sabato 3 maggio 2014

100 SOLDATI INVADONO ASIRA

Sono le 22,00 quando i soldati israeliani e la border police irrompono nel centro di Asira. Arrivano da 3 punti diversi e conferiscono nel centro del villaggio tagliandolo in due.
In quel momento chi si trovava fuori casa rimane impossibilitato a rientrarvi. Iniziano a sparare gas lacrimogeni e sound bombs dentro e fuori le case.
Chi si trova per strada si rifugia nelle case più vicine, ma al loro interno si inizia a soffocare per i gas. Con altre attiviste decidiamo di andare sul posto anche se le strade sono chiuse dai loro checkpoint.
Arriviamo in taxi verso le 23,30 e ci fermano al checkpoint. Ci chiedono se siamo “turiste in israele” e gli rispondo che questa è la Palestina, non israele. Il soldato con il mio passaporto in mano va dai suo colleghi a riferirgli “questa qui sostiene che siamo in Palestina”. Mi ridarà il passaporto qualche minuto dopo. Siamo fermi sulla strada e vediamo gli armored fermi davanti alle case con i soldati che corrono dentro, per ispezionarle/devastarle. Le vie di Asira sono strette e in quel momento sono talmente piene di soldati e di mezzi militari che non ci passa nemmeno un cane.
Dopo 20 minuti che siamo ferme decidiamo di andare a fare un po' di pressione dicendogli che siamo stanche, che è notte e che noi dobbiamo dormire lì... Iniziano a comunicare via radio e ci dicono che in 10 minuti se ne andranno. Dopo un quarto d'ora i mezzi iniziano a muoversi per lasciare il villaggio, è passata la mezzanotte.
Arriviamo nel centro del villaggio e poco a poco si riempie di persone che erano chiuse in casa. I bambini di Asira non ci sono e in quel momento, più di ogni altra cosa hopensato a loro. A come avevano vissuto tutto questo, con la paura, sperando che finisse.
Gli shebab ci fanno entrare in due negozi che sono stati attaccati dai soldati, hanno rotto tutto. Mentre sto filmando sentiamo urlare, stanno tornando. Sono due jeeps militari, parte una sassaiola contro di loro... quei sassi pare dicessero... “basta, basta, basta, basta..”.
Le jeeps si fermano all'entrata del villaggio e formano un checkpoint. Decidiamo di rimanere lì, potrebbero tornare. Sono le sei del mattino quando lasciamo Asira e sulle strade ci sono ancora i checkpoint.

Un'arancia meccanica militare che dura da cent'anni. Quegli shebab che tirano le pietre, una volta erano i bambini di Asira e sono nati vedendo queste cose. Avevano due o tre anni e venivano attaccati di notte, come la scorsa notte; ora sono adulti e sono forti. Ripenso ai bambini di Asira ai quali ho insegnato “Bella ciao”. Per questa volta non hanno preso nessuno di loro.

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