domenica 21 giugno 2015

NON E' STATA UNA COINCIDENZA

Prima di scrivere un primo articolo-testimonianza sulle prigioni, devo scrivere questo post, perchè so che in molti si stanno facendo domande e stanno cercando di capire se è stato un caso o se l'imboscata fosse organizzata. E nella seconda ipotesi, da chi. Inoltre, renderlo pubblico, è una piccola assicurazione sulla vita che mi faccio, quindi vi chiedo di divulgarlo il più possibile:
il giorno prima del mio rapimento, ero nel villaggio di Assira Al Qabilja, ed è successo quello che avete letto tramite post di altri perchè al mio rientro avevo scoperto di avere il profilo facebook bloccato. Facebook mi diceva che il mio profilo era stato bloccato per 48 ore per l'ultima foto che avevo pubblicato (la foto del viso di un martire) e che la foto era stata rimossa. L'ho trovato strano perchè non c'era nessun avviso di segnalazione della foto e soprattutto perchè di foto ne ho pubblicate una marea, davvero forti, ma non sono mai state rimosse. Il giorno successivo sono stata rapita, mentre ero su una strada, in quel modo. Ho mandato il tweet, ma non si è pubblicato su facebook perchè il mio account era, appunto, bloccato. Quello che era successo il giorno prima al villaggio, era davvero anomalo e l'attacco al taxi, lo è stato altrettanto. Ieri sera, per puro caso, faccio scorrere le foto della mia pagina facebook per trovarne una e mi accorgo che quella foto non è stata rimossa. Quel giorno, dopo i soldati, ad arrivare al taxi prima della polizia, sono stati gli shabak (servizi segreti israeliani). Ridevano e mi hanno fotografata con l'i phone.... Credo mi abbiano bloccato il profilo facebook, ascoltato al cellulare dove stavo andando e preso tramite i soldati. Credo, altresì, che volessero farlo il giorno prima nel villaggio di Assira, ma c'erano troppe persone, sarebbe stato troppo clamoroso e forse con immagini del momento, o forse qualcosa gli è andato storto per altri motivi. Il resto, sono stati errori personali, nati dalla stanchezza, ma anche senza quegli errori non credo sarebbe cambiato molto. In prigione mi hanno ridato il cellulare che funzionava in modalità roaming. Quando mi hanno comunicato il rientro, due secondi dopo, mi hanno chiuso la possibilità di chiamare l'Italia, potevo chiamare solo numeri palestinesi. Sul "perchè" lo abbiano fatto proprio in questo momento e se avevano anche dei collaboratori, a questo, per il momento, non so rispondere. Tanto dovevo, ma soprattutto, come ho detto al Console in prigione e davanti a loro: "un anno e 4 mesi senza il loro permesso. Ho vinto io".

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