Questa è una storia
orrenda che ho vissuto oggi. Ne sono testimone e in parte partecipe.
Vi prego di leggerla, farla leggere e divulgarla perchè non ci sono
giornalisti che la conoscono, ma va assolutamente fatta conoscere.
Avevo appuntamento con
una mia amica a casa sua, nel villaggio di Assira Al Qabilia, Nablus.
Volevamo parlare di un piccolo progetto per i bambini che forse
inizierò presto, il tutto bevendo un caffè. Con me è venuto un
ragazzo italiano che è qui in vacanza. Siccome questo ragazzo non
parla né inglese né arabo, ha colto l'occasione per farsi una
passeggiata nel villaggio mentre noi parlavamo.
Ha iniziato a camminare
su, verso la collina, in mezzo alle case del villaggio, e un paio di
bambini che l'hanno visto hanno iniziato ad avvicinarsi per fargli
compagnia. Nessun dialogo ovviamente, se non a gesti. Si è fermato
quando finiva il villaggio di Assira e ha scattato 3 foto alla cima
della collina (dal quale era ancora molto distante), dove c'è
l'insediamento illegale di Yhitzar.
E' tornato, io avevo
finito, abbiamo preso il service e siamo tornati a Nablus.
Quando siamo arrivati al
checkpoint di Howwara abbiamo visto molti soldati con le jeep, pronti
ad entrare in azione (e ho mandato un tweet). Scesi dal service
ricevo una telefonata della mia amica, agitata, che mi dice di
tornare subito indietro perchè ci sono lì i soldati israeliani e
vogliono il ragazzo italiano che ha scattato le foto.
Prendiamo un taxi per far
prima e torniamo indietro al villaggio di Assira Al Qabilja. Nel
frattempo davanti alla casa erano arrivate molte donne del villaggio.
La mia amica ci ha fatti
tornare di corsa perchè: i soldati israeliani erano piombati nel
villaggio con 10 jeeps e avevano preso uno dei due bambini che aveva
tentato un dialogo con il ragazzo italiano e volevano anche l'altro
bambino se il ragazzo italiano non si fosse consegnato ai soldati.
Il bambino che avevano
preso ha 15 anni.
Ovviamente c'è i panico
e mi sembra tutto molto strano, visto che su quella strada a fare le
foto ci si è stati decine di volte, anche a filmare (le immagini
sono anche nel mio primo film “shoot”).
Arrivano il padre del
bambino ed un altro palestinese di ritorno dall'insediamento di
Yhitzar, dove i soldati tengono il bambino. Fanno le domande al
ragazzo italiano e gli spieghiamo che è un turista e che ha fatto 3
foto, ma soprattutto che non parla arabo né inglese. Ritornano a
parlare con i soldati e portano il numero di telefono del ragazzo a
modi “se lo volete contattatelo voi”.
Inizia
l'attesa....passano due ore fra sigarette e caffè. Poi, arriva la
comunicazione che il bambino è stato rilasciato.
Il problema non sono
quelle 3 foto del cazzo che ha fatto l'italiano. Il problema è che
qui un bambino di 15 anni non è nemmeno libero di camminare su una
strada perchè deve sempre temere di essere rapito dai soldati
israeliani. Il ragazzo italiano è capitato, secondo logica, in mezzo
a qualcosa che volevano già fare oggi (le jeeps e i soldati erano
pronti ad Howwara). Così, per buttare anche un po' di merda sulla
presenza degli internazionali e su chi stringe contatti con loro,
hanno pensato bene di inscenare questa storia. Se non fosse così,
pensateci bene, non sarebbero almeno venuti a prendersi la macchina
fotografica o a chiedere di cancellare le foto?
Anche questa storia,
raccontatela ai vostri figli e ditegli che i mostri esistono.
Cara Samantha, sono stata a Nablus ormai 10 anni fa, non ebbi il coraggio di fare foto, mi sembrava di fare la turista della disperazione. Ho visitato la città con la guida di tre ragazzi del posto che mi hanno portata a mangiare il mio primo ed unico kenafe! Nablus, e il viaggio andata e ritorno da Gerusalemme attraverso i checkpoint é stata una delle esperienze fondamentali della mia vita. Tantissima stima per te che ora sei li. Il mio cuore é rimasto in Palestina.
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