domenica 31 maggio 2015

LA STORIA DI MAHER




Maher Saleh ha 47 anni, di Zawata, Nablus. Padre di 6 figli.

Maher è un paramedico volontario di Nablus. Quando mi hanno sparato mi ha soccorsa, così come ha sempre soccorso tante persone ferite durante gli scontri. E' sempre presente, in mezzo ai gas e ai proiettili che sparano gli israeliani, nonostante stia lottando da tempo contro un altro mostro: un tumore.
Sono moltissimi i palestinesi malati di tumore in Palestina, e poiché sei palestinese, le cure sono un terno al lotto. Qui in West Bank non ci sono cure, a volte c'è la radio terapia e un po' di chemio, ma solo quando israele concede l'ingresso dei materiali. I palestinesi per curarsi devono correre in Giordania o a Gerusalemme. Succede però, quello che succede a quasi tutti i palestinesi: israele gli vieta di lasciare la Palestina. Il finale delle loro storie potete immaginarlo.
Maher Saleh ha seguito una terapia presso il Rafhidya Hospital di Nablus, ma non è sufficiente. Il Rafhdya ha preparato tutta la documentazione che è stata presentata alla DCO palestinese per far curare Maher a Gerusalemme presso il Victoria Hospital a spese dell'autorità nazionale palestinese.
Israele ha rilasciato a Maher un permesso di 3 mesi per entrare, non in tutta Gerusalemme, ma solo per recarsi direttamente al Victoria Hospital.
Dopo la prima visita al Victoria, il medico ha comunicato a Maher che deve essere subito operato per rimuovere il tumore. Questo tipo di operazione c'è solo in un altro ospedale di Gerusalemme, il Saint Joseph Hospital.
Dal Victoria Hospital, in relazione con la DCO, fanno richiesta ad israele per cambiare il permesso di Maher. L'intervento chirurgico è fissato per venerdì prossimo.
Due giorni fa Maher mi telefona e mi dice che israele gli ha negato il permesso.
Allora.... questo non ha nulla a che vedere con motivi di sicurezza perchè se ti danno il permesso per entrare a Gerusalemme e recarti in un ospedale, non vedo come possa diventare pericoloso in un altro ospedale.
Questa è punizione e tortura di israele verso i palestinesi. La tortura più crudele.
Maher, mi aveva chiesto al telefono di dare notizia alle organizzazioni per i diritti umani. Gli ho chiesto di vederci faccia a faccia, perchè non sapevo come dirglielo che le organizzazioni per i diritti umani se ne sbattono il cazzo di Maher, di Zahi, dei palestinesi che non hanno futuro.
Gliel'ho detto ieri a Maher, guardandolo negli occhi, avrei voluto mentirgli, ma non ce l'ho fatta. Dopo una chiaccherata ci siamo accordati per raccontare questa storia affinchè più persone la conoscessero.


A Maher Saleh, con tutto il mio rispetto per la sua grande umanità in un mondo disumano.

martedì 26 maggio 2015

PRIGIONIERI POLITICI PALESTINESI: ZAHI ADEL ZALMOT KHATATEBEH

Zahi ha 47 anni, di Beit Furik, Nablus. E' stato rapito così tante volte da israele che ha passato in totale 6 anni nelle prigioni israeliane. L'ultima volta per 3 mesi in detenzione amministrativa. Per chi ancora non lo sapesse i nazisti si sono inventati questa formula per rapire senza ragione, la detenzione amministrativa. Cioè vieni detenuto senza accuse e dicono che stanno indagando. Sono molti i prigionieri detenuti in questo modo e nella maggio parte dei casi la detenzione viene rinnovata ogni 3 mesi per diverse volte, proprio quando ti sta per scadere.
Zahi è un ingegnere, ma con tutti i periodi di mancanza dalla vita “fuori” ha perso i lavori perchè i clienti si sono rivolti ad altri, visto che lui era in prigione.
Nell'ultima detenzione ha iniziato ad avere problemi di salute. Pisciava sangue. E' andato dal dottore della prigione che (così come dice a tutti i detenuti) gli disse che non aveva nulla, ma che era importante al suo rilascio farsi subito visitare da un dottore....
Zahi è stato rilasciato il 25 febbraio del 2015, ha fatto subito tutte le analisi e il risultato è stato quello che temeva: ha il cancro.
Ma, siccome per israele la tortura non è mai abbastanza, non lascia uscire Zahi dalla Palestina per curarsi.
Qui le cure per il cancro sono saltuarie perchè a volte per diversi mesi, israele, blocca le medicine per la chemioterapia e per il resto non c' è molto.
Un altro ex prigioniero che conosco ha contratto il cancro, ha avuto la possibilità di andare nel '48 per fare la chemio. Ha finito il ciclo, ma doveva fare ancora qualche seduta in un periodo più dilatato, così è tornato qui in West Bank, a casa. Israele blocco le medicine per la chemio per due mesi consecutivi. Lui tornò nel '48, ma fu troppo tardi, c'era già la metastasi. Ora sta morendo.
Non è nella percentuale delle casualità che ci si ammali nelle prigioni israeliane, è tutto “aiutato” dai metodi di detenzione. I palestinesi sono forti e resistono alle torture fisiche e psicologiche, ma la pessima alimentazione, e la mancanza di cure per ogni disturbo o male incentiva di certo la formazione di malattie.

In questo video, un appello di Zahi, per lui e per tutti i prigionieri politici palestinesi. Ascoltatelo, soprattutto voi: avvocati, associazioni per i diritti umani e medici. Ascoltatelo e non fermatevi all'indignazione. Salvatelo. Salvate tutti questi esserei umani.

lunedì 25 maggio 2015

CHI UCCIDE VIYAN PEYMAN



Viyan Peyman, di Maku in Kurdistan orientale (Iraq), combattente kurda che alleviava il morale dei combattenti cantando canzoni con la sua bellissima voce. E' morta il 6 aprile 2015 durante un combattimento contro l'isis. Martire.
La “giornalista italiana” Doriana Goracci scrive che è stata uccisa mentre combatteva contro lo “stato islamico”..... Questa non è ignoranza, questa è stronzaggine. Ma non voglio scrivere attaccando la stronzaggine, non mi interessa, voglio scrivere CHI uccide Viyan Peyman.
Vi sarà capitato sovente di trovarvi di fronte a fotografie della Palestina prima del 1967, quelle in bianco e nero. Avete notato le donne? Poche con il velo, quasi tutte sorridenti, con le gonne, i capelli sciolti, foto anche di danze arabe. Cos'è successo dal 1967 ad oggi? Perchè oggi le donne in Palestina non possono danzare, andare in bicicletta, devono essere coperte, non possono ridere o parlare ad alta voce in pubblico, non possono camminare mano nella mano con il loro consorte, e molto altro?
Scusate eh, ma il Corano è stato scritto prima del 1967 e non è cambiato, e prima dei quella data qui erano musulmani.
Chi era in Palestina nel 1967 o seguiva le sue vicende quotidiane se lo ricorderà: nel 1967 gli arabi persero la guerra, in quel momento alcuni Sheik (persone che interpretano le scritture del Corano e le divulgano al popolo) parlarono tutti concordanti al popolo dicendo che la colpa era delle donne. Che gli shebab erano distratti dalle donne e quindi quest'ultime dovevano “coprirsi e che alcuni comportamenti diventavano vietati”.
Non c'è niente di peggio dell'incolpare le vittime, ed opprimerle ancora di più. Questa si chiama repressione su altra repressione e non ha nulla a che vedere con il credere in Dio, anzi, va contro Dio. Un essere di potere che reprime la libertà di altri esseri può solo essere contro Dio.
La domanda successiva potrebbe essere “perchè tutti hanno creduto a quegli Sheik?”. Forse perchè non hanno fatto solo questo, ma hanno anche: impoverito l'educazione e l'istruzione censurando ed omettendo, hanno limitato le arti, lo spettacolo, la cultura, la creatività, inventandosi interpretazioni del Corano estrapolando solo alcune frasi. Qui in Palestina non c'è la danza del ventre, che è nella cultura araba, ma qui è proibita.
Esempio: “il martedì le donne non possono andare in piscina, è scritto nel Corano “
Beh, però gli Sheik che hanno creato tutto questo, perchè l'hanno fatto? O meglio, per chi?

Ecco, allora, ritorno su quello che ho scritto più volte: la Palestina vive sotto più occupazioni. E questa volta, le scrivo tutte.
  • L'occupazione del mostro israele.
  • L'occupazione dell'autorità nazionale palestinese.
  • L'occupazione del mostro economico creato dai primi due mostri.
  • L'occupazione patriarcale creata dai primi due mostri.
  • L'occupazione delle ONG, nata dai primi due mostri.
Della quinta occupazione (ONG) parlerò in un altro articolo, perchè merita spazio. Ma voglio dire fin d'ora che tutte queste occupazioni sono collegate e collaborano fra di loro con un unico scopo, non liberare la Palestina.
La repressione sulla donna non crea controllo solo sulla donna, ma anche sugli uomini che vivono di conseguenza “repressi”.
E' bel pacchetto,anzi, un bel piano: togli la cultura, lo svago, l'istruzione, il lavoro, la terra, la libertà di “scegliere” e “decidere” e fai sentire colpevoli chi si ribella a tutto questo davanti a Dio.
Questa situazione qui è pesante e crea conseguenze sociali pesanti che fanno pagare alla Resistenza. Vi faccio alcuni esempi: uno shebab ha un rapporto sessuale con una donna prima del matrimonio. Purtroppo sta succedendo che in molti casi la donna lavora per israele, sanno benissimo della situazione repressa degli shebab e della società nel quale si vive, quindi la sfruttano. Conseguenza: lo shebab è costretto a sposare quella donna e lavorerà anch'esso come spia per israele.
Altro esempio: dal 1967 ad oggi l'autorità palestinese ha creato “associazioni culturali” per i giovani dove viene prodotta poca cultura, ma soprattutto vengono indottrinati con idee allucinanti. Ho sentito con le mie orecchie uno shebab dire “se quando sarò sposato e mia moglie dovrà partorire all'ospedale non ci saranno medici donne, nessuno la toccherà, può morire”. Eppure la famiglia di questo shebab non si fa di questi problemi. Idee infilategli in testa da questa associazione.
Altro esempio: nella maggior parte dei villaggi le donne non partecipano alle manifestazioni contro israele perchè “non sono adatte e devono stare chiuse in casa”.
Altro esempio: vicino a Nablus c'era un appartamento dove per parecchio tempo venivano portati gli shebab a sfogare la loro repressione sessuale, ebbene.... le ragazze avevano tutte l'aids. L'appartamento era di una persone dell'autorità nazionale palestinese. C'ha fatto anche parecchi soldi.

Questo non ha nulla a che fare con la religione, ripeto, prima del 1967 la percentuale di musulmani era la stessa. Questo è un piano costruito a braccetto con l'occupazione israeliana.
Ci sono donne che stanno lottano contro l'occupazione israeliana, contro l'isis e contro la società costruita da loro. Come vivono se non vengono ammazzate come Viyan Peyman? Male, sono viste come puttane, come pazze, malati mentali, violente, terroriste, che vogliono fare di testa loro.... e questo ritratto viene usato per ogni persona libera che lotta per la libertà. Ovviamente il ritratto non cambia se a dirlo è uno Sheik, o una ONG o l'autorità nazionale palestinese o un “gruppo estremista creato all'ultimo minuto”.

Fa paura chi è libero e non ha sete di potere, ma combatte solo per la libertà altrui, vero?

In allegato il video di Viyan Peyman riportando uno dei commenti, di un compagno:

Viyan Peyman è scomparsa oggi. L'ho incontrata in Kobanê lo scorso dicembre. A quel tempo si stava riprendendo da una ferita. Era stata ferita in un conflitto con ISIS (DAIS), un mese prima. Lei era uno dei comandanti del fronte in Kobanê. Viyan ha sempre combattuto coraggiosamente contro ISIS. Con la sua voce Viyan Peyman dava coraggio e la forza ai suoi compagni. Era una cantante, ma a causa della guerra nel suo amato paese non poteva fare altro che proteggere la gente. Ha cantato elegie, lamentandosi contro l'oppressione, contro la disuguaglianza sociale e contro la cultura maschilista. Oggi abbiamo perso una guida, una persona sociale e solidale forte nella guerra contro il terrorismo. Forza a tutti voi.”

Reber Dosky

venerdì 22 maggio 2015

GLI OCCHI DI NIDAL



Ieri ho fatto visita a Nidal, il fotografo al quale hanno sparato assieme a me il 16 maggio. Nidal stava fotografando che mi avevano sparato la prima rubber bullet, quando ne è arrivata una seconda (e non ho ancora capito se la seconda ha preso me di striscio al braccio e poi ha colpito lui o se ce ne sono state altre due) che è entrata nella sua maschera antigas, rompendola, e ha colpito l'occhio sinistro.
Non è la prima volta che sparano a Nidal, ovvio qui in Palestina, gli avevano sparato altre due rubber bullet anche la settimana prima nella pancia. Stava fotografando... è il suo lavoro.
Purtroppo Nidal non può ancora tirare il sospiro di sollievo, non sa ancora se dovrà essere operato oppure no. L'occhio non è messo bene, non ci vede e non può aprirlo. Nidal ha forti emicranie e dolori all'occhio persistenti. L'hanno imbottito di gocce e medicinali e gli hanno imposto il sonno continuo..... Non vede i messaggi su facebook perchè non ci vede, ma gli ho detto del vostro sostegno dall'Italia e gli ha fatto piacere.
Abbiamo parlato, ieri, io e Nidal di quel momento.. Il cecchino voleva uccidere. Era piazzato sdraiato per terra, la canna del fucile era ad altezza gambe, ma ha mirato me al cuore e a Nidal in faccia. Ha alzato la mira.

Nidal in questo momento non sta lavorando, ovvio, 3 figli e moglie da mantenere... Medicine tutte da pagare... E' andata bene, certo, siamo ancora qui. Ma, Nidal è un fotografo, un giornalista, stava scattando una foto; io ero con le braccia aperte e camminavo. E israele è il killer che non paga mai.




mercoledì 20 maggio 2015

GRAZIE PALESTINA

Ecco..come dire.. non me l'aspettavo: ho ricevuto un riconoscimento.. dai Palestinesi. Sono emozionata e ripeto, non me l'aspettavo. Oggi presso il Tanweer center di Nablus, alla presenza di tutte le forze politiche e rappresentanti di Balata, Howwara, Askar si è tenuto un incontro per tirare le somme su quello che è accaduto il 16 maggio al checkpoint di Howwara per i 67 anni della Nakba. C'erano gli shebab feriti, c'era Khalid Mansour, quel signore che nel video ha la kheffia in testa e vedete per terra. I soldati gli hanno sparato una rubber nella pancia, poi una nella schiena e quando era per terra, una in un piede. Io e Khalid in due abbiamo fatto cinquina.. C'era un altro signore che gli hanno sparato nella pancia. Non c'era, di persona, Nidal Eshtayeh , il fotografo al quale hanno sparato in un occhio. La sua testimonianza è arrivata tramite telefono, ed è stato un momento emozionante. Poi, è arrivato il mo turno di parola, ho raccontato i fatti e ho dichiarato che sono felice di aver fermato due rubber bullet con il mio corpo che avrebbero potuto ferire due giovani shebab; altresì che in questo momento vorrei solo una cosa: tornare al più presto al checkpoint di Howwara. Ed, ecco che dopo...sono arrivati questi riconoscimenti da tutti i partiti uniti. Mi hanno dato la targa per i 67 anni della Nakba, a me, a Jehad, a Khalid e ad altri due feriti. Non me l'aspettavo (e si vede dalla faccia da scema che ho nella foto). Non sono mai stata per queste cose, ma il fatto che a darmela sia stata l'unità, mi ha dato di più di una targa, mi ha dato la speranza. Nel piattino di plastica c'è ciò che ci hanno sparato quel giorno. Chiudo qui, commossa.





domenica 17 maggio 2015

I DUE SPARI...

Questo è il video, realizzato da Nablus TV, della manifestazione per la Nakba del 16 maggio ad Howwara checkpoint. Al minuto 0,53 c'è il momento quando il cecchino mi ha sparato. Un istante dopo hanno sparato al fotoreporter Nidal. Al termine della manifestazione c'erano 8 feriti da rubber bullet e molti soffocati.

sabato 16 maggio 2015

LA NAKBA CONTINUA

Le prime due foto sono i due spari che ho preso dal cecchino israeliano, due rubber bullet. Una al braccio, che ha ferito il muscolo, e l'altra al seno. Le altre due foto sono del fotografo Nidal Eshtayeh, la rubber bullet gli ha spaccato la maschera antigas e colpito l'occhio. Eravamo ad Howwara checkpoint per marciare per la Nakba. Stavo semplicemente camminando verso il checkpoint con le braccia aperte. Quando hanno iniziato a sparare le sound bombs e i gas non mi sono spostata. Hanno piazzato il cecchino e, sempre con le braccia aperte, mi muovevo veloce orizzontalmente per fare da scudo agli shebab. Essendo donna ed internazionale pensavo fermasse il cecchino, che, invece, mi ha sparato due rubber bullet e ha sparato un'altra rubber bullet a Nidal che stava fotografando. Questo è tutto, mi spiace di non essere uscita dall'ospedale in tempo per ritornare alla manifestazione. Lunga vita alla Resistenza. Un dito in culo ad israele.
Grazie a tutti per i messaggi di solidarietà.






67 ANNI DALLA NAKBA

Scontri ad Ofer, Ramallah, per i 67 anni dalla Nakba (scacciata del popolo palestinese da parte di israele). I soldati israeliani attaccano il villaggio e il gruppo stampa.

mercoledì 13 maggio 2015

NAKBA E MOHAMMED




Il 15 maggio saranno 67 anni dalla Nakba. Le “celebrazioni” sono già iniziate oggi, qui in Palestina.
Un anno fa ero davanti alla prigione di Ofer a Ramallah. Gli shebab protestavano, appunto, per la Nakba. I soliti comitati avevano già fatto la loro marcia e ai primi gas si erano allontanati; rimangono gli shebab a tirare pietre all'incirca a 20 mt di distanza dai primi soldati. Quelle pietre non possono far vittime...
Mi sto mettendo la kheffia e alla mia destra c'è un gruppo di giovanissimi shebab. Uno di loro mi guarda e mi dice “hai dei begli occhi”. Lo ringrazio, sorrido.
Mezz'ora dopo un cecchino israeliano uccide con un proiettile Nadim Nawara, 15 anni, passaporto americano. Lo shebab che mi aveva fatto il complimento era lì vicino con i suoi amici e vedeva il suo amico morire.
Non passano trenta minuti e con un altro proiettile, il cecchino israeliano, uccide proprio quello shebab. Si chiama Mohammed Zaher, 16 anni. Corrono gli shebab con il suo corpo in braccio verso l'ambulanza. Io sto filmando e vedo la testa e gli occhi girati all'indietro di Mohammed. Ho il gelo, non ce la faccio e d'istinto spengo la telecamera.
Due martiri, nello stesso giorno, nello stesso luogo. Due giovanissimi.
In seguito verranno aperte le indagini (forse perchè Nadin aveva passaporto americano) e si concluderanno dicendo che nessuno dell'esercito israeliano sapeva che quel cecchino stava sparando proiettili veri.... E' una balla due volte, ovviamente, anche perchè ad Ofer sparano tutti i giorni proiettili veri.

Un anno dopo, siamo ancora qui, a “celebrare la Nakba”. Nadin e Mohammed no, non ci sono più, sono morti. Sono morti per celebrare la Nakba, perchè ci credevano, perchè sono Martiri.

Lui si era soffermato sui miei occhi dicendo “belli”, io ricordo i suoi occhi girati all'indietro perchè morto.


Non dimenticherò mai gli occhi di Mohammed.

lunedì 11 maggio 2015

AVETE VISTO IMAM?




Chi ha visto “israele, IL CANCRO” si ricorderà di un sequenza funerali di martiri ai quali ho assistito, ma si ricorderà soprattutto di Imam, quel bambino di 15 anni sul tavolo d'acciaio dell'obitorio.
Io, Imam, l'ho visto solo così, solo in quel momento della sua vita. L'ho visto martire.

29/12/2014 Erano finiti gli esami a scuola, Imam con un suo amico si dirigono verso la cima della collina. Lì c'è una piccola piscina naturale e i bambini palestinesi ci vanno ogni tanto per giocare.
Nessuna voce di avvertimento, nessun colpo in aria. I soldati nazisti israeliani hanno sparato direttamente ad Imam ed al suo amico. L'amico ferito, Imam ucciso. 15 anni.

Quel giorno al Rafhidya Hospital di Nablus c'erano moltissimi giornalisti palestinesi (io ero l'unica internazionale a documentare). Non sono riuscita a farmi spazio fra la folla della stampa, dei parenti che piangevano, della polizia palestinese che cercava di gestire la folla. Ho pensato di filmare quello che potevo, o almeno, questo era quello che avevo pensato. Ma, quando l'ho visto, quel corpicino sul tavolo d'acciaio, nel lenzuolo verde.. Quando l'ho visto ho iniziato a piangere e non guardavo più cosa stavo filmando. Ricordo il padre che si chinava a baciarlo e il fratello che non lo lasciava. Non sono riuscita a fare domande ai famigliari, nulla.

Ieri sono andata da quella famiglia a fargli visita. Non era una visita per scrivere un report, né per fare delle foto. Era per dirgli che non avevo dimenticato e per sapere come stavano, loro, che hanno avuto un figlio di 15 anni ucciso da un cecchino israeliano.
Il padre, un uomo di bell'aspetto e con una dignità ed una forza rare, che ho visto in pochi, ha la voce del figlio sul cellulare. Si, perchè Imam un giorno aveva telefonato ad una radio per dire due parole a supporto dei prigionieri politici. Il padre tiene quella telefonata registrata dalla radio sul suo cellulare e ce lo gira per farcela sentire.

Ho pensato molto, ieri ed oggi, se scrivere di questa visita... E ora vi dico perchè ne ho scritto. Non ci sarà nessun processo per l'uccisione di Imam. Nessuno può testimoniare perchè verrebbe arrestato per terrorismo. Non ci sarà giustizia.
Ecco, allora mi piacerebbe che Imam avesse la Giustizia dei vostri cuori e di tutti quei cuori che lo conosceranno tramite voi.
Voi avete visto Imam, fatelo vedere a tutti, anche a chi non vuol vedere.


Onore al martire Imam, 15 anni, di Beita (Nablus). Onore e rispetto alla sua famiglia.

sabato 9 maggio 2015

IL CANCRO



  • Siamo subito dopo la seconda Intifada, al checkpoint di Howwara a Nablus, durante l'Eid. Israele ha chiuso il checkpoint e lo apre per solo 3 ore nel pomeriggio. I palestinesi vengono dai villaggi per andare a Nablus per comperare cibo e doni per l'Eid, ma si rendono conto che 3 ore non sono sufficienti. Arriva un service al checkpoint e iniziano a protestare con i soldati perchè il checkpoint chiuderà presto.... Dopo molta insistenza arriva il comandante e “concede” un'ora in più d'apertura. I palestinesi risalgono sul service ed una donna commenta “è andata bene, il comandante dei soldati era un brav'uomo”.
  • Raccontato da un palestinese: Fino alla seconda Intifada quando c'era un martire tutti scendevano nelle strade, andavano al checkpoint ed attaccavano i soldati con le pietre. Oggi... giochiamo a carte nelle caffetterie e mentre giochiamo con lo sguardo sulle carte uno chiede all'altro “c'è stato un martire?” “sì, a Ramallah” “ah, che Dio lo benedica”.
  • Non è che perchè sono in Palestina non ho più storie d'amore, non si vive senza amore. Ho avuto una storia, con un palestinese che da un incontro all'altro con me, spariva completamente. Passavano settimane senza un messaggio, un segno, nulla. Un giorno, eravamo a letto abbracciati, in uno di quei momenti dove il tuo odore e la tua temperatura sono misti ai suoi. Allora gli chiedo “mi hai pensata in questa settimana?” e lui onestamente e tranquillamente mi dice “no”. Io, ancora da stupida donna occidentale penso abbia un'altra e incalzo la dose e gli chiedo “scusa, ma a chi pensi quando non sei con me, a cosa pensi?”. Lui, con la stessa tranquillità mi risponde con parole come pietre: “io voglio essere martire”.
  • Un palestinese chiede all'autorità palestinese di organizzare autobus che portino gli shebab a piantare gli ulivi e a lavorare la terra, qui, vicino alle loro case, ma l'autorità rifiuta. Due mesi dopo l'autorità palestinese organizza autobus per portare gli shebab nel '48 a lavorare la terra. Vedranno i negozi lussuosi, le auto nuove, le belle case, la figa. Quando torneranno, così come è stato per altri shebab, diranno “la vita è là”.
  • Sono in mezzo agli scontri vicino a Ramallah, ci sono gli shebab che stanno tirando con le slin shot. Io mi sto avvicinando, ma mentre cammino costeggio 3 auto. Al loro interno ci sono palestinesi che stanno comunicando al cellulare chi c'è e dove sono gli shebab, la stampa, e la sottoscritta. Chiedo ad alcuni shebab amici se sanno chi sono quelli nelle auto e mi rispondono “sono i mukabarak”. Un'ora dopo uno shebab viene ferito da proiettile alle gambe, non c'è l'ambulanza, ma nessuna delle 3 auto lo carica per portarlo all'ospedale. Arriva un'auto dal villaggio e lo portano con quella. Chiedo agli shebab come fanno ad accettare una presenza così e mi rispondono che loro se ne fottono dei soldati israeliani, figuriamoci se si preoccupano delle spie palestinesi. Racconto ad un mio amico palestinese l'accaduto e gli dico che non sono più convinta di andare in quel luogo di scontri, lui mi risponde “Samantha, se ti fai problemi per i mukabarak o l'Wucoi, non dovresti andare in nessuno scontro, perchè sono dappertutto”.
  • Ho salutato un'amica una settimana fa. E' stata qui poco, solo 15 giorni e per me non è stato facile gestire la sua presenza. Perchè quando qualcuno viene qui per un po', è come una visita in prigione. Vorresti piangere, non hai la testa per ascoltare cosa c'è là fuori, ma non puoi, non puoi comportati così. E così ti punisci e freni ciò che corresti essere. Poi l'amica riparte, esce dalla prigione e tu rimani, e crolli.
  • Una mia amica palestinese di Haifa ha lasciato la Palestina quando c'è stata la Nakba ed è andata a vivere in America. Torna in Palestina spesso, quasi tutti gli anni. Due giorni fa mi ha detto “questa è al peggior Palestina che io abbia mai visto dopo la Nakba, perchè sono tutti collaboratori di israele”.
  • Ieri notte dopo l'una il mio sonno è stato interrotto da una raffica di spari, forse erano spari per festeggiamenti (non credo perchè era dopo l'una di notte), ma il problema è che no mi sono posta il problema. Mi sono girata dall'altra parte e ho continuato a dormire.

Vedo il mondo diviso fra chi soffre anche se vede morire un pesce e chi, invece, gratta con gli artigli nel cuore delle persone e intanto sorride; e dopo aver grattato ripassa sul tuo corpo pulendosi i piedi come uno zerbino. Non so, non riesco a capire come questi ultimi possano vivere, non sono umani.
Ho fatto un film (israele, IL CANCRO) che aprisse uno spiraglio di discussione su questo. E' stra boicottato, la gente vuole vederlo, ma quasi nessuno vuole proiettarlo. Il 12 maggio sarà a Pavia ( 12 maggio: Pavia, ore 19,30 presso Circolo Arci Via d'Acqua - Viale bligny, 83 - 27100 Pavia. ).

Io e G. ci stiamo arrampicando su uno specchio per non scivolare giù, ma stiamo scivolando verso il buio con il cuore grattato dagli artigli troppe volte, troppe.

giovedì 7 maggio 2015

Martiri

Mi ha fatto male fare questo video, ma è un dovere. E' un dovere perchè forse molti di voi non hanno mai visto.. E' un dovere perchè la conoscenza e la memoria ci rendono liberi. E' un dovere perchè è responsabilità di tutti. Ovviamente il dovere non è stato un piacere. Onore ai martiri.



mercoledì 6 maggio 2015

OCCUPAZIONE DELLA PALESTINA: JASOUS



Devo raccontarvi una brutta storia, un altro orrore della Palestina.... Da giorni (almeno per chi mi segue) è iniziata questa cacciata dei venditori ambulanti di Nablus. Quelli caratteristici che riempivano la piazza e il centro con i loro carrettini colorati e dove si poteva acquistare la verdura o bere il classico caffè o mangiare. E' una classe sociale povera, costituita per lo più da vecchi. Io sempre acquistato da loro perchè con loro si instaura anche un rapporto umano.
Devo raccontarvela questa storia perchè nessun palestinese (almeno per il momento) può farlo e per farvi capire che quando dico che non c'è nessuna speranza vi sarà più chiaro capire il perchè.
Ieri una fonte stampa palestinese (dopo 3 giorni di guerra a Nablus) ha scritto: “shebab stanno portando ruote delle auto per essere bruciate in piazza Nablus senza motivo....”. Giustamente nei commenti qualcuno gli ha scritto “lo sapete il motivo, perchè non lo scrivete cosa sta succedendo?”.
Non possono farlo perchè si ritroverebbero nella prigione palestinese di Jneid in 5 minuti.
Ieri gli shebab hanno tentato due volte durante la giornata di bruciare le ruote delle auto così come si fa quando arrivano i soldati israeliani e non so cosa accadrà nelle prossime ore....
Non lo so perchè come vi ho detto prima, questa classe sociale è per lo più di vecchi, non di shebab che possono tirare pietre e protestare e chi ha creato tutto questo lo sa benissimo e dorme tranquillo.
Hanno iniziato con il CHIUDERE la piazza di Nablus, muovendo i carrettini del cibo e del caffè di qualche metro, e costruendo quelle due orribili casette di cemento. Oltretutto la piazza ora non si può più attraversare perchè è, appunto, recintata.
Poi, 4 giorni fa, la grande azione: 3 corpi di polizia palestinese (Municipio, Governo e soldati della Presidenza) sono piombati nel centro di Nablus e hanno iniziato a far chiudere i carrettini, alcuni sequestrati, altri distrutti, persone spintonate, 8 arrestati. Sono andata lì con la videocamera e ho fatto quel primo video. Ieri, addirittura non c'era più un carrettino in giro e la gente non parla, ha paura. Le motivazioni della polizia? “Facciamo Nablus più bella...”, una scusa che non tiene perchè lo vedono tutti il disastro.
Oggi sono ritornata in centro, in quel centro deserto che sembra Hebron (chiusa dai soldati israeliani). Ho incontrato uno di quei vecchi, con le stampelle, che mi dice che ha 5 figli ed ora è senza lavoro. Poi mi sono spostata in un'altra zona del suk, dove vado di solito e sono “cliente” e ho fatto 4 chicchere..... Ed ecco che il merdone viene a galla....
Un ragazzo di 20 anni mi dice che ha 14 carrettini (nella sua famiglia), glieli hanno portati via tutti. Tutta la famiglia è senza lavoro, tranne un componente che lavora nell'autorità palestinese e m dice “non possiamo ribellarci, sennò anche lui perde il lavoro”. Eh, certo, è la fotografia di tutte le famiglie qui; tutti hanno un parente nell'autorità, così non possono protestare... Un altro mi dice che era già successo in precedenza, non con questa violenza, e che fra qualche giorno se ne sbatteranno e torneranno dov'erano... Ma, poi c'è un'altra persona, che però indossa una divisa, e che iniziamo con il sorriso a puntare per avere delle risposte.
La realtà viene fuori dopo un'oretta..... La piazza è stata chiusa perchè è stata privatizzata e chi ha la piazza ha costruito le due casette ad uso commerciale che si adattano alla porcheria di costruzione che c'è di fronte: il centro commerciale. Allora chiedo... chi è che ha comperato tutto?
Risposta: Ghassan El Shak'a, il Sindaco di Nablus.
Lo stesso sindaco che un anno fa ha privatizzato Sama Nablus, il parco con vista che era di tutti i palestinesi e oggi, invece, è chiuso, si paga l'ingresso ed ha locali solo per i ricchi (infatti sono vuoti).
Vabbè, direte, un'altra storia in stile europeo che però è in Palestina, direte voi... Invece no, perchè qui siamo in Palestina, siamo sotto occupazione israeliana e tutto questo ha un senso diverso che vi “accendo” dicendovi la storia di Ghassan El Shak'a.
Era il Sindaco di Nablus, ma per diverse azioni, tutti sapevano che era un “jasous” cioè un collaboratore stretto di israele. Inizia a stringersi il cerchio intorno a lui e a temere per la sua vita fino a quando arriva lo sparo. Chi, però, arriva per ucciderlo, si sbaglia ed ammazza il fratello.
Ghassan El Shak'a si “allontana” dalla Palestina per un po', per salvarsi il culo (tanto essendo jasous può entrare ed uscire dalla Palestina come vuole). Nomina un sostituto, ma mica un sostituto a caso... Questo inizia a comperare con i soldi di Ghassan Shak'a pacchi di zucchero, farina, olio, etc.etc.. Ci scrive sopra il nome di Ghassan Shak'a e li regala alla gente di Nablus. Per parecchio tempo, il tempo utile per arrivare alle elezioni; nelle quali Ghassan Shak'a non farà nemmeno campagna elettorale. Ovviamente viene eletto.
Ora, voi capite, che nella scacciata dei carrettini c'è un piano ben preciso: l'occupazione della Palestina.
Se gli “jasous” (che sono collaboratori di israele) hanno in mano i centri delle città e tolgono la vita ai palestinesi; è giusto che così come boicottiamo israele debbano essere boicottati anche loro.
E' l'unica cosa che posso fare per supportare la Resistenza: scrivere la storia e boicottare.

L'altra possibilità è che gli shebab dei campi profughi e del centro storico (cioè quelli più poveri) reagiscano. Ma ci sono due ostacoli: parenti che lavorano nell'autorità palestinese e che perderebbero il lavoro e, altresì, quello che è accaduto due mesi fa....al campo profughi di Balata, dove una miccia interna ha fato sì che si sparassero fra di loro (nulla è per caso).


Io sto dalla parte delle vittime, dei vecchi, dei ragazzi con 5 fratelli che vendono i pomodori per vivere. Io boicotto la piazza di Nablus, anzi, la piazza di Ghassan Shak'à, la piazza di israele.  

lunedì 4 maggio 2015

DENTRO A RAWABI




 

Rawabi sarà la prima “colonia” palestinese, o almeno..questo è quello che vogliono vendere. Ne avevo già parlato qui: http://samanthacomizzoli.blogspot.com/2014/09/la-palestina-sotto-occupazione-economica.html
Ma, volevo andare a vedere con i miei occhi e così oggi ci sono andata. Vi racconto passo dopo passo che cosa è successo perchè io stessa non ci credevo mentre lo vivevo.
Partiamo da Ramallah con il service, passando dal checkpoint vicino a Nabi Saleh, ed imbocchiamo la strada per Rawabi. Lungo la strada ci sono i cartelloni pubblicitari con scritto “luxuri houses” e facce di persone occidentali stile “happy life”, ovviamente nessuna donna viene raffigurata con il velo. Arriviamo all'ingresso di Rawabi dove c'è un cancello come quello degli insediamenti illegali israeliani. Al cancello ci sono le guardie private e poi c'è un tornello stile checkpoint. Entriamo senza che nessuno ci chieda o dica nulla e uno delle guardie chiama qualcun altro al telefono per far arrivare un'auto per noi.
Mentre aspettiamo iniziamo a guardarci attorno....stanno costruendo quest'orrore di architettura. Arriva l'auto che ci porta (scarica) in cima alla collina in una super reception dove all'ingresso c'è una ragazza bionda con occhi azzurri che parla americano e ci dice “welcome in Rawabi”.
Ci chiede se abbiamo un appuntamento, ma le diciamo che siamo lì solo per fare qualche foto al villaggio e che non sapevamo di dover prendere un appuntamento.
A quel punto la ragazza ci dice che non crede di avere un'auto che ci può accompagnare nella visita, ma intanto dobbiamo lasciare i nostri “dati basilari” per entrare perchè devono registrare tutti. Quali sarebbero i “dati basilari”? Nome, cognome, telefono, mail, agenzia per la quale lavoriamo, indirizzo. Alla faccia dei dati basilari, ma poi, perchè? Cioè..siamo in un villaggio palestinese o siamo in un altro posto?
I dati, però, li scrive solo su un post it che allunga nell'altra stanza....mmm sa molto di ricerca tramite google. Nel frattempo arriva un ragazzo che ci offre un caffè, ma, attenzione: il caffè è americano, non c'è caffè palestinese.
Torna la ragazza che i invita a vedere il film il 3d di presentazione a Rawabi. Non avevo mai visto un film il 3d, lo vedo nel villaggio “palestinese” di Rawabi. Ovviamente essendo in 3d, non posso riprendere con la videocamera perchè no si vedrebbe una ceppa. Il film fa cagare più di quanto mi aspettassi: occidentali felici che si abbracciano, bevono il caffè e il figlio gioca a pallone nel campo da calcio di Rawabi. Però noto una cosa sia nel film che nelle foto c'è una strana omissione: non sono disegnati gli insediamenti illegali israeliani che circondano Rawabi.
Finisce il film e, sinceramente, per il lusso nel quali mi trovavo e il film che avevo visto, mi viene la voglia di fottere tutti gli occhiali da 3d e regalarli agli shebab. Ma sono già nella fase shock e ripongo anche i miei di occhiali.
Quando usciamo la ragazza ci dice che con vero dispiacere non c'è nessuno che ci può accompagnare per la visita e che c'è pronta un'auto che ci riporterà all'ingresso per lasciare il villaggio... Le diciamo di non preoccuparsi che possiamo camminare e intanto scattare qualche foto, ma mi fa presente che non possiamo camminare nel villaggio e che soprattutto anche se scatto delle foto saranno per uso personale e che non posso pubblicarle perchè non sono autorizzata (autorizzata da chi esattamente, non lo so, visto che l'autorità palestinese in realtà non ha autorità). Vabbè, scatto ugualmente, poi saliamo in auto e a metà strada, ovviamente, chiediamo di fermarci per fare un paio di foto. Il guidatore imbarazzato si ferma ugualmente. Risaliamo ed arriviamo all'ingresso dove stranamente c'è il service che ci aspetta. Scattiamo altre due foto, ma si avvicina la security e uno di loro ci dice qualcosa..ma non capiamo..lo ripete e noi sempre rispondendo in arabo che non capiamo... Allora ci risponde in arabo e solo in quel momento abbiamo realizzato che non capivamo perchè prima ci aveva parlato in ebraico e scopriamo altresì che il suo arabo è pessimo. Non avevamo davanti un arabo.....ed è la security del villaggio palestinese di Rawabi.
Saliamo nel service...son scioccata. La ragazza ci ha detto che non c'era nessuno disponibile perchè sono tutti occupati per l'apertura del villaggio a fine maggio. Molti palestinesi arriveranno qui da tutto il mondo.. Ma davvero? E' stato conquistato il diritto al ritorno per il popolo palestinese? Ma, non mi ha risposto. Mi hanno regalato un portachiavi con il logo di merda di Rawabi, che come design richiama il logo di Jawall, forse il grafico è lo stesso.
Torniamo a Ramallah, io con la mia kheffia del pflp e la mia collega con la kheffia di Hamas e con gli abiti “stile scontri” come mi dicono gli shebab.. e penso.. penso ai palestinesi che conosco nei villaggi attorno a Nablus, alle loro case di una stanza per tutta la famiglia, penso agli shebab di Ofer che non hanno 1 shekel in tasca per comperarsi l'acqua da bere, penso ai martiri morti per la libertà della Palestina, penso a chi non può uscire dalla Palestina e a chi non può tornare in Palestina, penso che fra pochi giorni sono 67 anni dalla Nakba, penso ai poveri venditori ambulanti scacciati da Nablus.

Non so se mi faranno entrare all'inaugurazione di Rawabi, ma se qualcuno che legge quest'articolo ha la possibilità di andarci, vi prego...andate in uno di quei cessi lussuosi e cagate fuori dal cesso per me. Grazie e welcome in Rawabi.











domenica 3 maggio 2015

I VECCHI, LA STORIA, SCACCIATI DA NABLUS



Chi è stato a Nablus ha sicuramente nel cuore i caffè bevuti in piazza fatti dai venditori ambulanti caratteristici della Palestina. Così come si ricorderà dei vecchi che spingono i loro carretti colorati e che vendono frutta, verdura, dolci. Ecco..sono un ricordo per tutti da oggi a Nablus, perchè non ci sono più.
Questa mattina alle ore 7,00, mentre Nablus riprendeva la vita quotidiana, la polizia palestinese ha fatto irruzione nel suk per far chiudere i venditori ambulanti. Nel suk non ci sono riusciti perchè gli abitanti hanno reagito tirandogli le pietre; ma nel resto della città è stato un disastro.
Chiusi tutti i baracchini del caffè e del cibo nella piazza di Nablus, chiusi tutti i carretti dei venditori ambulanti delle vie adiacenti alla piazza. Chi si opponeva ha trovato la violenza della polizia che ha rotti le bancarelle e arrestato i venditori (8 fino a qualche ora fa). Gli shebab mi hanno detto cosa stava succedendo , così sono tornata a casa di corsa per prendere la videocamera e girare il video. Ovviamente la polizia palestinese sa benissimo che non hanno autorità sugli internazionali, quindi, anche se hanno provato a fare gli stronzi, non hanno potuto con me e ho continuato a filmare e a fare domande.

Guardate il video e vi renderete conto della merda che c'è stata oggi a Nablus. Spero che la situazione si risolva con le scuse della sede comunale di Nablus, ma la mia speranza andrà come al solito a vuoto. Gli shebab reagiranno, la solita guerra interna che non va contro l'oppressore (israele). Allora, spero, che a reagire sia qualche poliziotto della polizia palestinese meno stronzo degli altri e che si sia sentito più merda del solito oggi a Nablus.