martedì 3 novembre 2015

L'AGONIA



“ciao, come stai?”

Sapete che non so mai cosa rispondere a questa domanda? Sì, davvero. Come sto dopo che sono stata deportata dalla vita che volevo e senza poter abbracciare i miei amici e pensando che non potrò più riabbracciarli?
E come sto, ogni mattina, quando apro i messaggi e facebook e leggo che le persone con le quali vivevo sono stati sparati o presi dai soldati nazisti israeliani? E come sto quando parlo con le loro famiglie e non so cosa dirgli?
Quando al mattino vedo che ci sono stati feriti, uccisi o rapiti in Palestina; spero sempre che sia qualcuno che non conosco. Passato il mese di ottobre le probabilità si sono drasticamente ridotte; perchè quasi tutti coloro ho a cuore sono stati sparati e presi dai soldati israeliani.
Hanno iniziato con Fadel, poi Mohammed Shteiwi, poi Abud, poi Jehad ed in ultimo Wael Faquee. Tutti presi dai soldati nazisti e tutti senza accusa di reato (ad oggi). A Jehad avevano anche sparato ad una gamba (il proiettile era entrato davanti ed uscito da dietro). Appena dimesso dall'ospedale dopo l'operazione, poche ore dopo hanno attaccato il villaggio e l'hanno portato via. A Wael avevano sparato in un piede, due settimane prima.


La “Aja” nel film “israele, IL CANCRO” si è parata davanti ai soldati per non fargli portar via il figlio e altri 6 contadini. Un soldato l'ha picchiata con l'M16.
1200 palestinesi rapiti nel solo mese di ottobre.
I giorni passano e Fadel, Mohammed, Abud, Jehad e Wael sono là, dentro, in mano ai nazisti israeliani. Dormono in quei letti di ferro, mangiano merda, vengono torturati. Ogni giorno.
E i famigliari fuori, ad aspettare, in agonia.
La prima volta che presero Jehad avevo paura che avrei aspettato quei mesi per niente, perchè forse quando sarebbe uscito io non sarei stata più in Palestina e non l'avrei più rivisto.
Lo dicevo ad una donna palestinese e lei mi ha detto “aspettare per niente? Io avevo 18 anni, mi ero appena fidanzata con un palestinese. È stato preso dai soldati israeliani e gli hanno dato 25 anni. Ho aspettato, giorno dopo giorno, senza sposarmi. L'ho aspettato. Quando stava per uscire, un mese prima della scadenza, è morto in prigione. Questo è aspettare per niente”.
Il cancro è anche questo, quelli che stanno fuori, in agonia. Resistendo, ma in agonia.


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