domenica 29 giugno 2014

TELL: UN'ALTRA ARANCIA MECCANICA




Sono tanti i Palestinesi rapiti in quest'operazione israeliana per ritrovare i 3 rapiti, che tutto sembra, ma non certo di voler trovare i 3 sionisti spariti.
Quasi 500 i Palestinesi rapiti, migliaia le case che subiscono raid con furti di denaro.
Uno di questi raid si è svolto nel villaggio di Tell, Nablus. 4 shebab rapiti, ma voglio raccontarvi i particolari per far capire perchè dico che non è un'operazione per cercare i 3 sionisti spariti.
Il villaggio di Tell subisce il primo attacco dei soldati nazisti israeliani domenica alle 8 del mattino, tornano nella stessa giornata verso le 2 del pomeriggio. Circa 2000 soldati con jeeps, veicoli lunghi e i cani.
In ogni casa entrano circa 300 soldati, è un disastro. Rompono tutto e, dove li trovano rubano i soldi. In tutto si portano via nella prima ondata 2000 euro, nella seconda 800 shekel.
In tutto il villaggio solo 10 case vengono risparmiate dai raid, che continuano nei 3 giorni successivi. Sparano gas, sound bombs, rubber bullets e proiettili veri. Due shebab vengono feriti da proiettili veri, uno da sparo diretto di gas. Tutti e tre vengono portati al Rafidhia Hospital di Nablus.
I bambini urlano e piangono, sono terrorizzati. In ogni casa fanno uscire la famiglia, fanno il raid e poi prendono TUTTI gli shebab del villaggio. Nella retata ci sono anche una quindicina di bambini fra i 14 e 17 anni. Portano tutti nella scuola del villaggio (come a Madma), sfondando la porta e rompendo tutto il contenuto della scuola. Dentro alla scuola iniziano a fare domande (gli shebab mi riferiscono che non era un interrogatorio particolare, nemmeno violento, ma assolutamente senza senso).
Rilasciano tutti i rapiti, tranne 4 shebab:
Mahmoud Assida di 26 anni, Hamda Hamza di 22 anni, Nimer Hindi di 24 anni e Ahmad Sillouad di 37 anni.
Vengono portati tutti alla prigione di Megiddo, ma di questo le famiglie sapranno solo dopo aver preso un avvocato.
Per Hamda Hamza c'è già stata un'udienza, hanno chiesto 20 mila shekel per il rilascio. Assurdo, un vero e proprio riscatto, ma ancora più assurdo è il reato contestatogli.
Hamda è accusato di possesso di fuochi d'artificio, che effettivamente aveva perchè nel villaggio si stava preparando la festa per la fine dell'anno scolastico; ma non mi risulta sia reato.... Tanto che gliene vengono sequestrati solo due..
Grave, invece, il caso di Ahmad Sillouad. Lui è stato arrestato durante la seconda intifada con l'accusa di “tentata” strage. Gli avevano dato 20 anni. E' uscito dopo 11 perchè faceva parte dei 300 rapiti rilasciati con lo scambio di Shalit.
Ahmad si era nel frattempo sposato ed è diventato padre di due figli. Una famiglia lasciata senza il padre....
A parte Hamda, gli altri 3 rapiti non sono accusati di alcun reato, ma gli hanno dato 6 mesi per detenzione amministrativa, senza processo e senza accusa.
Durante i raid gli shebab di Tell, coraggiosi, hanno cercato di contrastare la violenza isaeliana tirando pietre. Erano anche riusciti a fermare una jeep militare sionista, ma ne sono poi arrivate altre 14 in aiuto.

Tell è piccolo e bellissimo villaggio di 6 mila abitanti, con una torretta checkpoint che lo osserva sempre, un insediamento illegale vicino, ma tanta voglia di Resistere.

venerdì 27 giugno 2014

LIBERI COME GLI AQUILONI


Ogni anno a Burin, Nablus, c'è il festival degli aquiloni. Sono fatti artigianalmente, nella maggior parte dei casi con sacchi della spazzatura. Lo sapete, in Palestina i bambini fanno volare gli aquiloni per dimostrare che sono liberi....
Burin è uno dei villaggi assediato dall'insediamento illegale di Yhitzar, il più pericoloso. Burin è anche un villaggio bellissimo fra le colline, con tanto vento.
Oggi una collina di Burin è piena di persone, non perchè ci sono gli scontri con i coloni armati o con i soldati, ma perchè i bambini faranno volare i loro aquiloni tutti assieme.
Alcuni aquiloni hanno la bandiera palestinese, altri delle scritte, c'è un aquilone con una kheffia, il simbolo dei prigionieri in sciopero della fame e il disegno delle tre dita. Peccato che con tutta sta roba sopra non ce la faccia a volare.

Musica di sottofondo, bambini che ridono felici con i loro papà. A 3 bambini si rompe il filo e l'aquilone inizia ad andare verso l'insediamento. Loro rimangono sulla collina e lo guardano allontanarsi, con la bocca aperta.... Vola, libero l'aquilone, va dove loro non possono andare, verso il mare forse, o forse solo aldilà della collina. I loro fratelli, shebab, sono cresciuti senza mai poter veder il mare o cosa c'è aldilà della collina. Spero che un giorno quei bambini possano essere liberi, come il loro aquilone.

mercoledì 25 giugno 2014

AZIONE NAZISTA A MADMA


Sono circa le 23,30 del 23 giugno quando a Madma, dall'ingresso nord, arrivano i soldati israeliani. Una cinquantina.
Iniziano a fare irruzione nelle case, raid. Leggo gli aggiornamenti sulla pagina di Madma, del tipo..”sono nella casa di Mohammed....”. Vorrei andarci, ma dopo una paio di telefonate mi dicono che è inutile perchè la strada è chiusa dai soldati che hanno fatto un checkpoint volante. (i taxisti oltretutto nell'ultimo periodo si rifiutano di andare dove ci sono i soldati. Non posso fare nulla se non divulgare le notizie di ciò che sta succedendo nel villaggio.
I soldati lasciano il villaggio alle 5,30 del mattino.
Questa mattina avevo appuntamento con la sede municipale di Madma con la quale avevo già lavorato un mese fa per un incendio ad un allevamento di pulcini ad opera dei coloni di Yhitzar. Invito anche l'ism che è interessato a fare un report.
Il vice sindaco ci racconta cos'è successo in quelle ore.
Sono piombati dentro alle case senza aspettare che gli aprissero la porta, come loro solito, senza aspettare che le Donne si vestissero. Il fratello del vicesindaco protesta per difendere le Donne e viene colpito da un soldato alle ginocchia con il retro del fucile.
Iniziano, in ogni casa, a rapire gli shebab. A quasi tutti gli shebab legano le mani dietro alla schiena con tre fascette di plastica e li bendano.
Vengono portati tutti al centro del villaggio, al buio. Nel frattempo fanno arrivare chi ha le chiavi della scuola secondaria e la fanno aprire. Portano tutti gli shebab dentro alla scuola e iniziano a “fare indagini”, posso immaginare con quali metodi.
Alle 5,30 vengono, appunto, rilasciati.
Per i soldati quella notte non finisce lì visto che fanno una capatina al villaggio di Tell (lì vicino), compiono qualche raid e arrestano 4 shebab.

Tutto quanto hanno commesso è reato, è nazismo, è mostruoso. Viola i diritti umani ed ogni logica d'investigazione.

lunedì 23 giugno 2014

PRIMA ANALISI (CINICA) SUI FATTI ACCADUTI



Circa 10 giorni fa, di venerdì, è uscita la notizia che 3 coloni soldati israeliani erano stati rapiti in Cisgiordania. Dalla stessa sera è partita una mattanza, costituita dai soliti metodi israeliani, ma con azioni pesanti e concentrate nello stesso periodo. Non è cosa di adesso che i soldati attacchino città e villaggi con violenza, spari, raid nelle case, rapimenti e rubando soldi. Sono quasi cent'anni che queste cose accadono tutti i giorni. Certo è che questa è un'operazione mirata e, appunto, concentrata.
Quando l'operazione è iniziata ho scritto il mio pieno appoggio alla Resistenza Palestinese per il rapimento dei 3 coloni e lo ribadisco. Da più voci, però, vedo scrivere ed urlare “al complotto”. Intendo, quindi, fare una prima analisi seppur avendo pochi elementi in mano.

Ipotesi n. 1) I coloni sono stati rapiti dalla Resistenza e questo è l'inizio della terza intifada.
I prigionieri in detenzione amministrativa (cioè in prigione senza accusa e senza processo) sono entrati in sciopero della fame da molti giorni, alcuni di loro stanno morendo vomitando sangue. Non hanno nulla, nessun mezzo per protestare contro questo tipo di arresto totalmente illegale e che viola ogni diritto umano; se non il loro corpo. E così fanno. Fuori dalle prigioni iniziative di supporto come marce o tende permanenti. Vanno bene per carità, però.....questi che non hanno nulla stanno morendo vomitando sangue, possibile che qui fuori, dove ci sarebbero altri mezzi, non si possa fare qualcosa di più per dargli un segnale forte di supporto della Resistenza? Arriva la notizia che i 3 coloni sono stati rapiti. I prigionieri in sciopero della fame esultano in carcere. Attenzione, questo non è un particolare da poco perchè intanto le notizie lì le apprendono in un certo modo, non dai media e altresì perchè in una situazione del genere non avrebbero esultato se pur ci fosse stato un minimo dubbio. I soldati iniziano a rastrellare Al Kahlil e a sequestrare le videocamere di sorveglianza...In alcune telecamere sequestrate trovano però la sorpresa. Non ci sono i filmati delle registrazioni temporali che sono stati cancellati, al loro posto cartoni animati di tom e jerry. (grandi). Sono passate quasi due settimane dal rapimento dei coloni e con chiunque io parli si dice preoccupato per quello che verrà, perchè sta per succedere qualcosa, ma nessun Palestinese mi tira fuori l'ipotesi del complotto. Solo gli internazionali lo fanno. Eppure i Palestinesi capiscono e conoscono la situazione medio orientale molto molto meglio di noi. Tanto che ci sono post su facebook falsi su ciò che sta accadendo, depistaggi allucinanti, e stranamente pochi shebab per le strade nonostante ci siano i soldati. Ovvio, che non sono i soliti attacchi dei soldati israeliani. Non vengono a Nablus per sparare qualche gas, ma per sparare proiettili veri ed uccidere e rapire chiunque gli capiti. Ma, ci sono dei metodi, non scritti, di comunicazione, organizzazione, prevenzione ed azione che la Resistenza ha; che mi portano a pensare che se la Resistenza ha rapito i 3 coloni, ha un piano, che noi non conosciamo e che non vediamo ancora, ma che vedremo. Sicuramente ha intanto raggiunto due obbiettivi: il primo, supportare i prigionieri politici (che hanno bisogno di un cambio di testimone perchè non possono continuare per sempre), il secondo, smascherare il governo palestinese.

Ipotesi n. 2) I coloni non sono stati rapiti, ma è una manovra per cancellare ciò che rimane della Resistenza e della Palestina e questo è l'inizio della guerra civile.
E' una bufala, non ci sono 3 coloni rapiti e serve a giustificare l'ondata di eliminazione della Resistenza, escludendo Hamas dal Governo Palestinese, e lasciando così all'amico di israele (Mahmoud Abbas) il pieno potere dei soldi palestinesi e di chiudere il cerchio svendendo le terre. I compagni del PFLP erano già fuori da prima tramite le scelte di Abbas e le retate della polizia palestinese. Penso solo ad un piccolo fatto accaduto. Siamo in un piccolo villaggio, verso le 18,00 i soldati israeliani piazzano un chekcpoint sulla strada che porta al villaggio (e fin qui nulla di nuovo), ma nel villaggio arrivano dei Palestinesi e iniziano a tirare pietre contro le case del PFLP o di persone di nessun partito. Gli shebab escono ed iniziano a litigare con loro. Arriva la polizia palestinese (ricordate tutti questi arrivi nonostante il chekcpoint). I palestinesi che tiravano le pietre accusano gli abitanti del villaggio di essere di Hamas, e rivolgendosi verso la polizia palestinese dicevano “arrestateli”. E sono stati arrestati. Quindi: PFLP fuori dai giochi di governo (per scelta e non), rimangono Hamas e Al Fatah. Quest'ultimo con multi fratture interne. Israele inizia l'ondata di violenza per cercare i “3 coloni rapiti”, ma soprattutto per smantellare la Resistenza. Dopo alcuni giorni vede (ma lo sapeva già) che il mondo internazionale non interviene, quindi alza il tiro e si avvicina per chiudere il cerchio. Nel frattempo si toglie luce alla protesta dei prigionieri politici e al fatto che l'ANP stia vendendo terre palestinesi ad israele. Se è così, anche loro hanno un piano che al momento ancora non si vede ben delineato.


Al momento, io non credo alla seconda ipotesi. Gioisco per la Resistenza ed aspetto fiduciosa la prossima mossa, seppur con tutti questi martiri, troppi. Sono certa, però, che il mondo internazionale non interverrà. La Palestina può liberarsi solo con le proprie forze.

domenica 22 giugno 2014

FUNERALI DI UN ALTRO MARTIRE A NABLUS

Questo è il video del funerale a Nablus del martire Ahmed che ho girato oggi. Il video fa schifo come qualità, perchè non ce la faccio, non riesco a riprendere i funerali dei martiri. Sono lì perchè voglio esserci, ma sono fatta di merda, perchè mi tremano le mani e piango. E' il sesto funerale che vedo da quando sono qui e non sono nemmeno andata a tutti quelli che ci sono stati. Ora la media è di due martiri al giorno, temo un'escalation. Tanto il mondo al massimo fa un click o un banchetto.

sabato 21 giugno 2014

THE STRENGTH - LA FORZA

Where do you gather the strength necessary to endure and resist all this? Each moment I think about the beauty that there is here. About the smiles of Hakima and Abdullah. About the children of Asira. About eight in the evening when the sky turns red, the air is fresh and fragrant with jasmine scent and the call to prayer embraces even those who are not religious. About the shebabs with their kuffyat and their courage. About the eyes of the mothers as they watch their children. About the taxi driver going through the checkpoint with his loud music singing "we are all Palestinians." About the huge glasses of tea on every car. About the removals made with supermarket karts, carrying even a fridge sometimes. About the feeling of being at ease when you walk into any Palestinian home, taking off your shoes and enjoying everything they offer you. About when I smoke with the shebabs while they are shooting the gas. About the shopkeepers that every evening bring food out in the street for the stray cats. About the tamarind juice. About the barbershops still open at midnight with the queue of shebabs waiting for their turn. About 7 of us jumping on board of a FIAT 127. If you love all this, then you want the best for them. When you love, if it is true love, you want the best for that person and that is freedom. You completely nullify your “being free” to give freedom to what you love. Love is as strong as hatred, it doesn’t stop, ever.



Da dove si prende la forza per sopportare e resistere a tutto questo?
Ad ogni momento penso alla bellezza che c'è qui. Ai sorrisi di Hakima ed Abdullah. Ai bambini di Asira. Alle otto della sera quando il cielo si tinge di rosso, l'aria è fresca e profumata di gelsomino e il richiamo alla preghiera abbraccia anche chi non è religioso. Agli shebab con la kheffia e al loro coraggio. Agli occhi delle mamme mentre guardano i loro figli. Al taxista che passa il checkpoint con la musica a palla che canta “siamo tutti Palestinesi”. Ai bicchieroni di thè su ogni auto. Ai traslochi fatti con il carrello del supermercato che trasporta un frigo magari. Alla sensazione di sentirsi a proprio agio quando si entra in ogni casa Palestinese, togliendosi le scarpe e gradendo tutto ciò che ti viene offerto. A quando fumo la sigaretta con gli shebab mentre sparano i gas. Ai negozianti che tutte le sere portano del cibo in strada per i gatti. Al succo di tamarindo. Ai barbieri aperti di mezzanotte con la fila di shebab. A salire in 7 su una FIAT 127. Se ami tutto questo vuoi il massimo per loro. Quando si ama, se è vero amore, vuoi il massimo per quella persona e cioè la libertà. Annulli completamente il tuo “essere libero” per dare la libertà a ciò che ami. L'amore è forte come l'odio, non si ferma, mai.

Nablus 21/06/2014

Dopo una settimana di attacchi notturni con rapimenti, devastazioni e spari; Nablus risponde resistendo.

venerdì 20 giugno 2014

AGGIORNAMENTO PROGETTO ASIRA – PALESTINA

Solo oggi riesco a trovare cinque minuti per ringraziare tutti coloro che stanno sostenendo l'idea che ho lanciato con quest'appello: http://www.samanthacomizzoli.blogspot.com/2014/06/appello-importante.html
Ma soprattutto per dare un aggiornamento, che forse farà sbarrare gli occhi a qualcuno.
Oggi ho consegnato i soldi che mi avete mandato ad Hakima per le sedie e il tavolo del centro per le Donne e i bambini di Asira. Era molto contenta e presto scriverà lei, allegando le foto, due parole.
Devo, invece, dare un altro tipo di comunicazione per quanto riguarda la creazione di un gruppo di attivisti nel villaggio di Asira.
Due giorni dopo che ho lanciato l'appello e quando ero sul posto per iniziare a pulire l'appartamento, qualcuno ha fatto pesanti pressioni su chi ci affittava la casa.
Parrebbe, infatti, che l'ANP non gradisca la presenza degli internazionali sul posto in modo permanente. Quello era l'unico appartamento che si poteva affittare nel villaggio, ma questa è la meno. Infischiarsene è impossibile (o giocare di forza) perchè i primi a pagare sarebbero i Palestinesi del villaggio che vogliono lavorare con noi, inoltre arriverebbe subito la polizia (o palestinese o israeliana). In un primo tempo avevo pensato di annullare tutto e di scrivere ad ognuno che aveva inviato i soldi, per sostenere le spese iniziali degli attivisti, per ridare indietro i soldi.
Siccome io però sono una sognatrice testa di cazzo, cioè di quelle che non mollano mai; ho trovato l'appartamento in un villaggio vicino e il progetto di lavorare ad Asira va avanti. Non scrivo, ovviamente, dov'è l'appartamento visto com'è andato il primo appello.

Ringrazio tutti e rinnovo l'appello a venire qui per gli attivisti.

UN ESSERE UMANO



C'è un tempo per vivere e uno per morire, uno per ridere e uno per piangere; ma se vivi solo 6 mesi i sorrisi e i pianti si contano sulle dita di una mano e hai tempo solo di morire.
Oggi ero al villaggio di Asira Al Qabilja, che per me è una seconda casa. I miei amici mi hanno raccontato la storia di Wael Hamza, morto ieri a 6 mesi.
E' nato con una piccola malformazione cardiaca al quale si pone totale rimedio con un intervento chirurgico. L'intervento era programmato all'ospedale di Gerusalemme, per sabato scorso. Ma venerdì è scoppiato il caos per il rapimento dei 3 coloni nazisti israeliani.
La famiglia sabato è in ospedale e il personale medico prepara il piccolo per l'operazione. Aspettano ore, ma il dottore che deve operarlo non arriva perchè è di Al Kahlil e non chiudendo le entrate e le uscite della città con i checkpoint non gli permettono di andare a Gerusalemme. Intervento rimandato al giorno successivo.
E' domenica, inizia l'attesa.... ma anche domenica non permettono al dottore di raggiungere Gerusalemme. Lui è l'unico che può operarlo. Dopo tanta attesa, la situazione non migliora e ieri il bambino muore.
E' morto a 6 mesi, questo essere umano. Muoiono altri Palestinesi, ieri, un bambino di 13 anni e uno di 24; altri due esseri umani. Poi ci sono i prigionieri in detenzione amministrativa (in prigione senza accusa né processo) che sono in sciopero della fame da 57 giorni e stanno iniziando a morire vomitando sangue; esseri umani. Poi ci sono i 200 bambini (in questo momento) rapiti, messi in carcere, torturati e violentati; esseri umani. Poi c'è il Popolo Palestinese rapito da quasi cent'anni e che vive senza poter vedere il mare, con i soldati che gli puntano il fucile per andare da una città all'altra, che deve passare checkpoint, che deve fermarsi davanti al muro dell'apartheid e scordarsi di vedere i propri parenti dall'altra parte, che subisce violenze ed umiliazioni e furti quotidiani, e molto altro ancora; un Popolo di esseri umani.
Ci sono i miei amici che l'altra notte non dormivano (come tutti qui). Dopo molte ore si sono addormentati e quando la mattina si sono svegliati, sulle scale della loro casa hanno trovato cicche di sigarette, carte di patatine e cioccolato e bottiglie vuote. Non capivano, ma il vicino che vive di fronte a loro poi gliel'ha spiegato: “sì, c'erano 5 soldati sulle vostre scale, sono stati qui tutta la notte”. I miei amici non dormiranno più nemmeno quelle poche ore dopo questo. Perchè i sodlati israeliani in questi giorni non vengono nelle città per sparare gas lacrimogeni, vengono per sparare alla testa munizione vere e rapire. Anche loro sono esseri umani.
Non è per me, invece, un essere umano chi fa tutto questo. Per me è un mostro. Tutto questo è mostruoso. Se fossi religiosa li definirei l'anticristo. Sono così mostruosi che definisco mostruosi anche chi collabora con loro e dice “i rapiti sono esseri umani come noi Palestinesi” cit. Abbas.
Ha ragione Abbas quando usa il “noi” perchè per onestà lui si scopre e si mette con loro, non con i diritti umani e non con gli esseri umani che muoiono per difendere i diritti.
E' stata una frase molto offensiva nei confronti del Popolo Palestinese e anche nei confronti di tutti quelli che vengono qui e mettono la loro vita davanti al mostro.
Quel bambino di 6 mesi non era forse un essere umano Presidente Abu Mazen? Perchè non sei ad abbracciare la sua famiglia distrutta?

Non abbraccerai nemmeno il prossimo, che purtroppo ci sarà in un genocidio che dura da quasi cent'anni ad opera del mostro nazista israeliano.

giovedì 19 giugno 2014

NABLUS: sembrava un notte tranquilla....

Siamo al 6° giorno di attacchi in Palestina ad opera di israele. Non che prima non ci fossero, ma l'ondata di rapimenti e raid che è partita dopo il rapimento dei 3 coloni, è una cosa nettamente diversa. Ieri sera, sembrava una notte tranquilla, fino all'una di notte pochissime notizie. Forse questa notte ci sarà una tregua, pensavo. Ma verso l'una sento gli shebab gridare “Allah akbar” e tirare pietre... Sono arrivati i soldati nazisti.
Il tempo di infilarsi le scarpe, prendere la telecamera e siamo giù in strada, al buio. Arriviamo sulla strada principale di Nablus e ci sono gli shebab che stanno correndo e ci invitano ad andare con loro. Il primo gruppo di soldati è nella città vecchia di Nablus, con il mezzo militare grande, quello per gli arresti. Non sparano e non reagiscono alle pietre degli shebab che però sono lontani, perchè è chiaro per tutti perchè sono lì. Non per sparare alla cazzo, ma per arrestare chi gli capita.
Tempo un'ora e si allontanano, ma nel frattempo sono arrivati altri gruppi di soldati nazisti: uno è in piazza, l'altro a Rafidya, l'altro a Rais Al Ein, l'altro all'università Al Najah. Poi sono ad Howara, sembra con un bulldozer per demolire qualcosa. Andiamo prima a Rais Al Ein, sono in tanti, con i cani, e c'è un'auto bianca con loro, sono gli shabak (servizi segreti israeliani). Anche qui gli shebab reagiscono ma a distanza, nessuno vuole essere arrestato.
Dopo andiamo a Rafidya passando dall'università, stesse scene, ma sulla strada di Rafidya il clima è più pesante. Sparano gas e proiettili veri. Ci nascondiamo dietro ad un muretto quando vengono verso di noi.

Sono le 5 del mattino, sta arrivando la luce del giorno che non illuminerà gli esseri neri quali sono i soldati nazisti israeliani.

martedì 17 giugno 2014

TERZA INTIFADA?



Da giorni l'ondata di violenza israeliana è intensa ed inarrestabile. Da giorni i raid nelle case e gli arresti sono continui ed ovunque. Non ci sono più “zone sicure”, non si fermano davanti a nulla (non che si siano mai fermati nemmeno prima), ma ora la loro mostruosità ha raggiunto l'apice. E' il nazismo allo stato puro.
Da 4 giorni sono chiusa in una casa in un zona per ora tranquilla. Il loro obiettivo in questo momento non sono gli internazionali, ovviamente,ma gli shebab e creare il terrore nei Palestinesi. Certo è che non riescono i giornalisti a lavorare e trovandosi sul posto, figuriamoci il solo pensiero di spostarsi per raggiungere un luogo attaccato e documentare da parte di un'attivista internazionale. E' come mettersi un mirino addosso.
Gli sono sempre andata in faccia e guardandoli negli occhi dicendogli “fino a quando venite qui con le armi potete baciare il culo ai Palestinesi e a noi”, ma ora stanno girando un altro film....
Stare rinchiusi in casa, nascosti, senza avere la libertà di muoversi e con la tensione che possano arrivare; porta una frustrazione tale non paragonabile a 100 manifestazioni.
Oggi il responsabile per i media dell'esercito nazista israeliano ha dichiarato che il loro primo obiettivo è distruggere la Resistenza Palestinese e poi trovare i 3 rapiti.
Ed è quello che in realtà, stanno facendo. All'inizio gli shebab mi dicevano che sarebbe finito tutto presto, che siamo in Palestina, ma ora, i discorsi stanno cambiando. Con chiunque parli si rifanno a ricordi.....dell'intifada. L'impressione generale è che stia per accadere qualcosa di molto brutto e che questo sia solo il preludio. Sta nuovamente scendendo la notte qui e sarà come le altre che l'hanno preceduta...a correre sul tetto ad ogni rumore, bere caffè e fumare decine di sigarette, sudare e scrivere le notizie. Vestite, pronte per saltare un muretto, sapendo benissimo che non avremo il tempo di farlo visto che in tutte le case sono entrati facendo esplodere la porta. Da ieri, su facebook si parla poco,idem via telefoni. Grazie ai commenti su facebook, sono risaliti agli ID degli shebab e li hanno arrestati. I telefoni sono pieni di rumori e voci durante le conversazioni.
Questa mattina girava la notizia (e l'ho divulgata) che ci toglieranno energia elettrica e internet. L'hanno fatto ieri notte in alcune città, ma non credo lo facciano in tutta la Cisgiordania perchè lascerebbero nella stessa situazione anche gli insediamenti israeliani e inoltre le nostre conversazioni gli servono.
E' il momento in cui si vede davvero chi resiste e chi no. Non ho dubbi che la Resistenza Palestinese continui, ma forse sta perdendo tanti pezzi importanti.

La frustrazione che sta colpendo noi, invece, ci ha portate a fare una scelta: lasceremo presto la “casa sicura” per spostarci in una zona più calda. Chiuse in una gabbia non siamo al sicuro da noi stesse, dalle nostre paure, dalle nostre frustrazioni. Il mostro va guardato negli occhi, fino all'ultimo istante.

lunedì 16 giugno 2014

A tutti i media in Italia: ARRIVA LA NOTTE QUI IN PALESTINA



Egregi organi d'informazione italiani, sono Samantha Comizzoli, attivista per i diritti umani qui in Palestina.
Molti di voi sono fra i miei contatti facebook, quindi, sono certa non vi dirò nulla di nuovo quando vi descriverò cosa sta succedendo qui, ma non è per informarvi che vi scrivo.

Qualche giorno fa, tutti voi, avete dato notizia del “rapimento di 3 adolescenti israeliani in Palestina”...... I 3 “adolescenti” sono in realtà 3 soldati sionisti coloni che hanno illegalmente occupato la Palestina da tempo. Ma aldilà della manipolazione della notizia, che non sorprende nemmeno gli asini, state totalmente oscurando che in meno di 72 ore:
  • sono stati rapiti 200 PALESTINESI, fra i quali: donne incinta, bambini, vecchi, 20 deputati, giornalisti, studenti universitari.
  • Che tutta la Cisgiordania è stata chiusa e siamo pertanto chiusi qui dentro, chiusi in ogni città, in ogni casa.
  • Che per “trovare” i rapiti è stata bombardata Gaza 3 volte.
  • Che per “trovare” i rapiti i soldati israeliani stanno ispezionando tutte le case, distruggendo il loro interno e rubando i soldi.
  • Che per “trovare” i rapiti hanno ucciso un ragazzo di 23 anni, ferito una bambina di 3 anni, ferito palestinesi che stavano rientrando dal lavoro da spari dei coloni israeliani sulle auto, sparato sulle ambulanze e impedito che soccorressero i feriti.
E molto altro ancora......

Da ieri, tutti coloro che sono qui, sono in pericolo per la pericolosa e violenta ondata dei nazisti israeliani, tutti, attivisti compresi.
Sta scendendo la seconda notte qui in Palestina e vorrei che non arrivasse mai questa notte.... Forse domani non sarò più qui a scrivere o forse no, continuerò a fare il mio lavoro volontario e prenderanno qualcun altro.
Ma ho voluto per questo motivo, scrivervi oggi, ripeto, non per informarvi ma per rammentare a voi e a tutti:
che voi siete colpevoli del più grande genocidio della storia
ed altresì
che noi stiamo rispondendo ai nazisti, a israele, ma voi un giorno dovrete rispondere a Dio, se esiste e se non esiste dovrete almeno rispondere alla Storia che noi tutti noi, Palestinesi ed attivisti, stiamo scrivendo.

Nel caso mi sbagliassi sul vostro operato, aiutateci, divulgate la verità per fermare israele.

Buonanotte e Vaffanculo


Samantha Comizzoli

domenica 15 giugno 2014

Solo due parole....

Nablus, Ramallah e le altre città della Cisgiordania sono state chiuse, dichiarate "zone militari" e in questo momento stanno passando casa per casa. Da più di 72 ore siamo come sequestrati da israele che ha rapito più di 113 Palestinesi, fra i quali donne e bambini e una donna incinta. Sparano proiettili veri alla prima reazione, sparano proiettile veri ai giornalisti e i coloni sparano a chiunque. I coloni sono per le strade e nei checkpoint a sfogare la loro violenza. E' l'inferno. Da quando è sceso il buio per la seconda volta, ad ogni rumore pensiamo che sia arrivato il nostro turno..Non possiamo ovviamente muoverci. Nono stante tutto questo, sono felice di essere qui ed aver vissuto questo momento importante della Resistenza Palestinese. Ribadisco che l'aver rapito i 3 coloni nazisti sia stata l'azione di forza migliore che potessero fare per supportare i prigionieri politici in detenzione amministrativa in sciopero della fame da 54 giorni. In questo modo hanno anche scoperto la faccia a molti che non sapevano la vera faccia dell'ANP. Tutto ciò era nell'aria da mesi. Onore alla Resistenza, eroi tutti coloro che stanno digiunando, eroi tutte le famiglie che stanno urlando in faccia ai soldati, durante la notte mentre gli portano i figli, i fratelli, i genitori. In questo momento i soldati sono all'entrata anche del mio villaggio (che non dico qual'è) e se non sarà questa notte sarà al prossima. Abbiamo studiato come saltare il muro di cinta, ma non credo avremo il tempo per farlo. Spero di ricollegarmi, ma nel caso...lotta fino alla fine. Un abbraccio.

mercoledì 11 giugno 2014

L'ULTIMA VOLTA

Esco vado a scuola. Esco vado al lavoro. Vado a dormire. Sono in casa e guardo la tv. Guardo la luna. Può essere l'ultima volta. Sei in Palestina.
Tutto, tutto e sempre può essere l'ultima volta, perchè sei in Palestina.
Ogni volta che vedo o saluto qualcuno può essere l'ultima volta perchè si può essere rapiti o uccisi, sempre. Ogni volta che guardi la luna o godi del profumo del gelsomino nell'aria può essere l'ultima volta. E' così che per ogni cosa si risponde “inshallah”, anche se ci si saluta per rivedersi fra 5 minuti.
Come sopportereste il pensiero di avere visto vostro figlio per l'ultima volta questa mattina quando andava a scuola ed ora, che è notte, si trova in una prigione israeliana vittima di violenza di un soldato, o più soldati?
Come sopportereste che vostro marito tornando dal lavoro venga massacrato di proiettili ad un checkpoint?
Non vedere più amici, madre, padre, fratelli, figli. Era l'ultima volta, tante volte. In Palestina.
E' massacrante vivere in continuazione “ultime volte”. E' massacrante pensare che è l'ultima volta forse che parlo con qualcuno.

Ma, vorrei che fosse l'ultima volta che un bambino viene rapito da israele, che viene torturato, che viene violentato. Vorrei che fosse l'ultimo uomo/donna a passare un checkpoint. Vorrei che fosse l'ultima volta che una Donna viene umiliata dai coloni. Vorrei queste “ultime volte”, le ultime volte della violenza mostruosa e disumana dell'occupazione nazista.

lunedì 9 giugno 2014

APPELLO IMPORTANTE



Buongiorno dalla Palestina occupata dal mostro nazista. Sono qui per la seconda volta, ad un anno di distanza. Tutto è peggiorato, ovviamente, soprattutto dal punto di vista politico.
Dopo mesi sono convinta che la sola divulgazione della verità tramite report e documentazione non basti più, inoltre ora si deve fare i conti con una realtà di pericoli interni spietata che prima era limitata.
Pensavo che l'intenzione di israele fosse avanzare con il muro della vergogna e gli insediamenti per tagliare in tre parti la Cisgiordania, forse mi sbagliavo.
Dagli ultimi avvenimenti e con mappe non pubbliche in mano, credo voglia creare dei “ghetti palestinesi” e prendersi tutta la Cisgiordania, anzi farla sparire e lasciare i ghetti riconosciuti, con la creazione del nuovo governo palestinese, come “Stato Palestinese”.
Quello che non avevo messo in conto, però, era la possibilità che a chiudere i cerchi dei ghetti potesse essere l'Autorità Nazionale Palestinese.
Il primo e più grosso campanellino d'allarme è ad Asira Alquibilja – Urif.
Asira ha come confini l'insediamento di Yitzar (il più pericoloso della Cisgiordania), la base militare e poi i villaggi di Urif e Madma. Non c'è più spazio per coltivare la terra o per costruire case, solo un'area (con i suoi proprietari) che va da Asira ad Urif.
Ebbene, poco tempo fa, l'amministrazione comunale di Asira ha comunicato che quell'area è stata venduta da loro ad israele per farne “area verde”,altresì hanno ridisegnato i confini del villaggio tagliando fuori abitazioni dal villaggio che dovranno così fare i conti con la “nuova amministrazione”, israele.
Se Asira ed Urif perderanno questa terra, perderanno tutto ciò che gli è rimasto e il cerchio sarà chiuso. Negli ultimi mesi Asira, Madma e Burin hanno subito attacchi pesantissimi dell'esercito; notturni, con raid, spari e rapimenti di shebab. Ci sono stati, inoltre, semi-attacchi interni verso gli abitanti del villaggio del PFLP dove è intervenuta la polizia palestinese.
La stessa “trombata” di area verde si sta verificando in altri villaggi, laddove devono, appunto, chiudere il cerchio; ma anche negli altri villaggi dove erano partite manifestazioni a rendere tutto più difficile è trovarsi i soldati israeliani davanti e la polizia palestinese senza uniforme dietro che cerca di fermare gli shebab e gli attivisti. Manifestazioni cancellate per liti fra sostenitori del nuovo governo e non, oppure per pressioni dell'ANP.
All'interno di tutto questo contenitore dove si nuota nella distruzione dei diritti umani, ho pensato a come supportare in modo efficace la Resistenza; e quando dico “Resistenza” intendo tutta la Resistenza.
Partirà presto una campagna alla quale parteciperò attivamente dal villaggio di Asira per fermare la volontà dell'ANP di dare la terra ad israele come “area verde”.
In parte le azioni sono già iniziate, Hakima (presidente del Retaj Women centre) si è presentata all'ufficio governativo (su appuntamento) con tutte le Donne e gli shebab e ha picchiato le mani sulla loro scrivania chiedendo “come caspita si erano presi il diritto di vendergli la loro terra”, shebab e Donne urlavano. E' intervenuta la polizia palestinese.
Questo villaggio dovrebbe avere un lavoro capillare da parte degli attivisti internazionali ed una presenza costante sul posto, cosìcchè quando i soldati arrivano di notte come ladri facciano i conti anche con l'attenzione internazionale. Il lavoro capillare sta invece nel lavoro con la gente sul posto e con ogni tipo di supporto ci venga chiesto e che sia nelle nostre possibilità.
Per questo motivo ho deciso, con loro accordo, di creare un gruppo di presenza costante ad Asira.

Inizio con la presenza sul posto settimana prossima,siamo in due. Faccio, quindi, APPELLO per avere attivisti che sostengano la Resistenza, supporto dall'Italia come “ponte” ed altresì fondi per sostenere le spese dell'alloggio, trasporti, telefono, internet e danni vari (ieri l'ANP ha portato via dal Retaj Women Centre le sedie, il tavolo, i tavolini e la tanica dell'acqua, ora sono da comprare perchè non possiamo usare quelle a disposizione del villaggio).
Per chi vuole venire ad Asira:
  • si alloggia in appartamento per il costo di 50 shekel al giorno compreso il cibo (circa 12 euro al giorno)
  • l'appartamento non è un holiday inn, quindi si dorme per terra sul materasso (portatevi le lenzuola se le volete), si partecipa alle pulizie e ci si adatta anche se donne e uomini dormiranno in stanze separate.
  • Per venire contattatemi e avremo una chiaccherata informativa via skype, quando arriverete ci sarà un training di preparazione di un giorno al costo di 50 shekel a persona.
  • Si supporta TUTTA la Resistenza quindi le attività sono molte, dal fare interposizione ai soldati israeliani/coloni/polizia palestinese, scrivere, documentare, lavorare con gli agricoltori, workshop con i bambini e con le Donne, corso di arabo. Il lavoro principale sarà comunque la campagna per fermare la svendita della terra, almeno per i prossimi mesi.
  • Nessun limite di tempo, ci si può fermare giorni o mesi.
  • Si lavora tramite metodo del consenso, ma con la guida dei Palestinesi.
  • Poiché al momento nessun altro movimento ha preso posizione contro l'ANP e la sua politica non è possibile confermare collaborazioni per la campagna. Questo gruppo è contro a tutte le occupazioni.
Per il momento queste sono le info che posso dare, per chiarimenti o maggiori info contattatemi via mail e ne parleremo via skype.


skype: samantha.comizzoli 

venerdì 6 giugno 2014

MAS'HA- ciò che non è immaginabile

Ho visto una famiglia in prigione, una prigione a cielo aperto: Mas'ha. Questa famiglia vive qui da sempre, da generazioni. Un giorno, molti anni fa, israele è arrivato e ha iniziato a costruire un insediamento illegale nel retro della loro casa. La famiglia è rimasta. Poi israele è andato da loro e gli ha detto che dovevano andarsene perchè proprio lì, dove c'è quella casa, dovevano costruire il MURO. Gli hanno offerto dei soldi, loro li hanno rifiutati. La famiglia è rimasta. Iniziarono le manifestazioni di protesta. Nel 2003 israele inizia a costruire il muro, non abbattendo la casa, ma davanti alla loro casa e chiudendoli “dentro”. Non potevano né entrare né uscire.
Parte della famiglia rimane aldilà del muro, nel villaggio. Continuano le manifestazioni di protesta e arriva l'attenzione dei media, anche internazionali. Così, tutto questo fa vincere “un cancello”.
Il cancello giallo che vedete nel video è la loro porta d'ingresso per andare in casa, ovviamente non possono entrare veicoli, tanto meno un ambulanza...
La famiglia continua a rimanere, dietro c'è l'insediamento, davanti c'è il muro. Sperano che il muro cada come quello di Berlino, e loro ritorneranno liberi.

Avevo davanti a me una Donna forte, ma pur sempre frustrata da una vita così. Ovvio che hanno visite continue dei soldati, sono sempre lì.... L'ultima volta sono arrivati di notte, gli hanno messo il cellulare sotto controllo, telefono fisso e internet non gli è permesso averlo. Come in prigione. Ero lì da venti minuti e mi sentivo oppressa, loro sono lì in queste condizioni dal 2003.

giovedì 5 giugno 2014

ANP ED ESPERIENZA ALLUCINANTE NEGLI OSPEDALI DI NABLUS


Questa mattina abbiamo accompagnato, su richiesta della famiglia e con essa, una ragazzina palestinese per una trasfusione di sangue a Nablus. Deve fare questa trasfusione ogni mese, da quando è nata. La famiglia ci ha invitati ad accompagnarla perchè ogni volta lei si innervosisce e visto che siamo amiche, forse con noi lì, la prenderà un po' diversamente....
E ci credo che si innervosisce con quello che ho visto questa mattina....
Arriviamo al Watanya, un piccolissimo ospedale in piazza a Nablus dove c'è una sola stanza con delle sedie e 3 letti. In quella stanza prelevano il campione di sangue ai bambini/ragazzi. Ci sono molti bambini con le loro mamme e anche molti “accompagnatori” (amichetti portati per passare le ore in un miglior clima). I bambini/ragazzini che vengono qui hanno quasi tutti la talassemia, come la nostra amica.
Ok, l'infermiera gli mette la farfalla nel polso e inizia a prelevare, due campioni. Ma ecco la svolta che mi sciocca un po': il padre deve cambiare ospedale con i campioni di sangue e con la figlia con la siringa nel braccio e andare alla “banca del sangue” all'altro ospedale di Nablus, il Rafidhia. Ed è così per tutti quei bambini. Così quel padre si incarica di portare tutte le provette e di riportare le sacche di sangue per tutti, così da non dover far spostare tutte quelle mamme con figli e amichetti.
Arriviamo al Rafidhia con il taxi, aspettiamo tutte le sacche di sangue e intanto facciamo compagnia alla nostra amica.
Dopo circa un'ora le sacche di sangue vengono date al padre dentro ad un sacchetto di plastica. Riprendiamo un taxi, ritorniamo al primo ospedale e c'è la spartizione del sangue.
L'infermiera porta la piantana alla mia amica e le sistema la sacca, inizia la trasfusione. Il padre mi fa notare che oggi sono stati davvero gentili e che si sono presi molto cura di lei; è perchè ci siete voi.....
Il tempo passa mentre guardiamo quelle gocce scendere lentamente e riempire un vuoto purtroppo malato. Così chiedo all'infermiera come mai non fanno il prelievo del sangue al Rafidhia, dove c'è la banca del sangue. Lei mi risponde che in futuro lo faranno, tempo qualche mese. Il padre in inglese mi dice “non credergli, mia figlia ha 13 anni ed è da quando è nata che andiamo avanti così”.
Ma ecco, il colpo di scena: arrivano due uomini che camminano imbufaliti come tori e vengono verso di noi. Chiedono al padre chi siamo e perchè siamo lì, nella “sala d'attesa” con loro. Il padre gli risponde che siamo amiche e siamo in visita alla famiglia. I due uomini sono i due dottori responsabili della struttura e gli dicono “no, a farti visita vengono a casa tua, qui non sono benvenuti, non abbiamo piacere che parlino di noi e se vogliono venire qui devono chiedere il permesso al Ministero della Salute Palestinese a Ramallah”.
Ovviamente non chiederò nessuna cazzo di permesso e entrerò a far visita in un ospedale pubblico a tutti coloro che continueranno a chiedermelo.
Certo, che se non avevo voglia di scriverlo questo articolo, i due dottori alias ANP me l'hanno fatta proprio venire.

  1. c'erano altri accompagnatori, Palestinesi, significa quindi che si fanno discriminazioni? Non basta ai Palestinesi la discriminazione che fa l'occupazione israeliana? Anche quella dell'ANP ci vuole?
  2. Qui non c'è nemmeno un ospedale che esegua il trapianto di midollo osseo e così altri tipi di trattamenti o operazioni. Possibile che in tanti anni nessuna autorità/politico/medica si sia presa la briga di puntare i piedi davanti ad ospedali così?   

mercoledì 4 giugno 2014

REPORT DELL'OMICIDIO DI HOWARA





Alaaa ha 30 anni, una bellissima moglie, due figli piccoli. Vive e lavora in un negozio di telefonia ad Howara.
Sono le 12,20 del 2 giugno quando passo con un taxi dal checkpoint di Zaatara, Nablus. I soldati israeliani stanno fermando le auto che vanno verso Nablus e quando fanno così succede sempre qualcosa.
Non si mai quale violenza faranno, arresto, pestaggio, omicidio.
E' l'una di notte quando arriva la notizia: hanno ucciso un Palestinese al checkpoint di Zatara. In pochi minuti le notizie iniziano a girare via internet, le prime foto da lontano perchè israele non lascia avvicinare la stampa. Ore dopo il cadavere è ancora a terra in strada, ma sembra dalle foto più tardi che il corpo venga spostato dalla posizione originale.
Ed ecco i primi comunicati ufficiali israeliani: “abbiamo sparato perchè il palestinese ha sparato ad un soldato, due colpi ad un piede”; poi, viene da loro diffusa una foto di una pistola a terra con caricatore e documento d'identità del palestinese.
Più tardi si scoprirà che la pistola è una 9 millimetri, il caricatore di una 14 millimetri. Arrivano le congratulazioni del capo dell'esercito israeliano al soldato che ha sparato. E' lo stesso che ha ucciso un dottore a Jenin qualche mese fa. L'hanno mandato qui apposta perchè odia gli arabi.
Esce un video e testimonianze su testimonianze proprio perchè avevano fermato le auto e c'erano moltissime persone ferme.
La versione è sempre la stessa: l'uomo è in piedi vicino alla sua auto e sta aspettando, non gli chiedono il documento d'identità, ma di colpo iniziano a sparare, tantissimi colpi. L'uomo è a terra.
E' Alaa Mohammed Odeh, trivellato dai colpi.
Arrivano le ambulanze, ma gli israeliani non le lasciano passare e caricano il corpo su una jeep militare.
Poi, diverse jeeps vanno nel centro di Howara, dentro al negozio del martire, nella sua casa, prendono il fratello e lo portano via per rilasciarlo ore dopo. Gli shebab iniziano a protestare sulla strada principale, iniziano gli scontri.
Il giorno dopo, a sera tardi, tutti attendono il corpo del martire ad Howara. Ci sono nuovamente scontri. Vengono arrestati 6 shebab, poi rilasciati.
Oggi si è svolto il funerale e prima di esso una seconda autopsia. Rivela che c'erano più di 14 proiettili nel suo corpo e che non ha sparato.
Attendiamo sulla strada il corteo, ma mentre siamo lì, fra le tante auto che passano..passa un van bianco e si ferma sul ciglio della strada. Qualche shebab inizia a guardare quell'auto..Cazzo! Sono i soldati israeliani! Iniziano le urla di segnalazione. I soldati attaccano una sirena che avevano nascosto e fanno inversione a U, parte la sassaiola che rompe i loro vetri mentre scappano.
Arriva il martire avvolto nella bandiera palestinese e accompagnato da una folla immensa. Assente l'ANP perchè israele non gli da il permesso (in teoria si può anche partecipare in forma non ufficiale, cambiandosi il vestito, ma forse non cogliono avere problemi con israele.....)
Seguiamo il corteo, ma poi o lasciamo per andare dalla famiglia a portare un abbraccio.
E' uno stazio immenso. Tutte le donne di Howara sono qui in questa casa, tutte piangono con la Mamma e la Sorella. Poi, ci portano nell'altra stanza, c'è la moglie. Distrutta. Mi dice “mi hanno bruciato il cuore”.

Mi fermo qui, non credo sia intelligente scrivere altro.



lunedì 2 giugno 2014

UN ALTRO MARTIRE IN PALESTINA

 Ieri alle ore 12,20 sono passata dal checkpoint di Zatara, Nablus, stavano già fermando le auto e tutto lasciava presagire che sarebbe successo qualcosa. Ho mandato via twitter un messaggio. Questa notte verso l'una, mentre continuavano a fermare le auto in direzione Nablus, i soldati israeliani hanno fatto fuoco al checkpoint. I testimoni sul posto riferiscono che l'uomo era fermo vicino alla sua auto e poco distante c'erano i coloni. I soldati israeliani non hanno verificato l'identità del martire, hanno solo sparato dopo che si erano uditi due colpi. Il martire era fermo vicino all'auto, disarmato. I testimoni (e ce n'erano parecchi visto che le auto erano ferme) hanno riferito che le ambulanze sono arrivate sul posto prima che sparassero. Il corpo del martire non è stato consegnato all'ambulanza, ma trattenuto per ore e poi caricato su una jeep militare. Sul posto non hanno lasciato avvicinare la stampa e l'esercito ha divulgato, ore dopo, la foto del documento d'identità per terra vicino ad una pistola. Dopo aver ucciso il ragazzo ed accertato l'identità, i soldati hanno assaltato il suo negozio di telefonia ad Howara, assaltato le case, preso il fratello, interrogato e rilasciato dopo ore. I controlli ad Howara erano ancora in corso un'ora fa. Oggi i negozi di Howara resteranno chiusi. Su facebook è pieno di commenti di testimoni che erano lì, ma per la legge militare israeliana le testimonianze dei Palestinesi non sono valide perchè ritenuti terroristi. Il martire è Alaa Mohammed Awad di Howara, 30 anni di Howara, aveva un negozio di telefonia. Al momento non si sa ancora quando ci sarà il funerale e non si sa ancora se è stato ridato il corpo alla famiglia.

domenica 1 giugno 2014

ASSALTO AL CHECKPOINT DI TULKAREM

BOTTA DI RAMPIMENTI AD ASIRA

5 jeeps, 3 camion-jeeps e 30 soldati a piedi. Sono arrivati in silenzio alle due di notte ad Asira. Come ladri, in silenzio, hanno iniziato a scassinare le serrature delle porte delle case e ad intruffolarsi dentro.
Sono entrati in ben 10 case in questo modo. In ogni casa hanno messo tutto sottosopra, con la scusa di cercare delle armi; che non hanno trovato. Poi è partita l'ondata di arresti, 10 shebab. Due di loro vengono rilasciati subito, 8 vengono caricati nei camion-jeeps con occhi bendati e polsi legati dalle fascette di plastica dietro alla schiena.
I nome degli shebab rapiti sono: Jihad Hammad Ashier, 21 anni; Mohammed Fouas Saleh, 20 anni; Mohammed Abde Ruhan, 20 anni; Sari Bhassam Asari, 21 anni; i fratelli Nehmer Fateh Nijim, 22 anni, Nahsem Fateh Nijim, 25 anni; Mhoattasem Moahmmed Salehm, 26 anni e Khaled Ahmad, 24 anni. I soldati se ne sono andati alle cinque del mattino.
Due ore dopo le famiglie hanno ricevuto la telefonata dai soldati: “abbiamo portato tuo figlio al checkpoint di Huwara” e hanno chiuso la comunicazione. Nessuna motivazione.
Sono stata nella casa di Khaled Ahmad questa mattina. La mamma mi racconta che ha sentito rompere la prima porta, quindi si è svegliata ed ha capito. Ha urlato ai soldati di aspettare un attimo che si vestiva per aprire la seconda porta, ma loro non hanno aspettato e hanno rotto la seconda porta, spalancandola e spingendo anche lei. Hanno tirato giù a peso tutti dal letto, anche i due bambini di 10 anni. Li hanno chiusi in una camera e preso i loro telefoni. Controllato quale fosse Khaled, l'hanno arrestato (rapito). La mamma si è sentita male e ha chiesto di bere un bicchiere d'acqua, i soldati gliel'hanno proibito.
Il fratellino di 10 anni di Khaled è lì sulla porta che aspetta il suo ritorno. La famiglia gli ha detto che Khaled è andato a bere un caffè e a fumare una sigaretta con i soldati e che tornerà presto. Il piccolo è lì sulla porta che lo aspetta.

Immaginate cosa voglia dire vedersi una violenza simile nel cuore della notte, senza nemmeno aver la mente lucida per capire cosa stia succedendo. Immaginate quei bambini tirati giù dai letti a forza dai soldati e quei genitori che si vedono portare via i figli. Immaginate quei ragazzi, bendati, ammanettati e chiusi in una gabbia. Questo è nazismo.