domenica 19 marzo 2017

VI SALUTO



Carissimi tutti che mi avete seguito in questi anni, sono giorni che medito su questa scelta e forse quando pubblicherò quest'articolo saranno passati giorni da quando l'ho scritto... per averci riflettuto ulteriormente...
Da quando sono rientrata forzatamente in Italia e ho iniziato a fare le presentazioni del film e le conferenze, stavo facendo un percorso a senso unico. Ho voluto credere che con le informazioni e le conoscenze che avevo acquisito si potesse arrivare ad elevare il dialogo sulla liberazione (e non solo della Palestina). Ho voluto credere che si potesse fare un percorso intellettuale e di lotta tale da arrivare a conoscere la verità a 360° e, poi, di affrontare nuovi metodi. Ho voluto credere che si potesse scalare la montagna di merda che il mostro ha creato.
Invece la pesantezza che mi trovo addosso mi fa capire che siamo sotto quella montagna di merda e non ci si vuole elevare. Che dopo anni ad “essermi data”, si è ancora qui ai “free Palestine” e a concentrarsi sulla sottoscritta; ed io a dovermi difendere dalle stronzate.
Non mi avete minimamente sfruttata nello sapere, nella conoscenza; pertanto a quel livello di dialogo non ci si è arrivati.
Questo livello qui, al quale ci si è voluti fermare non aiuta la lotta per la liberazione e frutta solo danno alla sottoscritta. Il danno non è nelle offese, ma nella nullità della lotta. E la Palestina intanto scompare....
“La verità a 360°”.... la conosciamo in pochissimi ( 4/5 persone) e ci ha stesi. Sono felice almeno di questo, di non avervi stesi, perchè, vi assicuro, è terribile.
Con questa motivazione, da oggi non sono più disponibile a presenziare alle proiezioni del film, non sono più disponibile a conferenze né a continuare a pubblicare notizie e/o articoli. Tutto quello che posso dare pubblicamente (e che serve per elevare il dialogo) è sul mio sito ( www.samanthacomizzoli.blogspot.com).
Per quanto riguarda il film “Bologna – binario uno”, sarà l'unica presenza che farò alla sua prima presentazione presso il Circolo Iqbal Masih a Maggio; e la faccio con molta gioia di farla lì. Per tutte le altre proiezioni non ci sarò, se lo vorranno ci saranno alcuni degli interpreti.
Vorrei fosse chiaro che non smetto di lottare, anzi.... con molta umiltà riconosco che è il momento di dare una svolta, riconoscere gli errori e CAMBIARE METODO. Insomma, semplicemente, sparisco. Ho avuto più volte la volontà di entrare in un bosco e non tornare più; quello che mi impediva di farlo era la volontà dei palestinesi di portare la loro voce e, soprattutto, la speranza della quale vi ho parlato all'inizio di questo articolo.
Ma, sono certa, che i palestinesi capiranno questo cambiamento. Vivo con i tatuaggi e le cicatrici che mi mangiano di notte e mi ricordano tutto, ma proprio tutto. Non posso dimenticare né perdonare nulla, di quello che è ed è stato. Questa “svolta” nella mia vita va soprattutto ad occhi che ho negli occhi quasi ogni minuto della mia vita.... Agli occhi di Imam, 15 anni, che ho visto su un tavolo d'acciaio dell'obitorio di Nablus; ed agli occhi di suo padre, Jamil, che mesi dopo piangevano, con l'I-phone in mano perchè dentro c'era registrata la voce di Imam....tutto quello che gli restava di suo figlio ucciso dai soldati israeliani su una collina (gli spararono alle spalle e presero il cuore).


Forse questa decisione sarà per un po', forse sarà per sempre; ma questa, ora, è.

giovedì 16 marzo 2017

RACHEL

Buongiorno Palestina e resto del mondo occupato dal mostro sionista israeliano. 16 marzo 2003....a Rafah (Gaza) un bulldozer israeliano uccideva Rachel Corrie, 23 anni, americana. Rachel faceva da scudo ad una casa di palestinesi, al suo interno 3 bambini. Il bulldozer israeliano non si fermò e la uccise. Nessuno ha mai pagato per questo. Possiamo anche noi scrivere la Storia, questo almeno possiamo farlo. Un giorno dovranno rispondere davanti a dio (per chi crede in dio) o dovranno rispondere alla Storia che tutti noi abbiamo scritto.


domenica 12 marzo 2017

ANPI: DELLE SCUSE?



  • Al Presidente nazionale dell'ANPI Carlo Smuraglia
  • al direttivo nazionale dell'ANPI

Bologna, 12 marzo 2017


Egregio presidente Carlo Smuraglia e direttivo dell'Associazione nazionale Partigiani d'Italia, sono Samantha Comizzoli regista dei due docufilm “SHOOT e “israele, IL CANCRO” dalla Palestina; sparata, rapita, imprigionata, torturata e deportata dalla Palestina, figlia di chi è nato sotto le bombe e nipote di Partigiani.
Ho seguito il “dibattito” che ha accompagnato il mio film in proiezione a Valle Elvo e Serra il giorno 10 marzo, così come seguii quello a Martano senza stupore alcuno per i vili attacchi sionisti che da sempre accompagnano la mia attività e quella di molte altre persone che supportano la Resistenza. Pertanto, non mi dilungherò su questo.
Ma, egregio Presidente e direttivo tutto, essendo cresciuta con i valori della Resistenza ho questo sassolino nella scarpa che è la vostra presa di posizione.
Sono stata definita “antisemita, nazista, fascista” e se a farlo sono i sionisti che non fanno altro che un'azione a specchio di ciò che sono loro, non mi preoccupo; se, a supportare questa posizine, è la rappresentanza dell'Anpi, invece, allora qualcosa non va.

Tutti coloro che hanno visto il film a Biella, a Martano e in tutte le altre città d'Italia sono TESTIMONI che quella è diffamazione ed un vile atto censorio al pari del nazismo.
Pertanto questa mia, egregio Presidente e direttivo dell'Anpi, è per esigere

LE VOSTRE PUBBLICHE SCUSE

alla sottoscritta per aver commesso “errore” censorio e diffamatorio senza conoscenza.
“La conoscenza e la memoria ci rendono liberi” e sarei felice di inviarvi copia del dvd con i miei due film, omaggio.


Attendendo Vs. gentile risposta, vi porgo i miei saluti resistenti,

Samantha Comizzoli





giovedì 9 marzo 2017

BASEL, IL LOTTATORE INTELLETTUALE


Due giorni fa i soldati israeliani hanno ucciso Basel ad El Bireh, Ramallah. Voglio raccontare la sua storia non solo perchè lo conoscevo, ma perchè è un punto importante della Storia della Palestina.
Circa un anno fa un gruppo di giovani palestinesi è su una collina (fuoco acceso, teiera, risa e chiacchere). Lì sono stati raggiunti dalla polizia palestinese (alcuni dicono “per caso”, altri dicono che siano stati raggiunti prima da qualcuno che lavora per la polizia palestinese.... questo punto non è ancora chiaro). La polizia palestinese ha preso i 6 shebab e li ha portati nella prigione palestinese. Erano “sospettati di voler fare un'azione della Resistenza verso israele”; ma questa è la solita balla che la polizia palestinese dice ogni volta che prende uno shebab.
I 6 shebab, dopo un po', iniziarono lo sciopero della fame in prigione denunciando, altresì, le torture che stavano subendo.
Per la prima volta un gruppo di prigionieri NELLE PRIGIONI PALESTINESI facevano le sciopero della fame. Per la prima volta i media palestinesi hanno dovuto divulgare la notizia. Per la prima volta c'erano foto dall'interno della prigione.
Basel venne rilasciato ad aprile, consapevole che i soldati israeliani sarebbero andati a prenderlo. Perchè è questo che accade: la polizia palestinese prende uno shebab e svolge il lavoro di indagine per gli israeliani, quando ha finito consegna il materiale d'indagine ad israele che va, poi, a prendere lo shebab.
Basel era del campo profughi Deishe a Betlemme, viveva ad El Bireh, Ramallah, che è teatro di scontri con i soldati israeliani. Era un intellettuale, faceva conferenze, letture e scriveva molto sul supportare la Resistenza palestinese. I media scrivono che dopo il rilascio di aprile lui si era nascosto.... non è vero, lo si poteva incontrare ogni tanto in qualche bar di Ramallah, come sempre.
Quella notte ad El Bireh sapeva, evidentemente, che i soldati israeliani erano lì per lui. Ha scelto. Ha scelto fra “libertà o morte”. I soldati israeliani hanno sparato per due ore sulla sua casa. Lui con l'M16 si è difeso, ma si sa che è una lotta impari.
I soldati israeliani hanno preso il corpo e, ad oggi, non l'hanno ancora restituito. Ieri è stata presentata richiesta al tribunale militare isreliano per riavere il corpo di Basel, per la sepoltura. Nel frattempo al campo profughi di Deishe, gli shebab sparavano in aria nelle strade per protestare contro la detenzione del corpo di Basel.
Chi è entrato nella casa subito dopo ha visto sangue, il sangue di Basel.... Erano i suoi amici che entravano in quella casa crivellata di spari, erano i suoi amici a sentire l'odore di morte di Basel.


Per l'omicidio di Basel, io condanno l'autorità nazionale palestinese in tutti i suoi membri e rappresentanti, tanto quanto gli israeliani.

mercoledì 8 marzo 2017

DONNE: LISA



Nella giornata (ipocrita) della festa della Donna, ho voglia di raccontare una storia e fare una riflessione...

Un'amica mi ha raccontato la storia di un'attivista britannica di qualche anno fa: Lisa Jones.
Lisa è un'attivista di un movimento ambientalista antinucleare britannico, molto forte. Si è fidanzata con un altro attivista all'interno del movimento. 6 anni.... di amore e coinvolgimento con “la persona che mi conosce meglio e che amo di più”.
Dopo tutti quegli anni ( e mi sembra anche un figlio avuto), Lisa scopre che Mark è un agente mandato dal Governo Britannico per distruggere il movimento. Sbang!!!
Lisa ha fatto causa al Governo britannico per averle rovinato la vita...

Ora.. mi sono posta nei panni di Lisa (anche perchè tutto può accadere). Ovviamente non per quanto riguarda matrimonio e figli, ma, può accadere che nel “piattume sociale” venga attratta dalla bellezza da chi sa esattamente come dartela. Perchè sono bravissimi...sanno come parlarti, cosa dirti, cosa ti piace... ti conoscono più di ogni altra persona.
Se fossi nei panni di Lisa non avrei riconosciuto “un danno”. Avrei riconosciuto d'aver amato, non avrei dimenticato. Avrei riconosciuto d'esser rimasta così umana dal riuscire ad amare incondizionatamente. Ed avrei riconosciuto che quell'amore mi aveva fatto godere, star bene, riso, dato emozioni e sensazioni..e non perchè riconoscevo un “dio” la persona che avevo davanti, ma per ME, perchè era ciò che avevo bisogno.
Gli amori finiscono. Possono durare ore, giorni, mesi, anni; ma finiscono per un motivo o per un altro. Quasi sempre alla base della fine c'è un tradimento (in svariate versioni), quindi fa sempre male. Ok, questo è il tradimento peggiore. E' il tradimento di Giuda.
Ma, perchè dargliela vinta? Perchè riconoscergli che possono farlo, che possono distruggerti emotivamente, che possono rovinarti la vita, che hanno questo potere nelle mani?
Anzi... “io so chi sei, che sei un mostro e stai recitando.. ma, sai cosa c'è? Siccome mi scopi bene, mi parli divinamente e mi dai ciò che mi piace... io ti uso e prendo ciò che voglio per star bene”.
Credo che la libertà di un essere vivente inizi eliminando le paure, i ricatti, disarmando il nemico.
Non so, ovviamente, chi sia Lisa, ma l'abbraccerei se fosse qui. Lisa può essere ognuna di noi.



PERCHE' BLOCCANO LE PROIEZIONI DI “israele, IL CANCRO”




A due giorni dalla proiezione di Biella, ci risiamo... con la solita macchina sionista che calunnia e blocca la proiezione.
Vorrei, con questo scritto, fare un po' il punto della situazione, ma soprattutto scrivere il “perchè” questo accade. Fermo restando che nessuno di coloro che attacca questo film l'ha mai visto, e che nemmeno leggono ciò che scrivo. Quindi, quanto scriverò qui, non sposterà una virgola.
Iniziamo con l'iter che ha avuto il film (solo alcune citazioni):
  • è arrivato in Italia ad aprile 2015 e la prima proiezione è stata a Napoli, organizzata da Fiore e con nessun supporto di De Magistris.
  • Sono seguite molte altre proiezioni alle quali io partecipavo collegandomi via skype dalla Palestina assieme ai due shebab che dovevano essere in Italia per il tour del film, Ahmed e Sari. Il diniego del loro visto è stato l'inizio del boicottaggio verso questo film.
  • È arrivato il mio rapimento e deportazione dalla Palestina, giugno 2015; e quando sono stata in Italia tutti coloro che organizzavano le proiezioni volevano anche la mia presenza, ma soprattutto la mia testimonianza dell'epilogo. E qui, il livello di censura si è alzato.
  • Recanati... il film è stato proiettato, ma con “scuse” del Sindaco per il quale il PD aveva chiesto le dimissioni.
  • Genova, sala tolta due giorni prima. Film proiettato comunque.
  • Firenze (alla seconda proiezione), Università di scienze politiche, aula autogestita. Diffida del Rettore, irruzione dello stesso poco prima della proiezione. Proiezione avvenuta ugualmente, aula autogestita sgomberata qualche giorno dopo.
  • Parma, location tolta due giorni prima, proiettarono il film in altra sede, ma quella sera ci siamo trovati un dispiegamento di forze dell'ordine mai visto prima.
  • Ravenna (alla seconda proiezione), le forze dell'ordine chiusero le strade d'accesso alla sala...
  • Martano (Lecce), l'Anpi nazionale diffidò l'Anpi locale su invito di Fiano. La proiezione ci fu ugualmente con altro nome organizzativo.

Perchè sta accadendo tutto questo? Non è per il titolo del film, che avrei potuto studiare meglio perchè suona banale, scontato e vecchio. Israele è stato definito così molti anni fa e da fonti più autorevoli della sottoscritta.
Il problema è il contenuto del film, che non è propaganda pro-Palestina. Il film è crudamente oggettivo. Tanto che mostro anche cosa fa l'Autorità Nazionale Palestinese.. Proprio perchè la sottoscritta non fa distinzioni fra vittime né mostri. E' questo il problema. E' così inattaccabile che viene fermato prima. Per me la pietà non è selettiva, non porto bandiere, non ho alcun interesse di parte; e questo è un problema per molti.
Non credo di avere grandi meriti per questo film, in fondo..non ho fatto molto: ho solo acceso la telecamera, il resto l'hanno fatto loro (mostri e vittime).
Un'altra inesattezza di chi attacca il film... (tanto va a dimostrare che non parlano del contenuto) “il film è girato a Gaza...”. Il film è girato a Nablus, Qalquilja, Ramallah. Io a Gaza non ci sono mai stata, non potevo andare aldilà del muro come la maggior parte dei palestinesi.
Ma, arriviamo al “contorno”: la mia presenza o meglio..la mia testimonianza di ciò che mi hanno fatto...non è gradita. E qui uno potrebbe dire “ma, se ti hanno lasciata in vita significa che possono permettersela”. Eh, lo so, tante volte qualcuno mi ha chiesto perchè sia andata così... L'unico pensiero che mi è venuto è che si aspettavano che io tornassi in Italia talmente “finita” che non avrei più fatto un cazzo... Immaginate..: torno in Italia con un trauma non da poco, non ho più un cazzo, né casa, né lavoro e per di più con il mio nome..con tutta una macchina del fango costruita ad arte contro di me, per distruggermi (come la foto fake che tirano sempre fuori). Eh. La mia vita è infatti durissima, davvero.
Ma è niente, davvero niente, a confronto della vita dei Palestinesi.
E ho uno strano carattere... ogni volta che israele mi attacca, divento più forte. Quindi, la mia reazione è stata l'opposto di ciò che si aspettavano. I palestinesi continuano a scrivermi di far girare il film il più possibile.

Continuerò a farlo, ovviamente e ringrazio sempre tutti coloro che organizzano le proiezioni, ma soprattutto coloro che continuano ad attaccarlo facendo così pubblicità gratuita e rendendomi sempre più forte.

A Biella la proiezione ci sarà, presso la sede dell'Arci in strada alla Fornace, 8.

giovedì 2 marzo 2017

israele, IL CANCRO a Biella


MORDECHAI VANUNU





Ogni tanto parlo di lui perchè tanti non lo sanno e troppi dimenticano....
Mordechai Vanunu, di origine marocchina, ma israeliano. Ex ingegnere nucleare, lavorava a Dimona (centrale nucleare nel deserto del Negev, Palestina). Nel 1986 rivelò al mondo, con prove fotografiche, che in quella centrale, israele, aveva 220 testate nucleari. Quindi 220 possibili olocausti. Stava girando il mondo per divulgare tutto questo assieme alla sua compagna, una giovane ed avvenente donna americana. Quando giunsero a Roma, nella stanza d'albergo...Mordechai realizzò che quella fidanzata era in realtà un mossad. Venne narcotizzato e rapito e portato a Tel Aviv. Nessuno seppe questa storia fino a quando durante un trasferimento dalla corte militare israeliana alla prigione, Mordechai appoggiò la mano sul vetro dell'auto con la scritta che rese famosa la storia "Sono Mordechai Vanunu rapito a Roma dai mossad". Vanunu è stato condannato dal tribunale militare israeliano per "tradimento" a 11 anni di prigione, fatti tutti in isolamento. Alla sua uscita di prigione, è stato condannato per il resto della sua vita all'isolamento ed all'impossibilità di lasciare israele. Non può comunicare con nessuno.
Oggi mi sono accorta che l'unico sito web, fatto molto probabilmente da suoi sostenitori, non c'è più.

BOLOGNA..LUCIO DALLA..

In Itala siamo dei campioni per santificare tutti quando muoiono. Per alcuni si fanno i santi anche in vita. Ora, so già che qui molti si incazzeranno, ma non posso fare a meno di dirla tutta....
Bologna "vive" su Lucio Dalla, e siamo all'anniversario della sua scomparsa.
Anch'io ricordo, riportando le sue parole:
“Cari amici, mi ha colpito come ultimamente alcuni artisti di pregio, come Leonard Cohen ed Elton John hanno reagito alle vili campagne di boicottaggio che colpiscono sovente Israele, e hanno portato con raggiante quiete il loro messaggio di musica e di pace al popolo ebraico nella sua Terra. L’armonia non solo della loro musica, ma della gioia, della gratitudine, dell’entusiasmo del pubblico parlava da sola: Israele è un Paese pieno di sogni, di amore, di desiderio di pace e vi mando questo messaggio per dirvi che io lo amo.
Qui dopo l’incredibile persecuzione nazista del grande popolo che vi era nato, esso ha ritrovato la forza di costruire e di vivere pienamente l’arte, la scienza, la medicina, l’agricoltura e purtroppo ha dovuto farlo sempre in condizioni di guerra. Spero con tutte le mie forze che giunga anche il tempo della pace e della giustizia per quel Paese, e penso che tutti debbano cominciare ad aiutare dicendo con chiarezza: è tempo di smetterla di aggredirlo con bugie e mistificazioni che ce ne danno un’immagine completamente diversa dalla realtà! Auguri, Israele, io sono con te dalla parte della verità della storia e della vita”.
Firmato, Lucio Dalla