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domenica 12 giugno 2016

UN ANNO FA



Un anno fa oggi gli israeliani attaccavano il taxi sul quale mi trovavo vicino a Nablus, in corsa, e mi RAPIVANO. La loro frase “non sei in arresto, ma devi venire con noi” mi è stata ripetuta da quel momento fino a quando mi misero il culo sull'aereo dieci giorni dopo, deportandomi.
Dieci giorni di Resistenza in quelle prigioni, per la metà in isolamento con trattamento da prigioniero politico. Giorni nei quali digiunavo per chiedere alla Farnesina di essere usata come esca per il rilascio dei 350 bambini palestinesi (numero di allora) presi da israele.
Dieci giorni nei quali dovevo fare i conti con il fatto di “aver perso tutto”, la mia casa, i miei poster sulle pareti, i miei amici/compagni. E che essendo deportata e loro palestinesi, quindi impossibilitati da israele nell'uscire dalla Palestina; non li avrei mai più riabbracciati.
Sfogavo la mia rabbia sputando sulle bandiere israeliane nei corridoi della prigione o urlando “il mondo saprà la verità, che questa è la Palestina”; ma, poca roba.
E' passato un anno, dovrei fare il triste bilancio dei “free Sam” che non esistono, del fatto che tornando qui viva mi hanno di fatto martirizzata in una società così. Del fatto che tutto ciò è stata un'ovvia conseguenza nello schierarsi veramente con gli oppressi e di altra conseguenza, che diventi un oppresso anche tu che ti schieri.
Due giorni fa, mentre facevo delle riprese qui a Bologna con delle persone che sapevano benissimo chi ero, mi sono trovata davanti ad un ragazzino vestito da soldato nazista israeliano. Gli altri hanno cercato di sdrammatizzare.... un cazzo. Me ne sono andata e lì non mi vedranno più. La coerenza è una roba che non più in questo cazzo di mondo. Non per me, ma bisogna scegliere da che parte stare e la scelta è semplice: o con gli oppressi o con gli oppressori. Non è che per difendere i palestinesi sto con chi picchia le donne o per difendere gli animali sto con i fascisti e così via...Ho scelto, pago le conseguenze, ma al tempo stesso...sono ancora qui, non ho perso le gambe, né le braccia, né gli occhi, né le dita per scrivere. Poteva accadere e la mia vita sarebbe stata molto peggio.
Quando incontri il mostro è così che inizi a ragionare... danno 20 mesi di detenzione? Beh, meglio che 5 anni... Ti hanno sparato, rapita, torturata, deportata? Beh..sei ancora viva....
Per puro caso, una settimana fa ho riavuto alcune cose mie dalla Palestina... un anno dopo.. Una borsa fatta a mano da una mamma di un bambino prigioniero, la targa di quando mi hanno sparato e una pietra dalla Terra di Palestina.
E' ovvio che oggi più che mai, toccando quella pietra ed annusandola, piango. Sono ancora umana seppur con il cuore bruciato da israele....e sono stanca, molto stanca, soprattutto di essere sola. Ma, come dicevo nel film, è un tunnel, non hai bivi, non si torna indietro.


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