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sabato 9 maggio 2015

IL CANCRO



  • Siamo subito dopo la seconda Intifada, al checkpoint di Howwara a Nablus, durante l'Eid. Israele ha chiuso il checkpoint e lo apre per solo 3 ore nel pomeriggio. I palestinesi vengono dai villaggi per andare a Nablus per comperare cibo e doni per l'Eid, ma si rendono conto che 3 ore non sono sufficienti. Arriva un service al checkpoint e iniziano a protestare con i soldati perchè il checkpoint chiuderà presto.... Dopo molta insistenza arriva il comandante e “concede” un'ora in più d'apertura. I palestinesi risalgono sul service ed una donna commenta “è andata bene, il comandante dei soldati era un brav'uomo”.
  • Raccontato da un palestinese: Fino alla seconda Intifada quando c'era un martire tutti scendevano nelle strade, andavano al checkpoint ed attaccavano i soldati con le pietre. Oggi... giochiamo a carte nelle caffetterie e mentre giochiamo con lo sguardo sulle carte uno chiede all'altro “c'è stato un martire?” “sì, a Ramallah” “ah, che Dio lo benedica”.
  • Non è che perchè sono in Palestina non ho più storie d'amore, non si vive senza amore. Ho avuto una storia, con un palestinese che da un incontro all'altro con me, spariva completamente. Passavano settimane senza un messaggio, un segno, nulla. Un giorno, eravamo a letto abbracciati, in uno di quei momenti dove il tuo odore e la tua temperatura sono misti ai suoi. Allora gli chiedo “mi hai pensata in questa settimana?” e lui onestamente e tranquillamente mi dice “no”. Io, ancora da stupida donna occidentale penso abbia un'altra e incalzo la dose e gli chiedo “scusa, ma a chi pensi quando non sei con me, a cosa pensi?”. Lui, con la stessa tranquillità mi risponde con parole come pietre: “io voglio essere martire”.
  • Un palestinese chiede all'autorità palestinese di organizzare autobus che portino gli shebab a piantare gli ulivi e a lavorare la terra, qui, vicino alle loro case, ma l'autorità rifiuta. Due mesi dopo l'autorità palestinese organizza autobus per portare gli shebab nel '48 a lavorare la terra. Vedranno i negozi lussuosi, le auto nuove, le belle case, la figa. Quando torneranno, così come è stato per altri shebab, diranno “la vita è là”.
  • Sono in mezzo agli scontri vicino a Ramallah, ci sono gli shebab che stanno tirando con le slin shot. Io mi sto avvicinando, ma mentre cammino costeggio 3 auto. Al loro interno ci sono palestinesi che stanno comunicando al cellulare chi c'è e dove sono gli shebab, la stampa, e la sottoscritta. Chiedo ad alcuni shebab amici se sanno chi sono quelli nelle auto e mi rispondono “sono i mukabarak”. Un'ora dopo uno shebab viene ferito da proiettile alle gambe, non c'è l'ambulanza, ma nessuna delle 3 auto lo carica per portarlo all'ospedale. Arriva un'auto dal villaggio e lo portano con quella. Chiedo agli shebab come fanno ad accettare una presenza così e mi rispondono che loro se ne fottono dei soldati israeliani, figuriamoci se si preoccupano delle spie palestinesi. Racconto ad un mio amico palestinese l'accaduto e gli dico che non sono più convinta di andare in quel luogo di scontri, lui mi risponde “Samantha, se ti fai problemi per i mukabarak o l'Wucoi, non dovresti andare in nessuno scontro, perchè sono dappertutto”.
  • Ho salutato un'amica una settimana fa. E' stata qui poco, solo 15 giorni e per me non è stato facile gestire la sua presenza. Perchè quando qualcuno viene qui per un po', è come una visita in prigione. Vorresti piangere, non hai la testa per ascoltare cosa c'è là fuori, ma non puoi, non puoi comportati così. E così ti punisci e freni ciò che corresti essere. Poi l'amica riparte, esce dalla prigione e tu rimani, e crolli.
  • Una mia amica palestinese di Haifa ha lasciato la Palestina quando c'è stata la Nakba ed è andata a vivere in America. Torna in Palestina spesso, quasi tutti gli anni. Due giorni fa mi ha detto “questa è al peggior Palestina che io abbia mai visto dopo la Nakba, perchè sono tutti collaboratori di israele”.
  • Ieri notte dopo l'una il mio sonno è stato interrotto da una raffica di spari, forse erano spari per festeggiamenti (non credo perchè era dopo l'una di notte), ma il problema è che no mi sono posta il problema. Mi sono girata dall'altra parte e ho continuato a dormire.

Vedo il mondo diviso fra chi soffre anche se vede morire un pesce e chi, invece, gratta con gli artigli nel cuore delle persone e intanto sorride; e dopo aver grattato ripassa sul tuo corpo pulendosi i piedi come uno zerbino. Non so, non riesco a capire come questi ultimi possano vivere, non sono umani.
Ho fatto un film (israele, IL CANCRO) che aprisse uno spiraglio di discussione su questo. E' stra boicottato, la gente vuole vederlo, ma quasi nessuno vuole proiettarlo. Il 12 maggio sarà a Pavia ( 12 maggio: Pavia, ore 19,30 presso Circolo Arci Via d'Acqua - Viale bligny, 83 - 27100 Pavia. ).

Io e G. ci stiamo arrampicando su uno specchio per non scivolare giù, ma stiamo scivolando verso il buio con il cuore grattato dagli artigli troppe volte, troppe.

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