In questi giorni di
nevicate da un metro, ho scoperto che c'è più merda che neve (e
credetemi, qui c'è tanta neve). Presa dall'ennesimo sconforto ho
pensato che anni a scrivere, documentare, filmare, sacrificare la
propria vita...sia stato tutto tempo buttato via. E l'ho scritto su
facebook. Poi, mi è scesa la carogna, perchè ho pensato all'ideale.
All'ideale anarchico che ho della Palestina; cioè che NESSUNO
rappresenta la Palestina. Ci sono gli infami, i traditori, i
collaboratori sì...ma ci sono anche i prigionieri politici, i
martiri, i vecchi con le loro storie, i giovani che tirano le pietre.
Tutti loro, sono Palestina. Magari, mentre sto scrivendo, un'amica
lesbica si sta ubriacando a Ramallah. Anche lei è Palestina.
Quindi, ci sarò, ci sarò
sempre, per l'ideale.
Questa breve introduzione
sul mio personale stato d'animo, per scrivere un nuovo livello
dell'inferno che mi ha scottata per l'ennesima volta.
E' iniziato tutto con il
cercare di avere più comprensione dell'uccisione di Ahmad Jarrar;
del perchè molti palestinesi mettono la sua foto come profilo
facebook ed altri, non vogliono nemmeno accettare che sia stato
ucciso.
Ahmad Jarrar stava
sfuggendo ai soldati israeliani da circa due mesi. Era uno che
lottava, che faceva la Resistenza palestinese.
Dopo due mesi di
nascondiglio, qualcuno gli ha detto che poteva tornare a casa sua e
nascondersi lì. Quel “qualcuno” ha mandato, poi, i soldati
israeliani a casa di Ahmad per farlo uccidere. Lo stesso qualcuno che
ha fatto uccidere il cugino dicendo ai soldati israeliani di andare a
casa perchè Ahmad era lì in casa (in casa c'era il cugino quel
giorno).
Questo “qualcuno” è
la polizia palestinese. Così come accadde per Basel,
l'intellettuale, mesi fa....
I palestinesi mi dicono
che la situazione ora è bruttissima, che la Palestina non è più
come quando c'ero io; che l'azione della polizia palestinese tramite
i mukarak e il wucai è diventata tremenda.
Mi dicono anche che su
facebook ci sono profili di membri del wucai che pubblicano le liste
con i nomi degli shebab che sono negli scontri contro gli israeliani,
che tirano le pietre....così israele vede i nomi e li va a prendere.
E mi dicono che un membro del wucai avrebbe pubblicato una lista di
shebab che sono contro a Mahmuod Abbas, pro-Dalan, e quindi accusati
di essere contro l'autorità palestinese. In una di queste liste
c'era il nome di un mio caro compagno che è stato appena preso dagli
israeliani. Poi (come se non bastasse) scopro che alcuni “compagni
palestinesi”, ora sono pieni di soldi, che non hanno problemi con
la polizia palestinese e che nel loro gruppo hanno anche sionisti.
Sapete, la Palestina è
come l'inferno... scendi giù e quando ti scotti la prima volta, fa
male. Poi, continui a scendere..e tutti i livelli che tocchi,
bruciano, e fanno male....
E poi sbatti nella realtà
di qui, fatta di livelli che non si sono minimamente bruciati; e
rimane fermi a quel livello.
Ho pensato e ripensato a
cambiare metodo ed al fatto che avessi sbagliato strategia in questi
anni...
Ma forse, davanti ad uno
tsunami, non c'è strategia; perchè è troppo grande. Cerchi solo di
salvare te e la tua famiglia.
Quindi, non posso
condannare chi mi ha venduta, chi ha venduto i compagni, chi ha
venduto la lotta, l'ideale.
Però, a queste persone
dico che oltre ad aver venduto me, i compagni, la lotta, hanno anche
venduto la loro dignità e non credo la riavranno più.
Non so cosa si dicano la
notte, per poter riuscire a dormire....Non so con che occhi possano
guardare i loro figli.
Rimane, ovviamente, in me
il senso di impotenza davanti ad uno tsunami. L'impotenza che molti
di voi mi scrivono di provare; a volte presi dallo sconforto e dal
sentirsi inutili. Provate a pensare ad un vecchio palestinese, nato
nella Terra di Palestina quand'era libera...pensate a quanto ha visto
e vissuto; pensate a quante volte l'hanno bruciato con le fiamme
dell'inferno. Pensate a come si sente, all'ideale che ha e che,
nonostante si trovi davanti ad uno tsunami, lo tiene in vita.
Allora vi do il mio
pensiero, che mi fa continuare:
“Vivere e morire in
piedi, come gli alberi. Anche se ti bruciano e muori, muori in
piedi”.
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