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sabato 16 gennaio 2016

JEHAD



Chi mi ha seguito nei due anni di Palestina sa chi è Jehad Alhindi, il guerriero di Tell. Ma nell'aggiornarvi sulla sua situazione, lo ripresento a chi non lo sa.
Jehad è un amico, un compagno del villaggio di Tell, Nablus. E' il maschio più grande in famiglia perchè il padre è morto dopo essere stato imprigionato dai soldati israeliani. Qundi, Jehad è colui che ha un po' la responsabilità della famiglia.
Jehad è uno che non si piega all'occupazione nazista israeliana e non sta a compromessi. E' un lottatore.
La prima volta che gli israeliani vennero per prendere Jehad, attaccarono il villaggio, staccarono la corrente elettrica dappertutto. Gli shebab erano in strada. Gli israeliani spararono nelle gambe a Jehad, che però riuscì a raggiungere l'ospedale per farsi curare. Nel frattempo nel villaggio, gli israeliani presero in ostaggio la sua famiglia e dissero alla madre “fallo tornare qui perchè se lo prendiamo noi, tuo figlio, te lo riportiamo morto”. Lo vidi quella notte/mattina, che camminava a fatica e gli avevano sparato anche una rubber bullet in testa. Jehad scelse di non scappare e si presentò ai soldati. Sapeva che l'avrebbero imprigionato ed era ferito. Io ero a pezzi e lui mi ripeteva “ma fisc muschela” (non c'è problema). Fu la prima volta che mi sentii di dire “israele mi ha bruciato il cuore”.
Dopo un mese di udienze alle quali partecipavo sostando davanti alla prigione, il tribunale militare israeliano diede a Jehad 5 mesi e circa 500 euro di cauzione per il rilascio (io lo chiamo riscatto). Dalla mia pagina facebook, chi era in contatto con me, fece partire spontaneamente una raccolta fondi. La famiglia accettò quel dono e Jehad fu liberato dopo 4 mesi.
Quando mi telefonava dalla prigione ero felice, ma al tempo stesso stringevo le chiappe perchè sapevo benissimo che israele gli dava il telefono e israele aveva quindi il mio numero ed ascoltava cosa dicevamo (dei gran strafalcioni lui in inglese ed idem io in arabo).
Il video del momento del rilascio di Jehad è sul mio canale youtube, ma quelle immagini emozionanti sono anche alle fine del film “israele, IL CANCRO”.
Agosto 2016, io non sono più in Palestina perchè sono stata rapita e deportata. Al checkpoint di Howwara, Nablus, i soldati israeliani sparano nuovamente alle gambe di Jehad. Il proiettile gli entra da davanti e gli esce da dietro. Jehad viene portato al Rafhidia Hospital di Nablus ed operato. Viene dimesso il giorno successivo.
Poche ore dopo, quando arriva la notte, arrivano i soldati israeliani nel villaggio di Tell e portano via un'altra volta Jehad.
Da allora si aspetta e Jehad dorme su un letto di ferro tutte le notti, in cella. Non hanno ancora formulato nessuna accusa, quindi non si può far nulla.
Oggi 16 gennaio 2016 c'è stata l'udienza. E' stata nuovamente rimandata al mese prossimo.
Sapete come funziona il “rimandare un'udienza al tribunale militare israeliano”? Ora ve lo spiego.
Ammanettato e a volte con i piedi legati vieni portato dalla prigione al “tribunale”. Le udienze iniziano alle 9,00 del mattino e terminano attorno alle 15,00. Non c'è un ordine di orario e non sai quando sarà la tua. Aspetti per ore e non c'è il bagno. Per questo motivo, i prigionieri, dalla sera prima non mangiano e non bevono sennò sanno già che il giorno successivo si faranno tutto nei pantaloni o devono trattenere e visto che sarà l'unica volta che avranno la visione della mamma o dei cari....
I parenti, invece, che assistono all'udienza (max 2) devono riuscire entrare e passare tutti i controlli dalle 8,30 alle 8,45. Chi non riesce ad entrare in quei 15 minuti non entra più. Li fanno attendere per tutte quelle ore in uno stanzino piccolo, senz'aria, dove non puoi portarti nulla e non puoi uscire fino alla fine dell'udienza che ti riguarda; o fino alle 15,00 perchè hai aspettato fino a quel momento che ci fosse l'udienza.
Se l'udienza c'è, il prigioniero è “fortunato” perchè almeno avrà avuto la possibilità di rivedere la mamma.
Jehad Alhindi, il guerriero di Tell, prigioniero politico, colpevole di essere Palestinese; si è fatto tutti e due i compleanni in cella.

Le persone come Jehad sono quelle che fanno la differenza in un mondo che fa pena. Vorrei dirgli che sono orgogliosa di lui e credo che anche altri qui in Italia lo siano.

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