami fatti sugli escrementi ritrovati nel
pane. Ma non hanno potuto visionare il report perchè secondo la
polizia è “top secret”. Allora sono andati nel villaggio di
Burin per chiedere informazioni a quella donna che aveva fatto la
denuncia. In casa c'era solo il figlio che ha detto “ma, no, la mia
mamma non c'è e non so quando torna...se ne è andata da mesi, vive
in Giordania....”
Ops! E come ha fatto a
comperare il pane, a ritrovare escrementi di topo e fare la denuncia
se è in Giordania?
Allora gli amici hanno
chiesto “dov'è il tuo papà? Forse il pane l'ha comperato lui e ha
usato il nome della mamma per fare la denuncia?”. Risposta del
figlio: “mio padre è al lavoro, lavora nell'ucoi”.
Aldilà del fatto che la
panetteria ha mandato il pane in un negozio di Burin e lo stesso è
stato poi comperato da lì, quindi ipoteticamente la merda di topo
può essere anche del secondo negozio....
Aldilà delle minacce
telefoniche che gli abitanti di Assira hanno ricevuto dopo aver
votato....
La panetteria ha votato e
supportato il PFLP alle elezioni.
Ieri, nel mezzo dei
conati di vomito per questo e quell'altro che non scrivo...ho
ricevuto una lettera. Mi ha scritto una ragazza, Nabila di 14 anni.
Pubblico la sua lettera integralmente, con tutta la sua dolcezza, non
per i complimenti che mi fa, ma perchè con poche e semplici parole
ha descritto la vita di persone che in Italia ci “non vivono”. Ho
scritto più volte che i diritti umani vanno difesi in ogni angolo
del pianeta, soprattutto non ignorando il nostro vicino di casa per
guardare a km di distanza dove è più facile tramite “un click”
fare gli attivisti.
A te, Nabil, ti dico che
mi dispiace perchè vivi e vivrai in un mondo che fa pena. Salva
sempre la tua umanità se riesci e salva la tua identità con la
lingua araba. Cercano di cancellare la tua esistenza, lo fanno anche
qui ficcandoti l'ebraico giù in gola. Salvati.
“A
Salam alaikum sorella. Sono Nabila, ho 14 anni e sono nata Firenze, i
miei genitori sono marocchini. Porto alle spalle una cultura del
tutto araba. Non mi ricordo di preciso come ho fatto a trovare il tuo
profilo qua su facebook, so solo che è stata la cosa più bella che
possa trovare in questo social. Vorrei farti i miei complimenti, i
miei più grandi e sinceri complimenti per quello che fai. Voglio
farti sapere che tutta la mia famiglia ti sostiene. Ogni giorno
mentre preghiamo pensiamo alla gente che come te è andata in
Palestina ad aiutare i nostri fratelli. Grazie a te posso sapere
quello che sta succedendo a loro in tempo reale, abitando in Italia
puoi immaginare quanto i media italiani ci informano sulla vera
situazione. Non ci resta altro che mettere al jazeera e seguire là.
Ma io non so l'arabo, purtroppo abitando qua in questo paese non ho
mai avuto l'opportunità di imparare la mia lingua. Non sono in
Francia dove posso studiare l'arabo anche nella mia scuola, sono in
Italia dove è già tanto se mi lasciano non fare religione. Si,
potrei impararlo con mio padre che è laureato proprio in lettere
arabe, ma tu puoi capire che qua il suo diploma non vale nulla,
quindi fa l'operio esce alle 5 di mattina e torna alle 6 di sera
ormai esausto. La tua idea è stata geniale, usare i social per
divulgare le notizie. Chi non ha ormai un profilo Facebook? Tutti ce
l'hanno, e utilizzarlo per qualcosa di importante e non per svago è
davvero tanto. Oggi è sabato, qua gli adolescenti andranno in
discoteca, al cinema, in centro o da qualche parte a fumare,
ubriacarsi o fare altro. Mentre da te, sarà un altro giorno per
sopravvivere. Un altro giorno nuovo dove devi aspettarti di tutto. I
miei fratelli e le mie sorelle in Palestina hanno una grande forza,
mentre qua pensiamoba trovare un ragazzo là si pensa a vivere, si
pensa a un modo per andare a comprare le cose, per mangiare. Sono seriamente dei guerrieri. Ma io voglio ringraziare te, tu che gli aiuti"
Non so da quanto tempo
c'è questo giochino via facebook. Mi segnalano alcuni miei amici su
facebook e nella vita reale che hanno ricevuto questo messaggio in
arabo “ Samantha Comizzoli è una spia del mossad”.
Un messaggio è stato
inviato da questo profilo
https://www.facebook.com/scorrettezze.equitalia
in lingua araba. Non credo sia un virus e che la persona in questione
non ne sia cosciente, ma lascio il ragionevole dubbio. Ovvio che ora
voglio sapere chi è.....? Se non è un virus, è il bue che da
cornuto all'asino. Attendo spiegazioni da questo dubbio profilo.....
VOMITING No.2: "SAMANTHA
Comizzoli IS A SPY FOR MOSSAD"
I do not know how long
this game has been going on on facebook. Some friends of mine –
friends on facebook and in real life - have received this message in
Arabic: "Samantha Comizzoli is a spy for the Mossad."
This message was sent by
this profile https://www.facebook.com/scorrettezze.equitalia. I don't
think it's a virus or that the person in question is not aware of
such messages being sent from their profile, but I leave space for
reasonable doubt. Obviously now I want to know who this person is. If
it's not a virus, but a real person, perhaps the pot is calling the
kettle? I await explanations from this doubtful profile.
شيء
يجعلني اتقيأ :
SAMANTHA Comizzoli جاسوس
للموساد ﻻ
اعلم لكم من الوقت هذه اللعبه بدأت في ال
فيس بوك ، صديق لي ، صديق في ال فيس بوك
وأيضا صديق شخصي -
أستلم
هذه الرسالة في اللغة العربية "
Samantha Comizzoli جاسوس
للموساد " هذه
الرسالة تم ارسالها من هذا الحساب
https://www.facebook.com/scorrettezze.equitalia.
ﻻ
اعتقد انه فايروس او ذلك الشخص ليس على
علم بما يحدث في حسابه والرسائل التي يتم
ارسالها من حسابه الشخصي ، ولكن اترك
مساحه للشك المعقول ، والواضح الان انا
اريد معرفة من هذا الشخص ، أذا لم يكن
فايروس وكان شخص حقيقي يمكن ان تكون انت
تعمل مع الموساد ؟ انا انتظر توضيح حول
هذا الحساب المشكوك به
L'ho visto il video che
ha interrotto il silenzio stampa su Greta e Vanessa. E' orribile che
i loro genitori e chi prova amore per loro, dopo mesi di silenzio e
di assenza veda i loro cuori sbattuti nel “net” alla mercé di
tutti (porci compresi).
Ma viviamo un'epoca
storica dove le guerre e le rivoluzioni si fanno a colpi di click,
video su youtube in luoghi segreti e annunci di lanci di missili via
twitter. Qualcuno si renderà conto, vero, che la vita non vale più
un cazzo proprio grazie ai “click”?
Ritorno però ai “porci”
perchè è su di loro che mi sale di più la carogna.
Voi, che siete stati
riesumati con il video, ma che sempre saltate fuori dalle vostre
fogne nei momenti di più “audience”.....
Voi, non siete umani,
non lo siete mai stati. Vittorio Arrigoni (nome con il quale vi
riempite la bocca) quest'espressione la usò nei confronti dei
sionisti.
Voi, che avete usato nei
confronti di due donne scomparse in Siria, termini immondi.
Voi, per me non siete
umani, non lo siete mai stati. E qui, allora, visto che fate gli
“attivisti per i diritti umani”, la domanda ci sta tutta: non
state lavorando per i diritti umani, perchè la pietà non è
selettiva, non si fanno selezioni sui diritti umani; quindi, voi, per
chi lavorate?
No, perchè se non
lavorate per nessuno e siete solo semplicemente convinti che due
donne rapite debbano essere chiamate “vagine facili” o cose
simili...ah beh, allora in tal caso non sareste nemmeno al livello
dell'aria che esce dal culo di Greta e Vanessa.
Eppure io ci tengo, ci
tengo a capire se lavorate per qualcuno e siete stati messi lì
apposta per guardare chi si smazza e poi scrivere un bel report per i
vostri padroni; oppure capire che non siete nemmeno l'aria del culo
di Vanessa e Greta.
Quindi, io non vi
cancello dai miei contatti facebook. Ovviamente se capirò che è
tutta aria del vostro culo (cioè parole nate e dettate dal vostro
cervello), allora varrete per me per quello che siete. Aria dal culo.
E' il primo di gennaio
2015, è iniziato il nuovo anno anche qui in Palestina. Siamo andati
al checkpoint di Howwara, Nablus, con i cappellini di Natale, due
babbi natale e i fiori di dare a chi passava con le auto come augurio
per la fine dell'occupazione israeliana.
I soldati sono subito
usciti dalla torretta e insistevano perchè ce ne andassimo da
un'altra parte. Il loro capoccia fa presente che non possiamo stare
lì..caspita la loro torretta e il loro checkpoint e i loro
insediamenti illegali possono starci?
Mi risponde che il
checkpoint è per difendere “la sua gente”. Razzista di merda.
Siamo rimasti lì fino a
quando non abbiamo finito i fiori, anche se hanno piazzato un
cecchino a due metri di distanza contro di noi. Stavamo andando via,
ma i soldati ci seguono. Alcuni shebab tirano qualche pietra,
giuro...: tiri senza speranza (nel senso che un po' per la distanza
un po' perchè non sono dei lanciatori..al massimo guadagnavano
qualche foto dai giornalisti). Poi, all'improvviso i soldati prendono
la jeep e ci seguono con la jeep, scendono, nessuno di noi scappa
correndo. E continuiamo tranquilli per la nostra strada, ma loro
risalgono nella jeep e vanno dai primi là davanti al gruppo e
inseguono due ragazzi.
Iniziamo a correre per
raggiungere la jeep che si è fermata in una stradina, lontana dagli
occhi di tutti. Quando svolto l'angolo mi trovo i soldati che stanno
stringendo Taher. Ha l'aspetto di un bambino e divulgherò la notizia
del suo rapimento in questo modo. Ho saputo dopo che aveva compiuto
18 anni, ma non cambia assolutamente una virgola, ve ne renderete
conto nel video.
Cerchiamo di fermarli,
più volte, loro sparano e ci allontanano e stringono Taher per il
collo, soffocandolo. Lo caricano nella jeep schiacciandolo sul
pavimento e soffocandolo ancora. Chiudono la porta della jeep, mi
metto di opposizione alla jeep a braccia aperte, ma i soldati mi
strattonano.
Mi rimetto di nuovo per
fermare la jeep assieme ad un altra internazionale e la innesca la
retro marcia e ci investe. Urliamo, la jeep allora va avanti e fa il
giro della collina, mi ripiazzo davanti quando torna verso la strada,
ma i soldati mi strattonano ancora.
La jeep si allontana con
Taher dentro. E' giovedì, seguiranno due giorni di festa quindi
Taher resterà lì, nelle loro mani ad aspettare per due giorni e
forse domenica sapremo qualcosa. Quando sono tornata sulla strada per
trovare un service ho trovato per terra il cappellino di babbo natale
di Taher, ho pianto e l'ha dato al suo amico.
Taher Alhindi, 18 anni.
Rapito il 1 gennaio 2015 al checkpoint di Howwara dai soldati nazisti
israeliani. Guado il video e ho la testa fra le mani, non sono
riuscita a fermarli. Un altro crimine davanti ai miei occhi.
tutto quello che ho
scritto è nel video come prova di ciò che hanno fatto-