E così oggi, 15 maggio,
sono 72 anni dalla Nakba, la cacciata dei palestinesi dalla Terra
natia per mano israeliana ed inglese.
Non si può ricordare
solo quel momento, poiché in 72 anni gli israeliani c'hanno nutrito
con orrori quotidiani. La Nakba non si è mai fermata; 72 anni fa ha
solo avuto inizio.
Qualche giorno fa, ho
visto il film “The Eichman Show”, sul processo di Eichman a
Gerusalemme. Ho trovato un passaggio interessante quando il regista
israeliano che doveva seguire il processo facendone uno show (che si
discostava dalla realtà), chiedeva ad un'israeliana: “a te piace
qui? Israele, ti piace?”. La giovane risponde “è la nostra
terra, sono venuta dalla Cecoslovacchia dopo la persecuzione
nazista”. Il regista incalza “sì, ma l'idea di creare israele è
partita molto prima dello sterminio degli ebrei e questa terra era
già abitata dagli arabi”. La risposta sionista della giovane, che
con sguardo freddo, tace il regista è “noi la volevamo di più”.
Quel “volere”, per
chi conosce la Palestina, sa che non è una questione di desiderio,
ma di essere disposti a tutto in nome di israele. Patriottismo,
Nazionalismo, razzismo. Il Genocidio del popolo palestinese continua
da allora, da quando hanno “voluto” occupare la Palestina. Tutta
la storia della Palestina è disumana e ancor più disumano è quando
si pensa che i palestinesi non vengono “scacciati”, ma tenuti
chiusi in lembi di terra (Gaza), in campi profughi o ghetti.
Impossibile entrare o uscire. Insomma, la Palestina è una prigione.
Perchè creare una
prigione per un popolo intero?
Ho cercato di spiegarlo
con l'ultimo documentario (L'esperimento) uscito ad ottobre 2019 e
con il tour di presentazione interrotto dalla “pandemia”. Non
starò, pertanto, a ripetere qui ciò che annunciavo nel film e che è
poi accaduto.
Credo che a 75 anni dalla
Nakba, pianterò un ulivo come si fa in Palestina; ma, qui in Italia.
Tanto, sono anni, che anche qui uccidono gli alberi.
Per tutti coloro che
hanno sempre e solo pensato alla Palestina, come un problema di
“conflitto per una terra” o di sola “apartheid” e, pertanto,
limitato a quella terra; forse vi fa comodo pensarlo.
Spero di riprendere
presto con il tour del film; nel frattempo sto strutturando il
prossimo documentario.
p.s.: e sì, oggi sono
anche 5 anni che mi hanno sparato. Lo ricordo con un sorriso.
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