Pagine

lunedì 4 maggio 2015

DENTRO A RAWABI




 

Rawabi sarà la prima “colonia” palestinese, o almeno..questo è quello che vogliono vendere. Ne avevo già parlato qui: http://samanthacomizzoli.blogspot.com/2014/09/la-palestina-sotto-occupazione-economica.html
Ma, volevo andare a vedere con i miei occhi e così oggi ci sono andata. Vi racconto passo dopo passo che cosa è successo perchè io stessa non ci credevo mentre lo vivevo.
Partiamo da Ramallah con il service, passando dal checkpoint vicino a Nabi Saleh, ed imbocchiamo la strada per Rawabi. Lungo la strada ci sono i cartelloni pubblicitari con scritto “luxuri houses” e facce di persone occidentali stile “happy life”, ovviamente nessuna donna viene raffigurata con il velo. Arriviamo all'ingresso di Rawabi dove c'è un cancello come quello degli insediamenti illegali israeliani. Al cancello ci sono le guardie private e poi c'è un tornello stile checkpoint. Entriamo senza che nessuno ci chieda o dica nulla e uno delle guardie chiama qualcun altro al telefono per far arrivare un'auto per noi.
Mentre aspettiamo iniziamo a guardarci attorno....stanno costruendo quest'orrore di architettura. Arriva l'auto che ci porta (scarica) in cima alla collina in una super reception dove all'ingresso c'è una ragazza bionda con occhi azzurri che parla americano e ci dice “welcome in Rawabi”.
Ci chiede se abbiamo un appuntamento, ma le diciamo che siamo lì solo per fare qualche foto al villaggio e che non sapevamo di dover prendere un appuntamento.
A quel punto la ragazza ci dice che non crede di avere un'auto che ci può accompagnare nella visita, ma intanto dobbiamo lasciare i nostri “dati basilari” per entrare perchè devono registrare tutti. Quali sarebbero i “dati basilari”? Nome, cognome, telefono, mail, agenzia per la quale lavoriamo, indirizzo. Alla faccia dei dati basilari, ma poi, perchè? Cioè..siamo in un villaggio palestinese o siamo in un altro posto?
I dati, però, li scrive solo su un post it che allunga nell'altra stanza....mmm sa molto di ricerca tramite google. Nel frattempo arriva un ragazzo che ci offre un caffè, ma, attenzione: il caffè è americano, non c'è caffè palestinese.
Torna la ragazza che i invita a vedere il film il 3d di presentazione a Rawabi. Non avevo mai visto un film il 3d, lo vedo nel villaggio “palestinese” di Rawabi. Ovviamente essendo in 3d, non posso riprendere con la videocamera perchè no si vedrebbe una ceppa. Il film fa cagare più di quanto mi aspettassi: occidentali felici che si abbracciano, bevono il caffè e il figlio gioca a pallone nel campo da calcio di Rawabi. Però noto una cosa sia nel film che nelle foto c'è una strana omissione: non sono disegnati gli insediamenti illegali israeliani che circondano Rawabi.
Finisce il film e, sinceramente, per il lusso nel quali mi trovavo e il film che avevo visto, mi viene la voglia di fottere tutti gli occhiali da 3d e regalarli agli shebab. Ma sono già nella fase shock e ripongo anche i miei di occhiali.
Quando usciamo la ragazza ci dice che con vero dispiacere non c'è nessuno che ci può accompagnare per la visita e che c'è pronta un'auto che ci riporterà all'ingresso per lasciare il villaggio... Le diciamo di non preoccuparsi che possiamo camminare e intanto scattare qualche foto, ma mi fa presente che non possiamo camminare nel villaggio e che soprattutto anche se scatto delle foto saranno per uso personale e che non posso pubblicarle perchè non sono autorizzata (autorizzata da chi esattamente, non lo so, visto che l'autorità palestinese in realtà non ha autorità). Vabbè, scatto ugualmente, poi saliamo in auto e a metà strada, ovviamente, chiediamo di fermarci per fare un paio di foto. Il guidatore imbarazzato si ferma ugualmente. Risaliamo ed arriviamo all'ingresso dove stranamente c'è il service che ci aspetta. Scattiamo altre due foto, ma si avvicina la security e uno di loro ci dice qualcosa..ma non capiamo..lo ripete e noi sempre rispondendo in arabo che non capiamo... Allora ci risponde in arabo e solo in quel momento abbiamo realizzato che non capivamo perchè prima ci aveva parlato in ebraico e scopriamo altresì che il suo arabo è pessimo. Non avevamo davanti un arabo.....ed è la security del villaggio palestinese di Rawabi.
Saliamo nel service...son scioccata. La ragazza ci ha detto che non c'era nessuno disponibile perchè sono tutti occupati per l'apertura del villaggio a fine maggio. Molti palestinesi arriveranno qui da tutto il mondo.. Ma davvero? E' stato conquistato il diritto al ritorno per il popolo palestinese? Ma, non mi ha risposto. Mi hanno regalato un portachiavi con il logo di merda di Rawabi, che come design richiama il logo di Jawall, forse il grafico è lo stesso.
Torniamo a Ramallah, io con la mia kheffia del pflp e la mia collega con la kheffia di Hamas e con gli abiti “stile scontri” come mi dicono gli shebab.. e penso.. penso ai palestinesi che conosco nei villaggi attorno a Nablus, alle loro case di una stanza per tutta la famiglia, penso agli shebab di Ofer che non hanno 1 shekel in tasca per comperarsi l'acqua da bere, penso ai martiri morti per la libertà della Palestina, penso a chi non può uscire dalla Palestina e a chi non può tornare in Palestina, penso che fra pochi giorni sono 67 anni dalla Nakba, penso ai poveri venditori ambulanti scacciati da Nablus.

Non so se mi faranno entrare all'inaugurazione di Rawabi, ma se qualcuno che legge quest'articolo ha la possibilità di andarci, vi prego...andate in uno di quei cessi lussuosi e cagate fuori dal cesso per me. Grazie e welcome in Rawabi.











Nessun commento:

Posta un commento