Un anno fa oggi gli
israeliani attaccavano il taxi sul quale mi trovavo vicino a Nablus,
in corsa, e mi RAPIVANO. La loro frase “non sei in arresto, ma devi
venire con noi” mi è stata ripetuta da quel momento fino a quando
mi misero il culo sull'aereo dieci giorni dopo, deportandomi.
Dieci giorni di
Resistenza in quelle prigioni, per la metà in isolamento con
trattamento da prigioniero politico. Giorni nei quali digiunavo per
chiedere alla Farnesina di essere usata come esca per il rilascio dei
350 bambini palestinesi (numero di allora) presi da israele.
Dieci giorni nei quali
dovevo fare i conti con il fatto di “aver perso tutto”, la mia
casa, i miei poster sulle pareti, i miei amici/compagni. E che
essendo deportata e loro palestinesi, quindi impossibilitati da
israele nell'uscire dalla Palestina; non li avrei mai più
riabbracciati.
Sfogavo la mia rabbia
sputando sulle bandiere israeliane nei corridoi della prigione o
urlando “il mondo saprà la verità, che questa è la Palestina”;
ma, poca roba.
E' passato un anno,
dovrei fare il triste bilancio dei “free Sam” che non esistono,
del fatto che tornando qui viva mi hanno di fatto martirizzata in una
società così. Del fatto che tutto ciò è stata un'ovvia
conseguenza nello schierarsi veramente con gli oppressi e di altra
conseguenza, che diventi un oppresso anche tu che ti schieri.
Due giorni fa, mentre
facevo delle riprese qui a Bologna con delle persone che sapevano
benissimo chi ero, mi sono trovata davanti ad un ragazzino vestito da
soldato nazista israeliano. Gli altri hanno cercato di
sdrammatizzare.... un cazzo. Me ne sono andata e lì non mi vedranno
più. La coerenza è una roba che non più in questo cazzo di mondo.
Non per me, ma bisogna scegliere da che parte stare e la scelta è
semplice: o con gli oppressi o con gli oppressori. Non è che per
difendere i palestinesi sto con chi picchia le donne o per difendere
gli animali sto con i fascisti e così via...Ho scelto, pago le
conseguenze, ma al tempo stesso...sono ancora qui, non ho perso le
gambe, né le braccia, né gli occhi, né le dita per scrivere.
Poteva accadere e la mia vita sarebbe stata molto peggio.
Quando incontri il mostro
è così che inizi a ragionare... danno 20 mesi di detenzione? Beh,
meglio che 5 anni... Ti hanno sparato, rapita, torturata, deportata?
Beh..sei ancora viva....
Per puro caso, una
settimana fa ho riavuto alcune cose mie dalla Palestina... un anno
dopo.. Una borsa fatta a mano da una mamma di un bambino prigioniero,
la targa di quando mi hanno sparato e una pietra dalla Terra di
Palestina.
E' ovvio che oggi più
che mai, toccando quella pietra ed annusandola, piango. Sono ancora
umana seppur con il cuore bruciato da israele....e sono stanca, molto
stanca, soprattutto di essere sola. Ma, come dicevo nel film, è un
tunnel, non hai bivi, non si torna indietro.
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