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lunedì 27 ottobre 2014

TU ESISTI: ABDULLAH



Questa è una storia del quale non troverete una parola, in nessun libro, in nessun articolo. Non è solo la storia della vita di una persona, ma è parte fondamentale della storia della Palestina. Nessuno l'ha mai scritta e ho trovato, fortunatamente, una persona ancora in vita e che era presente che me l'ha raccontata. Quando arriverete alla fine, capirete perchè voglio scriverla ora.
1967 Palestina. Un gruppo di persone che si conoscono e che fanno parte del PFLP decidono di creare una parte armata. Alcuni di loro sono in Palestina, uno è in Giordania, quest'ultimo si chiama Abdullah Ahmad Hasan Alshami ed è di Assira Al Qabilja, Nablus.

Questa è la sua storia.
Abdullah è subito pronto alla chiamata dei compagni in Palestina per costruire ed istruire un gruppo che possa affrontare i nazisti israeliani usando anche le armi.
E' in Giordania ed entrare in Palestina con quella missione non è cosa semplice. Quindi parte, a piedi e fa tutto il viaggio a piedi, senza farsi notare. Lungo il viaggio finisce il cibo, finisce l'acqua ed arriva ad Assira stremato e malato.
Quando arriva è notte e non va subito alla casa di famiglia. Va in un campo coltivato e si nasconde dentro ad un buco, di quei buchi dove i contadini buttano le sterpaglie e poi le bruciano.
Si nasconde lì, per riposarsi un po' e si copre con dei rami e delle sterpaglie. E' malato per il viaggio durissimo.
Quando arriva la mattina viene svegliato da alcune voci: sono i contadini che sono arrivati a lavorare su quella terra. Abdullah non può farsi trovare perchè non può fidarsi di nessuno. Rimane nel buco in silenzio.
I contadini iniziano a tagliare sterpaglie e a buttarle nel buco, sopra ad Abdullah. Continuano tutto il giorno e riempiono quel buco. Abdullah è là sotto e fatica a respirare. Arriva il tramonto e i contadini se ne vanno. Abdullah aspetta un po' per sicurezza ed, infatti, arrivano i soldati israeliani che si accampano proprio lì. Ci rimangono tutto il giorno successivo.
Abdullah rimane nel buco per due giorni, stremato, malato e faticando il respiro. Ma sopravvive.
Arriva alla casa di famiglia, di nascosto. Solo la madre e la sorella sanno che Abdullah è lì. Lo nascondono in soffitta e lo curano per due mesi, senza mai farsi beccare dagli altri componenti della famiglia. A portargli il cibo e cure ci vanno di notte, quando tutti dormono.
Dopo due mesi, Abdullah è pronto ed inizia con gli altri compagni il lavoro per formare giovani shebab alla lotta armata. Li istruiscono anche se pretendono che terminino gli studi “perchè abbiamo un Paese da costruire”. Scelgono gli shebab e fra di loro scelgono appositamente una spia israeliana. Abdullah crede sia una mossa tattica, perchè la spia possa essere “usata” dal gruppo, perchè forse lo stesso non potrà tirarsi indietro quando gli chiederanno di portare al gruppo le armi.
Nel frattempo anche la sorella di Abdullah inzia a lavorare nel gruppo e piazza una bomba in una specie di banca israeliana a Nablus. Il gruppo si chiama Feda'eya e collabora con le brigate Ali Mustaphà. Tutto è perfettamente organizzato. Stiamo parlando di anni dove non ci sono cellulari, internet....etc.etc. Per comunicare in barba ai nazisti non è semplice. Si mandano i messaggi da un villaggio all'altro in questo modo: svuotano una sigaretta del tabacco e ci infilano il messaggino di carta arrotolato, poi richiudono con un po' di tabacco e rimettono la sigaretta nel pacchetto. Il pacchetto viene portato da qualcuno in un altro villaggio, in modo che se quel qualcuno veniva preso dai nazisti israeliani, non trovavano il messaggio.
Arriva un altro di quei momenti di chiedere armi alla spia che è nel gruppo. E lui risponde come altre volte...”non c'è problema, le porto io, so dove trovarle”. Il tizio ritorna nel villaggio poco dopo. Ad attenderlo fra gli ulivi ci sono Abdullah e gli shebab/studenti. Appoggia le armi in mezzo a loro e si allontana. Abdullah guarda e vede che ha messo una bomba che sta per esplodere. Moriranno tutti. Così Abdullah sceglie di salvare più vite possibili e si getta sulla bomba con il corpo abbracciandola. Due secondi, e la bomba esplode. Muore Abdullah e uno shebab vicino a lui.
La bomba si è portata via la parte centrale del corpo di Abdullah, ed uno shebab è morto. Ma, sono salvi tutti gli altri compagni/studenti. Fra di loro, fra quei giovani shebab, pur non essendo presente quel giorno, ma fra di loro c'è Ahmad Sa'adat.
Arrivano gli israeliani e prendono il corpo di Abdullah e convocano il padre.
Il padre sa benissimo che se riconoscerà quel corpo come suo figlio, verrà arrestata tutta la famiglia e distrutta la casa.
Così arriva davanti a quel corpo mezzo distrutto e ai soldati che lo circondano e gli chiedono “è tuo figlio?” , il padre risponde “no, non è mio figlio”. I soldati iniziano a ridere e dicono “ah davvero, non è tuo figlio questo? Ok siediti qui..”.
Il padre è seduto e davanti ai suoi occhi c'è suo figlio morto. Il soldato israeliano inizia ad amputare il naso del figlio, poi le orecchie...davanti al padre che non riesce a trattenere le lacrime.

Abdullah quel giorno viene portato in un cimitero dei numeri, forse, o forse viene semplicemente buttato in un buco. Perchè da quel giorno, 1972, non si seppe più nulla del suo corpo.

Ho scritto la storia di Abdullah per far sì che esista, ma l'ho anche scritta in questo momento per cercare di farvi entrare nel clima di che cos'era la Resistenza che ha fatto l'Intifada.
In questi ultimi mesi, più volte, ci sono stati momenti di enorme tensione qui e voi che mi leggete, mi avete più volte chiesto se era la terza Intifada.
Sarò sempre al fianco degli shebab che tirano pietre e fuochi d'artificio ai nazisti israeliani nelle strade. Ma quella non è Intifada, è protesta e finisce lì. Sono cambiate le persone, le circostanze, il momento storico, la vita.
Quando la sorella di Abdullah piazzò la bomba a Nablus, questa città non aveva “rafidhia” piena di bar, negozi global, ristoranti. Un quartiere che si riempie tutte le sere. Non c'era l'Iphone, internet e tanto altro.
E ora, il finale e il perchè di questa storia in questo momento: per onestà intellettuale, per i diritti umani e per tutti gli Abduallh che sono morti per salvare le vite degli shebab, loro compagni.
Certo che sta per esplodere qualcosa in Palestina, è evidente, ma non è l'Intifada.
E' la guerra civile fra Al Fatah, Hamas, PFLP e Jihad Islamica. Cioè, è la fine. E, come avevo già scritto in precedenza, il cerchio sarà chiuso dall'interno, dai Palestinesi, così israele per la storia sarà innocente e aveva solo tentato di stabilire la democrazia.


Abdullah Ahmad Hasan Alshami di Assira, Nablus, è esistito e questa era la sua storia.

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